Sette mesi e mezzo di carcere a Budapest, in Ungheria, hanno spinto Ilaria Salis il 2 ottobre scorso a scrivere una lettera al suo avvocato per far conoscere le due condizioni detentive. Missiva pubblicata dalla Repubblica. Sono molti i passaggi significativi. In primis, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, dopo il sequestro dei vestiti, è stata "costretta a indossare abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in Questura e ad indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia”. In seguito, “fino al 20 marzo (ossia per 5 settimane) quando il carcere ha finalmente autorizzato il Consolato italiano a farmi visita e a recapitarmi il primo pacco, sono rimasta senza un ricambio di vestiti (biancheria intima compresa) solo con i vestiti malconci e gli stivali con i tacchi fuori misura che mi avevano dato in Questura”. Inoltre, non ha potuto avere contati con la famiglia per più di sei mesi. (IL PADRE: "MIA FIGLIA TRATTATA COME UN ANIMALE - A PROCESSO CON MANI E PIEDI LEGATI)



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