Clima, rapporto Copernicus: 2024 è stato l'anno più caldo degli ultimi 10 anni in Europa
Duplice omicidio a Roma in via Prenestina, uccisi un uomo e una donna
Maltempo, forti piogge da Nord a Sud: allerta gialla 10 regioni
Meteo, le previsioni per Pasqua e Pasquetta: l’anticiclone potrebbe salvare le feste
Nel Casertano 19enne trovato morto in sala giochi, ipotesi omicidio
Per evitare “qualsiasi incidente in futuro” il ministro francese dei Conti pubblici, Gérald Darmanin, dice che le autorità parigine sono a disposizione per chiarire “il quadro giuridico e operativo nel quale i doganieri francesi possono intervenire sul territorio italiano”. Ed è attorno a questo che si gioca l’affaire legato ai controlli effettuati su un migrante dalla polizia francese nel locale di Bardonecchia usato dalla ong Rainbow4Africa.
Sono circa le 19 di venerdì quando i doganieri entrano nel locale. Secondo la versione di Darmanin, gli agenti “in uniforme” della brigata ferroviaria di Modane hanno individuato a bordo di un treno Tgv Parigi-Milano, un passeggero, di nazionalità nigeriana e residente in Italia, “sospettato di trasportare stupefacenti“. In base al codice doganale, prosegue la ricostruzione del ministro francese, gli agenti “gli hanno chiesto se acconsentisse a un test delle urine per individuare eventuali stupefacenti. L’uomo ha accettato per iscritto”.
Per realizzare questi controlli “in condizioni di rispetto della persona”, gli agenti hanno atteso che il treno arrivasse a Bardonecchia “per utilizzare il locale della stazione che è a loro disposizione”, in base a un “accordo Italia-Francia del 1990 sulla coopreazione transfrontaliera”. I doganieri, sempre secondo la ricostruzione dei francesi, hanno quindi chiesto e ottenuto di poter usare il bagno dello stesso locale. “Il controllo è poi risultato negativo. Tuttavia – spiega ancora il ministro in una nota – alcuni membri dell’associazione sono rimasti turbati da questo controllo e hanno chiesto che la persona controllata restasse con loro al termine del test”.
Di segno opposto la ricostruzione di una testimone e di legali vicini alle ong. Innanzitutto, secondo gli avvocati, l’accordo italo-francese sulla cooperazione transfrontaliera in materia di polizia e dogana in vigore è quello firmato a Chambéry il 3 ottobre 1997, non quello del 1990. E in ogni caso, spiegano i legali, l’intesa “non prevede l’imposizione di analisi mediche e accertamenti sanitari come quelli svolti venerdì sera a Bardonecchia”. Rispetto alla versione ufficiale dettata da Parigi, è profondamente diversa anche la ricostruzione dei fatti fatta da Caterina, una volontaria di Rainbow4Africa.
“Eravamo in questa stanza, sono arrivati all’improvviso, hanno fatto irruzione”, spiega la donna. Gli agenti francesi, a suo avviso, hanno costretto il giovane nigeriano a seguirli nel locale e a sottoporsi al test delle urine: “Veniva da Parigi ed era diretto verso Napoli non stava andando in Francia – sostiene – Tremava, aveva paura. Quando un nostro mediatore culturale ha fatto notare agli agenti che non si stavano comportando nel modo giusto, per risposta gli hanno detto di stare zitto”. I doganieri, sempre secondo Caterina, avrebbe fornito delle “basi” con le quali giustificare l’intervento diverse da quelle indicate dal ministro francese: “Hanno sostenuto che per una concessione delle Ferrovie del 1963 potevano utilizzare quel locale e hanno detto che non avevamo diritto di sindacare sul loro operato. È stato allora che abbiamo chiamato il sindaco e poi la nostra polizia”.
L'articolo Bardonecchia, blitz della polizia francese. Parigi: “Frutto di accordo del 1990”. Ong: “In vigore un altro e non prevede test” proviene da Il Fatto Quotidiano.
from Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2H0Xxk2
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J
Post A Comment:
0 comments so far,add yours