Parlare di Inter, più che altro di interismo, in un libro in cui il calcio diventa quasi “una scusa”. A dirla così sarebbe quasi un assist per i più classici sfottò pallonari: andrebbe anche bene. Il libro è “Interisti Social Club, viaggio al termine delle nostre notti insonni nell’anno dello scudetto”, edito da Mondadori e scritto da Tommaso Labate, giornalista del Corriere della Sera e interista, ovviamente.

Chiaro il richiamo a Louis-Ferdinand Celine nel titolo, che identifica la fine della notte con la vittoria dello scudetto nerazzurro, una sorta di crocevia: “Ho aspettato che l’Inter tornasse a vincere dopo 10 anni – spiega Labate – per riflettere su ciò che era capitato in quell’intervallo di tempo. E in questa riflessione il calcio diventa una scusa, un mezzo per analizzare anche il contesto sociale: emerge che il tifoso oggi è diventato quasi come una sorta di leader di partito della prima repubblica, che mentre tutto va male è lì, dopo una vittoria, a dire che tutto va bene“.

E mentre la notte è ben definita con il decennio di vacatio di vittorie interiste, quel “social” del titolo non deve fuorviare: “Nel mio libro non c’entrano niente i social, anzi, è molto ‘vetero’. Faccio un esempio: parlo di tifoso ‘governomonti‘ così, tutto attaccato, perché se oggi ci si ritrova in un ipotetico bar sport l’argomento di discussione per eccellenza sono le plusvalenze. La parola ‘plusvalenza’ nelle discussioni dei tifosi oggi è più utilizzata della parola dribbling: ecco io vorrei che il calcio fosse spoglio di tutto ciò”.

Con la dimensione del tifoso che in ogni caso è un iperuranio a se stante, la malattia giovanile che dura tutta la vita di Pasolini, con tratti ben marcati di infantilismo. Tommaso Labate infatti spiega: “Il calcio è il regno della doppia morale: parlo di me stesso, assolutamente convinto sostenitore in periodo Covid di distanziamento, utilizzo delle mascherine e tutto il resto…ecco osservando la festa scudetto mi sembravano tutte prescrizioni ben rispettate. Il mondo del calcio e il mondo dei tifosi sono il paradiso della doppia morale”.

E chiaramente c’è il mondo dell’Inter tra le 156 pagine del libro di Labate, dell’Inter e degli interisti: “Lo scudetto è stata quasi una liberazione. Una liberazione dalla figura di Mourinho che più che l’uccisione del padre assume i contorni della ‘mucca nel corridoio‘ di Bersani. Ecco tutti gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina nerazzurra in questi anni hanno dovuto fare i conti con la mucca nel corridoio che aveva Mourinho. Poi la liberazione non a caso con Conte, uno che il 5 maggio 2002 a Udine esultava in maglia juventina, e con Simone Inzaghi che è stato uno degli autori dei gol della Lazio nello stesso giorno. Conte e Inzaghi hanno allontanato la mucca dal corridoio, il primo nelle vesti di Papa straniero”.

Mourinho, sì, ma non solo: “Parlo anche di storie come quella di Corrado Verdelli, ex agente di borsa che raccontava l’ansia che lo accompagnava prima di gare importanti come quella contro il Bayern Monaco“. Dall’antropologia del tifoso alle mucche nel corridoio alle storie piccole. Con il calcio, anzi l’Inter, che diventa la miglior scusa per raccontarle.

L'articolo Interisti Social Club, Tommaso Labate racconta 10 anni di ‘notti insonni’: “Il tifoso è come un leader della prima repubblica” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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