Non sono bastati allarmi di ogni tipo sulla denatalità inquietante del nostro paese e sulla conseguente demografia impazzita, né centinaia di articoli o servizi sul dramma di giovani che non possono permettersi di avere figli o sull’ansia delle famiglie che non riescono a far fronte alle spese degli asili, prive come sono di aiuti e servizi. No, la famiglia è stata messa a margine in questa campagna elettorale oppure, quando se n’è parlato, lo si è fatto con slogan generici, promesse impossibili, distorsioni ideologiche.
Cominciamo dal programma del centrodestra, “barzelletta” sotto ogni punto di vista – quattro paginette per tutti i partiti – ma in particolare per ciò che riguarda la famiglia. Si parla di “un piano straordinario per la natalità con asili gratuiti e consistenti assegni familiari più che proporzionali al numero dei figli”. Ma assegni familiari per chi? Vincolati al reddito e quale? Si parla poi di “tutela alle giovani madri” – e le quarantenni? – e, grottescamente, di “pensioni alle mamme”. Slogan senza contenuto.
Sparate insensate, che rivelano il vuoto totale che il centrodestra ha sempre avuto sulla famiglia, per la quale niente ha fatto nei lunghi anni di governo, nonostante si sia proposta come paladina in difesa della stessa. Voto: 2
La Lega parla di famiglia anzitutto nel capitolo giustizia, perché vuole una rivisitazione del diritto di famiglia in sede di divorzio a favore dei padri, specie poveri (le madri no). Nel settore istruzione, si parla invece di asili nido gratuiti fino a 60.000 euro ma solo, o almeno soprattutto, per i genitori che lavorano. Si parla ancora di famiglia nel settore “demografia”, laddove si introduce la necessità di un piano ristrutturare di rilancio della natalità: 400 euro al mese per ogni nuovo nato ma solo per cittadini italiani con 20 anni di residenza. In totale, secondo Salvini, si arriverà, anche grazie all’introduzione di una “no tax area mobile” crescente in base ai carichi familiari, a triplicare l’investimento del Pil su “famiglia e demografia”.
Le coperture di un simile piano restano misteriose, ma il vero problema è la distorsione ideologico-xenofoba: dare 400 euro al mese solo ai genitori che risiedono in Italia da vent’anni è razzista e anche incostituzionale. Dare l’asilo a chi lavora è una misura pensata per escludere gli stranieri, ma può rivelarsi un boomerang visto che gli italiani sono assi più disoccupati. In ogni caso è una misura iniqua. Voto: 2
Non cito i partiti minori ma visto il tema Il popolo della Famiglia di Mario Adinolfi va menzionato. Bene parlare di “tragedia della denatalità”, meno farlo proponendo l’istituzione del “reddito di maternità” di mille euro al mese per le donne che decidano di dedicarsi in via esclusiva alla cura della famiglia, invece di aiutarle a lavorare. Vanno bene aumento degli assegni familiari e riforma del quoziente familiare, ma se messi all’interno di una cornice cattolica integralista, insieme alla lotta all’aborto, al divorzio e alle unioni civili, il pacchetto diventa invotabile. Voto 3
Passiamo dall’altra parte, iniziando da Liberi Uguali. Gli aiuti alla famiglia finiscono nel capitolo lavoro, e sono sempre vaghissime dichiarazioni di principio: “Puntiamo ad annullare il divario salariale tra uomini e donne e introdurre misure strutturali di sostegno alla genitorialità”. Si parla poi dell’intenzione di unificare le detrazioni per carichi familiari agli assegni familiari in uno strumento unico di assegno alle famiglie, da estendere anche ai lavoratori autonomi. Ottima idea, ma che importo avranno questi assegni e a chi sarebbero rivolti? Resteranno le attuali soglie Isee che praticamente escludono persone che guadagnano anche poche migliaia di euro l’anno?
Si continua a sentire che a sinistra la famiglia è il grande assente, manca un vocabolario per parlarne, la si lascia di nuovo in appalto alla destra. Errore madornale, a cui questo programma troppo vago non rimedia. Voto: 4
Arriviamo al Partito democratico, che parla di una rivoluzione fiscale per le famiglie che superi la distinzione tra famiglie di serie A e B. Ecco dunque un assegno che preveda 240 euro di detrazioni Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 fino a 26, per tutti i tipi di lavoro e fino a 100.000 euro di reddito. Si propongono poi 10 giorni di congedo obbligatorio per i padri, poi 400 euro al mese che verranno date alle famiglie per ogni figlio fino a 3 anni per coprire asilo o baby sitter. Poi si parla anche di un buono per le spese di cura per le madri che tornano subito a lavorare invece che restare a casa con una retribuzione del 30% cento.
Non si capisce se i 240 euro saranno per uno o più figli e già la cosa è eloquente. Inoltre non si capisce se il buono cura per madri lavoratrici si vada aggiungere a quello asilo. Ma il vero problema per il Pd sono le promesse fatte in questi anni di governo sulle famiglie – ricordate i mille asili in mille giorni?– e mai realizzate. Così come i tanti bonus introdotti con enfasi, ma in realtà fatti per escludere la maggioranza, visti i criteri di accesso (avere tre figli, avere bambini nati dopo il 2016 etc). Voto: 3
Infine, il Movimento 5 Stelle. Trovare sul web le misure del Movimento per la famiglia è un’impresa e d’altra parte i leader dei 5 Stelle raramente ne parlano. Nel programma non c’è traccia di figli (animali sì, invece), mentre si parla di famiglia nel programma 20 punti per la qualità della vita degli italiani, con la proposta di dare 17 miliardi di aiuti alle famiglie con figli, attraverso l’applicazione del modello francese, rimborsi per asili nido, pannolini e baby sitter, Iva agevolate per i prodotti per l’infanzia.
Misure giuste, ma talmente vaghe e inarticolate da restare delusi (che vuol dire applicazione del modello francese?). Insomma, sembra che anche il Movimento rischi di fare lo stesso errore della sinistra, dimenticare le famiglie, lasciarle in mano alla destra. Evidente, poi, il problema delle coperture. Voto: 4
L'articolo Elezioni 2018, quante balle sulla famiglia nei programmi dei partiti proviene da Il Fatto Quotidiano.
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