L’1 novembre è il giorno dei Santi, una festività ben inserita nella cultura italiana (e non solo).

Il 31 ottobre è la festa di Halloween una festività di origine pagana (quantomeno se parliamo proprio della sua origine antica) istituzionalizzata da Washington Irving che scrisse, tra le altre sue novelle, il racconto di Sleepy Hollow. Da questo racconto derivarono (come altre opere di Irving) tradizioni, leggende, usi e costumi che gli americani, popolo industrioso specie se c’è da valorizzare una tradizione, hanno costruito la festa di Halloween. Tra le valorizzazioni cinematografiche non si dimentichi Il segreto di Sleepy Hollow, reinterpretato da un futuro Captain Sparrow (Johnny Depp).

Tutto bene, tutto divertente.

Negli ultimi 10 anni (forse qualcuno in più) la festività del 31 ottobre è lentamente strisciata in Europa. Dapprima nel Nord Europa da cui, per assonanza culturale, si era evoluta (si ricordi che molti dei racconti di Washington Irving sono di fatto elaborazioni e riadattamenti di tradizioni nordiche riplasmate per un pubblico americano di cultura medio bassa) sino ad arrivare nei paesi latini.

In alcuni la tradizione de los Dias de los muertos era già presente (con un accezione culturale differente). Da noi in Italia, specie nelle città, il concetto di dolcetto o scherzetto si è fatto strada abbastanza rapidamente. In associazione con feste a tema (una specie di carnevale in anticipo) c’è stata anche un evoluzione di ricette culinarie, vendita di dolci e costumi e, per semplificare, un hackeraggio culturale della nostra cultura, dove il sistema di tradizioni italiani cristiano-giudaiche è stato penetrato da un elemento estraneo.

E’ una tragedia? Non direi. Una festa in più male non fa. È un business? Certamente. Soprattutto un business più valorizzabile rispetto alla festa dei Santi.

Già nel 2016 la cifra in ballo era, stando ai dati riportati da Manager Italia, intorno ai 300 milioni di euro. Confcommercio tracciava (nel 2014) la spesa solo a Milano intorno al milione (è plausibile che tale cifra sia salita). La nostra festa dei morti (che di base si traduce nel ricordare i morti ed eventualmente visitarli portando loro fiori) ha una valorizzazione pari o superiore ad Halloween? Ammetto di non saperlo, e non sono riuscito a trovare analisi o cifre da poter citare.

È quindi positivo che una festa estranea abbia, di fatto, invaso l’Italia? Credo che si debba discutere in termini di numeri (fatturato) e di cultura.

In termini di cifre per il commercio al dettaglio è sicuramente una manna dal cielo. Di fatto il trend di spese in Italia (se consideriamo il dato 2016 rispetto al passato) è in aumento. In pochi anni, se teniamo questo trend, potrebbe raggiungere tranquillamente 1 miliardo. Una cifra che fa gola a molti. È egualmente probabile che i grandi retailer (soprattutto quelli online come Amazon) potrebbero essere i maggiori beneficiari di questa nuova festa pagana.

Culturalmente parlando che dire. Ai miei tempi (detto così mi sembra di parlare come mio nonno) la festività natalizia era la nascita di Gesù Bambino, mentre ora è quella di Babbo Natale (altra festività creata, indirettamente da Washington Irving, sfruttata e magnificata da Coca Cola che ha anche creato la figura moderna di Babbo Natale). Qualcuno griderà allo scandalo culturale, altri alla perdita della nostra cultura. D’altro canto, a pensarci bene, noi cristiani ci siamo rubati la festa del raccolto dell’impero romano e l’abbiamo trasformata nella festa della natività (natale appunto), e, a quel che pare, nessuno si è lamentato.

@enricoverga

L'articolo Halloween o i Santi. Chi vende di più? proviene da Il Fatto Quotidiano.



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