C’è un tempo nella nostra vita, proprio agli albori, durante il quale esiste solo ciò che si vede, qualche volta appena lo spicchio di parete che guardiamo attraverso i pilastrini della culla. A quell’epoca il mondo coincide coi minuscoli territori coperti dai nostri occhi, dove è presente solo ciò è presente. L’altrove è una rappresentazione troppo sofisticate, arriva dopo, solo allora quello stato a misura di sguardo comincia a sbriciolarsi, almeno per gli studiosi di psicologia dello sviluppo, perché in realtà le cose vanno diversamente, talvolta molto diversamente, perché siamo noi stessi a escludere dalla nostra considerazione ciò che non si vede. Un modo come un altro per non porsi domande su di sé.

Il carcere fa parte dell’invisibile, come l’inconscio, come la pazzia, come i migranti, come tante altre realtà confinate nei sottoscala. La sua esistenza diventa nota quando, esasperato, esplode, ma anche questo è solo un passaggio intermedio. Bisogna entrarci, visitarlo, esperienza che lo Stato dovrebbe rendere possibile persino ai bimbi. Parlo di uno Stato che non si vergogna di come custodisce i detenuti.



from Sky Tg24 https://ift.tt/mFSdzZx
via IFTTT https://ift.tt/qgFsGhy
Share To:

Unknown

Post A Comment:

0 comments so far,add yours