Le città non sono tutte uguali. Non solo una rispetto all’altra ma anche al proprio interno. Non soltanto per quanto riguarda l’apparenza dei quartieri ma anche per le differenze di reddito di chi vive nelle diverse aree urbane. Anzi, a guardare le ultime statistiche sulle dichiarazioni dei redditi, si può dire che sotto questo punto di vista lo scarto, pur a pochi chilometri di distanza, può essere molto grande. 

 

A Milano, per esempio, i residenti di Brera, nel centro più centro della città, dichiarano al fisco, in media, 95mila euro. Gli abitanti di Quarto Oggiaro, periferia nord, sempre in media, quasi 18mila euro, cinque volte meno. Non diversamente i contribuenti dei Parioli a Roma denunciano al fisco circa 61mila euro a testa. Quelli di Tor Bella Monaca, periferia est, si fermano a 17mila, poco meno di un terzo. Differenze analoghe si trovano in tutte le altre grandi città italiane. 

 

Nessuna sorpresa, in fondo. Chi frequenta le città è ben consapevole degli universi economici variegati, talvolta opposti, che le compongono. Eppure quando queste differenze vengono quantificate - come da tre anni permette di fare il ministero dell’Economia e delle Finanze rilasciando i dati delle dichiarazioni dei redditi dei maggiori centri urbani a livello di Cap - fa un certo effetto. E il risultato, se non stupisce, almeno offre spunti alla discussione sull’evoluzione dei centri urbani, su chi può permettersi di viverci e sul divario tra centri e periferie.

 

Con un’avvertenza: parliamo di redditi (dichiarazioni del 2022, anno fiscale 2021) e non di patrimoni. Ovvero di quanto si guadagna o si ricava da investimenti e non di ciò che si possiede. E parliamo di dichiarazioni al fisco che, come sappiamo, scontano il problema dell’evasione



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