Se non ci saranno ulteriori intoppi, oggi Mario Draghi firmerà il suo primo dpcm, con le misure anti contagio in vigore fino a dopo Pasqua. Nonostante il nuovo premier avesse garantito “largo anticipo” nel comunicare le prossime restrizioni, la discussione si è protratta fino a tre giorni dalla scadenza del dpcm precedente. La linea resta rigorosa, con un inasprimento delle misure in zona rossa, a partire dalla chiusura di tutte le scuole. E proprio le scuole sono il nodo che ancora divide il governo. Poco prima delle ore 10 sono arrivati a Palazzo Chigi la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, e il presidente del Consiglio superiore di Sanità e membro del Cts, Franco Locatelli. In programma c’è una nuova riunione della cabina di regia del premier Draghi e dei ministri. Subito dopo ci sarà un altro confronto con le Regioni, in teoria risolutivo, prima della firma del dpcm.

Tra i ministri è emersa una spaccatura su cosa fare nelle aree arancioni: se chiudere le scuole e disporre anche lo stop per negozi e centri commerciali. Draghi ha dato un assenso al recepimento dell’indicazione del Cts sulla chiusura di tutti gli istituti in zona rossa e sul criterio di ulteriore chiusura, a livello locale, se si raggiungono 250 casi ogni 100mila abitanti anche nelle regioni non rosse. La discussione però si accende e divide i ministri in due schieramenti su come regolarsi in zona arancione. Roberto Speranza, con Dario Franceschini, Patrizio Bianchi e Stefano Patuanelli, chiede di valutare l’opportunità di chiudere anche i negozi, per limitare focolai di contagio: non ha senso chiudere gli istituti e lasciare aperti i centri commerciali. Giancarlo Giorgetti, Mariastella Gelmini ed Elena Bonetti sono invece dell’idea di non imporre misure troppo restrittive nelle zone non rosse e garantire, laddove possibile, la scuola in presenza: chiudere i negozi in zona arancione, è l’obiezione, equivarrebbe ad estendere quasi ovunque le regole da zona rossa.

E’ in questo contesto che Draghi si prepara a firmare il suo primo dpcm. Dal 6 marzo al 6 aprile resterà la divisione in fasce e non ci saranno allentamenti. Anzi, in zona rossa chiuderanno, oltre alle scuole, anche i barbieri e parrucchieri. L’impianto del provvedimento resta quello comunicato già venerdì alle Regioni e del tutto in linea con i precedenti decreti del governo Conte: chiusura serale per bar e ristoranti, stop agli spostamenti (già disposta con decreto legge), con l’eccezione della riapertura di cinema e teatri dal 27 marzo. Un tavolo con le Regioni aprirà poi la discussione sui parametri da adottare per il futuro per distinguere le aree rosse, arancioni e gialle: per ora anche i criteri non cambiano.

L'articolo Nuovo Dpcm, vertice sulla scuola: il nodo è la chiusura di classi e negozi in zona arancione proviene da Il Fatto Quotidiano.



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