La procura di Tokyo ha disposto una perquisizione nell’abitazione di Carlos Ghosn, l’ex ceo di Nissan-Renault fuggito rocambolescamente in Libano nella notte tra domenica e lunedì dal Giappone, dove si trovava in libertà vigilata su cauzione in attesa del processo a su carico per cattiva condotta finanziaria. La polizia giapponese è infatti al lavoro per chiarire le circostanze che gli hanno permesso di eludere lo stretto sistema di sorveglianza a cui era stato sottoposto e imbarcarsi su un jet privato nascosto nella custodia di uno strumento musicale dopo aver fatto entrare in casa sua un gruppo di para-militari camuffati da band per un concerto di Natale.

Da parte sua, l’ex top manager ha fatto sapere tramite uno dei suoi avvocati che terrà una conferenza stampa il prossimo 8 gennaio a Beirut per raccontare la sua versione dei fatti che lo hanno portato all’arresto per frode fiscale, malversazione e abuso di fiducia aggravata nel novembre del 2018 a Tokyo, dove ha trascorso 130 giorni in carcere prima di essere rilasciato su cauzione, sotto strettissima sorveglianza delle autorità nipponiche e con il divieto di parlare alla stampa e di lasciare il Paese. Era stato lo stesso Ghosn a dare notizia del suo arrivo in Libano nella notte fra il 30 e il 31 dicembre, attraverso i suoi legali, affermando che la sua non era una fuga dalla giustizia ma di voler evitare “ingiustizia e persecuzione politica”. “Ora sono in Libano e non sarò più tenuto in ostaggio da un sistema giudiziario giapponese truccato in cui si presume la colpa, la discriminazione dilaga e vengono negati i diritti umani di base, in flagrante disprezzo degli obblighi legali del Giappone ai sensi del diritto internazionale e dei trattati che è vincolato a sostenere”, recita la dichiarazione.

La sua fuga ha scatenato infatti la dura reazione dei media giapponesi, che sono andati all’attacco: “Fuggire è un atto codardo“, hanno titolato. Ghosn “ha perso l’occasione di provare la sua innocenza e difendere il suo onore”, ha scritto il quotidiano Yomiuri Shimbun, sottolineando che il tribunale, i suoi avvocati e i funzionari del controllo immigrazione hanno la loro parte di responsabilità nella vicenda. Il giornale liberal Tokyo Shimbun rimarca a sua volta che il comportamento di Ghosn si è fatto beffe del sistema giudiziario giapponese: “L’imputato Ghosn insiste nel dire di essere fuggito da una persecuzione politica… ma recarsi all’estero senza permesso è una violazione delle condizioni per la sua cauzione e si fa beffe del sistema giudiziario giapponese“. “C’è un’alta probabilità che il processo non si terrà e la sua linea in base alla quale vuole provare la sua innocenza è adesso messa in discussione“, aggiunge. Alcuni giornali inoltre notano come l’idea di concedere a Ghosn la libertà vigilata su cauzione risulti essere stata poco saggia alla luce di quanto accaduto.

Resta intanto il mistero attorno al viaggio che ha portato Ghosn da Tokyo a Beirut: l’ex presidente di Nissan-Renault ha passaporti francese, libanese e brasiliano. Secondo un media libanese Mtv, Ghosn sarebbe fuggito nascosto in una custodia per strumenti musicali e imbarcato su un aereo privato (dettaglio questo smentito dall’entourage dell’ex ceo). Stando a indicazioni di stampa poi, Ghosn sarebbe entrato in Libano con un passaporto francese, ma le autorità francesi hanno dichiarato di non esserne al corrente, mentre quelle libanesi riferiscono che è entrato nel Paese dei Cedri “legalmente” e che non ci sono provvedimenti giudiziari nei suoi confronti.

Lo scorso aprile Ghosn era stato rilasciato su cauzione con l’obbligo di rimanere nella sua residenza di Tokyo e il vincolo di consegna dei passaporti al proprio avvocato. Qualsiasi spostamento in Giappone per più di tre giorni doveva essere autorizzato dal suo legale, e con il divieto quasi assoluto di contattare la moglie. Una telecamera di sorveglianza era installata nella sua residenza e l’accesso al telefono cellulare doveva essere controllato dal proprio avvocato, così come la navigazione su internet.

L'articolo Carlos Ghosn, perquisita la casa di Tokyo dell’ex ceo di Nissan-Renault fuggito in Libano. I media giapponesi: “Fuggire è un atto codardo” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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