dicembre 2017

Il 2017 è stato un anno in cui lo sport ci ha regalato grandi sorrisi: rivediamo le follie di grandi come Cristiano Ronaldo, Usain Bolt, Conor McGregor e José Mourinho.

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Trentacinque feriti per i botti di Capodanno a Napoli e provincia

Il più piccolo ha solo 8 anni ed è ferito alla mano destra. Un 23enne ha perso due dita, mentre un 27enne rischia di perdere un occhio

Parole chiave: capodanno botti feriti napoli


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Gli Azzurri lasciano gli Europei ai quarti, Milano bene in campionato ma male in Europa. Ecco come è andato il 2017 del basket italiano, tra speranze e delusioni.

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Tragedia nel Pavese, bimbo di due anni cade dal quinto piano e muore

L’incidente si è verificato la notte di Capodanno a Mortara. Inutili i soccorsi. Sulla dinamica sono in corso accertamenti

Parole chiave: mortara pavia


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Il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Breve e conciso sul capolinea della legislatura e su quella che verrà dopo il voto di marzo 2018, il Capo dello Stato ha voluto condividere una riflessione: “I giovani nati nel 1999 voteranno per la prima volta per eleggere le nuove Camere. Quelli nati cent’anni prima, nel 1899, andarono in guerra e molti di loro morirono: non dimentichiamolo”. Quanto agli auspici, Mattarella ha voluto mettere al primo posto la questione del lavoro: “Ce ne sia in tutte le famiglie”, ricordando la necessità che i lavoratori godano di tutele adeguate e sicurezza

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Giallo nel Milanese, uomo trovato con la gola tagliata in un furgone

Il ritrovamento a Viboldone, frazione del comune di San Giuliano Milanese. Il cadavere è di un piccolo imprenditore di 73 anni, incensurato e residente a Milano. Gli inquirenti indagano per omicidio, ma non si esclude l'ipotesi suicidio

Parole chiave: milano omicidio suicidio


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Sergio Mattarella parlerà alla nazione in diretta dallo studio alla vetrata. Il discorso sarà trasmesso a reti unificate alle 20.30. La location molto istituzionale è quella dove di solito si ricevono le delegazioni ufficiali in visita e dove svolge le consultazioni. Ad arricchire il ‘set’ solo le bandiere italiana ed europea, per sottolineare il carattere istituzionale di un discorso che arriva a tre giorni dal decreto di scioglimento delle Camere.

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L’impresa impossibile del presidente Sergio Mattarella si chiama “normalità”. Normalizzare un Paese sull’orlo di una crisi di nervi, che arriva alle elezioni sfibrato e lacerato all’interno e all’esterno. E riportare nel quadro istituzionale quello che ha tutta l’aria di non esserlo. Il Capo dello Stato questa sera parlerà alla nazione a reti unificate (alle ore 20.30) per un massimo 15 minuti e in quel discorso conciso ci sarà un piano generico di gestione dei prossimi mesi. Perché se ci tiene a chiedere il rispetto dei ruoli e continuerà sulla linea della non ingerenza, sarà lui comunque il vero protagonista della prossima legislatura, quando, stando ai sondaggi, dovrà affidare le chiavi del governo a chi sarà in grado di unire e non dividere un Parlamento che si preannuncia a brandelli. Morale, l’arbitro che ha voluto così tanto distanziarsi dal suo predecessore Giorgio Napolitano, sarà costretto a giocare un ruolo di primo piano da cui dipenderanno le sorti dell’interno Paese. In contemporanea a Mattarella, ci saranno due leader, Beppe Grillo e Matteo Salvini che, uno in diretta sul blog e l’altro in un comizio a Bormio, interverranno per il loro discorso di fine anno: un gesto di sfida politica che preannuncia il clima che si respirerà nei prossimi mesi.

E secondo le anticipazioni del Corriere della Sera e dell’agenzia Ansa, nelle parole di Mattarella stasera ci sarà proprio un invito ai partiti a non lasciarsi andare alla demagogia. Chiederà moderazione nelle parole e nei comportamenti, per consentire un esercizio del voto informato e non condizionato dalle promesse dei primi arrivati. Probabilmente si spenderà anche per la partecipazione: Mattarella si rivolgerà ai concittadini per ricordare l’importanza di andare alle urne, anche alla luce dei risultati allarmanti delle ultime consultazioni elettorali che hanno visto l’astensione vincere quasi dappertutto (vedi le Regionali in Sicilia, ma anche l’ultima tornata delle amministrative). Il Capo dello Stato, come scrive il Corriere, avrà come prima preoccupazione quella di trasmettere un messaggio “normale” che rassicuri la popolazione e che trasmetta un’immagine istituzionale di quello che sta avvenendo: lo scioglimento delle Camere “non è drammatico” e si continuerà con l’ordinaria amministrazione dell’esecutivo in carica fino al giorno del voto. A questo punto non possono non tornare in mente le parole di Paolo Gentiloni, il premier Pd uscente, che nell’ultima conferenza stampa ha ribadito l’importanza di “una fine ordinata dalla legislatura“. Quindi un impegno collettivo delle più alte cariche dello Stato per mantenere l’ordine, là dove ordine non c’è e soprattutto con Gentiloni che fa le prove (anche se ormai sono molto più che prove) di traghettatore di maggioranze che non ci sono.

Stando alle ultime indiscrezioni il discorso sarà fatto dallo studio alla Vetrata, forse la più istituzionale tra le location che si potevano scegliere nel palazzo del Quirinale. E soprattutto un luogo molto simbolico per i mesi che verranno: è infatti lo studio famoso per le consultazioni che precedono la formazione di ogni nuovo governo e che già da marzo sarà poi riaperto per “confessare” le forze politiche sulle loro reali intenzioni sulla base dei seggi ottenuti con il famigerato “Rosatellum”. Proprio la legge elettorale è uno dei risultati a cui si è arrivati anche grazie alle pressioni di Mattarella, che più volte ha lasciato intendere l’inopportunità politica di andare al voto con un sistema che non fosse stato espressione del Parlamento. Ma mai, o almeno non nei suoi desiderata, avrebbe pensato di arrivare alle elezioni con una legge che condanna tutti, salvo sorprese, a non avere la maggioranza per governare. L’ultima proiezione è d Ixè per l’Huffington post ed è del 30 dicembre: il centrodestra è in largo vantaggio, ma ancora non ha i numeri per governare da solo.

Quello di Mattarella sarà il terzo discorso di fine anno e anche il più delicato. Sulle spalle lo scioglimento delle Camere e un inverno di campagna elettorale. Il massimo della ingerenza del Capo dello Stato sarà invocare il bene dell’Italia e l’attenzione per il lavoro. La disoccupazione, specie quella giovanile, è la madre di tutte le battaglie per il Presidente. E quindi l’invito ad avanzare “proposte comprensibili e realistiche”. E ricorderà quindi il ruolo di servizio che deve animare i partiti. Con tutta probabilità Mattarella ribadirà la necessità di basare la battaglia politica su fondamenta cementate da realismo e realizzabilità dei programmi. Potrebbe anche esserci un passaggio sui dati economici per ricordare ai partiti e ai cittadini che “bisogna lavorare insieme affinché il vento della ripresa non sfugga dalle vele dell’Italia”.

L’invito sarà in sostanza quello che si è fatto scappare con un cronista dopo lo scioglimento delle Camere: “Quello delle elezioni non è mai un passaggio drammatico”, aveva detto solo qualche giorno fa. Una frase che già di per sé è un po’ negare la realtà dell’Italia attuale. Ma questo Mattarella lo sa bene. E ha anche già fatto capire ai vari competitor che non basterà prendere un voto in più per arrogarsi il diritto di governare e che lungi da lui poi riportare tutti al voto dopo poche settimane. Dopo le consultazioni salirà al Colle solo chi avrà più chance di formare un esecutivo, come ordina la Costituzione. Quello succederà dopo, dal 4 marzo in poi. E Sergio Mattarella si prepara al ruolo più difficile specie per uno come lui: quello di arbitro protagonista.

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Non so nulla di menopausa, nulla di nulla. So solo che una volta una donna mi ha lasciato con questa scusa: “Ho bisogno di una menopausa di riflessione“. Sono un uomo, fino a prova contraria, un uomo di 48 anni e dovrei essere in un periodo graduale di andropausa. Come si manifesta l’andropausa? In ascensore non parlo più del clima ma del climaterio, per ora questo sembra essere l’unico sintomo. Per il resto ho ancora erezioni spettacolari, da applauso a scena aperta, mi piace fare sesso en plein air.

Dovrei mettermi a contare i miei spermatozoi con il microscopio dopo ogni venuta? Non ci penso nemmeno, non ho queste ossessioni scientifiche. Sono sensibilissimo ai capezzoli, basta un leggero bacio sui capezzoli e lui diventa duro come Bogart, sono soddisfazioni! Ma le donne restano un enigma, l’unico enigma “penetrabile”, del resto. Veniamo al film di oggi. La mia dolce amica Fanny mi ha chiesto di farle un video di cucina e io ho accettato con piacere.

Sono andato a casa sua e tra un cavolfiore e l’altro la sua arcana femminilità è venuta allo scoperto, mi ha parlato della sua menopausa mentre cucinava, per me è stata una rivelazione, ho mangiato le sue parole prima ancora del suo cibo. Fanny, con sorridente eleganza, ha sfatato il mito di una menopausa lugubre e triste, mi ha fatto sentire quanta femminilità si celi in una donna matura,  e come per magia le ventenni sono sparite dal mio “immaginario testicolare”.

Purtroppo, le magie non durano a lungo, mi basta scorgere un manifesto pubblicitario di biancheria intima per tornare a essere un uomo di una banalità rivoltante, con la bava alla bocca. Maledizione! Devo concentrarmi sulla parola “pausa”, nella vita non si può sempre correre, nelle pause il senso di ogni cosa si rivela nella sua assoluta gratuità, in un mondo dilaniato dalla fretta, la pausa diventa un’oasi di umanità, l’umanità e la femminilità della mia amica Fanny. Ah, il piatto che mi ha preparato era buonissimo, molto erotico.

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Sicurezza, Viminale: 2017 con meno reati, calano sbarchi dei migranti

Il ministero dell’Interno ha reso noti i dati finali dell’anno appena trascorso, segnato dalla diminuzione del numero di omicidi, rapine e incidenti stradali (anche se aumentano le vittime). Crescono espulsioni, controlli e rimpatri



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Si dimette da coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, invita a votare Forza Italia, ma Antonio Gentile, accusano i segretari provinciali del Pd calabrese, non si schioda dalla poltrona di sottosegretario allo Sviluppo economico. Quella carica, del resto, se l’è sudata. Dopo la prima nomina ai Trasporti nel governo Renzi, si dimise perché travolto dalle critiche per il caso legato al quotidiano calabrese L’Ora, poi era nuovamente stato scelto due anni più tardi quando l’ex premier fece il rimpastino e piazzato al Mise. E dalla sua Calabria piovono critiche, mentre Silvio Berlusconi benedice la sua scelta “nobile e responsabile”.

Lui lo ha annunciato senza giri di parole, dopo la virata a sinistra di Beatrice Lorenzin: “Mi dimetto dalla carica di coordinatore nazionale di Alternativa popolare. Il progetto di costituire una forza di centro autonoma, liberale e riformista al quale molti di noi avevano fermamente creduto è fallita“. “Non voglio assegnare responsabilità ad alcuno ma ho trovato un partito sfasciato e ingestibile senza alcuna capacità reattiva che per sopravvivere è alla ricerca di una innaturale mutazione genetica che lo spinge fortemente a sinistra”, spiegava sabato Gentile denunciando la “mancanza di valori in campo”. E ha motivato la sua scelta con il “rispetto della mia reputazione” e “per onestà intellettuale”. Poi l’annuncio: “Invito i singoli parlamentari, i consiglieri regionali, provinciali, sindaci e militanti di Alternativa Popolare a votare per l’unica forza moderata e liberale esistente nel nostro Paese rappresentata da Forza Italia e dal suo presidente Silvio Berlusconi”.

L’attacco è immediatamente arrivato sia dall’ex compagno di partito, Fabrizio Cicchitto, che dai segretari provinciali del Pd calabrese. “Ciò che risulta insopportabile – spiegano Luigi Guglielmelli, Gino Murgi, Gianluca Cuda, Vincenzo Insardà e Giovanni Puccio – è che il senatore Gentile non si sia ancora dimesso dalla postazione di governo, che ricopre nella veste di sottosegretario. Come è possibile affiancare il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e nel contempo dichiarare di votare per Silvio Berlusconi? Gentile sta offrendo un indecoroso spettacolo di arroganza e dispregio delle istituzioni“. Lui, in realtà, contestualmente alle dimissioni da coordinatore di Ap aveva ringraziato Matteo Renzi e Paolo Gentiloni “per avermi voluto a far parte dei loro governi” spiegando che ora “è necessaria per me una pausa di riflessione, senza interrompere l’impegno politico e sociale verso il mio Paese e la mia terra”. Ma le dimissioni da sottosegretario, al momento, non sono state rassegnate.

“Il cambio di schieramento a pochi mesi dal voto delle politiche e a poche ore dallo scioglimento delle Camere, è un atto di grave irresponsabilità politica e spregiudicatezza senza precedenti”, sostengono i cinque segretari provinciali del Pd della Calabria. Perché, dicono, “dimostra in maniera chiara uno scadimento di valori e di etica pubblica e porta a galla l’unico vero interesse in grado di fare breccia nelle azioni e nelle scelte di taluni personaggi, ovvero la conservazione di postazioni e l’opportunismo politico“.

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Niente brindisi in piazza per i baresi, il sindaco Antonio Decaro lo ha vietato. Questione di sicurezza. Ma se siete a Bari e non volete rinunciare a portarvi le bollicine per celebrare degnamente il nuovo anno, il primo cittadino vi consiglia un trucchetto degno del piccolo chimico. Con tanto di imbuto, Decaro affronta la Rete a poche ore dalla mezzanotte con un tutorial che i social network stanno già massacrando. Prendete una bottiglia di plastica, travasateci dentro lo spumante e tappate. Stapperete in piazza tra gli sguardi impietriti di chi ancora conserva un po’ di amor proprio. E alla fine del video non mancano i finti applausi

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Io non sono sempre d’accordo con Marco Travaglio. Non sono neppure d’accordo sulla sua battuta con l’uso della parola “acido”. A Palermo di vittime di mafia sciolte nell’acido ne abbiamo avute e credo che a questo paradosso molto forte si riferisse. Ma il punto per me è un altro: Lucia Annibali, avvocato, vittima del suo ex vendicativo, su vari quotidiani descritta come possibile candidata in quota Pd nelle prossime elezioni del 2018, è intervenuta spostando l’attenzione dalla critica alla legislatura del governo piddino alla violenza acidificatrice, orrenda e criminale, che lei ha subito.

Con tutto il rispetto per la Annibali vorrei dire che mi offende questo modo di tirare fuori la questione della violenza di genere finendo per stoppare e deviare la critica politica sulla attività di un partito o di un governo. Mi infastidisce il fatto che alcune donne facciano rimbalzare le critiche alle proprie scelte politiche con un “mi offende perché donna” e ancora di più mi infastidisce il fatto che si parli di violenza sulle donne, cosa che mi riguarda personalmente, finendo per accostare la vittima di un attacco maschilista e violento ad un governo che così assumerebbe una immagine rivisitata in chiave vittimistica.

Un po’ come quando il governo israeliano, che progetta e attua occupazioni perenni sui territori palestinesi, risponde alle critiche colpevolizzando chi le fa poiché gli ebrei furono vittime della Shoah. Su questo suggerisco la lettura del libro Critica della Vittima di Daniele Giglioli. Accostare la vittima ad una dubbia e opinabile questione politica fa acquisire a quest’ultima una sorta di pura verginità e innocenza. Diventa un modo per spostare l’attenzione. Una strategia legittima, certo, ma di strategia si tratta. La comunicazione d’altronde è un’arte e in questo senso va analizzata e decostruita secondo gli effetti che produce.

In Sicilia, per esempio, accostare una pratica politica alle vittime di mafia diventa sempre un modo per dare innocenza a personaggi politici e a partiti di vario tipo. Vi sono esponenti di destra, e per destra intendo fascisti, che da anni ormai vanno in pellegrinaggio in Israele e sono tra i più strenui sostenitori delle azioni politiche di quel governo. Ci sono partiti e politici che accostano la propria campagna elettorale non ai programmi che porteranno avanti ma all’emotività stimolata quando si parla di vittime di femminicidio. Ci sono donne che bloccano ogni possibile discorso politico, che si parli di economia o sanità o difesa o chi lo sa, a partire dal fatto che le donne sono vittime di violenza e dunque tutto quello che le donne – tutte le donne – fanno non sarebbe criticabile.

L’assunto per cui Donne=Vittime=Purezza serve anche nel caso in cui si eleggono donne come membri di un governo per beccare maggiore consenso, per dichiararsi aperti e progressisti e per dire che un governo formato da un certo numero di donne sarà certamente un governo modello. In passato parlavo di pinkwashing ed è un termine che bisogna usare ancora così come serve parlare del termine “femminicidio” come brand usato ormai anche nelle sfilate di moda per vendere abiti da sposa o in altre possibili promozioni con tanto di modelle con l’occhio nero per favorire la diffusione di una immagine glamourizzata della violenza di genere.

Si dice anche che parlare di violenza di genere sia una cosa che va in un’unica direzione ma il programma del piano antiviolenza, redatto dal basso, del movimento Non Una di Meno dimostra come le donne la pensino diversamente anche su questo. C’è chi desidera molta repressione e chi invece punta sulla prevenzione. Chi si affida a soluzioni securitarie e chi invece parla di educazione al rispetto dei generi nelle scuole. Da dire che la legislatura di cui parla Travaglio non ha accolto un solo punto di proposta per la lotta contro la violenza di genere.

Quello che infine volevo dire è che se domani Travaglio dirà, che so, che ci sono certe questioni politiche che vanno prese per la gola, non mi verrà affatto in mente di dirgli che ho rischiato di morire in quel modo perché mi serve discutere di politica e presentarmi come soggetto pensante che è altro rispetto alla vittima. Non mi sento tale, non mi interessa quel biglietto da visita. Voglio argomentare in modo diverso e lo faccio. Mi spiace dover ora sottolineare questo aspetto della mia vita superato ed elaborato da tempo. Dunque se dicesse una cosa simile chiederei di cosa parla. Se non mi troverò d’accordo potrei dirgli il perché: argomentare un perché no è più difficile rispetto ad un riferimento che tocca le viscere di chiunque. Io lo so. Sono certa che lo sa anche Lucia Annibali. Con l’augurio di una vittoria politica e con l’ammirazione e la stima per il suo coraggio e la sua determinazione.

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Maltempo, con l'aumento delle temperature più alto il rischio valanghe

Con le precipitazioni e la colonnina del mercurio sopra gli zero gradi anche oltre i duemila metri aumentano i pericoli per gli sciatori e, soprattutto, per chi si cimenta nei fuori pista

Parole chiave: cronaca valanghe maltempo


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I profili falsi che twittano (e rilanciano tweet di altri) in automatico, i cosiddetti “fake bot”, si diffondono a macchia d’olio. La mail di registrazione è sempre la stessa, l’iscrizione molto spesso è avvenuta nel gennaio 2012. Come nel caso dei post sui finti terremotati che rientravano nelle loro casette, come nei casi scovati ieri dal ilfattoquotidiano.it su un tweet “sull’Europa che vorrei”. Tutto, anche in questo caso, porta a Roma. La nuova serie di “fake bot” è stata scovata da David Puente, l’informatico che negli scorsi giorni aveva rintracciato la mail comune dei profili pro terremoto. Nei due nuovi casi ad essere replicati nel corso del tempo sono stati un tweet riguardante i tagli dei fondi alla disabilità e un tweet di Vittorio Zucconi contro Beppe Grillo.

Il 24 novembre 2014 l’utente BladeRoller pubblica un tweet sul tema della disabilità: “Salvini: “Governo schifoso: soldi tolti a disabili per gli immigrati”. Io non cammino, ma mica farei cambio con le condizioni di un immigrato”. Tra il 2015 e il 2017, il messaggio viene replicato da decine di fake bot tra i quali Ely Faraoni, Gino Poteri, Gaietta, Patrizio Urgano, Malca, Sara, Renata Laretti, Rina, Francesco Notai ed Enzo Rigoni.

Lo schema si ripete con un post del giornalista Vittorio Zucconi: “Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?” chiede Grillo? Farei guidare lei, visti i precedenti di Grillo”, scrisse l’1 febbraio 2014 il giornalista commenta il video di un attivista pentastellato finito sul blog del leader del M5s. Negli anni successivi, lo stesso identico post comparirà sui profili di altre decine di utenti falsi tra i quali Mino Casalino, Alice Baldivani, Arnaldo Brescian e Olga Manasse. Come ricostruito da Puente, sia i profili che hanno replicato il messaggio sulla disabilità che quello su Zucconi hanno tutti la stessa mail associata, identica a quella dei profili che twittavano sul rientro nelle case dopo il terremoto.

Scorrendo la loro timeline, ilfattoquotidiano.it ha verificato che – come nei fake bot emersi negli scorsi giorni – anche questi profili in diversi casi presentano altre analogie con i falsi terremotati e coloro che twittavano sull’Europa. Al di là del numero dei follower e della scarsa interazione con gli altri utenti, spuntano molteplici retweet dei sondaggi di IsayData, la società romana che attraverso i suoi fondatori ha smentito di aver alcun legame con i profili falsi.

Eppure, ancora una volta, ecco altre particolari coincidenze. Come spiegato sabato, IsayData fa parte della galassia di IsayWeb, una società che come si legge sul profilo Linkedin di uno dei suoi soci, Gianluca Pontecorvo, ha lavorato o lavora ancora con Ilva, Banca Popolare di Bari e Philip Morris. E anche sui nuovi profili falsi rintracciati compaiono retweet riguardanti i clienti della società. Ancora Ilva, con Renata Lanetti che condivide un post contro il governatore della Puglia Michele Emiliano. Poi è Enzo Rigoni a rilanciare un articolo del Corriere nel quale si parla della riapertura del tavolo negoziale tra la nuova proprietà AmInvestco e i sindacati.

E poi ecco spuntare anche la Popolare di Bari e la nota multinazionale di sigarette. In entrambi i casi è Enzo Rigoni a condividere i messaggi, uno di tale Mirko, anche lui con un profilo da “fake bot”, e l’altro di Denis Fermi. A settembre il tweet “Attacco a Banca Popolare di Bari ingiustificato”, rilanciato 6 volte, che rimanda direttamente a un link dell’istituto di credito dove si replica alle notizie di stampa su un’indagine che coinvolge la BpB; mentre a giugno rilancia un articolo sull’investimento da 500 milioni di euro in Italia da parte di Philip Morris.

Non mancano, come nella serie di “fake bot” rintracciati sabato dal Fatto.it, retweet di Progetto Dreyfus, di cui Pontecorvo è vicepresidente. Lo stesso Pontecorvo e il suo socio Ralph Di Segni negli scorsi giorni avevano spiegato ad Agi riguardo all’uso dei profili falsi per veicolare automaticamente alcuni messaggi: “Non lo abbiamo mai fatto, non ci riguarda in nessun modo. I bot sono un fenomeno che conosciamo, ma che non ci appartiene. In un certo senso ci spaventa pure che questo sia successo, potremmo essere finiti in un gioco più grande di noi”.

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Scampia si prepara all’abbattimento della prima vela, quella verde (detta Torre). La demolizione è prevista per il prossimo marzo, ma non sarà semplice rispettare il cronoprogramma. Le Vele oggi ospitano ancora 350 famiglie. Occupanti storici e recenti. Molti di loro non rientrano nella graduatoria per l’assegnazione di alloggi popolari. Ma finché ci sono loro, pare, non ci sarà nessun abbattimento, anche se l’Amministrazione non ha intenzione di rallentare. Il progetto del Comune di Napoli, incassato l’ok del Governo procederà con una cantierizzazione per singoli lotti. Significa aprire diversi cantieri, trasformando il lotto M, che contiene tutte e 4 le strutture, in una sorta di “scacchiera” in cui verranno trasferiti gli occupanti. Procedere per singoli lotti dovrebbe servire anche a tamponare il fenomeno delle nuove occupazioni, perché aprendo più cantieri nelle singole Vele, tra operazioni di rimozione dell’amianto, di cui le Vele sono stracolme, ci saranno meno alloggi incustoditi da occupare. “La vera difficoltà a vigilare sulle Vele di Scampia – dice l’assessore alle Politiche Abitative Enrico Panini – è che Napoli ha un terzo dei vigili che ha la città di Torino, il personale non basta”. La Vela verde verrà abbattuta a primaver, ma al momento ospita ancora 20 famiglie, alcune lì da più di 10 anni, altre più recenti. “Loro, così come gli altri abitanti delle Vele che non rientrano nelle assegnazioni dei nuovi alloggi di edilizia popolare – assicura l’assessore Panini – verranno gradualmente spostati, prima nella Vela gialla e poi in quella celeste, l’unica che resterà in piedi”. Il problema è che le Vele cadono a pezzi. Il palazzone in cui vagamente si intravede ancora la pittura celeste, quello destinato a conservare la memoria di ciò che furono questi edifici, presenta criticità e diverse situazioni al limite. Eppure nel progetto del Comune di Napoli questa struttura servirà inizialmente a sistemare gli occupanti delle altre Vele. Poi, più in là negli anni, dovrebbe diventare il centro della Città Metropolitana, con uffici comunali. Bisognerà dunque correre con i lavori per rendere vivibile quello che oggi è solo un monumento al degrado e alla disperazione. Amianto ovunque, appartamenti murati, bambini che giocano dribblando siringhe facendo slalom tra cumuli di rifiuti. Piccole discariche spuntano in quelli che una volta erano box auto. E poi gli allacci alla corrente elettrica. Tutti abusivi e pericolosi. Gli occupanti non possono, pur volendo, sottoscrivere un contratto con le compagnie. Il problema è burocratico. Pur essendo riconosciuti nel censimento 2015, per le aziende di corrente elettrica sono dei fantasmi, non potendo sottoscrivere contratti in assenza di un titolo di proprietà o di un contratto di affitto. Cosa impossibile considerando che si tratta di persone che hanno occupato la casa e nella maggior parte dei casi si tratta di famiglie senza reddito che vivono di espedienti. In Via Gobetti, proprio di fronte alle Vele, ci sono ancora 50 alloggi non assegnati ormai da più di un anno. Il Comune assicura che a breve saranno impegnati. Quegli alloggi, in alcuni casi oggetto di furti e tentativi di occupazione (sempre denunciati dai cittadini), sono stati promessi agli abitanti di Scampia. Tra quelli che hanno presentato la domanda per accedere alla graduatoria per l’assegnazione quasi nessuno aveva i requisiti. Ossia, quasi nessuno (eccetto due famiglie) è in regola con il pagamento della tassa sui rifiuti. In pratica si proverà la strada della rateizzazione dei tributi dovuti, con l’impegno del pagamento immediato della prima rata. L’opera di abbattimento graduale (che durerà probabilmente diversi anni) procede tra tutte queste incognite, ma rispettare i tempi non sarà semplice. “L’abbattimento sarà solo il primo passo – spiega l’Assessore all’Urbanistica Carmine Piscopo – poi dovranno partire i progetti di riqualificazione dell’area”

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Un anno di notizie. Un anno di inchieste e di analisi. Un anno in cui i lettori del Fattoquotidiano.it hanno potuto informarsi sui fatti di cronaca, soffermarsi sui casi più discussi, tenere gli occhi bene aperti sull’attualità, sulla politica estera, sul costume. Quali sono stati i contenuti più letti sul nostro sito? La cronaca, con il caso dei due carabinieri fiorentini accusati di stupro, l’efferato omicidio di Noemi Durini. E poi, naturalmente, la politica con la festa flop del Pd a Milano, le “intemperanze” di Renzi di fronte ai giornalisti, il confronto tra Maria Elena Boschi e Marco Travaglio. I lettori hanno seguito con attenzione (e apprensione) anche gli attentati di Barcellona dello scorso agosto, raccontati sia attraverso una puntuale cronaca che grazie ai contributi dei nostri blogger: tra i pezzi più letti di questo 2017, il post di Gianluca Ferrara con le sue “verità” a proposito di quella terribile strage.

Non poteva mancare uno spazio per i temi più leggeri: oltre a quelli della sezione FQMagazine, ad incuriosire il pubblico del Fatto.it sono stati i tatuaggi e come le nanoparticelle di inchiostro siano in grado di “viaggiare” nel corpo fino ai linfonodi, e ancora lo scherzo de Le Iene a Marco Travaglio, nel quale il figlio Alessandro paventava una possibile partecipazione al Grande Fratello. Un anno di notizie, questo, vissuto insieme a voi lettori. Che ogni giorno ci dimostrate affetto e fiducia leggendoci. A voi tutti buon anno dalla redazione del Fatto.it.

 

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Rete di account fake twitta su consegna delle casette ai terremotati

Da anni uno stesso messaggio viene scritto sul social network e rilanciato da centinaia di profili diversi ma, secondo l’informatico David Puente, tutti riconducibili a una società con base a Roma. I fondatori: “Non abbiamo mai creato bot, faremo dei controlli”



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È finito il girone d’andata, è finito pure il 2017. Il bluff di Roma e Inter si è forse definitivamente sgonfiato, ma davanti resta il testa a testa tra Napoli e Juve, la corsa per l’Europa promette di essere accesa fino in fondo e nella lotta per la salvezza ci sono sette squadre coinvolte per due posti (uno è già assegnato al Benevento). Insomma, pare che abbiamo ancora un campionato: è questa la bella notizia di Capodanno, e pure la speranza per il 2018. Intanto, è tempo di auguri, bilanci e pagellone del 2017 di Serie A.

NAPOLI 9: come i punti totalizzati nell’anno solare 2017, 99, record storico e forse irripetibile per gli azzurri. Un primato che in qualsiasi altra circostanza sarebbe valso uno, forse pure due scudetti, tranne che contro questa Juventus. E proprio alla sconfitta sanguinosa nell’ultimo scontro diretto è legato l’unico rimpianto per la banda di Sarri: con una vittoria al San Paolo, il 2017 sarebbe stato davvero da 10. Magari lo diventerà a maggio. Intanto, titolo di campione d’inverno e Capodanno da soli in vetta alla classifica.

JUVENTUS 8,5: la forza di Allegri e di questa squadra è quella di rigenerarsi dopo le vittorie. Non era facile, con la sconfitta di Cardiff che assomigliava tanto alla conclusione di un ciclo. Infatti l’avvio di stagione non è stato esaltante, ma il tecnico bianconero ha saputo cambiare per ritrovarsi, anche a costo di mettere (momentaneamente da parte) la stella di Dybala. A fine 2017 la Juventus è sempre lì, davanti a tutti o quasi. Potete scommettere che lo sarà anche nel 2018.

VAR 8,5: è la grande novità di questo campionato. È partita col botto, cancellando un paio dei soliti “aiutini” alla Juventus, è scivolata su qualche svarione clamoroso, si è assestata col passare delle settimane migliorando velocità e criteri di utilizzo, ora è di nuovo oggetto di polemica di chi a torto o a ragione si sente danneggiato. Il saldo finale, però, tra tutti gli errori evitati e quelli commessi, è e sarà sempre di più positivo. Detrattori della tecnologia e della modernità, rassegnatevi: con la Var il calcio italiano è più giusto. Forse è proprio questo che non sta bene a tutti.

LUCIANO SPALLETTI 8: il voto è ancora più alto dopo la mini-crisi di fine dicembre. Le tre sconfitte consecutive contro Udinese, Sassuolo e Milan, più il pareggio stentato con la Lazio, dimostrano che miracolo sia stato capace di compiere nei primi mesi di stagione, in cui aveva trasformato un organico mediocre in una grande squadra. Poi l’incanto si è spezzato e le prime difficoltà hanno riportato tutto l’ambiente nerazzurro con i piedi per terra. Spalletti, però, il suo l’ha fatto, e anche di più: a fine 2017 la squadra è comunque terza, in piena corsa per la Champions. Ora tocca alla società.

SIMONE INZAGHI 8: artefice e simbolo di questa Lazio che da due anni, con insospettabile continuità, macina punti e bel calcio. Senza proclami e senza soldi, ha praticamente la stessa classifica dei cugini giallorossi. Per la gioia (e le tasche) di Lotito, la Lazio di Inzaghino è davvero una realtà di questo campionato.

I TIFOSI 7: per la prima volta da cinque anni a questa parte, gli spettatori della Serie A tornano a crescere, passando da poco più di 22mila ad oltre 24.500 di media a giornata. È una grande notizia, forse una delle più belle, di questo campionato. Certo, il merito dell’incremento è quasi tutto dei tifosi dell’Inter, che riempiendo San Siro come ai tempi d’oro (vicini ai 60mila spettatori) hanno fatto impennare le statistiche. Ma un po’ per tutte le squadre si notano segnali positivi. E a parte l’increscioso episodio delle figurine antisemite di Anna Frank, anche i comportamenti negli stadi sembrano migliorati. Anche da questo si capisce che forse la crisi della Serie A è davvero alle spalle.

ROMA 6,5: in estate ha ceduto i suoi due giocatori migliori, più l’allenatore. C’era chi si aspettava disastri da Di Francesco, invece la sua nuova Roma è andata oltre ogni più rosea aspettativa, specie in Champions League dove ha addirittura vinto un girone da incubo. Da un mese a questa parte, però, il calo di prestazione e risultati è stato evidente, e l’impressione è che arriverà staccata da Juve e Napoli. Per chi l’anno scorso aveva chiuso secondo, sarebbe comunque un passo indietro.

BERARDI (E I SUOI FRATELLI) 5: Domenico Berardi guida la truppa dispersa dei giovani italiani. Lui ormai è un caso (quasi umano): un gol in appena 14 partite e prestazioni sconcertanti. A 23 anni, invece di crescere, regredisce stagione dopo stagione. In generale, però, tutta la Serie A sembra faticare a produrre talenti italiani: si salva solo Immobile, vicecapocannoniere dietro Icardi, alle sue spalle c’è il redivivo Quagliarella (che però ha pur sempre 34 anni). Belotti è scomparso, c’è il solito Insigne, qualche lampo da Verdi ma nessuna novità azzurra di rilievo. L’unica, vera nota stonata di questo campionato.

FASSONE-MIRABELLI 3: troppo semplice prendersela con Bonucci, con Gattuso o con Montella, in generale con la squadra. Un Milan 11° in classifica a quota 25 punti, più vicino alla zona retrocessione che all’obiettivo Champions League, è semplicemente inaccettabile. A maggior ragione dopo i 200 milioni di euro spesi sul mercato. Tutta la società pare allo sbando, tra vicende di ogni tipo gestite male e continui, deliranti comunicati stampa. Il disastro ha due nomi e due cognomi: Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli.

BENEVENTO 1: come le vittorie in queste prime 19 partite in Serie A. L’Hellas Verona due anni fa aveva fatto anche peggio, arrivando a febbraio senza successi, ma quello era un caso, la classica stagione storta in cui non te ne va bene una. Questo Benevento, invece, è semplicemente inadeguato, la caricatura di una squadra di Serie A. Ma la colpa, più che loro, è di un torneo che permette che ci siano queste situazioni.

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Primo ferito dai botti a Napoli: 14enne colpito da petardo

È accaduto nella tarda serata del 30 dicembre all'uscita della stazione di Agnano della Cumana, nel quartiere di Bagnoli. Accompagnato all'ospedale dalla madre, il giovane è stato giudicato guaribile in 15 giorni

Parole chiave: napoli capodanno botti petardi


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Stoviglie che volano, alimenti che latitano, t-shirt usate vendute all’asta. La nuova vita di Morgan ricomincia a quarantacinque anni. Senza la casa. Pignorata dall’ex moglie Asia Argento. #metoo. Questa volta senza Weinstein o il regista/attore italiano che “tirò fuori il suo pene quando avevo 16 anni nella sue roulotte mentre parlavamo del personaggio”. Semmai come una ex moglie qualunque che suona il campanello degli alimenti, e le rimane il dito incastrato. Va bene la rabbia, ma poi dal benzinaio o dal panettiere mica paghi con un tweet. Solo che Morgan, l’ex Bluevertigo, tipetto fumantino nonché talentuoso pianista, ha spiegato che le royalties a forza di picchettare synth per Altre forme di vita non le ha usate di certo per diventare un nababbo alla Briatore. “Non venero il denaro, ma una casa sono riuscito a comprarmela, banalmente, una, l’unica, altro che villa al mare, chalet in montagna, residenza di famiglia in campagna, appartamento in centro…! Ma di cosa stiamo parlando? Una benedetta prima casa”, ha spiegato Marco Castoldi in arte Morgan con un post su Facebook. “L’unica per metterci dentro una famiglia, dei figli, un televisore, un pianoforte, e il minimo per una vita tranquilla e dignitosa. Altro che rockstar, altro che figli d’arte: sono una persona comune, per bene. Ma artista. Mi son fatto da solo”. E via con una biografia che è davvero da incubo: tragica, dolorosa, palpitante periferie e sudore. Il suicidio del padre a 48 anni, la madre insegnante che si improvvisa venditrice di vestiti, lui e la sorella che per studiare all’università si mettono l’una a fare la commessa e l’altro a suonare nei localetti di provincia. “Io uscivo a mezzanotte con il motorino e andavo a fare piano bar per le coppiette innamorate nei locali della Brianza, tornavo alle cinque del mattino e alle otto, in bicicletta, con mia sorella sul manubrio, andavo al liceo. Io son stato bocciato mentre lei si è presa due lauree. Abbiamo pagato la casa, mettendo insieme le forze. Abbiamo continuato a studiare musica, lei il violoncello e io il pianoforte”.

Il cerchio quindi si chiude. Dai pianobar della Brianza alla casa di Via Adamello a Monza. Quella finita in vendita per volere della querelante, figlia del regista Dario, e mamma di Anna Lou. Morgan non pagava gli alimenti e l’atto estremo è parso d’obbligo. Anche se l’avvocato di Asia Argento ha subito gettato acqua sul fuoco. Niente accanimento terapeutico su Morgan. Solo opere di bene. “Non sapevamo nulla di queste difficoltà economiche: se il signor Castoldi lo avesse comunicato al Tribunale la cifra sarebbe stata rivista”, ha dichiarato la legale Samantha Luponio. “Gli assegni sono stati versati per un anno, poi alla figlia ha provveduto la madre – ha continuato – Ora i soldi del pignoramento andranno in parte a saldare il debito, ma ci sono anche altri creditori”. Le cronache del Corsera parlano infatti, e addirittura, di evasione fiscale. “Da un giorno all’altro io vengo a sapere che ho un gigantesco debito con l’Agenzia delle Entrate, accumulatosi in 10 anni di tasse mai pagate. Io di certo non ho mai detto a chi gestiva il mio denaro di non pagare le tasse”, ha puntualizzato l’ex Bluevertigo. Anche per questo i tweet di Morgan negli ultimi mesi sono fioccati robotici e ripetute con aste di oggetti a lui appartenuti. E da lui usati. Probabilmente nemmeno più lavati. Pantaloni, t-shirt, giacche, cappelli, dischi. Di 45 giri ce n’è uno dei Black Sabbath ascoltato dal suo povero padre che il 26 dicembre ad asta conclusa ha regalato a Morgan 806 euro tondi. La t-shirt “Moravia non lavata” della “collezione EROI di Morgan”, un pezzo unico e sudaticcio ha toccato i 452 euro. Ma c’è anche il “cappello dressage”, copricapo cilindrico bianco con striscia nera, utilizzato dal cantante nel 2009 per le foto di Italian Songbook, ancora all’asta per tre giorni, ed arrivato ad un cifra ragguardevole di 505 euro.

Solo che l’amaro in bocca, per come è precipitata la situazione con l’ex moglie Asia e la figlia Anna Lou, non si esaurisce con un’asta o un concerto di Capodanno. “Per anni, ho pagato somme esorbitanti, intere rette annuali per scuole private di lusso, che costano più della Bocconi, ma non c’è problema, per la bambina questo e altro, figuriamoci. Per una bambina fantastica, che non ha colpa, semmai la fortuna di essere figlia di un musicista realizzato e di una attrice con un albero genealogico talmente grande che non ci sta neanche nei parchi delle sue ville in Toscana o nei giardini pensili delle sue terrazze romane”, ha scritto Morgan. “Ma il problema non è mica Asia. Sono certo che lei non c’entra nulla con questa faccenda, figuriamoci! Ma secondo voi, che interesse avrebbe nei confronti della mia umile dimora monzese, lei che vive tra Parigi e Los Angeles in case meravigliose, e che lavora con i più grandi registi del mondo? Mica ha bisogno di me per farsi mantenere!”. Bastano però i tremila euro al mese di alimenti, una rata saltata, il pignoramento, e scatta infine l’incazzatura. Un po’ come quando a Raiperunanotte di Santoro un Morgan afono ospite venne fischiato, interrotto con dei “machissenefrega”. “Ma sì, distruggiamolo quello stronzo, togliamogli tutto, figli, casa, dignità civile, che ci frega, anzi mi diverto – conclude Castoldi con amarezza – Dai massacriamolo, senza pietà, senza un minimo di rispetto! E non parlo del ricordarsi di aver detto ‘ti amo’, ma del minimo rispetto di un essere umano”.

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Che prima o poi sarebbe accaduto lo sapevamo tutti. Che sarebbe accaduto ora in questi giorni era davvero imprevedibile. Solo chi conosce l’Iran e chi come me ha vissuto le proteste del 2009 sulla propria pelle dopo l’elezione per il secondo mandato di Ahmadinejad, anche se da lontano oggi vive questi giorni con gran dolore. Giorni di tensioni e di ricerca affannata di notizie. Notizie confuse, che arrivano in continuazione, ma che ancora non hanno una definizione certa.

E’ iniziato tutto qualche giorno fa a Mashad, città santa iraniana con delle manifestazioni contro il carovita. Ancora oggi non è chiaro come si siano originate le proteste che solitamente in Iran vengono bloccate quasi sul nascere con la repressione. Qualcuno dice addirittura che fossero organizzate dagli ultraconservatori contro il governo Rohani per indebolirlo. Gli ultraconservatori tra i tanti sbagli non hanno mai perdonato a Rohani il suo ‘servilismo’ nei confronti degli Stati Uniti per l’accordo nucleare.

E oggi con l’America di Trump in tanti dicono che i conservatori avevano ragione a dire “mai fidarsi degli Stati Uniti”. In entrambi i suoi mandati il Presidente Hassan Rohani aveva dichiarato che il principale obiettivo del suo programma era quello di riportare l’economia a livelli accettabili specie dopo anni di ingiuste sanzioni.

Sanzioni che avevano contribuito a generare il crollo del valore della moneta iraniana nei confronti delle valute straniere, sconvolgendo la vita quotidiana della popolazione, con un aumento dei prezzi di qualsiasi prodotto a livelli vertiginosi. A causa delle sanzioni oggi in Iran circa 15 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà, ovvero il 20% della popolazione. Le conseguenze di questa povertà sono visibili nella vita quotidiana. Ragazzi che abbandonano gli studi, la mendicità, la vita di molti senza domicilio fisso. La povertà ha spinto la popolazione alla prostituzione, al lavoro minorile per non parlare dell’uso della droga in continuo aumento tra i giovani proprio perché diventata l’alternativa a una vita di miseria e di restrizioni. Oggi la disoccupazione giovanile è superiore al 40% e sono aumentati i casi di furti e di rapine quasi inesistenti qualche anno fa.

Le proteste di questi giorni dunque pare siano iniziate proprio con il dissenso popolare verso l’economia del paese. Quello che sfugge però forse perché ancora troppo presto, è determinare se queste proteste siano davvero nate spontaneamente o se vi sia dietro qualche organizzazione. Alcuni hanno azzardato l’idea che ci possano essere gli Mko, i Mojahedin del popolo da sempre contrari al regime teocratico iraniano. Altri hanno suggerito vi sia un movimento per il ritorno dello Shah Reza Ciro Pahlavi in patria, il figlio di Mohammad Reza Pahlavi costretto all’esilio durante la rivoluzione islamica.

Di fatto a tre giorni dagli scontri nessun analista nemmeno il più esperto potrà essere in grado di spiegarci cosa stia accadendo e quale sarà il futuro prossimo dell’Iran. Per quanto sia nata come protesta contro il carovita si è ormai trasformata in una sollevazione per i diritti civili della popolazione. Diritti che sappiamo bene in Iran vengono calpestati quotidianamente. Quello che emerge dalle immagini che amici e conoscenti continuano a mandarmi notte e giorno dall’Iran è qualcosa che meno di una settimana fa sarebbe stato impossibile solo da pensare.

Davvero un Iran che non ti aspetti, veder bruciare in strada la bandiera iraniana o calpestare l’immagine della Guida Suprema Ali Khamenei è qualcosa di davvero inusuale in Iran. Nei video si sentono slogan contro il sistema teocratico, contro le scelte ad esempio del governo di intervenire in Siria. Uno dei primi slogan gridava proprio “non pensate alla Siria ma al vostro popolo”.

La differenza tra queste proteste e quelle del 2009 risiedono nella modalità ma più o meno le richieste sono le stesse. Allora era tutto concentrato nella capitale Teheran e mi ricordo ancora che la polizia sempre attenta all’abbigliamento islamico non controllava se eri coperta abbastanza ma se indossavi un nastro verde al polso simbolo del movimento ‘onda verde’ di cui ancora oggi i due sostenitori Mousavi e Karroubi sono agli arresti domiciliari.

Oggi come nel 2009 la polizia ha chiesto alla popolazione di non partecipare ai raduni di massa. Ma dal 2009 a oggi molte cose sono cambiate e la popolazione è più forte, non ha paura e vuole rivendicare i propri diritti. Per ora si parla di quattro vittime ma altri dicono otto. Il numero preciso non lo sapremo mai come non sapremo mai il numero degli arresti. Ancora oggi non sappiamo che fine abbiano fatto alcuni manifestanti scoparsi durante le proteste del 2009!

Quello che più preoccupa è l’immediato futuro di questo paese. Ed è così che possiamo azzardare due vie di uscita. Se le proteste dovessero continuare e davvero il popolo riuscisse ad ‘abbattere’ il regime iraniano, il quesito si pone per il ‘dopo regime’. Qualcuno gridava ‘vogliamo un governo laico’ e mi chiedo se vi siano al momento in Iran figure in grado di poter prendere il comando di un paese di 70 milioni di abitanti capace di risollevare l’economia e indirizzare il paese verso una vera democrazia. L’altra possibilità è nel fatto che se le proteste non avranno il successo sperato, quel ‘regime’ non avrà pietà per il suo popolo, così come non ne ha avuto in questi ultimi 40 anni. Inizieranno le repressioni, le velate aperture non saranno più concesse e continueranno gli arresti, le torture, i falsi processi per finire con le sentenze di morte.

E noi anche da fuori questo non dobbiamo e non possiamo assolutamente permetterlo.

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156 anni anni fa il primo censimento in Italia

Si svolse fra il 31 dicembre 1861 e il 1 gennaio '62. Ne emerse uno stato abitato da una popolazione molto giovane, con un'età media 27 anni, e un alto tasso di natalità. La storia dei censimenti nel nostro Paese

Parole chiave: istat censimento


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Per Francesco Gabbani è stato senza dubbio un grande anno. Anche se, in una lunga intervista al Corriere della Sera, il cantante che ha sbancato con Occidentali’s Karma  (al festival di Sanremo ma non solo) ha voluto specificare cosa pensa, dopo tanti mesi, della scimmia protagonista della coreografia di questo brano: “Mi ha rotto un po’ le scatole. Pare quasi che Sanremo l’ abbia vinto lei… Ancora adesso trovo gente che dice: “Guarda, c’ è quello della scimmia!“. Per carità, l’ho voluta io, come rappresentazione del mio alter ego, di una seconda coscienza; e anche come omaggio alla scimmia nuda di Desmond Morris. È stato un espediente per attirare l’ attenzione; e una parte del pubblico ne ha anche compreso il significato. Ma ora basta“.

Insomma, ok la scimmia, ma Gabbani ci tiene a dire che c’è dell’altro. Fidanzato da sei anni, un cane, Francesco parla anche di politica: “Grillo? Un grande showman. Come Renzi: l’ho conosciuto sul palco di Maurizio Costanzo, non è affatto antipatico come lo raccontano”. Stesse parole per Silvio Berlusconi, anche lui definito “un grande showman”. E alle elezione del 4 marzo, allora, chi voterà? “Si assomigliano più di quel che pensano: per loro la politica è comunicare. Voterei tutti e tre. In fondo siamo colleghi“. Dall’infanzia al presente, Gabbani racconta che il suo sogno è  “aprire lassù uno studio di registrazione, dove scrivere la mia musica”, e per “lassù” intende la Val Badia.

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Polemica per la partecipazione di Luigi Di Maio alla festa di Capodanno organizzata dal comune di Roma al Circo Massimo. “Fa campagna elettorale con i soldi pubblici”, hanno attaccato vari esponenti del Pd. Ma il gruppo comunicazione M5s ha subito precisato che il candidato premier non sarà sul palco, ma tra il pubblico “per brindare con i cittadini”: “Per il Pd sembra proprio inconcepibile eppure è così”, hanno scritto in una nota, “non ci sarà nessun discorso sul palco, sembra ridicolo anche doverlo sottolineare, eppure è necessario visto le reazioni scomposte dei disorientati parlamentari del Pd. Addirittura minacciano esposti all’Agcom. Luigi sarà a festeggiare l’arrivo del 2018 al Circo Massimo, tra i cittadini e con i cittadini”.

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Il tecnico della Juve dopo il successo esterno contro il Verona aggiunge: “Si concentri sul lavoro se vuole diventare il futuro Messi”

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Capodanno in tv all’insegna della ‘classica’ sfida tra RaiUno e Canale5. La rete ammiraglia Rai propone ‘L’anno che verrà’, condotto da Amadeus. Insieme a lui sul palco ci saranno Patty Pravo, i Tiromancino, Raf, Amii Stewart, Marco Carta, Alessia Macari, Filippo Bisciglia e ci sarà anche Lorenzo Licitra, vincitore dell’ultima edizione di XFactor. Esibizione attesa dal pubblico di RaiUno quella di Al Bano e Romina e ad affiancare il conduttore ci sarà anche Cristiano Malgioglio reduce dal successo del Grande Fratello Vip. E Canale 5? La prima rete Mediaset prova a rispondere schierando una squadra ricca, da Alexia agli idoli dei giovanissimi Benji & Fede passando per Francesco Gabbani, Chiara, Marco Masini, Ermal Meta e Fabrizio Moro (che saranno insieme al prossimo Sanremo), Nesli, Noemi, Gabry Ponte e tanti altri. A condurre la serata sarà Federica Panicucci.

 

 

 

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Il 22 novembre scorso il Tribunale penale internazionale ha condannato all’ergastolo Ratko Mladic. Mladic, ex comandante militare dei serbi di Bosnia, nel 1995 a Srebrenica si è reso colpevole dell’assassinio di 8000 uomini, inoltre le sue truppe anche in Bosnia Erzegovina hanno commesso massacri e violenze. Pochi giorni dopo, il 29 novembre, l’ex leader croato Slobodan Praljak ha bevuto del veleno dopo che i giudici dell’Aja leggevano la sentenza che confermava la sua condanna a 20 anni. Si è trattato di una protesta che Praljak ha pagato con la vita, infatti pochi secondi dopo è morto.

Non metto in dubbio la correttezza della condanna a Praljak e Mladic, si tratta di criminali ed è giusto che siano stati processati e riconosciuti colpevoli dal Tribunale. Tuttavia, sembra che questa Corte, che giudica i crimini di guerra internazionali, intervenga a fasi alterne. Essa pare comportarsi in maniera analoga a molti mass media occidentali, ovvero focalizza l’attenzione solo su alcuni crimini sorvolando su altri.

Non è possibile in poche righe ricordare tutti le nefandezze di cui si sono macchiati gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, solo la guerra in Vietnam dove sono stati bruciati con il Napalm milioni di innocenti contadini richiederebbe un’ampia parentesi. Restando agli anni recenti, quando il Tribunale dell’Aja giudicherà i crimini Usa e Uk in Iraq? E l’aggressione all’Afghanistan? Un Paese che è stato distrutto anche se nessuno dei dirottatori dell’11 settembre era afgano. La guerra alla Libia? Il brutale assassinio di Gheddafi, accusato ingiustamente di aver bombardato “il suo stesso popolo” e di aver distribuito Viagra ai suoi militari per violentare più agevolmente le donne dei ribelli. Tutte affermazioni non riscontrate, compresa quella degli stupri di gruppo sostenute e veicolate persino da Hillary Clinton e Condoleezza Rice.

Il 4 febbraio del 2003, davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu, il segretario di Stato Usa Colin Powell mostrò una boccetta sostenendo che contenesse Antrace: “Basta questa per sterminare tutto il Senato Usa”. Egli, come per settimane fecero il presidente George W Bush e il premier britannico Tony Blair, disse che non c’erano dubbi che Saddam possedesse armi chimiche, che avesse legami con Al Qaeda e che stesse per costruire un ordigno atomico. Si trattava di menzogne costruite da personaggi come il vice presidente Dick Cheney o il segretario alla difesa Donald Rumsfeld tutti legati all’industria del petrolio e che oggi vivono impuniti in ranch e ville principesche.

Oramai la storia è nota: l’Iraq non possedeva armi chimiche (le uniche gliele avevano vendute gli Usa durante la guerra con l’Iran e Saddam le aveva usate nel nord del Paese per gasare i curdi), non aveva legami con Al Qaeda e non stava costruendo armi atomiche. Si trattava di bugie colossali che però hanno giustificato una guerra che ha causato milioni tra morti, feriti e sfollati. Oggi, se il Medioriente è in fiamme e il radicalismo islamico imperversa è per via di questi crimini degli Stati Uniti e della Gran Bretagna e di quei Paesi (compreso il nostro) che hanno partecipato alle recenti guerre fatte passare attraverso delle truffe semantiche come Missioni umanitarie o addirittura di Pace.

Allora quando questi personaggi verranno processati? Il 2018 sarà l’anno giusto? Perché, come ha chiesto l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, Tony Blair e George Bush non sono stati ancora processati? L’unica volta che è stato possibile giudicare i crimini statunitensi, quest’ultimi sono stati riconosciuti colpevoli, poi non è stato più permesso intraprendere nuovi giudizi: la pressione e l’interruzione di finanziamenti sono state decisive. Nel 1986, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, sentenziò che gli Stati Uniti erano colpevoli di «uso illegale della forza ai danni del Nicaragua», cioè di terrorismo. Gli Usa non hanno mai riconosciuto tale sentenza e nemmeno un dollaro è stato pagato come risarcimento. Ribaltando i fatti, cosa sarebbe accaduto se fosse stato il Nicaragua a finanziare illegalmente gruppi terroristici (Contras) che seminavano morte e distruzione per destabilizzare un governo statunitense legittimamente eletto? Gli Usa sarebbero ricorsi a un tribunale internazionale o avrebbero bombardato il Nicaragua?

In conclusione, coloro che hanno subito le torture Usa ad Abu Ghraib e Guantanamo e i milioni tra morti, feriti e sfollati causati dalle recenti aggressioni all’Iraq, Afghanistan, Libia e per procura in Siria, avranno mai vera giustizia?

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Se fra i propositi per il 2018 c’è anche quello di cambiare l’auto, può tornare utile sapere quali saranno le novità a quattro ruote in arrivo nei prossimi 12 mesi. Il mercato non ha ancora fatto indigestione di suv e ne arriveranno per tutti i gusti e i portafogli.

Quelle tecnologicamente più interessanti si chiamano Audi e-tron e Jaguar I-Pace: la proposta tedesca, in arrivo a fine anno, è il primo sport utility dei 4 anelli a emissioni zero, con autonomia di 500 km e prestazioni sportive. L’inglese invece si configura come un crossover a elettroni, lungo 4,7 metri, con tetto spiovente e 400 Cv di potenza: arriverà nelle concessionarie nella prima parte del 2018. Hyundai punta invece sull’idrogeno, che alimenterà una nuova suv elettrica da 800 km di autonomia, erede della ix35 e pronta in estate.

Tuttavia il grosso delle vendite continueranno a generarlo prodotti come l’Audi Q3 (attesa a settembre) e la Bmw X2 (già pronta per le concessionarie), progettati per battagliare nel segmento delle sport utility compatte, sportiveggianti e dal pedigree premium. Mentre chi ama le “taglie forti” dovrà attendere Vw Touareg, costruita sulla piattaforma di Audi Q7, BMW X5 e Mercedes GLE, precedentemente nota come “ML”: vetture da quasi 5 metri di lunghezza che inizieranno ad arrivare nelle concessionarie a partire dell’estate. Insieme all’Audi Q8: quest’ultima avrà un design muscoloso e una buona iniezione di guida autonoma, mutuata dall’ammiraglia A8.

Avrà invece genetica 100% inglese la Range Rover Evoque di seconda generazione, un best-seller in arrivo nella bella stagione. Degna della Regina Elisabetta la Rolls-Royce Cullinan, pronta per l’autunno a prezzi “immobiliari” e ideata per essere il nuovo oggetto del desiderio di sceicchi e miliardari. Di stampo completamente diverso la Nissan Leaf: l’elettrica più venduta del mondo vuole confermare la sua leadership, forte di un’accoppiata motore-batteria da 150 Cv di potenza massima e 378 km di autonomia. La giapponese potrebbe vedersela anche con la Model 3 (estate), la berlina a elettroni su cui gravita il traballante futuro di Tesla.

Ben più convenzionali l’Audi A6, la Volvo S60 e la Ford Focus (e relative versioni wagon): grandi classici dell’automobilismo che si presenteranno sul mercato nelle loro ultime evoluzioni. Non potrebbero essere più diverse la nuova Mercedes Classe A e la Kia Cee’d: marcano stretto la sempre verde VW Golf e la sfidano rispettivamente con le carte dell’esclusività e del rapporto qualità/prezzo.

Vessate, politicamente scorrette ma dannatamente desiderabili le sportive: Bmw punta sulla resuscitata Serie 8, gran turismo in salsa bavarese, e sulla Z4 (novembre), costruita insieme a Toyota, che utilizzerà la medesima piattaforma per un’auto ad alte prestazioni. Con la Amg GT4 Mercedes sfida Porsche sul tema del coupé a 4 porte: l’ibrida avrà una potenza monstre, stimata in circa 800 Cv.

Per pochi la nuova Porsche 911 (fine anno) e per pochissimi l’evoluzione più estrema della Ferrari 488 GTB, attesa al Salone di Ginevra di marzo. Dall’Inghilterra rispondono con la Aston Martin Vanquish (autunno), che marcherà stretto la Ferrari 812 Superfast. Ripropone invece la ricetta originale – guidabilità e leggerezza – la nuova Alpine A110: telaio in alluminio, motore centrale da 250 Cv e divertimento assicurato.

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Non ce l’ha fatta Sofia De Barros, la bimba simbolo della battaglia per l’accesso al metodo Stamina ideato da Davide Vannoni. La piccola, affetta da leucodistrofia metacromatica, aveva effettuato infusioni secondo la metodica agli Spedali Civili di Brescia ed era stata al centro di battaglie legali per riprenderle prima che il metodo ricevesse parere negativo da due commissioni ministeriali. A dare notizia della sua morte sono stati la mamma e il papà tramite i social network.

“Ieri sera la nostra piccola straordinaria bambolina Sofia – scrivono Caterina Ceccuti e Guido De Barros – è volata in cielo, direttamente dalle braccia di mamma e babbo. Ora per lei non esiste più dolore, c’è solo l’amore. Grazie a tutti quelli che l’hanno amata e che la ricorderanno nelle loro preghiere”. Per la bimba si erano mobilitati anche personaggi noti, come Adriano Celentano e Fiorello, e in seguito al tam tam mediatico il ministro della Sanità Renato Balduzzi nel 2013 emise un comunicato con cui dava via libera al proseguimento delle infusioni dopo una prima che era stata già effettuata a Brescia.

“Sto seguendo personalmente questa vicenda perché la soluzione da dare sia rispettosa delle leggi e delle esigenze di sicurezza scientificamente accertate – scriveva Balduzzi – la soluzione che abbiamo suggerito potrà consentire alla piccola Sofia di proseguire con il trattamento già iniziato con la prima infusione a condizione che i suoi genitori diano il consenso informato”. Negli ultimi anni mamma Caterina, giornalista e scrittrice, e papà Guido hanno dato vita alla Onlus ‘Voa Voa, amici di Sofia’, associazione per il sostegno alle famiglie colpite da malattie rare e patologie orfane di cure. Numerosi i progetti attuati dalla Onlus anche con i laboratori di ricerca dell’ospedale pediatrico fiorentino Meyer.

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È morta Sofia, la bimba simbolo del metodo Stamina

I genitori hanno comunicato il decesso sui social network. La piccola soffriva di una grave malattia rara ed era stata al centro di una lunga battaglia legale per consentirle di riprendere le cure ideate da Davide Vannoni, prima delle bocciature da parte degli esperti



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A Modena unione civile tra due donne ottantenni, insieme da 40 anni

A celebrare l'unione l'assessore Andrea Bosi che ha parlato di "un'emozione fortissima"

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Polizia stradale: nel 2017 registrati meno incidenti, ma più vittime

I numeri del bilancio annuale rivelano il 2,5% di sinistri in meno rispetto al 2016, ma il 2,2% di morti in più (1.656) rispetto all'anno precedente. In aumento le vittime delle cosiddette "stragi del sabato sera"



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Anziana uccisa da spari in strada a Bitonto, perquisizioni nella notte

Proseguono le indagini sull’agguato a colpi di arma da fuoco nel quale ha perso la vita una donna di 84 anni colpita accidentalmente o, forse, usata come scudo umano. Il 20enne ritenuto reale bersaglio dei sicari: “Ero al telefono, non mi sono accorto di nulla”



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Sono più di cinquanta, tra italiani e migranti. Arrivano dalla Nigeria, dal Ghana, dal Marocco. Ma anche dalle case pericolanti del centro storico di Cosenza. Sono i senza casa che ieri, per far fronte al freddo, hanno occupato l’hotel Centrale, in via Giacomo Mancini, forzando la porta di una struttura sigillata da anni. A sostenerli il comitato Prendocasa di Cosenza, alle sesta occupazione multiculturale. “L’amministrazione comunale, l’anno scorso, per far fronte all’emergenza freddo aveva messo a disposizione dei senza casa alcuni container “, ci dicono. “Quest’anno, invece, non c’è nulla. E noi ci sentiamo in dovere di aiutare chi dorme per strada o è sotto sfratto”

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Il loro gusto, secondo chi li ha assaggiati, va dalla nocciola alla vaniglia al sentore di agrumi: sono ancora pochi in Italia coloro che hanno osato provare gli insetti, che siano tostati, essiccati o cotti partendo dal materiale vivo. Gli insetti commestibili, secondo la Fao, sono 1900, i più consumati nel mondo sono i grilli, le tarme della farina, la mosca soldato nera. Molto amate sono poi le cavallette. Dal primo gennaio 2018 anche gli italiani, se lo vorranno, potranno consumarli. E l’imminente applicazione del regolamento Ue sui Novel Food (EU2283/2015) ha innescato un notevole fermento. L’evento pre-natalizio al Parco Tecnologico Padano di Lodi, che ha raccolto curiosi, appassionati e possibili operatori di mercato era molto affollato. E negli ultimi mesi del 2017 si sono moltiplicate le degustazioni private, organizzate utilizzando prodotti ordinati online e importati dall’estero nonostante il rischio di vederli bloccati in dogana. Il potenziale è enorme e il business alimentare vale oro, ma il nostro paese non è ancora pronto.

Nonostante l’entrata in vigore della regolamentazione Ue, infatti, passeranno mesi prima che gli insetti facciano realmente la loro comparsa nei supermercati o nei ristoranti. Anche più tempo trascorrerà prima che sia possibile trovare in vendita insetti commestibili e loro derivati allevati in Italia. “L’Italia sarà un player passivo, almeno all’inizio. Siamo in ritardo. Manca il quadro normativo nazionale per la produzione”, commenta Marco Ceriani, Ceo e fondatore di ItalBugs, startup italiana incubata nell’acceleratore Alimenta del Parco Tecnologico Padano ma costretta a spostarsi in Olanda per la produzione. Per entrare sul mercato Ue le nostre aziende potrebbero impiegare mesi per completare le procedure necessarie. La regolamentazione europea prevede infatti che il nuovo alimento sia presentato alla Commissione Ue provvisto di una lunga serie di documenti che ne attestino la sicurezza, oltre che il corretto processo di produzione. Se la Commissione non sarà convinta, potrà chiedere una valutazione da parte di EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. E mentre l’Italia si presenta all’appuntamento con gli insetti sprovvista di regole interne, i produttori di Belgio, Olanda, Gran Bretagna e Francia aumentano il loro vantaggio grazie a legislazioni nazionali che hanno consentito l’avvio di aziende di produzione professionali. Per quanto riguarda i paesi extra Ue, se supereranno il processo di selezione della Commissione Ue, potranno entrare nel territorio europeo. La Thailandia si sta preparando: ha già emanato i codici di esportazione doganali per grilli, cavallette, larve e altri insetti.

Così, i primi a essere messi in vendita saranno insetti e derivati prodotti da aziende estere. Per il nostro Paese, al momento, non esiste legislazione interna, benché il regolamento Ue sui Novel Food risalga al 2015: “Importeremo e non potremo allevarli e produrre cibo a base d’insetti sul nostro territorio. Mancano le leggi che regolamentino un allevamento”, spiega ancora Marco Ceriani. Un danno per gli allevatori italiani che producono da anni per la sola alimentazione animale e che attendono di capire come trasformare il loro allevamento per l’alimentazione umana. “E’ il mio sogno – conferma Michele Bruno, che alleva grilli e camole dal 2007 – ma in questa situazione non posso operare. I miei grilli e le mie camole sono stati analizzati e potrebbero essere consumati anche dall’uomo senza alcun timore”. Così la soluzione per chi non rinuncia a lavorare resta oltre confine, nel resto d’Europa. Anche 21bites, il primo eCommerce europeo che commercializza insetti e derivati ha deciso di stabilirsi fuori dall’Italia. Fondato da un italiano, Lorenzo Pezzato, ha sede a Londra.

In molti indicano gli insetti come cibo del futuro, per le loro proprietà e la loro sostenibilità, ma c’è anche una partita economica da giocare. “Il mercato c’è – afferma convinto Ceriani. A Bruxelles il commissario per la Food Quality, Vytenis Andriukaitis, ha definito il settore ‘un mercato giovane e interessante’. Ci sono circa un centinaio di aziende europee che lavorano sugli insetti. La Svizzera ha investito 8 milioni di franchi, una cifra comparabile a quella investita in Olanda”.  Diverse analisi di mercato fatte da istituti di ricerca internazionali confermano le potenzialità economiche del settore anche perché, rispetto ad allevamenti di bovini o polli, gli investimenti iniziali sono ridotti. Secondo una previsione di Global Market Insignts, nel 2023 il mercato globale degli insetti supererà il mezzo miliardo di dollari. E il solo mercato europeo si attesterà sui 46 milioni di dollari. Secondo Persistence Market Research, che ha analizzato le prospettive dal 2016 fino al 2024, l’Europa potrà godere di un tasso di rendimento medio (CAGR), nel periodo considerato, del 7.3%, il più alto fra le regioni analizzate (Europa, Nord America, Asia e Pacifico, Medio Oriente e Africa). Qualunque sia la paternità della ricerca, tutti gli istituti indicano l’Europa come una regione con un ottimo tasso di crescita.

In Francia l’azienda Ynsect si sta attrezzando per automatizzare molte fasi del processo di produzione con lo scopo massimizzare gli standard sanitari e la capacità produttiva abbattendo i costi. Nel 2017 l’azienda è stata premiata al World AgriTech Innovation Summit di San Francisco, evento che si concentra sull’adozione di tecnologie che favoriscano la sostenibilità in ambito agricolo. E mentre ci avviamo verso un pianeta che nel 2050 potrebbe ospitare una popolazione di 9,8 miliardi di esseri umani, gli insetti sembrano essere una fonte sostenibile di proteine, ricca di fibre e micronutrienti oltre che di Omega 3. Per il loro allevamento serve molta meno acqua, producono meno gas serra e hanno un alto tasso di conversione nutrizionale: si sa infatti che gli insetti possono convertire 2 kg di cibo in un kg di massa corporea mentre per un bovino servono ben 8 kg di cibo per avere 1 kg di peso corporeo. I detrattori sostengono che, soprattutto in Italia dove la cultura del cibo tradizionale è molto sentita, gli insetti non avranno futuro. Eppure le degustazioni che due blogger e divulgatrici scientifiche, Giulia Tacchini e Giulia Maffei, organizzano con la loro associazione, Entonote, da un anno sono sempre esauriti. Il pastaio Riccardo Felicetti di Pasta Felicetti ha annunciato che sta sperimentato la farina di grillo in impianti separati rispetto a quelli utilizzati per la pasta tradizionale, dimostrando disponibilità a investire. E secondo una fonte interna a una delle aziende fra i maggiori player mondiali di pasta “ci vorrà ancora qualche anno ma prima di quanto s’immagini arriverà nei supermercati la pasta fatta con farina di insetti”. La grande distribuzione è poi pronta: “Stanno solo aspettando di potere inserire i prodotti sugli scaffali, sono stato contattato più volte”, conferma Marco Ceriani di ItalBugs.

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