Dopo cinque giorni al buio, è tornata la luce nel palazzo al numero 55 di via Santa Croce in Gerusalemme, a Roma. Nell’edificio occupato vivono “450 persone di tutte le nazionalità, tra i quali 98 minori, alcuni in gravi condizioni di salute”, riferisce Andrea Alzetta, portavoce di Spin Time Labs, l’associazione legata al condominio. La corrente elettrica era stata staccata dall’azienda Hera per morosità. A riattaccare la luce, secondo quanto riportato da diverse agenzie, è stato il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski. “Sono intervenuto personalmente ieri sera – ha dichiarato il religioso – per riattaccare i contatori. È stato un gesto disperato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi”. Alzetta definisce “un’esagerazione giornalistica” la notizia che sia stato l’elemosiniere vaticano a “fare il miracolo”.

Lo stabile, proprietà della Banca Finnat, era stato occupato il 12 ottobre 2013 dal movimento “Action”. Nel corso degli anni si è progressivamente popolato. Oggi all’interno ci sono anche un’osteria, un laboratorio di birra artigianale, una falegnameria, una sala prove. Il palazzo è, secondo gli attivisti, “un punto di approdo, aperto a tutti, attento ai giovani, agli ultimi e ai più bisognosi”. Il debito accumulato dal 2013 sembra che superi i 300 mila euro, per questo lo stacco della corrente. “Siamo senza acqua e luce da tre giorni”, aveva dichiarato Spin Time Labs. “Ma non sarà certo il buio a fermarci. Questo è un’appello alla città di Roma”. Gli occupanti hanno tuttavia saputo che il Campidoglio non salderà le bollette della luce arretrate.

Quando il cardinale Krajewski è arrivato al palazzo e ha visto il disagio degli abitanti – hanno raccontato le agenzie – ha personalmente riallacciato la corrente. Il religioso, braccio caritativo del Papa, era ritorno da Lesbo dove ha portato la solidarietà ai profughi presenti nell’isola greca. Lì è stato informato della grave situazione dello stabile. “Ha sentito il dovere di compiere un gesto umanitario”, sottolineano alcune fonti vaticane, un atto “compiuto dal cardinale nella piena consapevolezza delle possibili conseguenze d’ordine legale cui ora potrebbe andare incontro, nella convinzione che fosse necessario farlo per il bene di queste famiglie”.

Il portavoce dello stabile ridefinisce l’intervento dell’elemosiniere, e spiega che “della vicenda si è interessata la responsabile della distribuzione del cibo dei poveri, quella di medicina solidale, le persone che lavorano lì, visto che la politica non riusciva a risolvere la situazione”. Ad aggiunge: “L’elemosiniere del Papa non credo faccia l’elettricista, oltretutto non c’erano sigilli, semplicemente avevano staccato la corrente. Anche questa è una fantasia giornalistica”. Alzetta difende infine l’occupazione del palazzo: “Nell’edificio si fa un percorso di rigenerazione urbana e sociale, era un palazzo rimasto invenduto e abbandonato a se stesso al quale noi nel 2013 abbiamo ridato vita con un progetto fatto insieme alle università di Roma e tante realtà del territorio. Facciamo concerti di musica classica, spettacoli: per questo molti artisti ci hanno sostenuto”.

 

L'articolo Roma, “elemosiniere del Papa riallaccia corrente a palazzo occupato”. Il portavoce dello stabile: “Esagerazione giornalistica” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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