Le mascherine distribuite dal commissario straordinario Domenico Arcuri nelle scuole finiscono sul tavolo del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, pronto a prendere in mano la questione. A sollevare il caso è un’interrogazione parlamentare dell’onorevole leghista Roberto Turri a cui molti dirigenti scolastici del Veneto si sono rivolti dopo aver tentato invano di comunicare con Arcuri.

Il problema è noto a chi vive nel mondo della scuola: degli 11 milioni di dispositivi che sono distribuiti ogni giorno tra i banchi, migliaia di mascherine vengono buttate via dai genitori o nemmeno distribuite dai presidi perché non sono adatte ai volti dei bambini; son fastidiose o peggio ancora maleodoranti. Di conseguenza mamma e papà comprano la classica “chirurgica” con gli elastici alle orecchie, aumentando così l’inquinamento.

“Essendo stato sindaco a San Bonifacio ed ora assessore, molti capi d’istituto – spiega Turri – si sono rivolti a me sperando che avessi una strada per raggiungere Arcuri al quale ogni settimana mandano mail segnalando il problema ma non hanno mai ricevuto risposta. In queste scuole gli scatoloni si ammucchiano e c’è persino il problema di dove metterli. A quel punto, non avendo contatti diretti con il commissario, ho presentato un’interrogazione al ministro”. L’iniziativa parlamentare è stata fatta durante la crisi di Governo ma a rispondere dovrà essere il neo inquilino di viale Trastevere.

“Le mascherine – spiega Turri nel testo dell’interrogazione – che la popolazione scolastica ha ricevuto e continua a ricevere si sono rivelate sempre o troppo piccole oppure troppo grandi, in molti casi prive del nasello metallico, dotate non di elastici da passare dietro le orecchie, bensì di lunghe fasce da tenere dietro la testa con il risultato che in più di otto casi su dieci non vengono utilizzate: spesso vengono buttate, oppure accantonate perché scomode”. Il vice sindaco chiede a Bianchi se intenda avviare un monitoraggio su scala nazionale per verificare il reale impiego delle mascherine distribuite nelle scuole e quali iniziative il Governo intenda adottare qualora l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale dovesse risultare non appropriato per le finalità cui era destinata la commessa.

Pronta la risposta del ministro ferrarese che fa sapere di essere intenzionato a “fare un approfondimento specifico”. Bianchi ha già incontrato Arcuri: non si sa se abbia affrontato anche questo tema ma ha intenzione di non lasciar cadere la questione. Intanto sono tanti i presidi che hanno accumulato mascherine non distribuite. La dirigente del liceo scientifico “Bottani” di Milano ne ha 46mila in magazzino: “Il problema è che le hanno inviate quando la scuola era chiusa. Dopodiché ci siamo accorti che erano brutte, puzzavano, non erano confortevoli. I ragazzi non le volevano più. Quelle che avevamo comprato per i docenti le diamo ai ragazzi. I professori hanno devoluto le loro. Speriamo che Arcuri le ritiri prima di ritirarsi anche lui”. Anche Ugo Carnevali, dirigente dell’istituto comprensivo di San Giovanni Ilarione ha 30mila mascherine in deposito: il 21 gennaio ha inviato una mail al commissario ma non ha mai ricevuto un riscontro. A Monteforte d’Alpone, invece, il dirigente scolastico Giuseppe Boninsegna ha deciso di regalare le mascherine che i genitori non vogliono alla Caritas.

L'articolo “Nelle scuole arrivano mascherine scomode e maleodoranti”: alcuni presidi non le danno agli studenti. Il caso sul tavolo del ministero proviene da Il Fatto Quotidiano.



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