marzo 2018
L’intervista

“I partiti devono rendere trasparenti le fondazioni”

Raffaele Cantone – In campagna elettorale il presidente Anac ha chiesto ai leader di dire tutto sui contributi ricevuti. Nessuna risposta. Ora però…

Camere con vista di

L’ha scritto Antonio Padellaro, l’ha detto Roberto Fico al Fatto: il Parlamento può fare subito leggi importanti anche senza nuovo governo. Intanto si fanno le consultazioni e si vede se nascerà un governo, e quale, o si tornerà a votare, e quando. Per tre mesi al massimo (lo fa intendere Mattarella), l’ordinaria amministrazione la gestisce […]

Dolori – Il Def passato grazie a Totò Cardinale

Quattro mesi ed è già Crocetta? La passione di Nello Musumeci

Sicilia – Saltati due assessori, saltata pure la maggioranza, per ora resta in piedi grazie all’aiutino dem

di
L’incidente

Doganieri francesi armati arrivano a Bardonecchia. Il caso del posto di blocco

Alla stazione – Gli agenti sconfinano per controllare un nigeriano nella saletta affidata a una Ong. Il sindaco e un agente: anche un’altra operazione sul suolo italiano

Il commento

Ossessione sicurezza, l’Europa implode

Rimpallo infinito – I nostri confinanti ci chiedono quello che noi chiediamo a Libia e Tunisia: “Teneteli di là”

Commenti

Senza Rete

M5S e Lega: dalle liti alle lodi. È il proporzionale, bellezza

  “Di Maio? Di una pochezza e di una ignoranza semplicemente ineguagliabili”. Matteo Salvini   “Salvini fa politica da quando avevo 4 anni. Cosa abbia fatto per il Paese nel frattempo è un mistero”. Luigi Di Maio   “Salvini? Nel caso il Movimento 5 Stelle dovesse allearsi con chi ha rovinato l’Italia, lascerei il Movimento […]

Nella morsa

La “Letizia” pubblica dell’aguzzino

Vittima & carnefice – L’omicidio di Laëtitia Perrais nel 2011 in Francia è stato vissuto come un affare di Stato: la furia di Sarkozy, i giudici sotto accusa. E la scena è stata tutta dell’assassino. Lei, Laëtitia, è “sparita”. Inghiottita dal ruolo di vittima

di
Rimasugli

Il male minore per l’Eurozona e certe bizzarre convergenze

Venerdì i lettori del Sole 24 Ore hanno letto un articolo già uscito martedì su project-syndicate.org a firma Jean Pisani-Ferry, economista ben introdotto un po’ dovunque, già consulente di Macron, professore di qui e di lì, Gran. Lup. Mannar. e altre cosette. E cosa ci dice Pisani-Ferry? La tesi è accattivante fin dal titolo (originale) […]

Politica

Giornale di Confindustria

Non passa la crisi al Sole 24 Ore: conti ancora in rosso

La posizione finanziaria netta de Il Sole 24 Ore al 28 febbraio 2018 è negativa per 9,6 milioni di euro e si confronta con un valore positivo per 3,7 milioni al 31 dicembre 2017, in peggioramento di 13,3 milioni. Lo rende noto la società editoriale su richiesta Consob. La variazione è “riferita principalmente al pagamento […]

In televisione

Perché B. e Murdoch si sposano. E la Rai rosica

Nell’etere – Gli ex rivali si rafforzano. Saranno un concorrente temibile per Viale Mazzini

Al Mercato

Mediaset-Sky: ora rischia il campionato di calcio in tv

Salta il bando per i diritti televisivi della Serie A che MediaPro aveva pagato oltre un miliardo. Ora, dopo il matrimonio, le due società non si faranno la guerra: potrebbe saltare tutto

Cronaca

Il delitto a Gennaio

Commerciante ucciso a Mantova: arrestato l’ex camerata 72enne

È in carcere da ieri Brunetto Muratori, l’ex orefice 72enne di Mantova accusato di aver ucciso volontariamente Sandro Tallarico, commerciante 57enne di Roverbella, il 17 gennaio scorso, lungo la ciclabile del ponte di San Giorgio a Mantova. Fermato in mattinata dai carabinieri, Muratori è stato prima condotto nella caserma del comando provinciale in via Chiassi […]

A 30 km dalla Capitale, la “perla” di Fellini

Fregene è una rinomata località balneare sul Tirreno, a circa 30 chilometri dal centro di Roma, che conta 6.000 residenti che diventano il triplo durante l’estate. È una frazione del Comune di Fiumicino, originariamente XIV circoscrizione della Capitale dalla quale si è staccato nel 1992 a seguito di un referendum. A Fregene prevalsero i no […]

Il dossier

La spiaggia di Fregene se l’è mangiata il mare. La politica butta i soldi

Litorale romano – L’erosione costiera distrugge gli storici stabilimenti, dalla Regione solo risposte tampone. I ristoranti sul bagnasciuga

di

Economia

Piazza Affari

La Bce: ancora troppe poltrone nei cda degli istituti di credito

Le banche italiane hanno i consigli di amministrazione più numerosi fra le società quotate a Piazza Affari. Ma c’è ancora resistenza a ridurre il numero di consiglieri, come ha recentemente chiesto agli istituti europei Danièle Nouy, presidente del Meccanismo unico di Vigilanza della Bce. Anche perché un posto in cda è un modo per gestire […]

Crisi senza fine

Mps, le “sofferenze” in Borsa. E i vertici traballano di nuovo

Siena – Passato Renzi, l’ad Morelli non ha più protettori. Ma il Tesoro, azionista di controllo (perde oltre 3 miliardi), ora non lo può cacciare

Italia

In Vaticano

Il Papa battezza il “migrante eroe” che sventò una rapina

Nel corso della veglia della Notte Santa di ieri, Papa Francesco ha battezzato otto neofiti, tra cui il migrante eroe John Ogah, che lo scorso settembre disarmò un rapinatore armato di machete nella periferia romana di Centocelle. L’uomo, 31 anni, proveniente dalla Nigeria, ha ottenuto il permesso di soggiorno dopo la mobilitazione del Comando Provinciale […]

A Cologno Monzese

Il sindaco leghista patrocina un campo nazista in piazza

Un campo militare nazista ricostruito di fronte al Municipio. È l’iniziativa promossa dal gruppo 36 Fusilier Kompanie, un’associazione militare commemorativa che si richiama a una divisione delle SS naziste, che i prossimi 20 e 21 aprile potranno esibire il loro progetto di fronte alla sede del Comune di Cologno Monzese (Milano), con tanto di patrocinio […]

Lo scenario

Dal freddo che uccide alla guida incriminata. E il timore di trovare cadaveri sotto la neve

Sul confine – Chiusa Ventimiglia, restano quattro punti di passaggio in Piemonte

Mondo

Potere

Lula contro Netflix: così i big del mondo vogliono il bavaglio

“O mecanismo” – La serie tv sull’inchiesta che ha travolto l’ex leader brasiliano. Da Putin a Kim: i tentativi di bloccare film e fiction

La storia

Per una volta Black Lives Matter: uccise nero, licenziato agente bianco

Sondaggio Usa – A 50 anni dall’omicidio di M.L. King, afroamericani scettici sui diritti civili

Francia

“Train de vie”, il finale lo riscrive Macron

La riforma – Il presidente vuole azzerare lo statuto dei ferrovieri, da domani scioperi a scacchiera

di

Cultura

1947-2018

In migliaia per salutare “Mondo”: cori, tanti applausi e sedie in aria

Ieri il funerale di Emiliano Mondonico

L’intervista

“Vivevano in scena, unica forma di respiro”

Marisa Laurito – “Dopo suo cugino Luca, ora lui: con dolore adesso si chiude una grandissima epoca”

di
Lutto

La “Napoli milionaria” perde il suo ultimo erede. Addio a Luigi De Filippo

A 87 anni è morto il figlio di Peppino, nipote di Eduardo e Titina: una famiglia di teatranti che ha segnato la storia culturale dell’Italia

L'articolo In Edicola sul Fatto Quotidiano del 1 aprile: Cantone: “Subito la legge per sapere chi paga i partiti” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Un campo militare tedesco allestito  a Cologno Monzese “per rievocare e conoscere la vita di campo di un reparto di fanteria nelle settimane precedenti la Liberazione d’Italia“. Un evento patrocinato dal comune, amministrato dal sindaco leghista Angelo Rocchi e organizzato da 36 Fuesilier Kompanie, che ha scatenato al polemica. Il motivo? Almeno due. Intanto la data prevista per la manifestazione, che si terrà sabato 21 e domenica 22 aprile, e cioè alla vigilia dell’anniversario della Liberazione. E poi il nome dell’associazione che si richiama alla famigerata 36esima Waffen Grenadier Division delle SS, anche conosciuta come SS-Sturmbrigade Dirlewanger, dal nome del fondatore Oskar Dirlewanger. La divisione, nata con compiti di contro-insurrezione per reprimere la resistenza in Polonia all’occupazione nazista, fu impiegata anche in Bielorussia e per combattere l’Armata rossa.

Riferimenti che suscitano la reazione dei partigiani. L’Anpi di Cologno Monzese e l’Anpi Provinciale di Milano, però, “ritengono molto grave la decisione del comune di Cologno Monzese di organizzare, nei giorni immediatamente precedenti la ricorrenza del 73esimo anniversario della Liberazione, un campo militare tedesco davanti alla Villa Casati”. Un evento, secondo l’Anpi, che “offende la memoria dei cittadini di Cologno Monzese che lottarono per la Libertà e che furono deportati nei lager nazisti”. E che per questo chiede “la revoca immediata di questa grave e inaccettabile decisione”.

Per il segretario metropolitano del Pd, Pietro Bussolati, è “intollerabile e vergognoso che l’amministrazione comunale leghista di Cologno Monzese patrocini un’iniziativa di rievocazione dell’occupazione nazista, per giunta a pochi giorni dal 25 Aprile”. E l’evento, continua, “è un oltraggio alla memoria e alla sofferenza di chi l’orrore e le violenze naziste le subì sulla propria pelle”. “Sono saltati tutti i limiti”, commenta sulla sua pagina facebook il deputato del Pd Emanuele Fiano. “Per salutare la liberazione, ilcomune di Cologno Monzese, a guida leghista, con patrocinio del Comune organizza la ricostruzione di un bel campo militare della fanteria tedesca. Nei giorni della rievocazione della liberazione dagli occupanti responsabili di eccidi, massacri, deportazioni e stragi di civili, qualcuno, il partito di Salvini, rievoca invece gli occupanti”, aggiunge.

“Abbiamo dato un taglio culturale all’iniziativa, le polemiche sono strumentali“, è la replica del sindaco Rocchi. “Noi abbiamo dato un taglio culturale ed informativo per gli studenti e le famiglie -dice il primo cittadino leghista – Si tratta di attori dilettanti che collezionano abiti storici e riallestiscono anche campi partigiani, russi, il lavoro della croce rossa, il servizio telegrafico. La stessa rievocazione è stata fatta in Comuni a guida Pd e lì non è successo niente”.

L'articolo Cologno, rievocazione di un campo nazista prima della Liberazione. Anpi: “Offendono la memoria” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Pasqua, Papa Francesco celebra la veglia nella notte santa. FOTO

Terra Santa, giovani e lavoro nelle preghiere del pontefice a San Pietro. Tra i battezzati, c'è anche il migrante nigeriano John Ogah che, lo scorso settembre, disarmò un rapinatore armato di machete



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Luigi Marroni vuole dimostrare che le sue accuse contro Luca Lotti non sono frutto di una vendetta e che tra loro intercorrevano ottimi rapporti, almeno fino a quando raccontò ai carabinieri del Noe della fuga di notizie che lo aveva indotto a bonificare l’ufficio. Per questo l’ex amministratore di Consip consegnerà ai pm decine e decine di mail: tutte quelle scambiate in due anni con l’allora sottosegretario poi promosso ministro dello Sport. Lo riportano il Messaggero e il Corriere della Sera, aggiungendo nuovi particolari sull’inchiesta che vede indagato, tra gli altri, lo stesso Lotti per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio. Il quale risponde bollando come “ricostruzioni davvero fantasiose” quelle che legge “sulla stampa”. Altri messaggi di posta elettronica, invece, riguardano Tiziano Renzi: mail, scambiate con il padre dell’ex premier, che sempre Marroni ha consegnato alla procura già nel giugno scorso per rendere evidente  come gli appuntamenti tra loro siano avvenuti quando lui era già al vertice di Consip.Nel marzo 2017 Marroni aveva raccontato ai magistrati che il genitore dell’ex segretario del Pd gli aveva chiesto di favorire l’amico imprenditore Carlo Russo nell’aggiudicazione degli appalti pubblici. Tiziano, che è indagato per traffico d’influenze in concorso, ha sempre negato.

A due giorni dal faccia a faccia con Lotti, è stato lo stesso ex ad della centrle acquisti della pubblica amministrazione ad annunciare ai pm che avrebbe consegnato tutta la documentazione relativa alla durata del suo incarico a partire dal giugno 2015 fino a quando, da testimone, perse il posto nel giugno 2017. Il quotidiano di via Solferino spiega come le mail servano a confermare come l’ex ad sia sempre stato leale e collaborativo con l’attuale ministro. D’altronde – ricorda lo stesso manager – è stato chiamato in Consip proprio dal governo guidato da Matteo Renzi.

Gli argomenti delle mail che riceveranno i pm sono vari e molteplici. Li ricostruisce il Messaggero: ci sono i rapporti sull’attività della centrale acquisti della pubblica amministrazione, le opinioni sulle nomine tra Lotti e Marroni, gli argomenti da discutere in Parlamento. La corrispondenza tra i due era frequente, scrive il quotidiano romano. E serve a sottolineare come Marroni non aveva nessun motivo per mentire la sera del 20 dicembre 2016, quando rivelò ai pm Woodcock e Carrano “che nel luglio 2016 l’onorevole Luca Lotti, che io conosco, mi ha detto di stare attento perché aveva appreso che vi era una indagine della Autorità Giudiziaria sull’imprenditore Romeo di Napoli e sul mio predecessore Casalino, dicendomi espressamente che erano state espletate operazioni di intercettazioni telefoniche e anche ambientali”.

Lotti, invece, continua a sostenere il contrario: “È ovvio che Marroni debba in tutti modi cercare di sostenere il suo punto di vista per non essere tacciato di falsità“, sono le parole usate in una nota dal ministro. “Quel che in contrario dovevo dire l’ho già dichiarato da tempo ai magistrati e l’ho ribadito sia nel confronto di due giorni fa sia in tutte le sedi, sedi nelle quali ho da sempre confermato la mia totale estraneità ai fatti”, ha aggiunto.

L'articolo Consip, Marroni consegna ai pm le mail con Lotti. Che replica: “Sulla stampa ricostruzioni fantasiose” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Sono due le battaglie parallele, ma strettamente connesse, che in queste ore si stanno combattendo nel Partito democratico. La prima, quella del prossimo governo, si deciderà nelle aule parlamentari ed entrerà nel vivo martedì, quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aprirà le consultazioni al Colle. La seconda, tutta interna al Pd, si sta giocando, invece, nelle stanze del Nazareno. Ed ha assunto nelle ultime ore i connotati di una vera e propria guerra di successione a Matteo Renzi nella corsa alla segreteria. Se c’è, del resto, un insegnamento che i leader della minoranza dem hanno imparato a proprie spese è che chi controlla il partito controlla le candidature e, di conseguenza, le truppe schierate in Parlamento. Dove oggi l’ex segretario, che ha disegnato le liste elettorali a propria immagine e somiglianza, detta ancora legge. Due battaglie, insomma, che si preannunciano lunghe e complesse.

Il 15 aprile, a consultazioni in corso, si riunirà l’Assemblea nazionale del Pd per fissare le tappe verso il congresso. Ma la partita entrerà nel vivo, probabilmente, solo dopo le amministrative di giugno (il 27 sono previsti gli eventuali ballottaggi nei Comuni con più di 15mila abitanti). Sarà quella la sede per regolare definitivamente i conti. Ma dopo l’uscita allo scoperto di Dario Franceschini (“Sarebbe bene fare una discussione nei gruppi”), subito spalleggiato da Andrea Orlando (“Non si può andare al Colle dicendo che non siamo disponibili a niente”), che ha messo in discussione la linea dell’opposizione senza se e senza ma sulla quale Renzi ha imposto che le truppe parlamentari dem rimanessero schierate, la partita è di fatto già iniziata.

Le prime avvisaglie del livello di tensione all’interno del Pd c’erano già state, del resto, in occasione dell’elezione dei capigruppo di Camera e Senato. Quando, solo grazie alla mediazione del reggente Maurizio Martina, si è evitata la spaccatura. Riequilibrando la designazione del renziano di ferro, Andrea Marcucci a Palazzo Madama, con quella di un altro renziano, ma critico e dialogante, come l’ex ministro Graziano Delrio alla Camera. L’ex ministro dell’Agricoltura è uno dei candidati già di fatto in campo per la rincorsa alla segreteria. Una partita nella quale può contare sul sostegno degli ex Ds, l’area di riferimento dalla quale lo stesso Martina proviene. Autocandidandosi alle primarie, anche Matteo Richetti ha scoperto le carte. Per preparare la scalata al partito ha dato vita addirittura ad un think thank dall’esotico nome di Harambee (Insieme). Nonostante il feeling perduto con Renzi, con il quale aveva condiviso il sogno (tradito) della rottamazione, oggi la sua candidatura in chiave anti-Martina non dispiacerebbe affatto all’ex segretario. Parallelamente, continua il pressing di una parte del Pd sullo stesso Delrio, l’uomo della mediazione, che in molti vorrebbero alla guida del partito nonostante continui a ribadire la sua indisponibilità. Resta defilato, almeno per ora, anche Paolo Gentiloni, l’uomo giusto, secondo i suoi principali sponsor (da Franceschini a Orlando e Veltroni), per traghettare il Pd nell’era post-renziana.

Insomma, due partite, quella per il governo e l’altra per la segreteria dem, ancora condizionate dai contrasti tra renziani e anti-renziani che ormai da cinque anni stanno dilaniando il Pd. Che, in caso di stallo nelle consultazioni, potrebbe ritrovarsi ago della bilancia tra due opzioni: il ritorno alle urne o la nascita di un governo. Il no di Renzi a qualunque ipotesi di intesa con il Movimento 5 stelle (“Servirebbe il 93% del gruppo. E io almeno il 7% ce l’ho”), sta alimentando, negli ambienti della minoranza del Partito democratico, un sospetto che si rafforza con il passare dei giorni. “Se l’idea dell’ex segretario è quella di aspettare che Di Maio fallisca per poi dare vita ad un Nazareno-bis e far partire un governo di centrodestra, retto da una grande coalizione alla tedesca, è bene che rifletta sul fatto che a differenza della Merkel, si ritroverebbe alleato di Salvini e Berlusconi”, mette in guardia un autorevole esponente della Direzione dem. Uno scenario, peraltro, che proprio oggi Il Giornale della famiglia Berlusconi ha evocato chiaramente: “Né in verità i renziani pensano all’opposizione comunque e per sempre: tra loro c’è chi autorevolmente ragiona sul fatto che, in tempi lunghi, se l’opzione Di Maio-Salvini si bruciasse potrebbe nascere un governo di centrodestra e il Pd potrebbe giocare le sue carte per trattare su un programma europeista e di riforme”, si legge in un retroscena pubblicato a pagina 10. “E per il Partito democratico sarebbe davvero la fine”, conclude sconsolato il dirigente dem.

L'articolo Pd, segreteria e consultazioni: le battaglie parallele dem condizionate dai renziani. E spunta il sospetto di un Nazareno bis proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Il pullman che trasportava lo staff del Milan all’Allianz Stadium di Torino, dove alle 20.45 si gioca il posticipo di Serie A tra i rossoneri e la Juventus, è stato preso a sprangate a un semaforo da quattro ultrà che indossavano sciarpe bianconere. A bordo c’erano l’autista e altre due persone che non sono state ferite, mentre è stato rotto un finestrino, come testimonia il video pubblicato dalla testata online Pianeta Milan.

Il pullman, partito dall’hotel nel centro del capoluogo piemontese dove alloggiano i rossoneri, aveva appena portato allo stadio una parte dello staff del Milan. Stava quindi percorrendo il tragitto di ritorno, quando all’angolo tra corso Scirea e corso Vercelli, riporta la Gazzetta dello Sport, è stato assaltato dagli ultrà della Juventus.

Immagine tratta dal video di Pianeta Milan

L'articolo Torino, ultrà della Juventus prendono a sprangate pullman dello staff del Milan prima della partita: illesi i tre a bordo proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Malala Yousafzai, la giovane premio Nobel per la Pace pachistana gravemente ferita nel 2012 dai talebani per la sua attività a favore dell’istruzione delle bambine, dopo sei anni è riuscita a tornare nella sua casa di Mingora, la città della Valle dello Swat dove ha vissuto fino ai 12 anni. “La giornata più bella della mia vita”, l’ha definita. Malala è stata portata con i genitori ed il fratello a bordo di un elicottero militare dalla capitale Islamabad fino al luogo dove si trova la casa dove è cresciuta, da cui fu strappata dopo il grave attentato, rivendicato dal Tehrek-e-Taliban Pakistan (Ttp), che per poco non la uccise: fu portata via in coma dopo gli spari al volto. “Dalla Valle dello Swat – ha raccontato la giovane – sono andata via con gli occhi chiusi e ora ci ritorno con gli occhi bene aperti”.

Ad attendere la premio Nobel davanti all’edificio i tanti parenti lasciati a Mingora, le compagne di classe e gli amici di quel tempo. Abbracci, sorrisi, fiori, ma anche lacrime di gioia: “Per me tutto questo è ancora un sogno, sono davvero fra di voi? E’ un sogno o la realtà?”. Impressioni che Malala ha voluto raccontare anche attraverso il suo account Twitter. Dopo aver definito Mingora e la Valle dello Swat “il posto più bello per me sulla terra”, la ventenne leader pachistana ha anche pubblicato una foto insieme ai suoi genitori e fratelli nel cortile della casa di un tempo. E in un altro messaggio ha aggiunto: “Una gioia davvero grande nel vedere la dimora dei miei genitori, nel visitare gli amici e nel mettere i miei piedi di nuovo su questa terra”.

Dopo questa tappa, insieme alle persone care si è trasferita in un villaggio a 15 chilometri da Mingora per visitare lo Swat Cadet College Guli Bagh, istituto finanziato con denaro della Fondazione da lei creata, che fornisce materiale, libri e divise scolastiche a scuole pachistane. In una intervista alla tv Geo, Malala ha assicurato che i suoi piani sono di “ritornare in Pakistan al termine degli studi universitari” ad Oxford, perché “è qui che voglio continuare a lavorare per l’emancipazione delle bambine e delle ragazze pachistane“. “In passato avevo detto che mi sarei impegnata a studiare per diventare primo ministro del Pakistan – ha poi spiegato alla Bbc – ma poi ho cambiato idea perché la politica è un tema molto complicato”.

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Disarmò un rapinatore a Roma, migrante nigeriano battezzato dal Papa

John Ogah è tra le 8 persone che ricevono il battesimo durante la veglia pasquale a San Pietro. Ha scelto come padrino il capitano dei carabinieri Nunzio Carbone. Di recente ha ottenuto il permesso di soggiorno . A settembre aveva fermato un malvivente a Centocelle



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Fulmine incendia una quercia plurisecolare in provincia di Venezia

È successo a Fossalta di Portogruaro: l'antico albero aveva un età stimata fra i 500 e i 700 anni



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Per evitare “qualsiasi incidente in futuro” il ministro francese dei Conti pubblici, Gérald Darmanin, dice che le autorità parigine sono a disposizione per chiarire “il quadro giuridico e operativo nel quale i doganieri francesi possono intervenire sul territorio italiano”. Ed è attorno a questo che si gioca l’affaire legato ai controlli effettuati su un migrante dalla polizia francese nel locale di Bardonecchia usato dalla ong Rainbow4Africa.

Sono circa le 19 di venerdì quando i doganieri entrano nel locale. Secondo la versione di Darmanin, gli agenti “in uniforme” della brigata ferroviaria di Modane hanno individuato a bordo di un treno Tgv Parigi-Milano, un passeggero, di nazionalità nigeriana e residente in Italia, “sospettato di trasportare stupefacenti“. In base al codice doganale, prosegue la ricostruzione del ministro francese, gli agenti “gli hanno chiesto se acconsentisse a un test delle urine per individuare eventuali stupefacenti. L’uomo ha accettato per iscritto”.

Per realizzare questi controlli “in condizioni di rispetto della persona”, gli agenti hanno atteso che il treno arrivasse a Bardonecchia “per utilizzare il locale della stazione che è a loro disposizione”, in base a un “accordo Italia-Francia del 1990 sulla coopreazione transfrontaliera”. I doganieri, sempre secondo la ricostruzione dei francesi, hanno quindi chiesto e ottenuto di poter usare il bagno dello stesso locale. “Il controllo è poi risultato negativo. Tuttavia – spiega ancora il ministro in una nota – alcuni membri dell’associazione sono rimasti turbati da questo controllo e hanno chiesto che la persona controllata restasse con loro al termine del test”.

Di segno opposto la ricostruzione di una testimone e di legali vicini alle ong. Innanzitutto, secondo gli avvocati, l’accordo italo-francese sulla cooperazione transfrontaliera in materia di polizia e dogana in vigore è quello firmato a Chambéry il 3 ottobre 1997, non quello del 1990. E in ogni caso, spiegano i legali, l’intesa “non prevede l’imposizione di analisi mediche e accertamenti sanitari come quelli svolti venerdì sera a Bardonecchia”. Rispetto alla versione ufficiale dettata da Parigi, è profondamente diversa anche la ricostruzione dei fatti fatta da Caterina, una volontaria di Rainbow4Africa.

“Eravamo in questa stanza, sono arrivati all’improvviso, hanno fatto irruzione”, spiega la donna. Gli agenti francesi, a suo avviso, hanno costretto il giovane nigeriano a seguirli nel locale e a sottoporsi al test delle urine: “Veniva da Parigi ed era diretto verso Napoli non stava andando in Francia – sostiene – Tremava, aveva paura. Quando un nostro mediatore culturale ha fatto notare agli agenti che non si stavano comportando nel modo giusto, per risposta gli hanno detto di stare zitto”. I doganieri, sempre secondo Caterina, avrebbe fornito delle “basi” con le quali giustificare l’intervento diverse da quelle indicate dal ministro francese: “Hanno sostenuto che per una concessione delle Ferrovie del 1963 potevano utilizzare quel locale e hanno detto che non avevamo diritto di sindacare sul loro operato. È stato allora che abbiamo chiamato il sindaco e poi la nostra polizia”.

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Un incendio è stato appiccato nella notte tra venerdì e sabato all’ingresso del circolo Pd di Barona, quartiere nella zona sud-ovest di Milano. Le fiamme hanno raggiunto la scala d’accesso alla sede, la parete e la porta del piano seminterrato. Ad avvertire la polizia e i vigili del fuoco è stata la chiamata di una condomina, intorno alle ore 3. Secondo una prima ricostruzione, a prendere fuoco è stato del materiale plastico mentre per l’innesco è stato utilizzato uno zerbino. Non ci sono rivendicazioni, al momento, come fanno sapere dalla Questura. “Il nostro circolo è fortemente impegnato in azioni di socialità e aggregazione sul territorio, non saranno certo questi vili attacchi a fermarci”, ha detto il segretario del circolo, Stefano Bassi. “Non ci lasciamo intimidire da chi agisce nella notte per compiere atti vandalici, ma anzi proseguiremo con ancora più determinazione il nostro lavoro per rendere più vivibile e migliorare la vita nei quartieri”, ha poi aggiunto.

Il Partito democratico milanese parla di “atto di vandalismo” che “ha causato anche diversi danni di natura economica alle piastrelle e all’impianto elettrico”, fa sapere il segretario metropolitano Pietro Bussolati. “Il mio pensiero e la mia solidarietà vanno agli iscritti e al segretario del circolo – ha aggiunto – Non può che essere netta la condanna di un atto intimidatorio e vile. Ai vigliacchi che nella notte hanno appiccato il fuoco alla porta, però, voglio dire che non ci fermeranno”, conclude il segretario.

Roberto Cenati, presidente provinciale dell’Anpi di Milano, parla di “profonda solidarietà al Pd metropolitano e al Circolo del Partito democratico della zona Barona per il provocatorio atto intimidatorio compiuto la scorsa notte a Milano”. “Chiediamo – scrive Cenati in una nota – alle competenti autorità di fare piena luce su quanto accaduto e di mettere in atto tutte le misure possibili per evitare il ripetersi di questi gravi episodi“.

L'articolo Milano, incendiato ingresso del circolo Pd di Barona. “Non ci lasciamo intimidire” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Circa 350 cartelle esattoriali con l’intimazione di pagamenti milionari entro 30 giorni. Sono arrivate ad aziende dell’Aquila che dopo il sisma del 2009 hanno goduto della sospensione del versamento delle tasse. La Commissione europea già nel 2015 aveva infatti dichiarato illegali quegli aiuti per mancato rispetto degli obblighi di notifica da parte del governo italiano, imponendo di conseguenza a Roma di recuperare i soldi. E ora il commissario straordinario incaricato dalla presidenza del Consiglio ha avviato l’iter. Imprese, professionisti, istituzioni e sindacati, a nove anni dal terremoto e alla vigilia di Pasqua, annunciano mobilitazioni e manifestazioni di protesta. Nel frattempo hanno presentato ricorso al Tar contro la nomina del commissario con udienza fissata a L’Aquila il 18 aprile prossimo.

“Sul tema terremoto l’Anci sostenga ufficialmente le richieste avanzate dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi al governo”, attacca il vicepresidente dell’Anci e sindaco di Pergola, Francesco Baldelli, spiegando che la restituzione “dovrà avvenire in un’unica rata e con l’aggiunta di interessi e sanzioni elevati”. “Quanto accade a L’Aquila può succedere domani in un qualunque altro comune colpito duramente da un evento sismico o da una calamità naturale”, continua Baldelli. “Per scongiurare la mortificazione e la penalizzazione di chi ogni giorno lavora, produce ricchezza e contribuisce al rilancio del territorio è necessario che i sindaci assumano una posizione univoca e parlino ad una sola voce. Per quanto mi riguarda sono pronto a scendere in piazza con lui contro uno Stato e una Ue sempre più vessatori e cittadini e sindaci sempre più penalizzati”

Il vice presidente della Giunta regionale d’Abruzzo, Giovanni Lolli, ha convocato per il 4 aprile un vertice per “definire le urgenti azioni di mobilitazione istituzionale, giuridica e politica necessarie a contrastare le attività già avviate dal Commissario straordinario incaricato del recupero degli aiuti di Stato dichiarati illegali”. La neo deputata del Pd Stefania Pezzopane invoca l’intervento dell’attuale governo, di quello che si formerà e del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani.

Nei giorni scorsi i senatori Gaetano Quagliariello (Idea), Alberto Bagnai (Lega) e Nazario Pagano (Forza Italia) hanno presentato un’interpellanza parlamentare per chiedere al governo di “attivarsi con la massima urgenza, sollecitudine e risolutezza” in Europa per “riaprire le negoziazioni sulla procedura d’infrazione” relativa alla sospensione dei tributi. L’iniziativa punta a “scongiurare gli effetti disastrosi di una decisione iniqua, che metterebbero in ginocchio l’economia di un territorio già così duramente colpito”.

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Pasqua: 19 milioni di italiani in viaggio nonostante la pioggia

Secondo un’analisi Coldiretti/Ixé otto vacanzieri su dieci non hanno cambiato i programmi a causa delle previsioni metereologiche. La grande maggioranza di coloro che si sposteranno lo faranno per raggiungere parenti o amici

Parole chiave: pasqua viaggi coldiretti


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In media hanno una ricchezza individuale più bassa del 25% rispetto agli uomini. Ma il divario a svantaggio delle donne si allarga al 35% se si prendono in considerazione solo le attività finanziarie. E arriva al 50% se si guarda alla suddivisione della ricchezza netta all’interno delle coppie: in questo caso il gap è ancora più ampio in quelle più abbienti. Sono i risultati dell’Occasional paper Gender wealth gap in Italy di Giovanni D’Alessio, ricercatore della Banca d’Italia, che ha aggiornato gli studi sulle differenze di genere nella proprietà di beni, attività finanziarie e immobili partendo dall’ultima indagine di via Nazionale sulla ricchezza delle famiglie italiane. Dallo studio emerge uno squilibrio che non è solo frutto delle forti disuguaglianze di reddito tra i due sessi.

Se si guarda solo alla distribuzione degli immobili, nota D’Alessio, la disuguaglianza è “solo” del 15% ed è sempre stata meno pronunciata nella fascia di età inferiore ai 50 anni, anche se da questo punto di vista c’è stata un’inversione di tendenza nel 2016. Ma lo sbilanciamento è molto maggiore nelle coppie che vivono insieme: per questo sottoinsieme di italiani “la ricchezza degli uomini tra il 2012 e il 2016 è stata del 40% maggiore rispetto a quella delle donne”. La quota di famiglie in cui la ricchezza immobiliare è equamente distribuita è calata dal 63,1% tra 1986 e 1989 al 61,4% tra 1991 e 1998 al 56,5% tra 2008 e 2016.

Passando alla ricchezza netta, nel 43,1% delle coppie l’uomo è più ricco della compagna. Ma ci sono fortissime differenze nei diversi quintili di popolazione: nel primo quintile – il più povero – il 73,7% delle coppie vede lei e lui sullo stesso livello quanto a ricchezza, contro un 18% in cui il marito è più ricco. La situazione tende gradualmente a invertirsi con il crescere della ricchezza famigliare, e tra i più benestanti nel 56,8% dei casi l’uomo è più ricco, nel 25,6% dei casi la donna lo supera e solo nel 17,7% dei casi i coniugi sono “pari”.

Nella ricerca si sottolinea come le cause dei divari “debbano essere ancora ulteriormente esplorate”, ma diversi fattori inducono a pensare che siano dovute “in larga parte alle differenze tra i generi in termini di età, titolo di studio, occupazione e reddito”: non solo il tasso di occupazione femminile in Italia è molto basso, intorno al 49%, ma “la percentuale di uomini che lavorano come dipendenti è più alta di 9 punti percentuali” e “le donne svolgono più spesso occupazioni part time, lavorano meno ore e guadagnano meno”. Le eredità che i soggetti hanno ricevuto durante la loro vita “mostrano anche segni di una prevalenza di trasferimenti a favore degli uomini rispetto alle donne”. In termine di misure di “policy”, riflette l’autore, “questo implica che la riduzione dei divari in termini di impiego, reddito ed educazione” fra uomini e donne “dovrebbe portare anche a un calo della differenza della ricchezza e forse a una sua eliminazione”.

 

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“Un agnello in tenera età è stato legato sotto l’altare del Santuario di Santa Maria di Cotrino a Latiano. Gli animali non sono merce in esposizione. In una festa in cui si dovrebbe celebrare la resurrezione e la vita, questo comportamento è quanto di più lontano si possa immaginare dallo spirito della Pasqua”. Così Rinaldo Sidoli, esponente del Movimento Animalista, su facebook commenta un breve video che documenta la scena: “Dov’è la compassione – si legge ancora -, la pietà, l’amore e il rispetto per una creatura del Signore? Lasciare un cucciolo che piange come forma di spettacolarizzazione è maltrattamento di animale. Non è un oggetto, ma un essere senziente, che come noi, soffre e prova emozioni”.

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Altre 30 ossa, tra cui un bacino, costole, dita e un avambraccio, sono state trovate durante il quarto giorno di scavi intorno al condominio multietnico Hotel House a Porto Recanati, provincia di Macerata. Il secondo corpo, secondo l’ipotesi degli inquirenti, potrebbe appartenere a un bambino di 8-10 anni, non si sa se maschio o femmina. Le sue ossa, molto più piccole, sono già state ispezionate da un medico legale. Mentre il primo dei due cadaveri, sulla basa dei ritrovamento di una scarpa bianca, brandelli di foulard e di una maglia, un fermaglio e una collanina, sarebbe quello della 15enne bengalese Cameyi Mossamet, scomparsa ad Ancona nel 2010, come già emerso due giorni fa. Tutti i reperti verranno inviati alla Polizia scientifica a Roma per essere esaminati.

Gli scavi si sono concentrati a un metro e mezzo dal pozzo dove erano stati rinvenuti i primi resti: si pensa che il punto dove sono state trovate oggi le ossa fosse il luogo di sepoltura dei due corpi e che gli altri resti, sempre delle stesse persone, fossero stati staccati e gettati nel pozzo. Gli uomini della Polizia scientifica e della Squadra mobile stanno cercando, con l’aiuto di un escavatore, intorno al pozzo, andando fino a oltre tre metri e mezzo di profondità. Le ricerche potrebbero concludersi in giornata se non emergeranno altri resti.

A scoprire le ossa sepolte pochi centimetri sotto terra erano stati gli uomini della Guardia di Finanza durante un controllo di routine. Il pozzo si trova vicino a un casolare abbandonato, non lontano dall’enorme grattacielo multietnico in cui vivono nel più totale degrado più di 2mila persone. Un “ghetto” noto per episodi di criminalità, per lo più legati allo spaccio. Le tracce seguite dagli investigatori per trovare Cameyi Mossamet, la 15enne bengalese scomparsa la mattina del 29 maggio 2010, otto anni fa, quando non arrivò mai alla scuola media Marconi, portarono all’epoca all’Hotel House. La giovane potrebbe essersi recata lì con un amico del cuore allora 19enne: non venne mai ritrovata e l’inchiesta non portò ad alcun esito.

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“La Russia punta alla parità” e quindi espelle altri 50 membri dello staff tecnico britannico per riequilibrare il numero di diplomatici presenti a Londra e a Mosca. Continuano le contromisure del Cremlino nei confronti del Regno Unito nell’ambito del caso Sergei Skripal, l’ex spia doppiogiochista avvelenata a Salisbury lo scorso 4 marzo usando un gas nervino raro.

Lo ha annunciato la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, nel giorno in cui partono dagli Stati Uniti i russi espulsi perchè considerati “persone non grate”. È l’ultimo strascico della crisi diplomatica che coinvolge Russia, l’Unione Europea, gli Usa e la Gran Bretagna scatenata lo scorso 4 marzo dal ritrovamento in un giardino della città a sud di Londra dell’ex colonello del Gru e di sua figlia Yulia.

I due si trovano ancora ricovertati in condizioni “critiche”, anche se da venerdì i sanitari inglesi sostengono che le condizioni della donna siano in miglioramento. La cittadina russa, ha fatto sapere il ministro degli Esteri del governo May, potrebbe essere visistata da personale diplomatico in ospedale nei prossimi giorni. La richiesta formale del Cremlino verrà infatti “presa in considerazione” : in una nota del Foreign Office si afferma che Londra terrà in conto “i diritti e i desideri” della donna, che è cittadina russa, nonché i proprio obblighi internazionali.

L’ambasciata di Mosca a Londra insiste che il diritto di visita è stato finora volutamente ignorato dal governo del Regno Unito, in violazione delle convenzioni diplomatiche. Mentre il ministero degli Esteri russo fa sapere di aver indirizzato alle autorità britanniche una lista con “27 richieste formali” di accesso al caso Skripal e alle indagini, inclusi documenti con dettagli sulle “reali condizioni” delle vittime.

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Mibact, omaggio alla primavera con la campagna social #fiorinellarte

L'iniziativa coinvolge i visitatori di oltre 420 musei, parchi archeologici e luoghi della cultura italiani. L'invito è a condividere online tutto ciò che può essere rappresentato con l'hashtag scelto per l'iniziativa



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“Si è trattato di un’irruzione armata di una polizia straniera in territorio italiano per un controllo antidroga su una persona di colore”. Marta (nome di fantasia) ieri sera era alla stazione di Bardonecchia e ha assistito al blitz della polizia di frontiera francese su un giovane nigeriano. Di fronte allo stupore dei volontari della ONG Rainbow 4 Africa, che da mesi gestisce una saletta per dare assistenza ai migranti, i poliziotti transalpini hanno costretto il giovane a sottoporsi a un controllo delle urine nei bagni. “Hanno detto al mediatore di stare zitto e dopo che il controllo era risultato negativo, hanno buttato gli averi del ragazzo per terra”.

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Sono scomparse 10mila cattedre: svanite nel nulla, nei tiramolla fra i ministeri, le solite promesse ottimistiche in campagna elettorale e i calcoli poi sempre troppo al risparmio quando c’è da aprire davvero le casse dello Stato. Così ancora una volta i precari della scuola vedranno centellinate le assunzioni, e le famiglie (specie quelle degli studenti disabili) non riceveranno il sostegno di cui avrebbero bisogno.

Lo scorso dicembre, durante la discussione sulla legge di stabilità a pochi mesi dal voto, fu approvato un emendamento (voluto dal Governo) che stanziava 150 milioni di euro per trasformare posti dell’organico di fatto in organico di diritto: nel gergo della scuola, si tratta di cattedre di cui gli istituti non possono fare a meno e che già esistono, ma che non figurando nella pianta organica prevista dal Miur non possono essere assegnate stabilmente a docenti, ma vengono coperte ogni anno con dei contratti a tempo determinato (ce ne sono ancora circa 57mila in tutta Italia, la maggior parte sul sostegno). Si tratta dunque della trasformazione di supplenze in contratti a tempo indeterminato, che ha un costo minore rispetto alla creazione di posti totalmente nuovi. L’operazione era stata già fatta nel 2017,  con il solito balletto sui numeri: il governo aveva stanziato 400 milioni di euro (a decorrere dal 2018) per cui si parlava di circa 25mila assunzioni, i posti autorizzati furono 15mila e quelli poi effettivamente coperti 11mila (perché nelle graduatorie non c’erano tutti i docenti necessari). Stavolta, però, andrà molto peggio.

La brutta sorpresa è arrivata negli ultimi incontri a viale Trastevere tra i tecnici del ministero dell’Istruzione e i sindacati, in vista della definizione degli organici per il prossimo anno scolastico. La circolare definitiva uscirà nei prossimi giorni (probabilmente subito dopo Pasqua) ma intanto già si può dire che le aspettative degli insegnanti resteranno deluse. Secondo le prime indiscrezioni il ministero dell’Economia ha tradotto l’impegno di spesa di 150 milioni di euro in appena 3.530 posti in più. Per capire come ciò sia stato possibile bisogna attendere la relazione tecnica, ma che i conti non tornino pare evidente: dopo le promesse invernali, i sindacati si aspettavano tra i 10 e 15mila contratti in più; anche volendo utilizzare gli stessi calcoli dell’anno scorso (già duramente contestati) avrebbero dovuto essercene almeno 6mila. Invece alla fine i posti saranno la metà della metà. “La verità è che si sono rimangiati i soldi, per risparmiare risorse già stanziate. Ci hanno preso in giro, è inaccettabile”, protesta Francesco Sinopoli, segretario della Flc-Cgil che chiede il ricalcolo dei costi. Ma il Miur pare intenzionato a tirar dritto.

Non dovrebbero esserci altre grandi novità nella circolare sugli organici, attesa da tutti i docenti per capire dove ci saranno le maggiori disponibilità per i prossimi trasferimenti e assunzioni estive: con questi numeri, in pochi riusciranno a tornare al Sud. Oltre al taglio delle assunzioni promesse, ci sono infatti solo 1.111 posti in più per gli Istituti professionali, e 800 per il potenziamento della scuola dell’infanzia, che ancora aspetta le immissioni dopo essere stata esclusa dalla riforma. Quest’ultimi, però, saranno ricavati sottraendoli dagli altri ordini di scuola, quindi si tratta solo di uno spostamento. Poco o addirittura nulla sembra destinato al sostegno, che invece con i suoi quasi 40mila supplenti avrebbe bisogno di un piano straordinario. Il Pd lo aveva promesso più volte, rinviando di anno in anno. A questo punto se ne riparlerà col prossimo governo.

Twitter: @lVendemiale  

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“Ho sentito un grande botto e sono scappata con il mio compagno e solo una volta fuori ho visto che era crollato mezzo condominio”. Lo ha raccontato una delle persone che abitavano nella parte della palazzina rimasta in piedi, a Rescaldina (Milano) dove un crollo ha causato il ferimento di 9 persone. La prima ipotesi su cui stanno lavorando i carabinieri della compagnia di Legnano (Milano) e i vigili del fuoco di Milano è quella che a causare il cedimento sia stata una esplosione presumibilmente causata da una fuga di gas. Ma gli accertamenti tecnici sono ancora in pieno svolgimento.

Nelle immagini, pubblicate su diversi canali social, il momento dell’esplosione ripreso dalla telecamera di videosorveglianza di un’abitazione alle spalle della palazzina crollata.

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“Non ammetterò mai di averlo detto, ma noi per rappresentarci alle Olimpiadi vogliamo qualcuno che possa essere anche di esempio, qualcuno che porti i valori di una normale famiglia americana”. Ha il finestrino della macchina semi-chiuso e gli occhi semi-protetti dagli occhiali, il membro del comitato olimpico, uno di quelli che deve decidere se la ragazza bionda, poco più che ventenne, di fronte a lui può partecipare ai Giochi olimpici. Lei è Tonya Harding, campionessa di pattinaggio, che lo ha inseguito fin nel garage per supplicarlo: “Non potreste giudicarmi solo per i miei salti?”. E che – dopo la confessione dell’altro – quasi sussurra: “Ma io non ce l’ho una normale famiglia americana”. Ecco, per me il film Tonya (ambientato negli anni Novanta e diretto dall’australiano Craig Gillerspie, protagonista Margot Robbie), che racconta la storia della campionessa di Portland, la prima americana a compiere il triplo axel, giunta ai disonori della cronaca mondiale per l’accusa di essere stata la mandante dell’aggressione alla sua rivale, Nancy Kerrigan, è tutto qui.

Madre alcolizzata e decisamente psichiatrica, marito che la picchia, Tonya scuoia coniglietti con suo padre da quando è piccola e più che sorridere, ghigna. Ma il film sulla sua vita per me non è solo il “solito” racconto di un riscatto impossibile, la classica storia di provincia americana buia, tempestosa e crudele. No. Quel (non) dialogo tra lei e uno dei suoi esaminatori racconta che non esiste oggettività, che non bastano bravura e sacrificio, che anche in campi come lo sport, dove i parametri sembrano chiari, in realtà le battaglie da combattere non sono mai (o non sono solo) quelle che sembrano. E le “istituzioni” piuttosto che asettici arbitri super partes sono sempre rappresentanti di aspettative collettive e griglie di riferimento prestabilite, con le loro chiavi di lettura del mondo.

Il mandato magari è indefinito, ma non per questo meno forte. “Non esiste una verità. Ognuno ha la sua verità”, dice Tonya alla fine del film. Affermazione abusata e ormai scontata, che però all’interno di questa vicenda, dove in fondo lo sport gioca da attore non protagonista, si carica di nuovi significati. Suggerimento pasquale: andare a scoprire la seconda vita di quella ragazza ventenne per decidere se è abisso o resurrezione. Io mi fermo qui, il resto è spoiler.

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Per il decreto attuativo del “fondo di ristoro finanziario” da 25 milioni l’anno per quattro anni inserito nell’ultima legge di Bilancio sono scaduti i termini venerdì 30 marzo. Ma il M5s chiede al governo uscente di non procedere. E lasciare al prossimo esecutivo il compito di stabilire come risarcire i risparmiatori vittime di reati bancari, a partire da quanti hanno perso denaro investito in azioni e obbligazioni di Popolare di Vicenza e Veneto Banca (cedute a Intesa al prezzo simbolico di un euro e con dote pubblica di 17 miliardi) e nelle altre crisi bancarie. Secondo i pentastellati servono più soldi ma anche criteri meno stringenti. Per il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, intervistato dal Sole 24 ore, si tratta però di “una questione tecnica” che “fa parte dell’ordinaria amministrazione”, perché “la costituzione del fondo è stata approvata a larghissima maggioranza in Parlamento”. Dunque “a giorni avremo il decreto”. Che ribadirà come presupposto per l’indennizzo sia il riconoscimento del danno attraverso una sentenza del giudice o il ricorso alla camera arbitrale dell’Anac.

Nel frattempo si fa strada pure la suggestione, difficilmente realizzabile, di utilizzare parte degli utili di Bankitalia3,89 miliardi stando all’ultimo bilancio – come copertura per indennizzare chi ha subito danni. La vigilanza di Palazzo Koch sugli istituti finiti gambe all’aria, come è noto, è finita nel mirino della commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario voluta dal Pd, che si è però trasformata in un palcoscenico per la polemica politica senza esiti significativi sul fronte tecnico, se non l’auspicio di maggiore collaborazione e coordinamento con la Consob.

Per i deputati M5S Alessio Villarosa e Federico D’Incà e il senatore Daniele Pesco “il decreto legge 99/2017 che ha posto in liquidazione coatta amministrativa Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca è una truffa in piena regola a danno dei risparmiatori” e “truffaldina è anche la modifica proposta durante l’ultima Legge di Bilancio al fondo risarcitorio. È bene ripeterlo prima che il governo Gentiloni si azzardi ad approvare i decreti attuativi”. Infatti “a fronte di oltre 210mila famiglie colpite e 13 miliardi di patrimonio bruciato, il governo ha stanziato appena 25 milioni di euro, pari allo 0,19% del danno inflitto ai risparmiatori. Non solo i soldi sono pochi ma, viste le modalità di accesso al risarcimento indicate nel decreto sarà molto complicato accedere al beneficio, soprattutto per i risparmiatori che hanno comprato i titoli prima del 2007, quando fu emanata la normativa “Mifid“.

Il M5S sostiene di voler “solo procedere a risarcimenti più equi, ma anche garantire agli ex soci e obbligazionisti delle banche venete gli eventuali guadagni che proverranno dalla gestione dei Non Performing Loans. Chiediamo quindi al governo, oggi in carica per i semplici “affari correnti”, di lasciare al futuro esecutivo l’emanazione dei decreti attuativi necessari per stabilire le modalità di accesso e utilizzo del fondo risarcitorio”.

Giovedì, quando via Nazionale ha comunicato di aver messo a segno un utile di 3,89 miliardi e di aver versato allo Stato 4,9 miliardi tra dividendi e imposte, oltre ai 218 milioni per le banche e gli altri enti azionisti (da Intesa, Unicredit e Generali a Inps e Inail), i senatori pentastellati sono tornati all’attacco: “Bisognerebbe a questo punto riflettere su ristori più robusti a beneficio delle centinaia di migliaia di risparmiatori che sono rimasti vittima delle crisi bancarie degli ultimi anni”. E ancora: “Il governo uscente stanzia, per esempio, appena 25 milioni, una miseria, nel fondo di ristoro degli investitori colpiti dal crac delle banche venete. Ricordiamo che alle banche private azioniste è arrivato un tesoretto di 4 miliardi in tre anni sia in termini patrimoniali che di conto economico”.

Fratelli d’Italia si accoda alla proposta, lanciata da La Verità: il coordinatore nazionale Guido Crosetto ha detto al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro che si tratterebbe di un “atto dovuto da parte di chi, come la Banca d’Italia, doveva vigilare e non l’ha fatto”.

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Il bando per i diritti tv della Serie A di MediaPro è saltato: il primo effetto dell’accordo tra Sky e Mediaset è quello di gettare nel caos il calcio italiano. Nel risiko delle pay-tv ci sono interessi economici che vanno ben oltre il pallone, ma intanto per il nostro campionato si profila uno scenario di incertezza e scontro totale, di cui è impossibile prevedere gli esiti. Di sicuro c’è solo che tutto il sistema-calcio si regge sul miliardo di euro e passa che negli ultimi dieci anni è sempre arrivato dalle televisioni, in un regime di sostanziale duopolio che pur con le sue storture aveva funzionato: ora che i concorrenti da due diventano (o diventeranno presto: la strada pare tracciata) praticamente uno solo, e non si sa più quanti soldi arriveranno e da chi, rischia di saltare tutto il carrozzone.

È questo lo scenario che terrorizza i club di Serie A, e ancor più i dirigenti di MediaPro, la società di Barcellona che si è aggiudicata i diritti del nostro campionato per i prossimi tre anni alla cifra record di 1,05 miliardi a stagione. Gli spagnoli devono rivenderli come intermediari, ed entro martedì avrebbero dovuto pubblicare il bando rivolto agli operatori: non se ne farà più nulla, dopo l’accordo Sky-Mediaset. Il Biscione ospiterà sulle sue frequenze sul digitale terrestre un bouquet dell’offerta sportiva di Sky: il calcio pare escluso (così assicurano le parti al momento, almeno), ma è chiaro che le carte in tavola sono completamente cambiate. I pacchetti preparati dagli spagnoli erano rivolti a tre operatori: uno (Mediaset) quasi non c’è più, l’altro (Sky) è dichiaratamente ostile e ancor meno interessato a svenarsi per un prodotto senza concorrenza, adesso che ha raggiunto un’intesa con i suoi rivali storici. Il bando sarebbe inutile. Tutto congelato, in attesa dell’incontro della verità tra MediaPro e Sky: i vertici dei due colossi si vedranno subito dopo Pasqua (forse addirittura già martedì), ma alla luce degli ultimi sviluppi un accordo pare ancora più lontano.

I calcoli degli spagnoli prevedevano di incassare circa 650-700 milioni da Sky e 200 da Mediaset (il resto dallo streaming) per rientrare dell’investimento. Se a questo punto gli uomini di Murdoch risponderanno picche, a MediaPro non resterà che tornare alla carica con i presidenti della Serie A per fare il canale della Lega (a cui l’Antitrust per altro ha già detto di no). Il loro piano è il seguente: rinunciare all’assegnazione dei diritti come intermediari, per firmare un altro accordo privato in cui la Lega si fa editore del nuovo canale, e MediaPro ne diventa partner industriale, mettendo a disposizione le sue strutture e competenze. L’operazione è spericolata, la strada strettissima (immaginate la corsa contro il tempo per essere pronti ad agosto), il rischio di finire in tribunale praticamente scontato: Sky farebbe ricorso immediato. Ammesso che la Lega commissariata da Giovanni Malagò (dove la fronda pro-Sky capitanata da Juventus e Roma è molto forte) sia d’accordo. In caso contrario cosa faranno gli spagnoli? Hanno già versato 50 milioni di caparra: depositeranno anche la fidejussione milardaria, che serve come il pane alle società di Serie A per farsi anticipare dalle banche i soldi per la prossima stagione?

Nella battaglia diritti tv del pallone la mossa di Sky assomiglia tanto ad uno scacco matto. I sindacati si preoccupano per il futuro di tecnici e operatori che una eventuale fusione metterebbe a repentaglio (“Vigileremo sulla salvaguardia dell’occupazione, in particolare sul versante Mediaset Premium i cui addetti operativi sono oltre 180 lavoratrici e lavoratori a cui su aggiungono i giornalisti”, afferma Pierpaolo Mischi, segretario della Uilcom). I tifosi non sanno ancora dove vedranno il campionato, a 4 mesi dall’inizio della prossima stagione. Ma la più spaventata di tutti è MediaPro: si è comprata la Serie A per un miliardo, e adesso non sa più che farsene.

Twitter: @lVendemiale

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Sono 17, tra cui un bambino di meno di 16 anni, i palestinesi uccisi negli scontri con i soldati israeliani alla barriera tra la Striscia di Gaza e lo Stato ebraico. Lo ha dichiarato l’ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite, Riyad Mansour, incontrando i giornalisti a New York a margine della riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza convocata dal Kuwait. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto “un’indagine indipendente e trasparente” su quanto avvenuto venerdì al confine tra Israele e la Striscia di Gaza: una manifestazione trasformatasi in guerriglia, con lanci di pietre e molotov a cui i militari hanno risposto sparando, che ha provocato oltre alle vittime almeno 2mila feriti. I palestinesi si erano riuniti lungo la barriera al confine per la “Marcia per il Ritorno” voluta da Hamas in occasione del Land Day, la celebrazione annuale dello sciopero generale e delle marce organizzate il 30 marzo 1976 in protesta per l’esproprio di terre per motivi di sicurezza da parte di Israele.

“C’è il timore che la situazione possa deteriorarsi nei prossimi giorni”, ha spiegato l’assistente del segretario generale delle Nazioni Unite per gli affari politici, Taye-Brook Zerihoun. “Siamo profondamente rattristati”, ha aggiunto il diplomatico. “Il rischio di escalation è molto reale”, ha affermato sostenendo che “esiste la possibilità di un nuovo conflitto nella Striscia di Gaza”. E i palestinesi stanno infatti preparando nuove proteste dopo la marcia del 30 marzo. Alcune centinaia di persone si sono assembrate intorno agli accampamenti allestiti a qualche centinaia di metri dal confine con Israele. Le tende servono come punti di partenza per le marce. Gli organizzatori hanno dichiarato che le manifestazioni continueranno fino al 15 maggio, settantesimo anniversario della creazione di Israele. I palestinesi segnano quella data come “nakba” o catastrofe, quando in centinaia di migliaia furono costretti a lasciare le loro case durante la guerra del 1948.

L’ambasciatore Mansour ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di “affrontare con serierà la questione fornendo protezione alla popolazione civile” della Striscia di Gaza. Intanto per oggi 31 marzo è stata proclamata una giornata di lutto nazionale e sciopero generale dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas. Chiusi i negozi della Cisgiordania e la maggior parte delle attività imprenditoriali, così come anche le università e le scuole hanno sospeso le lezioni. I palestinesi considerano le azioni commesse da Israele come “un grande massacro contro il nostro popolo”. Il primo ministro dell’Anp, Rami Hamdallah, ha chiesto che lo Stato ebraico venga riconosciuto responsabile di quello che ha definito “omicidio premeditato”.

Se la violenza continuerà lungo il confine di Gaza, Israele espanderà la sua reazione per colpire i militanti anche al di là della frontiera, è stata la replica del generale Ronen Manelis, portavoce militare israeliano, all’indomani della marcia. “Siamo profondamente rattristati dalle perdite di vite a Gaza. Invitiamo tutti coloro che sono coinvolti ad adottare passi per abbassare le tensioni e stiamo lavorando a un piano per la pace – ha scritto su Twitter la portavoce del dipartimento di Stato Usa, Heather Nauert -La violenza non porta avanti né l’uno né l’altro di questi obiettivi”.

L'articolo Gaza, 17 palestinesi uccisi e oltre 2mila feriti negli scontri. L’Onu: “Indagine indipendente sui fatti”. Annunciate altre proteste proviene da Il Fatto Quotidiano.



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