Bisogna ammetterlo: quella di quest’anno è la campagna elettorale più brutta della storia repubblicana. Una democrazia priva di confronto diretto fra i candidati premier, o quantomeno fra i leader dei vari partiti, è un’oscenità politica. I programmi televisivi che hanno aperto le porte ai monologhi del politico di turno senza mai un confronto diretto con i responsabili dei partiti avversi. Trasmissioni tutte uguali e sempre senza tono e vera dialettica.

Per ovviare a questa assurdità sarebbe bastato che almeno in campagna elettorale i talk show avessero imposto il confronto diretto. Pena: nessuna ospitata per il politico che avesse rifiutato il dibattito. Ecco, questa elementare regola avrebbe impedito a questa campagna elettorale di diventare priva di contenuti reali e di credibilità. Una noia mortale, l’elenco infinito delle solite argomentazioni senza mai una dovuta interruzione al sentire delle evidenti castronerie. Il tutto a danno soprattutto dei cittadini indecisi e non votanti.

Il sale della democrazia è la dialettica e il confronto fra tesi e antitesi, la discussione in prima persona delle varie idee e dei vari programmi contrapposti. Invece, ormai da anni assistiamo a imbarazzanti e ripetuti monologhi con applausi finti al politico di turno.

E allora tu sei lì ad ascoltare uno dei tre candidati premier del centrodestra e ad un certo punto, spinto dalla patetica intervista, vorresti entrare dentro il televisore per fare almeno una banale domanda che ponesse in semplice contraddizione le loro evidenti fandonie. Perché non è un mistero che il centrodestra sia unito fintamente in coalizione. Tre “alleati” che dicono che faranno i premier. Uno dei tre, condannato in maniera definitiva per frode fiscale e incandidabile, scrive sul suo logo “Berlusconi presidente”.

Viviamo in una società in cui siamo ormai assuefatti alla menzogna e al mancato rispetto delle basilari regole di democrazia, una violazione così palese della fede pubblica in un altro paese non sarebbe potuto accadere. Hanno rotto le scatole per anni parlando di presidenti del Consiglio non eletti dal popolo ben sapendo di mentire per poi fare ancora peggio: la coerenza in politica non esiste e la colpa è del cittadino che non usa la propria memoria storica o semplicemente vota così perché si sente rappresentato da certi personaggi.

Ma nei fatti il centrodestra non ha un candidato premier: non può essere Berlusconi e non sarà mai Salvini o la Meloni. Per non parlare del Movimento 5stelle, partito che sa benissimo non avrà mai una maggioranza e non potrà governare da solo, e i casi che li coinvolgono come Rimborsopoli, l’appartenenza alla massoneria di alcuni candidati e Dessì a Ostia. Questi futuri deputati e senatori, che verranno eletti sotto il simbolo dei 5Stelle, sono stati già sfiduciati dal Movimento. I voti andranno al Movimento nonostante queste persone non siano più ufficialmente appartenenti ai 5Stelle.

Questo aspetto avrà due seri risvolti: primo, che il Movimento elegge persone apparentemente non gradite; secondo, quello più desolante, è che queste persone andranno a fare da stampella alla prossima maggioranza. Insomma, con un confronto diretto tante cose sarebbero emerse e discusse, naturalmente anche sul Pd e sugli altri partiti. Ma senza un sano e frizzante dibattito nulla cambierà: ognuno farà il tifo per la propria squadra e gli indecisi – e quelli che sono decisi a non votare – resteranno sulle proprie posizioni.

La politica era passione, ideologie, speranze, confronto. Ora è diventata piatta, proprio come un televisore spento.

L'articolo Elezioni 2018, la campagna più brutta della storia. Anche i talk show ridotti a monologhi proviene da Il Fatto Quotidiano.



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