febbraio 2020

Il sindacato dei militari sarà naturaliter un sindacato menomato. I lavoratori in divisa non potranno certo ottenere una libertà sindacale “piena”.

“Quanto ai limiti dell’azione sindacale va anzitutto ricordato il divieto di esercizio del diritto di sciopero“, hanno scritto i giudici costituzionali nella sentenza n. 120/2018. Poi spiegano: “Si tratta indubbiamente di una incisione profonda su un diritto fondamentale, affermato con immediata attuazione dall’art. 40 Cost. e sempre riconosciuto e tutelato da questa Corte, ma giustificata dalla necessità di garantire l’esercizio di altre libertà non meno fondamentali e la tutela di interessi costituzionalmente rilevanti”. Amen. Così la Corte ha voluto scongiurare improbabili slanci “rivoluzionari” del legislatore.

Al contrario, la Commissione Difesa sta preparando un testo base che rischia di vanificare il processo di sindacalizzazione. Sono riusciti persino a escogitare una regola palesemente incostituzionale come quella del “preventivo assenso” del Ministro per la nascita del sindacato (sic!). Eppure l’art. 39 della Costituzione, che stabilisce il principio fondamentale di “libertà sindacale”, è di una chiarezza assoluta: “L’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica”.

Chiunque abbia poi sfogliato un qualsiasi testo di diritto sindacale sa bene che nemmeno quest’obbligo è stato mai rispettato. La prevista registrazione, condizionata a un controllo dell’autorità governativa, o amministrativa, sull’esistenza dell’unica condizione richiesta dalla disposizione costituzionale (un ordinamento interno a base democratica), è stata sempre considerata con sospetto dai sindacati, fermamente gelosi della loro libertà. Per fortuna sembra che almeno un emendamento, a firma di Matteo Orfini, cancelli la bizzarra “autorizzazione ministeriale”, sostituendola con la verifica successiva sulla democraticità degli statuti.

Altra curiosa regola che stanno amorevolmente confezionando è quella che attribuirebbe alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, in deroga a tutte le normative vigenti, le controversie sui comportamenti antisindacali e quelle relative alle procedure di contrattazione nazionale, con possibili conseguenze negative sulle altre categorie di lavoratori. Così il militare, per veder riconosciuto un proprio diritto, dovrà pagare e combattere una guerra ad armi impari, rivolgendosi a un magistrato con limitati poteri istruttori.

Un altro emendamento di Orfini da un lato esclude questa aberrazione, depenna cioè ogni intervento del giudice amministrativo, dall’altro prevede la giurisdizione del tribunale militare per i comportamenti antisindacali.

Ebbene, a prescindere dalla futura normativa che potrebbe mutilare le nascenti associazioni (anche con riferimento alle materie di competenza), è inutile nascondere che l’espressione “sindacato militare” suoni ancora come un ossimoro. Il sindacalismo incontra forti ostacoli di tipo culturale, pure all’interno delle organizzazioni e finanche nei gradi più bassi della gerarchia.

Del resto, il vocabolo “sindacalista” è sempre stato utilizzato, nel mondo militare, nell’accezione negativa di “piantagrane”. Eppoi, in un ambiente privo of course di una tradizione sindacale, il pericolo che possano proliferare corporazioni autoreferenziali o sindacati “gialli” è molto elevato. Perciò sarebbe il caso di prevedere un divieto esplicito di costituzione di sindacati di comodo, in linea con l’art. 17 dello Statuto dei lavoratori.

A prescindere dalla disciplina che verrà approvata, i nuovi sindacati – privi del diritto di sciopero, cioè del principale mezzo di lotta sindacale – dovranno fare tutto il possibile per costruire un rapporto fruttuoso con le altre organizzazioni sindacali. Altrimenti, oltre che connotati da nocive logiche corporativistiche, si riveleranno troppo deboli e quindi del tutto incapaci sia di migliorare le condizioni di vita e di lavoro del personale, sia di dare un effettivo contributo all’efficienza degli apparati militari.

Dobbiamo allora far tesoro dell’esperienza vissuta dopo la legge n. 121/1981 ed evitare, come ha scritto a ragione il senatore Vincenzo D’Arienzo, “l’impoverimento corporativo” delle nascenti associazioni sindacali.

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Nonostante tanti ospiti dalle Sardine a sei cantanti come Elisa, Emma, J-Ax, Alessandra Amoroso, Ghali ed Ermal Meta, passando per Luciana Littizzetto in collegamento da casa sua a Roma (con qualche ritardo di audio e un po’ lunga) e il segmento “Amici Prof” con Al Bano e Romina, il programma è terminato all’1:15 proprio come previsto. Nel mezzo dei blocchi (che hanno ricordato lo schema dell’ultimo Festival di Sanremo) la gara in due round secca con cantanti e ballerini, non divisi a squadre, ma tutti contro tutti in una classifica generale. Quello che colpisce subito dell’edizione di quest’anno del talent di Canale 5 è che i ballerini e i cantanti – sebbene abbiano iniziato alle 22 circa – sono stati messi al centro. Senza filmati registrati raccolti in casetta da mostrare in diretta per solleticare la polemica, senza sbavature. Un sano fair play aleggiava tra una esibizione e l’altra, giudicate da televoto, commissione dei professori, la Var con Luciano Cannito per la danza e il maestro Vessicchio per il canto e la giuria di qualità con il “poliziotto cattivo” Gabry Ponte, “il poliziotto buono” Vanessa Incontrada e la critica sempre lucida e puntuale di Loredana Bertè. Battitore libero Tommaso Paradiso, a suo agio in studio come fosse sulla poltrona di casa sua, a commentare di tanto in tanto.

Purtroppo sono proprio i cantanti a non aver dato il meglio di sé. Sottotono e poco lucidi. È evidente che nel passaggio dal pomeridiano al serale, con un pubblico molto più vasto e la diretta televisiva, hanno mostrato i propri limiti. Sicuramente i due eliminati Martina e Francesco hanno meritato l’uscita: la prima perché non convinta di voler proseguire e soprattutto non ha saputo ‘reggere’ il palco della prima serata, il secondo ha peccato di poca personalità, nonostante performance dignitose. Meglio per Nyv, Gaia e Jacopo che hanno dimostrato di voler arrivare fino in fondo e vincere. L’ex concorrente di Sanremo Giovani 2018, Nyv, è consapevole di avere una seconda occasione importante, così come Gaia, seconda classificata nella decima edizione di “X Factor”. Entrambe si sono già prenotate per contendersi il podio di quest’anno. Jacopo ha dimostrato, ancora una volta, di essere preciso tecnicamente e di avere presenza scenica, però è stato penalizzato dall’esibizione su “Il mio giorno più bello nel mondo” di Francesco Renga, non proprio nelle sue corde, molto meglio il duetto con Alessandra Amoroso sulla difficilissima “Immobile”. Giulia continua a caricare troppo le sue esibizioni, risultando spesso non centrata. È stato il caso di “Cumm’è”, successo di Mia Martini e Roberto Murolo, interpretata in maniera totalmente fuori contesto.

Sul versante del ballo spiccano Nicolai, il ballerino di latinoamericano Valentin e Javier. Il primo si è inserito perfettamente nelle magiche atmosfere delle coreografie di Giuliano Peparini, che anche quest’anno ha fatto un ottimo lavoro di impatto scenico e visivo, mentre Javier è stato penalizzato da alcune scelte coreutiche non proprio adatte, ma è riuscito con la sua carica teatrale ed espressiva a garantirsi un posto per la seconda puntata.

Cosa accadrà ora è difficile dirlo. Il primo appuntamento del serale di “Amici di Maria De Filippi” in termini di ascolti ha perso l’8% rispetto allo scorso anno, quando iniziò a fine marzo: ieri c’erano 3.778.000 telespettatori e il 19.82% di share, quando “La Corrida” che è finita un’ora prima ha totalizzato 4.223.000 e 18.7%. Sarà il pretesto per poter racimolare qualche punto di share, per far tornare le polemiche tra i ragazzi e di conseguenza tra giuria di qualità e la commissione dei professori? Speriamo di no. Nel frattempo ci auguriamo per la seconda puntata che il meccanismo delle felpe racchiuse in un teca, calate dall’alto e consegnate ai concorrenti per accedere alla puntata successiva, con in sottofondo gli immortali Queen, venga abolito. Un po’ per rispetto nei confronti di Freddie Mercury, un po’ perché mette a dura prova – per così dire – la pazienza del telespettatore a casa. Si torni alle mitiche carte.

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Dalla piazza alla tv, un passaggio che per Le Sardine era già avvenuto con le numerose partecipazioni nei talk show politici. I leader del movimento hanno deciso di partecipare al serale del talent Amici in onda in prima serata su Canale 5. Una decisione che aveva creato qualche malumore interno ma che è stata difesa sui social dal movimento, anche poco prima dell’ingresso in studio: “Pronti al debutto. Con la giusta tensione di chi fa qualcosa che non ha mai fatto, ma con la felicità di portare un messaggio in cui crediamo in un posto che ci piace perché parla con l’arte, in cui abbiamo scelto di essere. Questa sera apriremo la prima puntata del serale di ‘Amici’. Una decisione forte che rivendichiamo e che ci dà l’opportunità di parlare ai giovani e di portare i nostri valori in un programma che premia il talento”.

Maria De Filippi concede alle Sardine uno spazio in apertura di sette minuti, ricordano Liliana Segre e citano Martin Luther King. L’antifascismo e l’importanza della Costituzione. Scorrono sul led le immagini toccanti del corpo senza vita del piccolo Alan Kurdi, quelle delle manifestazioni di Greta Thunberg, quelle di un orso polare colpito dal caldo anomalo. Al centro del loro intervento la lotta contro qualsiasi forma di discriminazione, la cura per la ambiente ma soprattutto la voglia di superare la paura.

“Non mi sarei mai aspettata di ritrovarmi un giorno in questo programma: non so ballare e al massimo ho cantato al karaoke. Parlare davanti ad un pubblico mi fa sempre moltissima paura e per essere qui stasera sono stata costretta a scendere a compromessi con lei: la paura. Io non ho ceduto alla sue pressioni ma la paura è sempre qui salda accanto a me. La paura è un’emozione potentissima e se scatta difronte ad un pericolo reale ci salva la vita, ma se scatta difronte ad un pericolo immaginario può renderti prigionieri. Cavalcare la paura istigando all’odio, produce ostilità, violenza, intolleranza. L’unica cosa che possiamo fare è reagire e dire basta! Basta paura! Pratichiamo la bellezza. Ovunque. Basta volerlo”, ha esordito Jasmine Cristallo.

Lorenzo Donnoli è la voce chi ha sofferto di autismo e di chi è omosessuale: “Non è così facile riconoscere il bello in se stessi. Se poi sei un ragazzo autistico che pensa alla Luna e anche omosessuale è un bel casino, allora ci vuole coraggio. Ho avuto paura di essere me stesso. Mi è capitato di aver pensato una cazzata: che fosse meglio morire invece che vivere come pensavo mi volessero gli altri. E invece no, è una figata essere se stessi!! In un mondo in cui una ragazza che vive la mia stessa condizione, come Greta, e che ci allarma su un qualcosa che tocca tutti noi viene sbeffeggiata. E io posso rischiare di nuovo di tornare a casa preso a bottigliate. Mentre un bimbo muore in fondo al mare con la sua pagella cucita addosso noi non possiamo restare immobili. Cambiare noi stessi è gratis. Salviamoci con la cultura e l’amore.”

L’intervento finale è di Mattia Santori: “80 anni fa una bambina ebrea rinchiusa nei campi di concentramento sognava di essere una farfalla e di volare sopra il filo spinato, nello stesso momento il popolo italiano decideva di smettere di essere servo e sognava una Costituzione, qualche anno dopo un prete americano sognava un mondo in cui neri e bianchi potessero condividere gli stessi diritti. Il filo comune di queste persone era soltanto uno. La paura. Un sentimento che preannuncia che stai per passare dall’ordinario allo straordinario. I ragazzi qui dietro stanno avendo paura. Noi stessi abbiamo avuto paura. E questo è il nostro augurio. Di avere paura, di superarla. Ogni giorno. Perché la bellezza è a portata di mano.”

Le Sardine non possono essere definite un partito politico ma non è la prima volta che nella trasmissioni di Maria De Filippi trovano spazio interventi simili, torna alla memoria Matteo Renzi con il giubbotto di pelle sempre ad Amici. Proprio nel talent show più volte la padrona di casa si è affidata per momenti di riflessione allo scrittore Roberto Saviano ma ha anche coinvolto a C’è posta per te, in un clima molto differente e scherzoso, Matteo Salvini con Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti. Tornando indietro negli anni l’incontro tra Piero Fassino e la sua tata. Interventi che spesso favoriscono il dibattito sull’utilità di queste partecipazioni ma soprattutto la domanda su chi beneficia di più di queste ospitate divisive.

La prima puntata del serale di Amici, in onda dalle 21.36 all’1, è stata vista da 3.778.000 telespettatori con il 19,82% di share. Su Rai1 La Corrida con Carlo Conti ha conquistato, dalle 21.35 alle 0.00, 4.223.000 con il 18,7%. Un testa a testa, anche in sovrapposizione, favorito dalla superconcorrenza di un venerdì affollato che vedeva sulle altre reti la presenza di Quarto Grado, Fratelli di Crozza, Presa Diretta, Il Cacciatore, Propaganda Live.

Amici è diventato negli anni il figlio debole in una famiglia forte, quella di Maria De Filippi che macina record di ascolti con i suoi numerosi titoli. Un genere che, senza girarci intorno, vive un momento di crisi, dimostrato dai bassi risultati di X Factor e dalla cancellazione di The Voice of Italy. Qui la sopravvivenza, sarebbe meglio dire la tenuta, del formato è favorito dallo zoccolo duro della trasmissione, dalla sua storicità. Un programma che si ripropone con i suoi pregi e i suoi difetti, la parte centrale scivola via con duetti, esibizioni e commenti veloci ma il talent soffre della sindrome dell’accumulo con troppe presenze che finiscono per essere usate poco e male, cosa tipica di molti show della generalista.

Con la convinzione che una presenza massiccia di ospiti possa garantire buoni risultati, cosa non scontata. Luciana Littizzetto non sembra particolarmente in forma e in collegamento funziona ancora meno. Il meccanismo cambia ogni anno e i regolamento si dimostrano sempre troppo complesso, lo show, seppur con difetti, è gradevole ma soprattutto permette allo spettatore di guardare Canale 5 in prime time senza urla, senza trash e senza provare imbarazzo. Di questi tempi quasi una mezza impresa.

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“Stiamo esaminando il problema in questo momento e stiamo guardando ad un paio di Paesi, pochi Paesi che hanno un numero un po’ sproporzionato di casi di coronavirus”, così Donald Trump ha risposto alla domanda di un giornalista che prima del suo volo per il South Carolina gli ha chiesto se allargherà il divieto di viaggiare negli Stati Uniti ad altri Paesi, per esempio l’Italia. “Prenderemo una decisione molto presto”, ha aggiunto, dopo aver sostenuto che il basso numero di casi in Usa è merito in particolare della sua decisione di chiudere tempestivamente i confini a certe aree del mondo, cioè la Cina da dove è partita l’epidemia.

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di Anna Maria Giannini*

Da giorni le cronache si occupano del Coronavirus (Covid 19) e tutti i canali mediatici e gli organi di informazione ci propongono a tempo pieno aggiornamenti sul numero di persone decedute e di contagiati, accanto a decaloghi per la prevenzione e comportamenti da tenere. Esperti di varie istituzioni si confrontano e il mondo della politica annuncia misure, provvedimenti, pratiche per limitare gli effetti del virus; nel frattempo gli ospedali attrezzano appositi percorsi e strutture di accoglienza e la Protezione civile prepara sistemi opportuni per fronteggiare effetti di epidemie e pandemie.

L’Italia è diventata di colpo un luogo percepito come poco sicuro, alcuni paesi raccomandano di rinviare viaggi se programmati, Milano appare deserta come non mai e le fotografie di alcune piazze sempre vive, affollate e piene di colori oggi mostrano il volto della paura. Paura: è una emozione il cui nome rimbalza più che mai in questi giorni. Che cosa vuol dire avere paura? Che cosa vuol dire “panico e sue conseguenze”? La psicologia è la scienza che più ha studiato questa emozione e i suoi effetti. In premessa va detto che la paura è una emozione negativa (che porta disagio) ma utile alla sopravvivenza: chi non la provasse non saprebbe mettersi in salvo dai rischi. E dunque è una condizione emotiva che caratterizza gli esseri umani e consente loro di adattarsi e di sopravvivere nell’ambiente. Ma così come può comparire di fronti ai rischi e consentire di mettersi in salvo, la paura può anche dare luogo a comportamenti più complessi e meno razionali.

Se la preoccupazione del contagio porta a seguire attentamente le istruzioni degli esperti e adottare comportamenti prudenti per mettere in salvo la propria vita e quella degli altri, stiamo parlando di una emozione capace di stimolare comportamenti congruenti e fortemente adattivi. Il problema nasce quando essa è dilagante e prende derive comportamentali disadattive: ne è un esempio il panico che porta l’individuo a reagire in modo da generalizzare ed allargare il campo dei potenziali rischi fino ad individuarli dove non esistono.

In una situazione in cui si ha accesso a un numero decisamente elevato di informazioni, chi ha problemi preesistenti di tensione ansiosa o di ipocondria (tendenza ad eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute) tende a cogliere e tenere in considerazione soprattutto quelle più allarmanti, perché incontrano quello stato generalizzato di ansia già attivo che facilmente si lega alla percezione del pericolo amplificandolo, rendendolo infinitamente più grave di quello che rappresenta. Il contagio dunque si presta a catalizzare ansia, tensione ansiosa, ipocondria, divenendo addirittura fonte di panico e scatenando comportamenti di difesa, talvolta di rabbia e aggressione o addirittura di “paralisi” e chiusura. Facile in questi casi proiettare proprio sulle informazioni più allarmanti le proprie convinzioni.

Per questa ragione gli organi di informazione hanno grande responsabilità. Negli studi di psicoterapia si impiegano metodi ben collaudati per interpretare ai pazienti in cura questi meccanismi; nelle sedi di prevenzione si dedica attenzione a spiegare ai genitori come parlare ai bambini rassicurandoli e facendoli sentire non in balia di qualcosa di terribile che accadrà da un momento all’altro, bensì comunicando loro che bravissimi medici sono a lavoro continuamente per prevenire, curare, trovare soluzioni e che si mettono in campo forze importanti per controllare la possibilità di contagio. E’ importante che i più piccoli percepiscano ciò che viene fatto, quanto è efficace, quanto li protegge. Devono sentire l’adulto come sicuro, non in balia del caos. Devono potersi fidare, sapere di essere tutelati. Non si deve mentire, ma rappresentare loro una realtà sotto controllo e in evoluzione; l’adulto deve trasmettere fiducia, speranza, costruttività.

Le istruzioni su come evitare il contagio diffuse dagli organi di stampa sono una base razionale e funzionale per offrire un aggancio al potere della razionalità sulla paura che prende derive irrazionali. Sapere che comportamenti corretti possono essere efficaci nella prevenzione non fa scomparire la paura per quella che oggettivamente è oggi una minaccia alla nostra salute, ma è utile a riportarla in quell’alveo di costruttività e adattività che la rende una emozione funzionale. Se abbiamo paura facciamo attenzione a lavarci le mani e ad usare le precauzioni indicate ma, al contempo, evitiamo la diffusione di quel panico generalizzato che ha portato ad assistere a condotte offensive, aggressioni a cittadini cinesi e assalti immotivati ai supermercati.

* Psicologa e psicoterapeuta

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Nell’ambito della valutazione sui progressi delle riforme strutturali in atto, prevista dal Regolamento (Eu) 1176/2011, la Commissione europea ha approvato alcuni giorni fa il rapporto sull’Italia (Country Report Italy 2020). Tra i temi oggetto della valutazione, le tasse e le finanze pubbliche, il settore finanziario, il mercato del lavoro e le politiche sociali, la competitività, gli investimenti e, non ultimo, la sostenibilità ambientale. Vediamo come stanno le cose sull’ambiente, visto che, a parole, viene sempre identificato come il settore strategico per il futuro delle nostre generazioni.

Il rapporto inizia elogiando il nostro Paese per i progressi raggiunti nell’obiettivo n.13 sullo sviluppo sostenibile (Sdg 13), relativo alle emissioni di gas serra. Tra il 2005 e il 2018, l’Italia ha, in effetti, diminuito del 18% le emissioni climalteranti nei settori cosiddetti non-Ets, ossia residenziale, trasporti, agricoltura e rifiuti. Andrebbe tuttavia specificato che, con le misure attualmente vigenti, c’è ancora un divario del 6% e solo con le nuove misure aggiuntive, previste dall’Italia nel proprio Piano clima (Pniec), si potrà colmare il gap e raggiungere l’obiettivo del -33% assunto dall’Italia in questo settore. D’altro canto, però, il Pniec pone ancora le fonti fossili al centro delle politiche energetiche e dello sviluppo industriale del nostro Paese, visto che al 2040 prevede che quasi il 70% del contributo energetico provenga ancora dal gas, per lo più estero: prospettiva non propriamente in linea con l’obiettivo di decarbonizzazione completa che l’Italia si è posta per il 2050.

Sebbene il rapporto affermi che il governo italiano sta sostenendo la transizione verde, c’è da ricordare che il nostro Paese non riesce proprio a prendere la decisione di dirottare i 19 miliardi di sussidi che attualmente vanno alle fonti fossili verso tale transizione. Affinché vi sia un reale passaggio verso la green economy, sarà necessario utilizzare bene anche quei 20 miliardi di euro a disposizione a livello centrale per il periodo 2020-2034 (Just transition fund), così come le risorse disponibili presso le amministrazioni locali, magari in sinergia, e non in contrapposizione, tra loro. Partendo dal phase out del carbone che tutti invocano ma che nessuno finora ha dimostrato di saper/voler attuare.

La situazione si aggrava considerando che l’Italia non ha ancora varato il proprio Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, necessario per contenere gli effetti negativi del cambiamento climatico ormai in atto. Azioni che vanno pianificate adesso, non quando tali effetti si saranno mostrati con tutta la loro potenza distruttiva.

Per quanto riguarda il settore privato, il rapporto evidenzia come le imprese italiane stiano diventando più verdi, sebbene solo il 15,7% abbia deciso di internalizzare i costi ambientali e il 13,4% di continuare ad investire nell’economia circolare. Sono più le Pmi ad investire sulla protezione ambientale che le grandi aziende che, al contrario, hanno leggermente diminuito il loro input. Eppure, l’analisi stessa mette in evidenza i dati di Symbola e Unioncamere che confermano che gli eco-investimenti sostengono le esportazioni: un chiaro segnale per il governo ad incrementare gli sforzi affinché il mondo imprenditoriale possa più agevolmente percorrere la strada dello sviluppo sostenibile. Tenendo anche conto che, come più volte sottolineato nel rapporto, la transizione verde può avere positive ricadute sociali, se adeguatamente sostenuta.

Migliorare l’efficienza energetica nel settore civile residenziale, decarbonizzare il settore dei trasporti, promuovere l’economia circolare e prevenire i rischi del cambiamento climatico sono i temi prioritari sui quali, secondo il rapporto, l’Italia dovrà impegnarsi per una reale transizione verde. Il rapporto, infine, sostiene che gli obiettivi di efficienza energetica e fonti rinnovabili previsti al 2020 saranno raggiunti; obiettivi che, tuttavia, secondo molti esperti, non erano molto ambiziosi. Ulteriori misure saranno, comunque, necessarie in vista degli obiettivi 2030. L’analisi della Commissione europea sottolinea come nel settore residenziale, responsabile di più di un terzo del consumo totale di energia, le misure attualmente pianificate non sono sufficienti a raggiungere gli obiettivi inseriti nel Pniec.

Il rapporto ricorda che l’Italia ha diverse procedure di infrazione comunitaria aperte sul tema della qualità dell’aria (sforamento dei limiti per Pm10 e NO2), ove il settore dei trasporti, responsabile anche per il 23% delle emissioni nazionali di gas climalteranti, unitamente a quello del residenziale, è il principale responsabile. I porti vengono identificati come rilevanti per lo sviluppo sostenibile della logistica anche se, molto probabilmente, non saremo in grado di spendere tutte le risorse messe a disposizione per il periodo 2014-2020. Sulla mobilità urbana, vengono sottolineate le potenzialità ma anche il ritardo con il quale le città italiane stanno approntando i propri Piani per la mobilità sostenibile (Pums).

Sul tema dell’economia circolare, infine, l’Italia si posiziona bene, anche se con molta disparità tra le diverse regioni, tranne che per il trattamento delle acque (oggetto di infrazione comunitaria) e per il servizio scadente di distribuzione dell’acqua potabile.

In definitiva, abbiamo ancora molto lavoro da fare, in Italia, se vogliamo veramente raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile assunti in sede sia nazionale che internazionale.

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Lo sviluppo delle imprese di piccole dimensioni è strettamente correlato alla storia professionale dell’imprenditore e, molto spesso, dei membri della sua famiglia. La settimana scorsa abbiamo iniziato a discutere dei rischi insiti nella successione aziendale ma forse, per questione di spazio e di battute, non abbiamo fatto ben comprendere che la continuità aziendale è un problema che riguarda non solo la proprietà (i rappresentanti delle due generazioni che originano il cambio) ma anche altri attori che sono portatori di interessi esterni alla azienda che, è bene ricordarlo, nel momento del passaggio generazionale, esce quasi sempre profondamente mutata.

La successione imprenditoriale può essere infatti concepita anche come un processo di scambio e selezione di competenze tra i due protagonisti principali che, oltre a garantire il fisiologico alternarsi alla guida dell’azienda, permetta il mantenere o il variare di valori, metodi, procedure e tecniche manageriali (competenze critiche) coerenti con le esigenze proprie dell’impresa e soprattutto del mercato.

Se queste competenze critiche per l’efficace conduzione dell’azienda rimangono inalterate nel tempo ed è presumibile possano durare anche per il futuro, risulta chiaro che, da un lato, il percorso formativo del successore potrà ricalcare quello seguito a suo tempo dall’attuale imprenditore e, dall’altro, che la delega tra i due protagonisti potrà essere esclusivamente operativa cioè limitata allo svolgimento di attività in misura più o meno ampia a seconda dei casi. Differente e più complesso è il caso in cui il processo di successione non si deve limitare a concludere un avvicendamento fisiologico ai vertici dell’azienda, ma deve anche favorire la riformulazione del ruolo imprenditoriale richiesto dalle mutate condizioni aziendali. In presenza di nuove funzioni critiche, di emergenti strategie di evoluzione aziendale, di rapida crescita dell’azienda o al contrario, di involuzioni nel processo di sviluppo, l’imprenditore deve, oltre che percepire queste novità, sapervi adattare i modi e i tempi del proprio contributo all’azienda.

Parliamo degli eventuali manager dell’azienda che non siano membri del gruppo proprietario, tutti i collaboratori, i consulenti “tradizionali” (commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro) dei protagonisti della successione, le loro famiglie e, all’esterno dell’azienda, tutti i portatori di interessi in azienda come le banche, i fornitori e i clienti e, sia pure in maniera molto indiretta, le associazioni industriali di appartenenza e gli enti locali.

In questo quadro occorre soffermarsi sul ruolo degli altri attori coinvolti. Chi sono? Escludendo le banche di cui abbiamo parlato tanto su queste colonne e che, tranne casi eccezionali, sono portatori dei soli propri interessi, è il caso di soffermarci sugli altri protagonisti.

Suddividerò l’analisi in due puntate, soffermandomi ora sugli attori legati all’ambito familiare e amicale il cui principale obiettivo è quello di garantire un clima favorevole alla successione.

Ciò non significa evidentemente evitare che, influenzati dalla morale cattolica della “famiglia del Mulino Bianco”, determinati e oggettivi conflitti si manifestino. Il ruolo positivo della famiglia e di eventuali amici coinvolti come esterni nel processo di successione, tranne alcune eccezioni, si svolge soprattutto nella sfera della mediazione interpersonale e della creazione di spazi di confronto. Soprattutto per i membri della famiglia che possiedano quote o azioni dell’azienda e che non sono coinvolti nella gestione, il momento della successione può rappresentare l’occasione traumatica di divisioni e contrapposizioni: anche per questo l’abitudine al confronto regolare nell’ambito di un consiglio di famiglia, scadenzato a cadenza anche annuale, può essere molto utile.

Infine, va ricordato che la famiglia per sua natura tende a smembrarsi e a creare nuovi nuclei; poiché non sempre per l’azienda è efficace seguire la stessa prospettiva si fondano, per esempio, piccoli “sottogruppi” familiari: questo fenomeno tende di per sé ad aumentare la complessità del processo successorio. E, quindi, a maggior ragione occorrono momenti di confronto (consiglio di famiglia) e forze di mediazione che sicuramente possono svolgere i familiari e gli amici.

Alla prossima per parlare degli attori extra-famiglia.

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Mentre si attende la decisione del governo – prevista in giornata – sulla riapertura o meno delle scuole nelle Regioni colpite dall’epidemia di coronavirus, sale il numero dei contagi: oltre 800 in totale, di cui 191 in Veneto, secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Regione. Un nuovo caso a Roma, il primo non importato dalla Cina: una donna di Fiumicino che aveva fatto visita ai parenti del bergamasco e si era messa in isolamento volontario al comparire dei primi sintomi. Finito ieri a notte inoltrata, il Consiglio dei ministri ha varato una serie di misure economiche a sostegno del turismo e di imprese e cittadini dei Comuni focolaio: sospensione delle bollette fino al 30 aprile, indennità mensile fino a 500 euro, per tre mesi, ai lavoratori autonomi fermi per la quarantena e 350 milioni di euro di fondi destinati al sostegno delle imprese esportatrici. In più i laureati in medicina e chirurgia che non potranno sostenere l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione (rinviato causa virus) sono autorizzati a frequentare con riserva il corso di formazione specifica in medicina generale.

CRONACA ORA PER ORA

11:24 – Cà Foscari riprende la didattica per via telematica
Da lunedì 2 marzo l’Università Cà Foscari riprenderà le attività didattiche, esclusivamente con modalità telematica tramite la piattaforma Moodle di Ateneo. Le prove finali delle lauree magistrali programmate nella settimana dal 2 al 7 marzo verranno effettuate tramite modalità telematica.

11:15 – Dimesso Niccolò dallo Spallanzani
Terminati i 14 giorni di quarantena, il 17enne di Grado può tornare a casa. “È un momento emozionante, finalmente lo riportiamo a casa”, ha detto la madre. Bloccato per due volte in Cina a causa della febbre ma risultato negativo poi ai test per il coronavirus. “Finalmente questa disavventura è finita”.

10:45 – Regione Toscana: “Test solo su sospetti”
Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha emesso un’ordinanza quadro per disciplinare quanto è stato disposto finora in Toscana in materia di prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Il testo è stato redatto seguendo le linee dettate dal Ministero della salute, prevede che i cittadini, qualora manifestino sintomi come febbre, tosse o altri sintomi influenzali, devono rivolgersi sempre al proprio medico di famiglia per via telefonica. Se provengono da una zona rossa devono chiamare il numero verde dedicato o i numeri delle aziende sanitarie territoriali che indicheranno il percorso più adatto. Il ricorso agli ospedali, sempre tramite percorsi dedicati, viene limitato solo ai casi più gravi. I test diagnostici per la verifica della positività vengono effettuati solo ed esclusivamente sui casi sospetti, come definiti dalle disposizioni nazionali.

10:30 – Scuole chiuse in provincia di Benevento
Ieri nel Sannio, a Guardia Sanframondi, un giovane militare che già si era sottoposto all’autoquarantena, è risultato positivo al coronavirus. Per ordinanza sindacale, in diversi comuni della provincia di Benevento sono state chiuse scuole di ogni ordine e grado chiuse, manifestazioni pubbliche sospese e limitazioni alle attività commerciali fino al 7 marzo: sono alcuni dei provvedimenti adottati con ordinanza sindacale in alcuni comuni della Valle Telesina, in provincia di Benevento. I comuni interessati dai provvedimenti sono San Lupo, San Lorenzo Maggiore, Castelvenere, Telese, San Salvatore Telesino e Guardia Sanframondi.

10:10 – Ref Ricerche: “Diminuzione del pil tra -1% e -3%”
Il Ref Ricerche che quantizza la perdita di Pil tra i 9 ed i 27 miliardi. L’effetto del coronavirus sull’economia italiana viene stimato dall’Istituto in una diminuzione del pil compresa tra -1% e -3% nel primo e secondo trimestre 2020. La stima considera l’impatto nelle regioni italiane, con effetti immediati e di più lunga durata, a seconda del settore considerato. Lombardia e Veneto, le regioni più interessate, spiega il Ref, contano per il 31% del pil italiano.

10:00 – Annullato il Festival del Giornalismo di Perugia
L’edizione 2020 dell’International Journalism Fest, in programma dal 5 aprile, è stata annullata a causa dell’emergenza coronavirus: “Ci scusiamo per i disagi, ma salvaguardare la salute e la sicurezza dei presenti è la nostra massima priorità”, spiegano sul sito dell manifestazione. “L’edizione 2021 si terrà a Perugia dal 14 al 18 aprile”.

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“Non siamo in grado di gestire una nuova ondata migratoria“. È quello che ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, riferendosi ai profughi in fuga da Idlib, in Siria, dove l’esercito turco sta combattendo contro le truppe siriane. Nel frattempo è tesa la situazione alla frontiera fra Grecia a Turchia. In risposta all’escalation con la Siria, Ankara ha aperto i confini con il Paese ellenico ai migranti, che ora stanno tentando di entrare nell’Unione europea. Le forze di sicurezza greche ne hanno respinti 4mila, ma secondo il presidente turco da venerdì già 18mila persone hanno oltrepassato il confine.

Il portavoce del governo, Stelios Petsas, dopo una riunione di emergenza con il premier, Kyriakos Mitsotakis, ha detto che “la Grecia ha dovuto affrontare ieri un tentativo organizzato, di massa e illegale di violare i nostri confini e l’ha superato”. Atene ha usato agenti anti sommossa, lacrimogeni e granate stordenti per impedire l’ingresso dei profughi provenienti dalla Turchia. La Grecia ha anche aumentato i controlli nel braccio di mare tra le isole dell’Egeo orientale e la costa greca, ha detto il ministro delle Politiche per le isole e la navigazione, Ioannis Plakiotakis.”I confini greci sono anche i confini di tutta Europa”, ha aggiunto.

La situazione al confine fra Grecia e Turchia è strettamente legata a quella in Siria. Dopo l’intensificarsi degli scontri con le truppe di Assad, Erdogan ha deciso di aprire ai migranti le frontiere con l’Unione europea. Un altro attore importante in questa situazione è il presidente russo Vladimir Putin, cui Erdogan ha chiesto di “togliersi di mezzo” a Idlib. A Istanbul il presidente turco ha detto: “Ho chiesto a Putin: ‘Quali sono i tuoi interessi lì? Se stabilisci una base, fallo ma togliti di mezzo e lasciaci faccia a faccia con il regime‘”. E ha aggiunto che le forze siriane “pagheranno il prezzo” per i loro attacchi contro l’esercito turco.

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Il patto dell’amuchina – da Il Fatto Quotidiano​
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I carabinieri del Nucleo Investigativo hanno notificato ieri pomeriggio a Vittorio Cecchi Gori, ex patron della Fiorentina, un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura Generale della Corte d’Appello di Roma per un cumulo pena di 8 anni, 5 mesi e 26 giorni di reclusione. A Cecchi Gori sono contestati reati finanziari, tra cui una bancarotta fraudolenta. Secondo quanto si è appreso, Cecchi Gori si trova ora a Rebibbia.

Solo due giorni fa la Cassazione aveva reso definitiva la condanna a 5 anni e mezzo per il crac da 24 milioni di euro della Safin Cinematografica, come deciso nell’ottobre del 2018 dalla Corte di appello romana. Dopo il sequestro della sua abitazione a Palazzo Borghese Vittorio, 78 anni ad aprile, è tornato a vivere, talvolta anche agli arresti domiciliari, nella abitazione ai Parioli, dove viveva il padre Mario, l’uomo che fondò l’impero Cecchi Gori, ormai disfatto e liquefatto, lasciando un segno nel cinema italiano.

Per il filone d’inchiesta Safin, Cecchi Gori – un passato da senatore della Repubblica per due mandati – è stato arrestato nel 2008 e ha già trascorso circa quattro mesi con misure cautelari, ma non bastano a superare lo i cinque anni e due mesi che rimangono per saldare il conto con la giustizia. Inutile in Cassazione l’estremo tentativo del suo legale, avvocato Massimo Biffa, di ottenere un rinvio. In appello la condanna a sei anni di reclusione era stata ridotta di sei mesi per la prescrizione di un reato, ed erano usciti di scena gli altri imputati che avevano patteggiato. Si tratta di Luigi Barone (collaboratore di Cecchi Gori, tre anni e 4 mesi), Giorgio Ghini (presidente del collegio sindacale, 3 anni) e Alessandro Mattioli (componente del collegio sindacale, 3 anni). Altri due imputati sono morti dopo il primo grado e dunque era rimasta attiva solo la posizione di Cecchi Gori.
Secondo l’accusa gli indagati avevano continuato a gestire la Safin dissipandone parte rilevante del patrimonio fino alla primavera del 2007 benché non facesse più parte del gruppo societario di Cecchi Gori dall’ottobre 2006, quando la capofila Finmavi, la cassaforte finanziaria, venne stata dichiarata fallita. Nel 2006, Vittorio era già sta condannato dalla Cassazione per il fallimento della Fiorentina, a tre anni (coperti dall’indulto) e quattro mesi.

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“Questa misura restrittiva ci è costata molto, la consideriamo molto penalizzante e non vediamo l’ora di rimuoverla”, è il messaggio che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il viceministro Pierpaolo Sileri, e il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, hanno voluto lanciare tramite delle videochiamate a due famiglie in quarantena nella “zona rossa”, una di Codogno e una di Terranova dei Passerini. “Abbiamo assunto un impegno, quello di non lasciarvi soli, ed è la ragione anche per cui oggi siamo qui a cercare di acquisire ulteriori informazioni oltre che ovviamente a manifestarvi il nostro sentimento di piena partecipazione. Ma non solo il governo, io aggiungo che il Paese non può dimenticare il sacrificio che vi ha richiesto nell’interesse collettivo. Ed è per questo che considero un interesse morale non lasciarvi soli e adottare anche delle misure a voi specificamente dedicate”, ha continuato il premier, parlando anche al sindaco di Codogno, Francesco Passerini, e a quello di Castelgerundo, Daniele Saltarelli, ma anche al direttore generale dell’Azienda socio sanitaria di Lodi, Massimo Lombardo, e al responsabile del Dipartimento Emergenza Urgenze, Enrico Storti.

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Per la prima volta dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, non è la Cina a registrare il maggior numero di nuovi contagi: la Corea del Sud ha confermato 594 positivi in un giorno, superando i 427 annunciati da Pechino ieri. In totale, in Cina, si contano quasi 79.251 contagiati e 2.835 decessi, ma la diffusione inizia a rallentare. In altri Stati, invece, galoppa: Seul, nell’ultimo bollettino ufficiale, parla di 23.150 persone colpite dal virus, per il 90% nella città-focolaio di Daegu, con 17 vittime.

L’organizzazione mondiale della sanità parla di rischio globale “molto alto”: i test positivi al coronavirus sono ormai oltre 83mila in tutto il mondo. Gli Stati Uniti sconsigliano i “viaggi non essenziali” in Italia. Nella notte infatti il dipartimento di Stato ha diffuso un nuovo ‘travel warning’ che innalza l’allerta al livello 3, il penultimo della scala di rischio. Il livello 4 per ora è riservato alla sola Cina. “Gli Usa sostengono completamente l’Italia e sono al suo fianco”, ha scritto su Twitter la portavoce del dipartimento di stato Usa, Morgan Ortagus.

Stati Uniti – Nuovi casi sulla costa occidentale, tutti di origine ‘sconosciuta’. Le autorità sanitarie di California, Oregon e Washington DC hanno confermato tre nuovi pazienti, senza riuscire a risalire all’origine del contagio: si tratta di una donna anziana, uno studente di Everett e un impiegato di Portland, Oregon. Nessuno dei tre ha viaggiato all’estero di recente o ha avuto un contatto ravvicinato con una persona infetta. Gli altri casi accertati nelle scorse settimane erano persone rientrate dalla Cina, cittadini americani rimpatriati da Wuhan o passeggeri della Diamond Princess. Questi, quindi, sarebbero i primi casi di contagio sul suolo americano. Per far fronte alla nuova situazione, i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) chiedono che ogni Stato e ogni dipartimento locale abbia la capacità di fare il test per il coronavirus entro la fine della prossima settimana. Lo ha detto la direttrice dei Cdc, Nancy Messonnier, ammettendo che finora le cose “non sono andate così lisce come volevamo”. Alcuni kit con i test mandati inizialmente ai laboratori statali e locali erano difettosi.

Cina – Il blocco forzato di fabbriche e aziende comincia a far sentire i suoi effetti: l’indice Pmi manifatturiero di febbraio è sceso in Cina ai minimi record di 35,7, da 50 di gennaio e a dispetto di 46 atteso dagli analisti. L’indicatore infatti descrive la capacità di acquisizione di beni e servizi, e ora sta scontando l’impatto dell’epidemia che ha fatto saltare la catena della produzione e della distribuzione in tutto il Paese.

Giappone – Tokyo sta valutando la cancellazione delle Olimpiadi: una mossa che destabilizzerebbe l’intero sistema finanziario del Giappone, secondo l’economista della Banca Bnp Paribas, Ryutaro Kano, in un rapporto economico citato dall’agenzia Bloomberg. Oltre alla perdita degli introiti derivanti dal turismo, l’assenza dei giochi questa estate comporterebbe il rischio di default per molti settori legati alla ricettività alberghiera e il comparto dell’edilizia, spiega l’indagine.

Svizzera Primo caso di coronavirus nel Canton Vallese in Svizzera. Il paziente è un uomo sulla trentina dell’Alto Vallese, ha indicato ieri sera la Cancelleria cantonale. Deve ancora essere svolto un secondo test per confermare con certezza il contagio, che sarebbe il tredicesimo in Svizzera. L’uomo, il cui stato di salute non preoccupa ed è giudicato buono, è ricoverato all’ospedale di Sion. Quattro persone della sua famiglia sono state messe in quarantena presso i loro domicili.

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Nuova questione per Alitalia. La Commissione europea ha avviato un’indagine sull’ultimo prestito ponte da 400 milioni di euro erogato alla compagnia, per verificare se si tratti di aiuti di Stato. L’Antitrust europeo ha fatto partire l’inchiesta dopo aver ricevuto una serie di denunce secondo cui il prestito è illegale. È ancora in corso “separatamente” la prima indagine sul vecchio prestito da 900 milioni, aperta ad aprile 2018. Nel frattempo è atteso a breve il bando di gara per la vendita della società, messo a punto dal commissario Giuseppe Leogrande e dal direttore generale Gianfranco Zeni.

L’Italia e le altre parti interessate hanno ora la possibilità di presentare le loro osservazioni all’Antitrust sulla la nuova indagine. A fine 2019 le autorità italiane avevano annunciato che avrebbero concesso un nuovo prestito di 400 milioni di euro a favore di Alitalia “al fine di facilitare la razionalizzazione della compagnia nel tentativo di cederne le attività”, ha ricordato la Commissione. Il decreto legge che ha autorizzato il prestito è stato approvato dal governo italiano nel dicembre 2019 e convertito in legge dal Parlamento italiano nel gennaio 2020. Il decreto ha disposto anche che la procedura che consente la cessione dei complessi aziendali di Alitalia debba essere eseguita entro il 31 maggio 2020.

E proprio nel fine settimana è atteso il bando di gara per la vendita della compagnia. “Verrà pubblicato nelle prossime ore, credo ci sia una interlocuzione aperta con diversi soggetti che si sono avvicinati in queste ore”, ha detto il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli. “Confido in una soluzione positiva”, ha aggiunto, anche se l’emergenza coronavirus “incide fortemente sulla vendita dei biglietti” e “non agevola certamente il cammino del commissario Leogrande”. Il bando potrebbe prevedere la vendita tramite lo “spezzatino” dei tre asset (volo, manutenzione e handling) oppure attraverso un lotto unico. Il bando definirà anche la tempistica dell’iter per arrivare pronti al termine del 31 maggio. Il nuovo compratore di Alitalia non dovrà sobbarcarsi la restituzione degli 1,3 miliardi di prestito ponte, che rimarranno in carico alla bad company controllata dallo Stato.

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L’edizione 2020 del Festival internazionale del giornalismo è stata annullata a causa della situazione legata al coronavirus (ULTIME NOTIZIE - SPECIALECOME SI CONTANO I CONTAGI -  VIDEO). La comunicazione è arrivata sul sito ufficiale della manifestazione dagli organizzatori dell'evento che si tiene ogni anno nel capoluogo umbro: “Per noi è fondamentale avere come priorità assoluta la salute e la sicurezza degli speaker, dei volontari così come dei cittadini di Perugia”, si legge. Intervenuta a Sky TG24, la fondatrice del festival Arianna Ciccone ha spiegato: “La situazione è cambiata negli ultimi 2-3 giorni a livello mondiale, questo ci ha fatto riflettere visto il contesto con tanti eventi annullati, anche nostri partner come Google e Facebook lo hanno fatto”, ha sottolineato. “Non è una scelta dettata dalla paura e dal panico ma è estremamente razionale. Bisogna dare il giusto peso a quello che sta succedendo. Tra i suggerimenti degli esperti e delle autorità c’è quello di non frequentare luoghi pubblici e affollati, e il festival crea ogni anno queste situazioni".

“Ci ha guidato un principio: prendersi cura gli uni degli altri”

Si legge ancora nel comunicato: "Ci abbiamo pensato molto in tutte queste settimane, mentre abbiamo continuato a lavorare per l'edizione del Festival più bella di sempre. Abbiamo valutato e considerato ogni possibile aspetto e informazione, siamo stati in contatto continuo con le istituzioni regionali. Alla fine nel prendere questa decisione ci siamo fatti guidare da un principio che ci ha ispirato in tutti questi anni: il prendersi cura gli uni degli altri".

“Fondamentale tutelare la tranquillità di tutti”

"Per noi è fondamentale tutelare la tranquillità e la serenità di chi lavora con noi e per noi", continua il comunicato, "Questa scelta, difficile e anche dolorosa, sarà il nostro modo di contribuire alla necessaria azione collettiva fatta di responsabilità e comportamenti virtuosi per affrontare tutti insieme uniti questo momento critico". L'appuntamento è al 2021 quando, scrive Arianna Ciccone, dal 14 al 18 aprile "il Festival tornerà più forte, più appassionante e coinvolgente che mai" il prossimo anno.



from Sky News TG24 - TG24 cronaca
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Un comitato di affari fatto da consiglieri comunali, funzionari del Comune, professionisti e imprenditori avrebbe gestito irregolarmente pratiche edilizie. E’ ciò che emerge dall’inchiesta della Procura di Palermo che ha portato agli arresti domiciliari per due consiglieri comunali, due dirigenti del Comune, due imprenditori e un architetto. Sono accusati, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico.

I consiglieri comunali arrestati sono Sandro Terrani, 51 anni, di Italia Viva, membro della Commissione Bilancio, e Giovanni Lo Cascio, 50 anni, del Pd, presidente della Commissione Urbanistica, lavori pubblici, edilizia privata. Ai domiciliari anche i funzionari comunali Mario Li Castri, 56 anni, ex dirigente dell’Area Tecnica della Riqualificazione Urbana, e Giuseppe Monteleone, 59 anni, ex dirigente dello Sportello Unico Attività Produttive, l’architetto Fabio Seminerio, 57 anni, e gli imprenditori Giovanni Lupo, 77 anni, di San Giovanni Gemini e Francesco La Corte, 47 anni, di Ribera, amministratori della ditta edile BIOCASA srl. All’architetto Agostino Minnuto, 60 anni, di Alia, è stato notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Palermo, hanno accertato che imprenditori e professionisti erano in grado di incidere sulle scelte di pubblici dirigenti e amministratori locali che, in cambio di soldi e favori, avrebbero asservito la pubblica funzione agli interessi privati. Nel 2016 secondo le indagini, l’architetto Fabio Seminerio presentò – per conto di numerosi imprenditori – tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo e per la realizzazione di 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata. Per derogare al piano regolatore generale, condizione necessaria per effettuare i lavori, era necessario che il Consiglio Comunale attestasse il pubblico interesse delle iniziative.
L’istruttoria sulle proposte di deliberazione fu curata da Mario Li Castri, all’epoca a capo dell’Area Tecnica del Comune, anche lui arrestato, che, in evidente situazione di incompatibilità, in quanto ex socio di Seminerio, rilasciò parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata. In cambio, dagli imprenditori Francesco La Corte e Giovanni Lupo, interessati all’approvazione dei piani, avrebbe ottenuto la promessa di assegnare a Seminerio la direzione dei lavori. L’architetto avrebbe girato poi a Li Castri una parte dei profitti incassati a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale delle tre proposte di deliberazione. Al buon esito dell’affare avrebbe partecipato anche Giuseppe Monteleone, ex dirigente dello Sportello Unico Attività Produttive, che avrebbe curato la delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo. I consiglieri comunali arrestati Sandro Terrani e Giovanni Lo Cascio, per parte loro, in cambio di regali si sarebbero mossi per velocizzare la calendarizzazione e l’approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore. Il 7 novembre 2019 il Consiglio Comunale espresse comunque parere contrario alle proposte.

In un altro episodio Li Castri, sempre nel suo ruolo di dirigente comunale, avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia della ditta dei due imprenditori, la BIOCASA, consentendo di aumentare le unità abitative da realizzarsi da 72 a 96. Il progetto era stato redatto anche in questo caso dal suo ex socio in affari Seminerio, a cui fu assegnato l’incarico di direttore dei lavori.
Monteleone, ex dirigente dell’Area Tecnica, avrebbe curato anche alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla BIOCASA per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare sempre a Palermo, avallando varianti in aumento per consentire la realizzazione di un maggior numero di unità abitative (da 96 sarebbero arrivate a 133). In cambio, gli imprenditori avrebbero garantito una mazzetta di 15mila euro. I due costruttori poi avrebbero dato a una strettissima amica di Monteleone diversi incarichi professionali, facendole incassare grosse somme di denaro.

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Nel suo monologo all’interno del talk politico ‘Accordi&Disaccordi’, in onda sul Nove tutti i venerdì alle 22.45, condotto insieme a Luca Sommi, Andrea Scanzi commenta l’emergenza Coronavirus in relazione alle manovre di palazzo per formare un governissimo e cacciare Giuseppe Conte: “Tutti parliamo di Coronavirus, è inevitabile, ci fa paura, ma c’era solo una cosa positiva in questa situazione – ha spiegato il giornalista – parlando tutti del Coronavirus, nessuno parlava più delle beghe politiche, delle beghe di basso cabotaggio, cioè nessuno parlava più delle bizze di Matteo Renzi. Quanto è durato? Cinque, sei giorni, poi Renzi di nuovo ha attirato l’attenzione e come ha fatto? Ha detto: ‘Serve un grande governo di unità nazionale, un governissimo per fronteggiare la crisi'”. Ecco, secondo l’editorialista de Il Fatto Quotidiano la catena dei governi a cui, secondo il leader di Italia Viva, gli italiani si dovrebbero sottoporre: “Secondo Renzi dovremmo passare da Renzusconi a Salvimaio a Zingamaio a Salvirenzi, il peggio del peggio. Che idea meravigliosa!”. Per Scanzi “non c’è nulla di peggio della paura di un’enorme pandemia, ma forse se ci pensate una cosa peggiore c’è e cioè quella politica che sfrutta la paura della pandemia per rovesciare tutto, fare i suoi comodi e creare quello che sarebbe per distacco il più brutto governo della storia repubblicana”.

“Accordi&Disaccordi” è prodotto da Loft Produzioni per Discovery Italia ed è disponibile anche su Dplay (sul sito www.it.dplay.com – o scarica l’app su App Store o Google Play). Nove è visibile al canale 9 del Digitale Terrestre, Sky Canale 145 e Tivùsat Canale 9. Segui @aedtalkshow su Facebook, Twitter e Instagram.

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Il presidente di Articolo 1 Pier Luigi Bersani, ospite della prima puntata della nuova stagione di ‘Accordi&Disaccordi’, il talk show condotto da Andrea Scanzi e Luca Sommi con la partecipazione di Marco Travaglio, in onda su Nove tutti i venerdì alle 22.45, chiarisce che, se dovesse scommettere su una fusione di un orizzonte politico tra Cinque stelle e Pd riformista, progressista, penserebbe piuttosto a “un campo di alleanza, di convergenza sì, ma nella distinzione perché ciascuno ha una mission – ha spiegato l’ex segretario del Pd – I Cinque stelle sono originariamente un cinismo radicale. Depurato da un sacco di fumisterie e di errori, c’è un elemento prezioso, mentre il Pd e la sinistra hanno una vocazione riformatrice sul lato dei temi sociali e civili, del lavoro”, ha concluso il deputato ricordando che la stessa idea lo aveva ispirato anche durante lo streaming del 2013.

“Accordi&Disaccordi” è prodotto da Loft Produzioni per Discovery Italia ed è disponibile anche su Dplay (sul sito www.it.dplay.com – o scarica l’app su App Store o Google Play). Nove è visibile al canale 9 del Digitale Terrestre, Sky Canale 145 e Tivùsat Canale 9. Segui @aedtalkshow su Facebook, Twitter e Instagram.

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All’inizio Tommaso era spaventato dalle mascherine che vedeva in tv, ma alla fine si è abituato. Solo che non riesce a capire se siano utili o no, visto che la mamma non la indossa quando esce. Proprio lei che è tanto preoccupata. Per Anita il coronavirus è diventato il male assoluto, a cui collegare lutti passati e pericoli futuri. Perché il coronavirus può uccidere. “Ma solo le persone anziane, che sono già debilitate” si sente ripetere da giorni Giorgia. Nicolò abbandona così ogni timore, persino quando a Rossella torna l’influenza con tanto di febbre a 40. Al papà, rientrato a casa dal lavoro chiedendo “come stanno i miei bambini?”, una sera fornisce il freddo bollettino: “Io sto bene, ma Rossella ha il coronavirus”. Tutti a ridere, di questi tempi fa bene. E poi c’è Lorenzo che, nonostante abbia da sempre amici che arrivano dai luoghi più disparati del mondo e sia stato educato nel rispetto delle differenze, pronuncia una frase che a tavola lascia tutti senza parole: “Tanto in classe mia non ci sono bambini cinesi”. Un pugno nello stomaco per mamma e papà. Così non va bene. L’avrà sentito a scuola? Ne avranno parlato tra di loro? Certo, perché i bambini non restano in attesa che gli adulti spieghino loro come va il mondo e spesso un’idea se la fanno da soli. Magari sbagliata o, quantomeno, confusa. E allora bisogna provare a riavvolgere il nastro delle ultime settimane. Abbiamo cercato di farlo insieme a Vania Giacomet, professore associato dell’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’unità di Infettivologia Pediatrica al Sacco e Maria Antonella Costantino, presidente della Società Italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza e direttrice dell’Unità operativa dedicata del Policlinico di Milano. “Ai bambini dobbiamo parlare in modo schietto, cercando di bilanciare la necessità di spiegare cosa sta accadendo e fornire loro le regole essenziali di prevenzione, con quella di infondere fiducia” spiega a ilfattoquotidiano.it Vania Giacomet.

IL CORONAVIRUS SPIEGATO AI BAMBINI – Meglio partire dalle basi, facendo un confronto con qualcosa che loro già conoscono, come l’influenza. “Si può spiegare che questo è un virus simile all’influenza e che ha gli stessi sintomi, febbre, tosse, raffreddore, mal di gola – aggiunge – e che, così come l’influenza, si può trasmettere stando a contatto con le persone, parlandoci vicino, in luoghi molto affollati e attraverso la saliva”. Solo che per l’influenza non si chiudono le scuole, come è accaduto in alcune Regioni o singoli Comuni. Questa è una delle ‘novità’ che ha più colpito i bambini, perché coinvolge direttamente il loro mondo, la loro quotidianità. “Bisogna spiegare che – sottolinea l’infettivologa – mentre per combattere l’influenza abbiamo strumenti molto efficaci, questo è un virus nuovo, per il quale non ci sono ancora né vaccino, né medicine”.

LE REGOLE PER I BAMBINI – Ecco perché è importante fornire loro le regole essenziali di prevenzione. Avere sempre un fazzolettino usa e getta pronto per gli starnuti, mai mettere oggetti in bocca, mai prenderli da altri bambini (un esempio classico è la penna), masticarli e poi passarli agli amici, lavarsi spesso le mani. Cercare di evitare di rimanere in luoghi chiusi con molte persone. “E dire loro – spiega l’infettivologa pediatrica – che tutte queste attenzioni sono mirate a evitare la trasmissione di microbi”.

BILANCIARE REGOLE E FIDUCIA – Ma come bilanciare la necessità di far capire ai bambini che si tratta di regole importanti, con quella – altrettanto prioritaria – di non trasmettere ansia? “Da un lato bisogna rimarcare la necessità di rispettare determinate norme igieniche con ancora più attenzione del solito è dovuta proprio al fatto che di questo virus conosciamo ancora poco (questi sintomi, tra l’altro, sono comuni a tante infezioni) – spiega Vania Giacomet – dall’altro rassicurarli sul fatto che gli scienziati di tutto il mondo ci stanno lavorando e che siamo molto fortunati, perché in Italia c’è un’ottima sanità e medici che ci possono aiutare. Quindi, dopo questo primo periodo, sicuramente arriveranno i vaccini e le medicine anche per il Coronavirus e, se saremo bravi a rispettare le regole, si tornerà alla normalità”. Al di là di ciò che si dice, però, molto contano anche i comportamenti dei genitori e le emozioni che si trasmettono ai bambini, magari senza neppure rendersene conto. “Gli adulti devono imparare a gestire l’ansia – spiega a ilfattoquotidiano.it la neuropsichiatra Maria Antonella Costantino – perché possiamo dire qualsiasi cosa, ma se i nostri figli ci vedono entrare nel panico, capiscono che stiamo nascondendo qualcosa. Spiegazioni semplici, dunque, realistiche e adatte all’età, ma non onnipotenti si direbbe in gergo”. Va detto loro che il mondo non è sotto il nostro controllo. “Anche perché è difficile che credano al contrario e, qualora ci credessero – spiega l’esperta – non avremmo fatto loro un piacere. Il rischio è che la scoperta che non possiamo controllare tutto, scateni forti reazioni di panico”. Il messaggio da trasmettere è chiaro: “Possiamo solo fare del nostro meglio e avere fiducia nei medici e nelle persone che stanno lavorando”.

LA PAURA DEL CONTAGIO CINESE – In questi giorni i bambini hanno sentito parlare di “un virus che arriva dalla Cina”. Il rischio è che si convincano di poter essere contagiati dai bambini cinesi, loro compagni di scuola, vicini di casa, con cui (soprattutto in alcune realtà del nostro Paese), hanno studiato, giocato e condiviso passioni sportive fino al giorno prima. Per evitare che discriminazioni basate su informazioni sbagliate si insinuino nei processi di integrazione, soprattutto tra le nuove generazioni, è bene non lasciare i proprio figli nel dubbio. “È vero che questo virus è comparso per la prima volta in Cina, ma bisogna spiegare – dice Vania Giacomet – che ora è presente in più continenti, Europa compresa. E non è solo in Italia. Va sottolineato che al virus non interessa l’etnia, il colore della pelle, il Paese di origine o la religione di una persona. Anzi, dal punto di vista fisico, quelle più a rischio sono gli anziani e, tra questi, quelli più debilitati. I bambini sono meno esposti e, anche in caso di contagio, gli effetti sono molto più lievi.

LA MASCHERINA – E le mascherine? Molti adulti non sanno ancora come comportarsi a riguardo e, di conseguenza, anche i più piccoli sono confusi. “Dovrebbe utilizzarla solo chi è contagiato, mentre non ha senso che la indossino le persone sane – spiega l’infettivologa – a meno che non si debba, per un ragione o per l’altra, essere a contatto con molte persone o con pazienti affetti dal coronavirus. Noi medici la utilizziamo e lo fanno anche le persone che lavorano nell’ambito del sistema sanitario e gli esercenti ma, in generale, dovrebbe farlo chi si trova in luoghi dove è più facile venire a contatto con persone infette. In questi casi, però, andrebbero usate quelle con il marchio Ffp2 o Ffp3. Sarebbe meglio se la indossassero anche le persone che hanno sintomi influenzali, pur non avendo contratto il Coronavirus”.

LE IMMAGINI E IL RICORDO – La mascherina è una delle immagini simbolo dell’epidemia, ma non è l’unica: lo sono quelle della città di Wuhan deserta, ma anche di alcuni comuni italiani, gli scaffali dei supermercati vuoti e le tute bianche degli addetti alle disinfestazioni. “Le immagini che si vedono in tv – spiega Maria Antonella Costantino – viaggiano troppo velocemente e rischiano di generare angoscia. Non solo sono più inquietanti della realtà, soprattutto quella che riguarda direttamente il nostro Paese, ma i bambini non fanno in tempo a metabolizzare quel tipo di informazioni. Ecco perché sarebbe preferibile che non seguissero, soprattutto da soli, quei programmi nei quali si parla del Coronavirus, né vedessero filmati e servizi giornalistici magari legati all’emergenza cinese”. Cosa resterà ai più piccoli di tutto questo? “Ai bambini rimane sempre qualcosa dalle esperienze – aggiunge la neuropsichiatra infantile – per cui se siamo capaci di fargli vivere questa con serenità, ai nostri figli resterà una traccia positiva che darà strategie per il futuro. Se sottovalutiamo troppo o trasmettiamo loro l’ansia daremo loro, nel primo caso, la falsa illusione che il pericolo non esiste oppure, nel secondo, l’idea altrettanto sbagliata che non possano respirare, né toccare le maniglie delle porte senza rischiare chissà cosa”.

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Dagli approfondimenti sul coronavirus, con gli ospedali lombardi a rischio crisi e con la diffusione dell’emergenza nei Paesi europei, alle interviste al prorettore del Politecnico di Milano del polo territoriale cinese, Giuliano Noci, e al ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. Rivedi la puntata di Sono le Venti, il programma di informazione di Peter Gomez, in onda dal lunedì al venerdì alle 19.55 sul Nove.

Inviate le vostre domande a domande@sonoleventi.it

‘SONO LE VENTI’, il nuovo programma di Peter Gomez, è prodotto da Loft Produzioni per Discovery Italia e sarà disponibile anche su Dplay (sul sito www.it.dplay.com – o scarica l’app su App Store o Google Play) e su sito www.iloft.it e app di Loft. Nove è visibile al canale 9 del Digitale Terrestre, su Sky Canale 149 e Tivùsat Canale 9.

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I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e i carabinieri del Reparto Operativo di Palermo hanno notificato la misura cautelare degli arresti domiciliari a due consiglieri comunali di Palermo, due funzionari del Comune, un architetto e due imprenditori. Sono accusati, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico.

I consiglieri coinvolti

I consiglieri comunali arrestati sono Sandro Terrani, 51 anni, di Italia Viva, membro della Commissione Bilancio, e Giovanni Lo Cascio, 50 anni, del Pd, presidente della Commissione Urbanistica, lavori pubblici, edilizia privata. Ai domiciliari anche i funzionari comunali Mario Li Castri, 56 anni, ex dirigente dell'Area Tecnica della Riqualificazione Urbana, e Giuseppe Monteleone, 59 anni, ex dirigente dello Sportello Unico Attivita' Produttive, l'architetto Fabio Seminerio, 57 anni, e gli imprenditori Giovanni Lupo, 77 anni, di San Giovanni Gemini e Francesco La Corte, 47 anni, di Ribera, amministratori della ditta edile BIOCASA s.r.l. All'architetto Agostino Minnuto, 60 anni, di Alia, e' stato notificato l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le indagini

Le indagini, coordinate dalla Procura di Palermo, hanno accertato l'esistenza di un comitato d'affari composto da imprenditori e professionisti in grado di incidere sulle scelte di pubblici dirigenti e amministratori locali che, in cambio di soldi e favori, avrebbero asservito la pubblica funzione agli interessi privati. 

Le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia

Le ipotesi investigative sfociate nell'operazione "Giano bifronte", sono state avvalorate anche dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia, Filippo Salvatore Bisconti, imprenditore edile nell'area metropolitana di Palermo, arrestato per associazione mafiosa il 4 dicembre 2018 (operazione Cupola 2.0), il quale ha riferito circostanze e dinamiche interne agli uffici tecnici comunali, con particolare riguardo agli interessi coltivati per anni nel settore dell'edilizia.
 



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Il governo vara un decreto a sostegno dell'economia nelle zone colpite dall'emergenza sanitaria. Deroga al limite di 200 giorni per considerare valido l'anno scolastico e sospensione per gli alberghi dei pagamenti dei contributi previdenziali e delle ritenute fiscali 

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“Un po’ di confusione c’è stata nel nostro Paese. Forse anche dell’ansia eccessiva. Vi racconto quello che è successo a me tre ore fa. Sono stato invitato da un programma della Rai, ma ancora prima che io confermassi la mia presenza, mi hanno detto che io sono di Crema, che è nella Lombardia del sud, e quindi non avrei comunque potuto entrare nello stabile”. Così il giornalista Beppe Severgnini, ospite di “Otto e Mezzo” su La7, ha raccontato a Lilli Gruber la sua esperienza in prima persona con gli effetti del coronavirus, spiegando come l’assenza di indicazioni precise abbia secondo lui contribuito a scatenare nelle persone ansie e paure. “Se tu non puoi entrare nello studio Rai di Milano è una stranissima sensazione. Fateci sapere allora qual è la regola generale da seguire, quali sono le città e i posti soggetti a restrizioni”, ha concluso il giornalista.

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Uno youtuber è riuscito a eludere la barriera di polizia, carabinieri ed esercito intorno alla cosiddetta “zona rossa”, a Codogno, con il solo scopo di realizzare un video sul Coronavirus da dare in pasto ai suoi followers. Lui si chiama Francesco, ma tutti lo conoscono come “Social Boom”: il suo canale Youtube, seguito da quasi 400mila persone, è una sorta di Novella 2000 con tutti i gossip e i pettegolezzi su webstar e influencer.

Stavolta è lui il protagonista. La sera del 26 febbraio ha avuto la “brillante” idea di dirigersi in macchina verso Codogno, la cittadina del lodigiano individuata come il l’epicentro del contagio da Coronavirus in Italia. Fiero della sua azione, Social Boom ha poi raccontato tutto sui social: “Siamo partiti per Codogno per capire cosa succede all’interno della zona rossa (…) Una volta usciti dall’autostrada abbiamo incontrato il primo cerchio. Ci stavano venendo incontro, ma siamo riusciti ad aggirarli. Così ho scavalcato (attraverso i campi, ndr) e sono riuscito a passare oltre”, ha raccontato, come se fosse un tutorial su come violare la legge. Il suo racconto: “Una volta entrato nella zona rossa abbiamo iniziato a riprendere facendo meno rumore possibile e iniziando a vedere tutto ciò che c’era di interessante. Non c’erano persone (…) Fin qui tutto bene, se non fosse che una delle volanti del primo cerchio si è staccata dalle altre, evidentemente perché aveva visto qualche movimento sospetto, ed è entrata dentro questo paesino per cercarci. Una persona sana di mente se ne sarebbe andata. Ma ho detto: siamo a 50 metri da Codogno, proviamo a entrare. Siamo andati ulteriormente avanti e abbiamo incontrato un altro cerchio di volanti. Ovviamente ci siamo fermati a parlare con loro”.

“In pratica i giornalisti sono delle persone falze (scritto proprio così, ndr)”ha quindi scritto lo youtuber. Sì, perché questa è stata la scoperta di Social Boom: “Si può tranquillamente entrare nella zona rossa, si possono passare tutti e gli otto cerchi in piena tranquillità, ma non si può uscire per 14 giorni”. Il video del ragazzo si chiude con un sondaggio: “Probabilmente cercheremo di rientrare. Fatemi sapere, con un sondaggio, se dobbiamo rientrare nei paesi colpiti da Coronavirus”. Oltre alla quarantena, ora lo youtuber rischia una denuncia per violazione dei provvedimenti dell’autorità per motivi di pubblica sicurezza (articolo 650 del codice penale). La violazione è punibile con un’ammenda fino a 206 euro o con l’arresto fino a tre mesi.

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“Considerare, insieme all’urgenza sanitaria, anche l’emergenza economica e sociale”: l’appello non potrebbe essere più chiaro, ed arriva dai professionisti milanesi del commercio e degli eventi, messi in grave difficoltà dall’emergenza Covid-19, che chiedono giustamente ammortizzatori sociali e aiuto dal punto di vista fiscale.

Al sindaco di Milano Beppe SalaEgregio Signor Sindaco, Le chiediamo di rappresentarci in questa emergenza che in pochi…

Gepostet von Pavé am Mittwoch, 26. Februar 2020

Chi, come il sottoscritto, vive di eventi legati alla musica, allo spettacolo e alla cultura si sta in effetti rendendo conto di come l’emergenza sociale stia invadendo l’Italia intera ben più dell’urgenza sanitaria, al momento abbastanza contenuta. Serate, concerti, addirittura intere rassegne rimandate a data da destinarsi anche a centinaia di chilometri dalle zone focolaio: se avete un amico musicista, attore o scrittore chiedeteglielo, ed avrete assicurata qualche ora di lamentele e imprecazioni.

A volte le date più vicine saltano per disposizione delle autorità, e lì c’è poco da fare. Gli organizzatori magari vorrebbero anche fissare già la data di recupero ma, finché non c’è certezza sulle riaperture, non si può riscrivere un calendario sul nulla.

Altre volte sono gli organizzatori stessi che preferiscono annullare l’annullabile: anche dove non c’è alcun provvedimento ufficiale di chiusura capita spesso che il pubblico sia fortemente diminuito rispetto al solito, se non addirittura praticamente assente, e chiaramente è meglio far saltare tutto che rimetterci le penne.

Perfino i buoni propositi di chi prova a rimandare gli eventi alla bella stagione si scontrano con dei problemi oggettivi: d’inverno i concerti si fanno nei locali e in città, d’estate all’aperto, spesso in località balneari oppure all’interno di festival. Il copia-incolla da febbraio a giugno non funziona.

Ora, chiedere al governo italiano degli ammortizzatori sociali – così come hanno fatto i negozianti – per gli artisti che si vedono annullare le serate a causa dell’emergenza/psicosi Covid-19 non mi sembra facilmente praticabile. Il nostro è un segmento economico ben diverso dal commercio, e come tale va misurato e valutato. Ed è quindi un appello diverso quello che voglio rivolgere da queste pagine. Un appello rivolto ai cittadini e non alle istituzioni. Un appello che dice: non appena quest’emergenza/psicosi sarà finita, ricordatevi degli eventi culturali. Dei concerti, del teatro, degli eventi letterari e artistici. Supportate la cultura italiana come non avete mai fatto nella vostra vita, e fatelo dal vivo, non cliccando link o ascoltando mp3. Scegliete il genere e l’artista che preferite, oppure scopritene uno nuovo, uscite di casa e andate a viverlo di persona. È essenziale per l’artista, ma – se volete credermi – lo è anche per voi.

“Fieri di essere italiani”: una frase stupida, vuota e perfino minacciosa quando si gonfia di pseudo-valori, prepotenza e disprezzo per l’altro. Una frase che possiamo – dobbiamo – ribaltare nel senso dell’impegno nei confronti del nostro inestimabile patrimonio artistico e culturale, fatto di classici immortali così come di una scena musicale, letteraria e drammaturgica odierna, straordinariamente viva e necessaria soprattutto in tempi di emergenze e di psicosi. Ma attenzione: possiamo rivendicare soltanto ciò di cui siamo parte col nostro sostegno consapevole e concreto. Ed è il momento di iniziare a farlo.

Permettetemi di chiudere con una nota personale: sto scrivendo queste parole sul treno di ritorno da Milano, dove ho appena rilasciato una delle interviste più divertenti e significative della mia vita. In questi giorni viene infatti pubblicato un mio libro per ragazzi, e la notizia ha attirato l’attenzione dei Toporeporter, i giovanissimi e simpatici inviati di Topolino, che hanno la loro redazione appunto nel capoluogo lombardo e hanno chiesto di incontrarmi per farmi qualche domanda, cosa che ovviamente ho accettato subito. Quando si è diffuso il panico Covid-19, praticamente tutti i miei impegni di queste settimane sono stati annullati… tranne l’intervista con i Toporeporter. Questi ragazzi intelligenti, aiutati da genitori e insegnanti, hanno infatti svolto le loro ricerche, fatto le valutazioni del caso e deciso che non c’era nessun motivo per chiudersi in casa e farsi vincere dalla paura. Sarebbe bello che prendessimo tutti esempio da loro.

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Un tocco rosa e un po’ di soap opera al serale di “Amici di Maria De Filippi”, che tra qualche ora alzerà il sipario su Canale 5. Il ballerino Javier piano piano, durante un momento di pausa e di relax dopo le prove e le lezioni in vista del primo appuntamento in prime time, si è avvicinato alla collega Talisa. Ad un tratto lui l’ha baciata, tra lo sguardo sorpreso dei compagni. Talisa stessa, che confesserà di essere molto attratta dal ballerino cubano, ha chiesto subito se fosse ancora fidanzato. Javier ha risposto: “La sera prima di entrare in casetta le ho parlato al telefono, ci siamo lasciati!”. Fino a qualche giorno fa, esattamente il 16 febbraio, su Instagram Javier pubblicava una foto in compagnia della sua fidanzata francese Solveig.

Talisa si è subito confrontata con le compagne, che subito l’hanno messa in guardia. Prima Gaia: “Il tuo umore non deve dipendere dal tuo, è già successo”, poi è arrivato l’affondo di Martina: “Io non ci credo che si è lasciato. Secondo me, sta mentendo”. Ma come stanno realmente le cose? Ci ha pensato la stessa ex fidanzata di Javier, tramite le sue stories su Instagram, a fare chiarezza: “Grazie per tutti i messaggi, ma ho rotto con Javier 10 giorni fa, 4 giorni prima che entrasse nella casetta. Non preoccupatevi non stiamo più assieme. Sto frequentando un altro ragazzo, va tutto bene. Con Javier non lo abbiamo annunciato pubblicamente, siamo rimasti amici e ci siamo sentiti prima che entrasse in casetta perché ci teniamo l’uno all’altra, ma questo non vuol dire che ci amiamo, ribadisco esco con un tipo e a Javier ho detto che può farsi la sua vita”. Detto, fatto. Il ballerino cubano ha già trovato una nuova fidanzata. Ma la soap opera finirà qui?

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