maggio 2019

Erano stati arrestati lo scorso gennaio per concorso esterno in associazione camorristica. E ora, dopo quattro mesi e mezzo ai domiciliari, i fratelli Antonio e Nicola Diana, imprenditori testimonial dell’Antimafia’ sono tornati in libertà su decisione della Cassazione. I Diana, originari di Casapesenna (Caserta), gestiscono un gruppo imprenditoriale che opera in vari settori, tra cui la società Erreplast. Secondo alcuni pentiti avrebbero pagato per anni il pizzo al clan dei Casalesi giustificando poi le dazioni di danaro come estorsioni, denunciate solo di recente. I Diana avevano creato anche una Fondazione anti-clan intitolata al padre Mario, ucciso 30 anni fa dalla camorra e ritenuto vittima innocente. Con loro fu arrestato anche uno zio anziano, già scarcerato in precedenza. Nella stessa operazione furono sequestrate 17 società alcune delle quali dissequestrate.

L'articolo Caserta, Cassazione scarcera imprenditori anti-clan: Antonio e Nicola Diana erano ai domiciliari proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2KhvfFp
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

L’amministratore delegato della Mercedes, Dieter Zetsche, è andato in pensione, lasciando il proprio posto di lavoro. La rivale Bmw ha deciso di rendergli omaggio con un video tributo sorprendente: un sosia di Zetsche, che recita nei suoi panni, saluta i colleghi nel suo ultimo giorno in azienda. Viene accompagnato a casa a bordo di una Classe S ma poi, una volta solo, il colpo di scena. E la scritta: “Grazie per i tanti anni di competizione stimolante”.

Video Twitter

L'articolo L’amministratore delegato di Mercedes se ne va: l’omaggio che gli tributa la rivale Bmw è sorprendente proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2WxfwZI
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J
Guai leghisti

Rixi condannato per le spese pazze: molla la poltrona

Rimborsopoli in Liguria – La sentenza: 3 anni e 5 mesi al viceministro salviniano accusato di peculato e falso quando era capogruppo regionale del Carroccio

Il porto dei veleni di

Come avrete capito, se siete riusciti a non perdervi nella giungla di magistrati, correnti, indagati, indagatori, dossieranti e dossierati, è in corso una guerra all’ultimo veleno per la poltrona di capo della Procura di Roma. È appena andato in pensione il potente Giuseppe Pignatone, già procuratore aggiunto a Palermo e capo a Reggio Calabria. E […]

Perugia

Le trame di Palamara per screditare Ielo. Intercettato Luca Lotti

L’inchiesta – Captate tante conversazioni al Csm: voleva “sistemare” a Perugia un magistrato amico

di Marco Lillo, Antonio Massari e Valeria Pacelli

Plebiscito web per Di Maio ma Fico di nuovo in campo

Il capo politico confermato con l’80% su 56mila votanti: il presidente della Camera si astiene. Il Movimento pensa a un “Comitato dei sette”

Nazareno

Il Pd scopre la paura del voto: Delrio e Franceschini in azione

Iniziano a serpeggiare i primi dubbi sulla linea dura di Zingaretti contro il M5S e a favore delle elezioni anticipate: si darebbe il Paese a Salvini e Meloni

Commenti

Il peggio della diretta

Tyrion Lannister commissario europeo

“Cosa unisce le persone? Le armate, l’oro, i vessilli? Le storie! Nulla al mondo è più forte di una buona storia. Nessuno può sconfiggerla”. Chi mai avrà pronunciato questa sentenza simil-shakespeariana? Donald Trump? Matteo Salvini? Pamela Prati? Nossignori. Nessuno di questi giganti vale il nano Tyrion Lannister, vero vincitore della stagione conclusiva del Trono di […]

Al M5S serve una cosa antica: il congresso

Superata la conferma del “capo politico” i problemi restano irrisolti. Il Movimento 5 Stelle non può fare finta di non avere un problema di identità, di valori condivisi, di programmi e di visione strategica del Paese e del suo futuro politico. Infatti, a quanto si apprende dai colloqui fatti tra una riunione e l’altra, questi […]

Lo dico al Fatto

I costi del Tav. Ecco perché gli italiani pagano al chilometro più dei francesi

Vado a memoria in merito a un articolo letto sul Tav Torino-Lione, nel quale si asseriva che il costo del tunnel per chilometri ammontava a 360 milioni di euro per la parte italiana e a soli 40 milioni per la parte francese. La differenza dei costi mi pare sproporzionata e apparentemente ingiustificata. Vi sarei […]

Politica

Follie democratiche

In Sardegna litigano su Bartolo: “Toglie un seggio ai nostri”

Si litiga anche quando si vince o quasi. Nel Pd è un piccolo caso l’elezione di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa impegnato sul fronte della tutela dei migranti. Non perché non sia stata apprezzata la sua ottima performance elettorale, ma perché Bartolo, eletto sia in Italia Centrale che in Italia Insulare, ha deciso di […]

Crepuscoli

La guerra di Mara e Licia sulle spoglie di B.

Forza Italia – Carfagna e il partito del Sud vogliono far fuori la Ronzulli. Berlusconi non le tiene più

Quasi amici

Salvini a Di Battista: “Prendi il motorino e vattene a viaggiare”

Sarà che “prevenire è meglio che curare” e Matteo Salvini guarda già al prossimo rivale dopo Luigi Di Maio, ma le attenzioni cordiali riservate dal capo della Lega ad Alessandro Di Battista sono sempre più frequenti. Anche ieri sera Salvini ha dedicato all’ex parlamentare del Movimento 5 Stelle una battuta velenosa, durante la puntata di […]

Cronaca

Paolo Tenna aveva 47 anni

L’ad Film Commission Piemonte precipita dal 4º piano a Roma

Problemi personali e familiari. Questi i motivi che potrebbero aver spinto Paolo Tenna a gettarsi, la scorsa notte, dalla finestra del quarto piano dell’albergo nel centro di Roma dove alloggiava. Vi sono pochi dubbi, fra gli inquirenti, circa il suicidio del manager cinematografico, ad della Film Commission Torino Piemonte e membro del cda della Cinecittà-Istituto […]

di Vin. Bis.
Vicenza – Docente denunciata dai genitori

Scrive “amore mio” a un alunno di quinta elementare via sms: maestra indagata per molestie

Due baci, forse troppo vicini alle labbra, e alcuni sms “teneri” sul cellulare di un alunno di 10 anni hanno fatto finire nel registro degli indagati una maestra elementare di Vicenza, 40enne, accusata dalla Procura di tentata violenza sessuale su minorenne, nella forma delle molestie. Sono stati i genitori del ragazzo a trovare quei messaggini […]

Torino – Dipendenti di una ditta fallita

“Abbiamo lavorato, ora pagate”. Gli operai protestano sul cornicione della torre Littoria

“Abbiamo lavorato. Pagate”. Da piazza Castello, in pieno centro a Torino, guardando sulla Torre Littoria che svetta su tutti gli altri edifici si poteva leggere questa scritta su un lenzuolo. Lo hanno appeso ieri mattina tredici operai edili saliti all’ottavo piano del palazzo di fronte al Palazzo reale. Chiedevano il pagamento dei lavori eseguiti in […]

Economia

E Forgital va agli americani

La francese Lactalis si prende il big italiano del parmigiano

Due grandi acquisizioni portano rispettivamente in Francia e negli Stati Uniti la proprietà di uno dei principali esportatori di Parmigiano Reggiano nel mondo e di un’azienda vicentina delle lavorazioni meccaniche. La prima è stata ufficializzata mercoledì sera, ma le trattative erano note da settimane: Lactalis, il gruppo francese a cui già fanno capo Parmalat, Locatelli, […]

Crac da 90 milioni – Tutta la storia

Strani soci e pochi controlli: così è fallito Mercatone uno

Alle origini – Lo scambio di accuse tra Calenda e Di Maio, ma l’azienda è stata ceduta a un compratore senza alcuna garanzia

Mondo

Zelensky show: il ritorno degli oligarchi

Ucraina – Il comico-presidente riapre le porte al suo mentore Kholomolsky e ad altri personaggi che erano accusati di frode

di Michela A.G. Iaccarino
Il personaggio

Il Bruto israeliano che ha accoltellato “King” Netanyahu

Avigdor Lieberman – L’ex autista personale di Bibi ora capo degli ultra-nazionalisti ha capito che il premier ormai è finito

Centrafrica

I massacri dimenticati di Sidiki

La caccia ai cristiani – Il signore della guerra alla guida del gruppo 3R ha inasprito i raid del terrore nonostante la finta tregua

di Massimo A. Alberizzi

Cultura

Arte

La rivoluzione incompresa di Ingres

Di fronte all’acquerello Angelus Novus (1920) di Paul Klee, il grande filosofo Walter Benjamin – a cui il quadro è appartenuto fino alla morte – annota nella settima tesi del saggio Sul concetto di Storia (1940): “Un angelo v’è raffigurato che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. […] […]

di Angelo Molica Franco
Libro Bambini

Il teatro in miniatura della piccola Angelica

Riedito il “Viaggio” di Gastaut, autrice e illustratrice, già insignita del “Romics d’Oro”

di Tania Innamorati
Il fumetto

L’inferno esiste, e non è quello che pensavate di conoscere

Avere una rubrica permette qualche piccolo privilegio, come indulgere ai propri gusti. Mi scuso quindi con chi non li condivide, ma approfitto di questo spazio per parlare ancora una volta di Garth Ennis. Saldapress continua a pubblicare in Italia i titoli dell’etichetta indipendente Aftershock con la quale Ennis sta dimostrando il suo salto di qualità: […]

L'articolo In Edicola sul Fatto: Salvini si crede il nuovo premier e fa dimettere Rixi nelle proprie mani dopo la condanna proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2XhMf1Z
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Gli spettatori, occhi a terra, si alzano dai seggiolini rossi degli spalti e alla spicciolata abbandonano il Forum. Sotto si gioca ancora, ma si sa già chi vince. Quando suona la sirena, dalla panchina di Sassari il commento è “testa alla 21esima“. Tradotto: alla 21esima partita consecutiva portata a casa. Pressing psicologico, strafottenza o sicurezza nei propri mezzi? Forse tutt’e tre le cose insieme. Sta di fatto che Gianmarco Pozzecco ci crede. E noi gli crediamo. Perché questa Dinamo fa paura. Corre, gioca, si diverte e diverte. Miglior prestazione della vita per Stefano Gentile, rigenerato da quando la Mosca atomica è sbarcata in terra sarda: 26 punti (8/10 da due, 3/5 da tre) con triple alla scadere dei 24 secondi con l’uomo appiccicato addosso e tirando pure storto. Incredibile. Accanto a lui, quella bestia di Rashawn Thomas (25+11+7 falli subiti) a tratti dominante, quasi sempre immarcabile (lo vedremo in Eurolega l’anno prossimo?) e il sempre utile Dyshawn Pierre (12+11+4 assist).

Dall’altra parte una Milano ancora imbarazzante. Sgonfia, svogliata, senza uno straccio di gioco. Resta in piedi, per 37′, grazie ai lampi di giocatori che per il nostro basket sono fenomeni: Mike James, Vlado Micov, James Nunnally. Sta in piedi perché segna da 3 (alla fine sono 13/30, ma a un certo punto era 11/22). Stop. Il resto è totalmente da rivedere. La fotografia del match è a 4’20” dalla fine, con Sassari avanti di sette: Thomas va a canestro, vola per terra per un fallo non fischiato e ci rimane; Milano recupera, va in contropiede 5 contro 4, non costruisce nulla, Thomas ritorna e l’attacco muore. A metà primo tempo la valutazione delle squadre segnava 50 a 29 per gli ospiti. A fine partita 99 a 73. Ma la disamina di Simone Pianigiani è: “Noi troppo nervosi e meno scaltri degli avversari. Potevamo girarla con un niente”. Confusione. Chi vince la serie? Sassari, a meno di miracoli.

Tripla di Haynes, tripla di Bramos, schiacciata di Watt. Gli 8 punti con cui Venezia dà il colpo di grazia a Cremona in poco meno di un minuto e mezzo, quando alla fine della partita mancano 90 secondi, racchiudono l’approccio perfetto di coach Walter De Raffaele e dei suoi uomini in gara1 al PalaRadi. La Vanoli chiude avanti di 3, 40 a 37, il primo tempo. Ma ciò che stona, in un match sin lì equilibrato, è il 25% da tre degli ospiti (3/12). La Reyer, infatti, ha messo a punto un piano partita solido: andare, con insistenza, sotto canestro. Dove i due lunghi, Mitchell Watt e Gasper Vidmar producono, insieme, 30 punti (22+8). E quando i tiri dai 6,75 iniziano a entrare, ecco che Venezia prende il controllo. Se poi Bruno Cerella, in campionato 6 su 30 da 3, te ne mette due (una di tabella) a spezzarti le gambe, hai poco da fare. Gli ospiti chiudono il terzo quarto avanti di 5, 64 a 59. Poi sale in cattedra Watt, con 8 punti in 3 minuti tra cui una spettacolare schiacciata rovesciata su rimbalzo in attacco. La percentuale da dietro l’arco, come detto, sale (8/15 nel secondo tempo) e gli assalti di Cremona risultano vani.

Breve riflessione, al di là di gara1, che può indirizzare la serie in modo determinante. Per De Raffaele vanno sul parquet dieci giocatori. Chi ci sta più a lungo è Marquez Haynes (29 minuti). Per Meo Sacchetti, invece, i soliti 8 (Gazzotti solo 3 minuti), con punte di minutaggio che alla lunga potrebbero farsi sentire nelle gambe: 36 minuti Crawford, 35 Saunders, 31 Mathiang, 30 il 37enne Diener. Se vuole raddrizzare la serie, la Vanoli deve vincere gara2. Sarà, in ogni caso, una (spettacolare) battaglia.

L'articolo Playoff basket, Milano è imbarazzante e Sassari può andare in finale. Delitto perfetto di Venezia: è allarme Cremona proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2WyAtTR
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

“Abbiamo individuato la soluzione per chiudere la vicenda senza presentare il ricorso al tribunale di Palermo: una dichiarazione di illegittimità della sanzione che fa venir meno gli effetti giuridici della sanzione stessa”. Sono le parole di Fabrizio La Rosa e Alessandro Luna, gli avvocati della professoressa Rosa Maria Dell’Aria, sospesa per quindici giorni perché i suoi alunni avevano paragonato, in una ricerca presentata in powerpoint, le leggi razziali al decreto sicurezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’elaborato, preparato in occasione della Giornata della memoria, era stato illustrato dai ragazzi nell’aula magna della scuola e la prof avrebbe omesso il controllo sul lavoro dei suoi allievi.

Nella saletta vip dell’aeroporto “Falcone e Borsellino” di Palermo i legali hanno incontrato il capo dipartimento per il sistema educativo del ministero dell’Istruzione, Carmela Palumbo, e il capo dell’ufficio legislativo Maurizio Borgo, incaricati dal ministro Marco Bussetti di trovare una via d’uscita per cancellare dal curriculum dell’insegnante la sanzione subita dalla docente. Un faccia a faccia che ha dato i suoi risultati trovando una soluzione extragiudiziale. “Per i dettagli e la definizione formale – hanno spiegato gli avvocati – ci incontreremo nei prossimi giorni per la formulazione del documento”.

A fare il passo indietro sarà il ministero dell’Istruzione visto che la sanzione era stata emanata dal provveditore Marco Anello, assente stamattina all’incontro ufficiale. Nei giorni scorsi d’altro canto la docente aveva chiesto un provvedimento in cui si dichiarasse la sua estraneità alle colpe: “La sanzione inflittami – ha detto – è ingiusta e non accetterò un atto di clemenza”. Un impegno quello preso oggi dai dirigenti di viale Trastevere che arriva dopo l’incontro tra Matteo Salvini, Marco Bussetti e la professoressa, avvenuto a margine dell’anniversario della strage di Capaci il 23 maggio scorso. Intanto nei giorni scorsi la docente, dopo aver scontato i 15 giorni di sospensione, è tornata a scuola, al Vittorio Emanuele III, accolta con quindici rose rosse dai suoi ragazzi.

L'articolo Prof sospesa, gli avvocati: “Trovata soluzione per chiudere la vicenda, sarà annullata la sanzione” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2Xk2ZWw
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Mentre il capo politico Luigi Di Maio incassa la fiducia degli iscritti al Movimento, nel M5s scoppia il caso Tofalo. Il sottosegretario alla Difesa mercoledì sera, nel corso dell’assemblea congiunta degli eletti, ha criticato la gestione del ministero da parte di Elisabetta Trenta e giovedì ha rincarato la dose sul suo blog accusandola di “errori grossolani“. Il Movimento lo ha sconfessato, prendendo le distanze da quella che è stata definita “una iniziativa personale del sottosegretario, che ci ha sorpreso e che non rappresenta in alcun modo la posizione dei vertici del Movimento, tantomeno degli eletti in parlamento e nelle rispettive commissioni Difesa di Camera e Senato”. In serata le agenzie hanno dato notizia di sue presunte dimissioni. Di Maio ha negato di avere “dimissioni formali tra le mani”, spiegando che “in ogni caso decide Conte”. Poco dopo dal Movimento hanno negato la notizia stessa delle dimissioni.

Il parlamentare campano nel pomeriggio sul suo blog ha tirato una bordata nei confronti della Trenta: “Ho cercato per un anno di stare accanto al ministro Trenta e di spiegarle che il nemico non è Salvini, o chissà chi altro ma chi, all’interno dell’apparato, vuole continuare ad agire senza l’indirizzo ed il controllo politico. Purtroppo, consigliata male, ha deciso di fare valutazioni diverse”. “Le dimissioni di Tofalo da sottosegretario non sono formali, io non ho dimissioni formali tra le mani e in ogni caso decide Conte”, ha frenato Di Maio. “Io non ho mai espresso le mie intenzioni neanche su quello che Tofalo ha detto ieri” in assemblea, “in ogni caso decide Conte. A lui vanno rassegnate le dimissioni, non a me”.

Nel suo post su facebook Tofalo scrive di essere “entrato nelle istituzioni per spezzare le catene dei vecchi poteri che ostacolano l’ammodernamento dello Stato” ma di essersi “ritrovato ad assistere a scelte, quasi mai coordinate politicamente, che hanno solo rafforzato, a causa di errori grossolani, l’influenza di capi e capetti del passato. Il tutto, purtroppo, a discapito del Paese. Ho tenuto duro per un anno”. Dichiarazioni subito censurate da fonti M5s che con le agenzie hanno preso le distanze parlando di “una iniziativa personale del sottosegretario, che ci ha sorpreso e che non rappresenta in alcun modo la posizione dei vertici del Movimento, tantomeno degli eletti in parlamento e nelle rispettive commissioni Difesa di Camera e Senato”.

Hanno preso le su difese Giovanni Russo, capogruppo M5S in commissione Difesa della Camera, e i senatori Dino Mininno e Francesco Castiello. “Apprendo da alcune agenzie che ‘fonti del Movimento 5 stelle’ avrebbero riferito di una presa di distanza da parte della commissione di cui faccio parte rispetto ad alcune dichiarazioni del sottosegretario Tofalo”, ha fatto sapere Russo. “Ritengo che nei periodi difficili sia necessario lavorare compatti ed invito apertamente tutti ad abbassare i toni e a concentrarsi sulle sfide che abbiamo davanti. Il mio sostegno va ad Angelo, che conosco da anni e che lavora da sempre per il bene del Paese e del movimento con competenza e rispetto delle Istituzioni”. Anche se “in questo momento non penso sia intenzione o interesse di nessuno di noi attaccare il ministro Trenta che con grande abnegazione sta svolgendo un delicatissimo lavoro“.

“Non si possono chiudere gli occhi su evidenti criticità alla Difesa, qualcosa va migliorato”, commenta dal canto suo Mininno. “Completo sostegno al sottosegretario Angelo Tofalo, esempio nel Movimento 5 Stelle per lavoro quotidiano e correttezza istituzionale”. Secondo Castiello, poi, Tofalo “aveva espresso riserve sull’assetto organizzativo del Ministero di appartenenza. Nulla di più e di meno rispetto ai dubbi manifestati durante l’assemblea congiunta dei Parlamentari del M5S tenutasi ieri notte, assemblea nella quale sono emerse alcune criticità di stampo organizzativo che, se non rimosse, alla lunga ridondano con effetti non positivi per il Movimento. Ad Angelo Tofalo, persona di grande competenza e di elevata probità, vada la mia più piena e profonda solidarietà“.

L'articolo Governo, sottosegretario alla Difesa Tofalo: “Da Trenta errori grossolani”. M5s lo sconfessa: “Non è posizione dei vertici” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2IdZnzc
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

“Abbiamo dato l’allarme più volte. Abbiamo chiesto aiuto, ma non ha risposto nessuno. Alla fine la persona è annegata. Ma non è possibile sapere in quanti siano morti, realmente, nel Mediterraneo”. La denuncia, accompagnata da un video, arriva dalla ong Sea Watch, il cui aereo riprende le fasi drammatiche in cui un gommone, partito dalla Libia e con 80 migranti a bordo, inizia a imbarcare acqua coi tubolari rotti. Un uomo, a un certo punto, finisce sotto le onde e scompare. Stando alla loro ricostruzione, i soccorritori hanno prima chiamato il Centro di coordinamento di Tripoli, senza ottenere risposta. Poi il pattugliatore Bettica della Marina militare che però, stando alla strumentazione della Sea Watch, cambia rotta. Alla fine, soltanto un’ora dopo, saranno gli stessi uomini della Bettica ad avvertire che in aiuto sta arrivando una motovedetta libica, la Fezzan.

L'articolo La video-denuncia di Sea Watch: “Una persona è annegata. Abbiamo chiesto aiuto ma non ha risposto nessuno” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2Wbh0JH
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Rischiava di scoppiare un altro caso migranti, ma la situazione si è sbloccata nel volgere di poche ore. Il Viminale, nel tardo pomeriggio, ha indicato Genova come porto di sbarco per la nave della Marina militare che giovedì mattina ha salvato un centinaio di persone al largo della Libia. Ma non sono mancate le polemiche tra le Ong e la Marina, con la ministra della Difesa Elisabetta Trenta a fare da scudo.

Su Twitter la ong Alarm Phone, in mattinata, ha fatto circolare la notizia di “una bambina di 5 anni morta a bordo” di un gommone in difficoltà al largo della Libia, a 90 miglia da Lampedusa, raggiunto da un elicottero e da una nave in avvicinamento. Poi è arrivato l’attacco di Mediterranea Saving Humans, secondo cui la nave P490 Cigala Fulgosi della Marina “è sempre stata a poca distanza, ma ha aspettato. Se confermata la morte di una bimba di 5 anni tra i naufraghi, sappiamo chi poteva salvarla e non l’ha fatto“. La ministra ha risposto con un post su Facebook: “Non permetto a nessuno di dire che la nostra Marina Militare abbia ignorato il soccorso di persone in pericolo di vita. È del tutto falso e strumentale. Quando è arrivato l’allarme ai nostri uomini, la nave italiana si trovava a 80 km di distanza, praticamente 2 ore di navigazione dal barcone, localizzato invece in acque di responsabilità libica. Si è deciso di inviare dunque, immediatamente, un elicottero, perché quando c’è da salvare vite umane i nostri non si sono mai tirati indietro“.

In ogni caso, al termine dei soccorsi e appurato che tutti i migranti tra cui 17 donne e 23 minorenni sono stati tratti in salvo, l’Ong si è complimentata con l’equipaggio e il comandante. “Apprendiamo con gioia che non ci sarebbe nessuna vittima a seguito della situazione di pericolo che rischiava di diventare l’ennesima strage”. Il salvataggio dei migranti porta la firma del pattugliatore d’altura Cigala Fulgosi. L’imbarcazione, ha fatto sapere la Marina, “constatate le condizioni del natante con 100 persone a bordo, di cui solo una decina provvisti di salvagente individuale, motore spento, precarie condizioni di galleggiamento e considerate le condizioni meteorologiche in peggioramento, è intervenuta in soccorso delle persone che erano in imminente pericolo di vita”. Quindi, le polemiche si sono placate fino all’annuncio del Viminale della scelta del porto di Genova per lo sbarco dei migranti salvati.

La tensione in Libia, comunque, resta alta. A causa dei violenti scontri e del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza a Tripoli, 149 persone tra rifugiati e richiedenti asilo vulnerabili sono state evacuate e trasferite a Roma grazie all’intervento dell’Unhcr. Le persone evacuate provengono da Eritrea, Somalia, Sudan ed Etiopia. Tra di loro ci sono 65 minorenni; 13 bambini hanno meno di un anno, e uno di loro è nato appena due mesi fa. Molti dei rifugiati e richiedenti asilo evacuati necessitano di cure mediche e soffrono di malnutrizione.

Alarm Phone è un numero telefonico per rifugiati in difficoltà nella acque del Mediterrano, creato nel 2014 da una rete di attivisti in Europa e Nord Africa. I migranti alla deriva sono riusciti a contattarli intorno alla mezzanotte tra mercoledì e giovedì, segnalando il rischio di ipotermia per i bambini e una crescente situazione di panico.

L'articolo Migranti, Marina militare salva 100 persone: sbarcheranno a Genova. Trenta: “Nessun soccorso ignorato” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2WeXADQ
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Una discarica a valle (e a vista) di uno dei 30 siti archeologici più visitati d’Italia. Sebbene l’intenzione sia di destinarvi, per ora, “solo” rifiuti inerti, vale a dire scarti di costruzioni e demolizioni. La Regione Lazio, su richiesta del Comune di Roma, aprirà a breve una conferenza dei servizi per il “rinnovo” – anche se si tratta di un primo atto – dell’autorizzazione a un impianto di smaltimento rifiuti a Corcolle. Parliamo di una lingua di territorio che fa da propaggine est alla città di Roma e che si inerpica lungo una valle dominata a monte dall’imponenza di Villa Adriana, meravigliosa tenuta imperiale extraurbana del II secolo d.C., conosciuta in tutto il mondo e dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1999. Villa Adriana è anche il “monumento” più visitato dell’hinterland capitolino, dopo la vicina Villa D’Este. Date le premesse, è ovvio che il progetto faccia discutere non poco e abbia allarmato non solo i residenti del quadrante – che ora temono di ritrovarsi con una “nuova Malagrotta” sotto casa – ma anche i comitati che difendono il patrimonio storico-artistico del territorio. Il documento d’indizione della conferenza dei servizi è stato firmato e protocollato il 27 maggio scorso.

Le proteste di inizio decennio – Non è la prima volta che si parla concretamente di una discarica a Corcolle. Il progetto decollò fra il 2011 e il 2012, quando l’allora prefetto di Roma – e commissario per l’emergenza rifiuti – Giuseppe Pecoraro individuò la cava oggi di proprietà della G.M. Pozzolana, come alternativa all’ormai saturo sito di Malagrotta, per accogliere i rifiuti indifferenziati della Capitale. L’ipotesi generò l’indignazione generale e fece scendere in campo anche personaggio della cultura e dello spettacolo. Su tutti l’attore e produttore teatrale Urbano Barberini, discendente della nobile famiglia romana e divenuto per un periodo assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Tivoli, su cui insiste il sito archeologico. “Siamo pronti a ricominciare la battaglia – ha spiegato Barberini a ilfattoquotidiano.it – Purtroppo ciclicamente si torna a parlare della discarica di Corcolle e nelle stesse occasioni siamo costretti a riorganizzarci per scongiurare questa scellerata ipotesi”. Come affermato in premessa, la richiesta del Comune è per un impianto di recupero di inerti. Si tratterebbe, dunque, non di rifiuti indifferenziati classici, derivanti dalla raccolta in città, bensì da scarti prodotti da grandi cantieri edili. Non a caso, inizialmente il sito tiburtino fu inserito nella lista fra i papabili per accogliere le macerie degli edifici distrutti ad Amatrice dopo il terremoto del 2017. Con il sito rimasto inattivo, non è chiaro il servizio cui i gestori privati pensino ora di destinare la loro cava.

I prossimi passaggi – Che si possa passare dagli “inerti” a una “nuova Malagrotta” in realtà è una congettura ad oggi più dettata dai timori del territorio che da azioni istituzionali concrete. Fonti tecniche della Regione Lazio, tuttavia, non escludono che l’eventuale autorizzazione possa agevolare – in un futuro e qualora se ne verifichino volontà e necessità – il cambio di destinazione. Ipotesi, tuttavia, non all’ordine del giorno, come ripetuto più volte dalla sindaca Virginia Raggi. In assenza di un assessore capitolino all’Ambiente – casella vacante da tre mesi, dopo le dimissioni burrascose di Pinuccia Montanariilfattoquotidiano.it ha provato a chiedere conto al presidente della Commissione capitolina Ambiente, Daniele Diaco, che, sorpreso dalla notizia, ha chiesto tempo per ulteriori approfondimenti con gli uffici. Fra le “grandi opere” che avrebbero bisogno di una discarica di servizio per gli inerti, ad oggi nella città di Roma c’è solo la costruzione della stazione Fs Pigneto. Alla conferenza dei servizi parteciperanno le direzioni regionali politiche Ambientali, Urbanistica, Agricoltura, l’Arpa Lazio, la Asl Roma 2 e il Ministero Beni e Attività Culturali. Agguerrito il Pd del Municipio VI: “Stiamo preparando tutte le azioni – afferma il consigliere dem Fabrizio Compagnone – per fermare questo scempio. Inizieremo col chiedere l’accesso generalizzato a tutti gli atti della Conferenza per dar modo di proporre le osservazioni e le opposizioni necessari,  sollecitando gli enti preposti a riproporre le argomentazioni negative che nelle ‘precedenti puntate’ erano già state espresse”.

L'articolo Roma: l’ipotesi di una discarica a valle del sito Patrimonio Unesco. I timori di una “nuova Malagrotta” vicino a Villa Adriana proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/314vxWq
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Jp Morgan patteggia 5 milioni di dollari archiviando un caso in cui la banca era stata accusata di avere fatto discriminazioni nel concedere ai dipendenti neo-papà le 16 settimane di congedo previste. Ad accusare la banca di Jamie Dimon era stato nel 2017 Derek Rotondo. Secondo il suo racconto la banca aveva chiesto al suo dipendente di dimostrare che la moglie era tornata al lavoro o che le sue condizioni mediche non le consentivano di prendersi cura del neonato. Requisiti che non erano invece richiesti, secondo quanto sostenuto dall’accusa, a chi faceva domanda di maternità. In realtà, la moglie – insegnante – aveva l’estate libera e la banca aveva negato all’uomo il diritto di assentarsi dal lavoro per la paternità.

Nessun gruppo ha mai versato così tanto per discriminazioni di questo tipo. La somma raccolta finirà in un fondo pensato appositamente per risarcire gli uomini cui è stato negato il periodo di paternità o che sono stati spinti a non chiederlo. La banca, dal canto suo, sostiene che la sua politica è neutrale a prescindere dal genere. Rotondo al contrario si era detto convinto che il gruppo adottasse stereotipi. Uno dei legali di Jp Morgan, Reid Broda, ha dichiarato: “Siamo felici di avere raggiunto un accordo sul caso e siamo impazienti di comunicare in modo più efficace questa politica in modo tale che tutti i dipendenti uomo e donna siano a conoscenza dei benefit” di cui possono godere.

L'articolo Jp Morgan, 5 milioni di dollari a un dipendente discriminato: la banca d’affari gli negò il congedo di paternità proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/30WFuVK
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Quand’era componente del Csm avrebbe incassato “la somma pari ad euro 40mila per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio”. Denaro ricevuto da Giuseppe Calafiore e Piero Amara – cioè i due avvocati al centro dell’inchiesta sulle sentenza comprate al Consiglio di Stato –  “in concorso tra loro e con Giancarlo Longo“. Longo è un pm arrestato nel febbraio del 2018 insieme ad Amara. È per questo motivo il pm di Roma Luca Palamara è indagato dalla procura di Perugia per corruzione. Avrebbe ricevuto denaro per “agevolare e favorire il medesimo Longo nell’ambito della procedura di nomina del Procuratore di Gela alla quale aveva preso parte Longo, ciò in violazione dei criteri di nomina e selezione”.  Longo non sarà mai nominato procuratore di Gela. L’accusa è contenuta nel decreto di perquisizione emesso a carico dello stesso Palamara, destinatario in giornata di un doppio blitz della Guardia di Finanza: nella sua abitazione e nel suo ufficio a piazzale Clodio. “Il numero di donativi – scrivono i pm di Perugia nel decreto di perquisizione – e il valore degli stessi non è, infatti, spiegabile sulla base di un mero rapporto di amicizia…”. Ma non solo nelle carte dell’inchiesta emergono anche le manovre per portare alla nomina alla stessa procura di Perugia di un magistrato che in qualche modo potesse essere “sensibile alla sua posizione procedimentale” e magari far aprire un procedimento contro l’aggiunto di Roma, Paolo Ielo, che aveva trasmesso gli atti su Palamara proprio a Perugia. 

Il trojan e le utilità almeno dal 2011 – L’inchiesta della procura umbra – competente per i reati commessi dai pm romani – sta scuotendo l’ufficio inquirente della Capitale. Insieme a Palamara, infatti, sono indagati Stefano Fava, anche lui pm a Roma, e Luigi Spina, consigliere eletto del Csm da Unicost, la stessa corrente di Palamara. Spina e Fava sono indagati per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Finiscono sotto inchiesta perché sul cellulare di Palamara era installato un trojan. Anche grazie al virus spia che gli inquirenti ricostruiscono “le utilità percepite nel corso degli anni” (stando alle indagini almeno dal 2011) da  Palamara, “dai suoi conoscenti e familiari ed erogate” da Fabrizio Centofanti “appaiono direttamente collegate alla sua funzione di consigliere dell’organo di autogoverno della magistratura. Il numero di donativi e il valore degli stessi non è, infatti, spiegabile sulla base di un mero rapporto di amicizia”. Palamara, ex presidente dell’Anm, è stato componente di Palazzo dei Marescialli. Centofanti, imprenditore ed ex capo delle relazioni istituzionali del gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, arrestato nel 2018 a Roma e scarcerato, è in attesa di giudizio. È legato ad Amara, avvocato che ha patteggiato tre anni per corruzione.

“L’anello da duemila euro” – Nel decreto di perquisizione gli investigatori sottolineano bisogna poi “tener conto che l’autore di tali emolumenti è un soggetto in stretti rapporti illeciti con imputati rei confessi del delitto di corruzione. Dal complesso delle indagini svolte dalle Procure di Roma e Messina è emerso che Centofanti era una sorta di anello di congiunzione tra Palamara e il duo Calafiore-Amara. Egli, infatti – si legge nel provvedimento- ha operato come rappresentante di tale centro di potere che, per come emerso ed accertato, ha operato sistematicamente mediante atti corruttivi di esponenti dell’Autorità Giudiziaria”.

Tra gli emolumenti c’è anche un anello da 2mila euro, che sarebbe stato destinato a un’amica di Palamara, Adele Attisani, che ne avrebbe anche parlato con Fabrizio Centofanti, indagato nella stessa inchiesta: “La Attisani – si legge nel provvedimento – veniva prelevata da un autista di Centofanti ed infine da questi raggiunta (a bordo del veicolo monitorato in viaggio verso l’aeroporto di Fiumicino); nel corso del tragitto emerge il chiaro riferimento della Attisani ad un gioiello che deve essere acquistato (“io non lo so se voglio il solitario …. io volevo una cosa più … sottile”)”. I due, proseguono i pm nel decreto, “fanno riferimento esplicito a una gioielleria che si trova a Misterbianco, e la Attisani invita l’amico a passarci (una volta evidentemente atterrati a Catania)”. Sul punto, prosegue il decreto, la polizia giudiziaria verificava che dalle intercettazioni “emergeva un messaggio inerente un pagamento del 15.9.2017 Pos di euro 2mila in favore” di una gioielleria di Misterbianco” e che l’utenza “monitorata in uso a Centofanti alle ore 17 .15 si trovava in una zona ubicata nei presso della predetta gioielleria”. Inoltre, ancora nelle intercettazioni, rilevano i pm, “sempre Attisani e Centofanti parlano della organizzazione della festa di compleanno della donna per il 6.10.2017 (il compleanno era il giorno 4.10.2017), dato dal quale può ipotizzarsi che l’acquisto del gioiello a Misterbianco per conto di “Lui” (che qui si assume essere Palamara Luca) sia avvenuto in vista del compleanno della donna”.

“Spina, Fava e la violazione di segreto” – Parallelamente all’ipotesi di corruzione, i pm di Perugia indagano anche per favoreggiamento e violazione di segreto. Grazie al virus spia installato nel telefono di Palamara, infatti, sono emerse “altre condotte delittuose di rivelazione di segreto di ufficio ascrivibili a Palamara in concorso con il consigliere del Csm Luigi Spina ed il sostituto procuratore della Repubblica di Roma Stefano Fava“. Dall’attività tecnica “emergevano consistenti e significativi contatti” tra Palamara e Spina, “consigliere del Csm in seno alla I Conmissione al quale Palamara è legato non solo da interessi legati al mondo della magistratura, come le nomine dei Procuratori della Repubblica di sedi vacanti, ma anche – si legge nel provvedimento – da un sottostante rapporto di natura personale e frequentazione anche al di fuori dell’ambito professionale”. Spina, annotato gli investigatori di Perugia, “rivela due circostanze coperte da segreto a Palamara: 1) che è stata depositata alla prima commissione dal Comitato di Presidenza un esposto del dott. Fava Stefano nei confronti dell’allora Procuratore della Repubblica di Roma e di un aggiunto; 2) che era stata inoltrata da questa Procura la comunicazione di iscrizione a carico di Palamara di un procedimento penale con allegata una nota redatta dalla polizia giudiziaria”.

“C’avrai la tua rivincita perché si vedrà che chi ti sta fottendo”
Secondo i magistrati umbri, Fava avrebbe reso edotto Palamara dell’esposto contro Pignatone e Ielo inviato al Csm: “Fava, nell’intendimento di Palamara, sarà suo strumento per screditare il procuratore aggiunto” Paolo Ielo “che ha disposto, all’epoca, la trasmissione degli atti a Perugia”. Gli inquirenti sono convinti che “la consegna di queste carte ‘contro’ i suoi colleghi da parte di Fava e parimenti le informazioni assunte” dal consulente della procura che avrebbe spifferato a Palamara informazioni sul fratello di Ielo “abbiano per Palamara, nella sua ottica, un valore al contempo difensivo e forse di ‘ritorsione’“. Ciò per i magistrati umbri “emerge nitidamente dal colloquio che Palamara ha con l’amico Spina dopo le informazioni assunte sulle iniziative di questa procura”. Nel decreto viene riportato uno stralcio di questa intercettazione. Spina: “C’avrai la tua rivincita perché si vedrà che chi ti sta fottendo e tutte le cose forse sarà lui a doversi difendere a Perugia, per altre cose perché noi a fava lo chiamiamo”. Palamara: “No, adesso lo devi chiamare altrimenti mi metto a fare il matto”.

L’interesse per l’esposto di Fava al Csm – L’esposto di Fava è quello inviato a fine marzo al Csm per segnalare un presunto conflitto d’interessi di Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo, rispettivamente procuratore capo (da poco in pensione) e aggiunto, sulle indagini su Amara. Nell’avviso a comparire recapitato a Fava la stessa procura di Perugia – competente per i reati dei magistrati romani – considera “allo stato smentite dalla documentazione sin qui acquisita“. Dal decreto di perquisizione per il pm accusato di corruzione, invece, emerge il presunto “‘interesse di Palamara per la trattazione di un esposto che il dottor Fava aveva trasmesso al Consiglio Superiore della Magistratura. In tale atto, acquisito da quest’ufficio e pervenuto al Consiglio il 2 aprile 2019, venivano segnalate alcune ‘asserite’ anomalie commesse dall’allora Procuratore della Repubblica di Roma e da un aggiunto. I destinatari di tale esposto, come vedremo, verranno individuati da Palamara come i responsabili dei suoi problemi giudiziari”.

“Palamara voleva screditare Ielo” – E sempre di quell’esposto Palamara parla a un certo punto con Fava.  In un distinto colloquio – annotano gli investigatori –  Fava, che aveva seguito le iniziali indagini del procedimento 44630/2016 mod. 21 presso la Procura di Roma, rivelerà a Palamara anche i ‘destinatari‘ originari della nota della polizia giudiziaria, tra i quali il procuratore Aggiunto Paolo Ielo. A questo punto tornerà come argomento forte la vicenda dell’esposto di Fava che nell’intendimento di Palamara sarà suo strumento per screditare il Procuratore Aggiunto che ha disposto, all’epoca, la trasmissione degli atti a Perugia (rif. progressivo 15 del 16.5.2019 pagina 57 e progressivo 20 del 16.5.2019 pagina 66 in cui Palamara esclama “siccome un angelo custode ce l’ho io … sei spuntato te, m’è spuntato Stefano che è. il mio amico storico …” e Spina Io rassicura “Ma è spuntato Stefano adesso si va fino infondo … “). Tale dato -proseguono i magistrati di Perugia- emerge sia nelle citate comunicazioni con Spina, sia ancor di più nel progressivo 82 del 16.5.2019 intercorso con Fava, dal quale si ricava la consegna di carte da Fava a Palamara finalizzate a recare discredito al Procuratore Aggiunto Ielo”. In pratica era stato Ielo a girare a Perugia le carte sullo stesso Palamara. Per questo motivo il pm – secondo le accuse dei pm umbri – cercherà di screditarlo.

Le manovre per la nomina anche del procuratore di Perugia
C’è anche un altro particolare che emerge dal decreto di perquisizione ovvero il tentativo in qualche modo di entrare e interferire sulla nomina del procuratore capo di Perugia. È il 7 maggio quando Palamara fa riferimento “quella cosa” che Fava vuole mandare a Perugia e l’argomento nel quale si inserisce il riferimento è l’individuazione di un candidato da appoggiare da parte di Palamara per l’incarico del procuratore di Perugia; “ma io non c’ho nessuno a Perugia… zero” replica Palamara che si informa su uno dei tanti candidati, conosciuto e in contatto con il suo interlocutore. Nel corso della conversazione che prosegue “si comprende che, secondo il citato collega, Palamara non avrebbe alternative (per problemi  e logiche di correnti qui irrilevanti) se non ‘appoggiare’ il candidato proprio di cui i due parlano e a quel punto – si legge nel decreto  – l’indagato chiede esplicitamente al suo collega: chi glielo dice che deve fa quella cosa lì’, e a seguito di chiarimenti richiesti dall’interlocutore, infine chiarisce ‘eh deve aprire un procedimento penale su Ielo… cioè stiamo a parlà di questo …. non lo farà mai“. “Da tale conversazione, ma soprattutto quella del 16 maggio con Fava… traspare l’interesse di Palamara a che venga nominato un procuratore a Parugia che sia sensibile alla sua posizione procedimentale e all’apertura di un procedimento fondato sulle carte che Fava sarebbe intenzionato a trasmettere a tale ufficio”.

E infine concludono gli inquirenti: “L’intenzione di Palamara di raccogliere informazioni compromettenti sul conto del collega Ielo emerge da alcune conversazioni telefoniche” con un commercialista anche consulente della procura di Roma che a un certo punto gli dice di aver acquisito “informazioni” sul fratello di Ielo (che è un avvocato, ndr) “che potrebbero danneggiare quest’ultimo”. Un’ipotesi che va “accertata e verificata” chiosano gli inquirenti: “Che la consegna di queste carte ‘contro’ i suoi colleghi da parte di Fava e parimenti le informazioni assunte” dal commercialista “abbiano per Palamara, nelal sua ottica, un valore al contempo difensivo e forse di ‘ritorsione’, emerge nitidamente dai colloqui che Palamara ha con l’amico Spina dopo le informazioni assunte da questa procura”. E per questo che il decreto si chiude con uno stralcio di questa intercettazione. Spina: “C’avrai la tua rivincita perché si vedrà che chi ti sta fottendo e tutte le cose forse sarà lui a doversi difendere a Perugia, per altre cose perché noi a fava lo chiamiamo”. Palamara: “No, adesso lo devi chiamare altrimenti mi metto a fare il matto”.

“Palamara intercettato con due parlamentari” – Nelle 19 pagine del decreto di perquisizione, tra l’altro, c’è anche un riferimento a due parlamentari. Inizialmente non si capisce se ad essere ascoltati dagli inquirenti umbri siano anche i due esponenti politici presenti alla conversazione con i magistrati Spina e Palamara. Subito dopo la procura chiarisce che la coppia di parlamentari è finita casualmente nell’intercettazione perché la polizia giudiziaria non poteva prevederne la presenza. In particolare, scrivono i pm di Perugia, “in tale conversazione che intercorre tra Spina, Palamara, e due parlamentari, il primo comunica che all’esposto di Fava è allegato un Cd che sarebbe stato secretato. Tale conversazione, poi, dimostra come Palamara fosse già consapevole del suo procedimento pendente a Perugia (pagina 45, progressivo 40 del 9.5.2019 – “perché quel cazzo che m ‘hanno combinato lì a Perugia ancora nemmeno si sa“), tanto da parlarne con il parlamentare”.

L'articolo Procura di Roma, le accuse a Palamara: “Quand’era al Csm prese 40mila euro da Amara per favorire una nomina” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2JKIIWZ
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Bagarre a Tagadà (La7) tra i giornalisti David Parenzo e Mario Giordano sulla condanna del viceministro leghista delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, a 3 anni e 5 mesi di reclusione, a conclusione del processo sulle cosiddette “spese pazze” in Regione Liguria tra il 2010 e il 2012.

A commentare per primo la condanna è Parenzo: “Erano rimborsi spese con soldi pubblici spacciandole per spese istituzionali per cene, viaggi, gite al Luna Park, Gratta e Vinci, ostriche, fiori, biscottini, feste di Bossi. Insomma, amici cari, io stasera vedrò “Fuori dal coro” di Mario Giordano, che sempre si dedica ai furti degli immigrati“.
Insorge Giordano: “Sono anni che ho denunciato queste vicende, tu dove cacchio eri? Queste cose sono andate a processo perché qualcuno le ha raccontate. Parenzo, sei ipocrita“.
“Ti dedichi ai furti degli immigrati – ribatte Parenzo – Dedicati alla sentenza di condanna per Rixi, perché sei specialista nei furti degli immigrati. Allora, se sei giornalista, occupati di questo, amico caro”.
“Chi le ha raccontate ‘le spese pazze’?”, ripete Giordano.
“Ma quando mai? – rilancia Parenzo – Dillo oggi, raccontalo, invece di fare il titolo “Rom ladri” sul rom che ruba un portafogli”.
Questo tuo modo di fare è vigliacco e vergognoso“, risponde Giordano, che ribadisce di essersi occupato delle inchieste sui rimborsi.

L'articolo Rixi, Parenzo vs Giordano: “Racconta nella tua trasmissione la condanna invece di furti di immigrati”. “Ipocrita” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2Z1EM7Z
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Memorie (comiche) di un poliziotto… raccontate da una moglie inconsapevole. Pallottole in libertà (titolo un po’ così, quando in originale fa En liberté), in uscita il 30 maggio in Italia è un bizzarro puzzle tra il comico e l’action poliziesco che porta con sé echi alla Taxxi di Besson/Pires o De l’autre coté du périph con Omar Sy. Pierre Salvadori e i co-sceneggiatori Benoit Graffin e Benjamin Charbit fanno iniziare il film con una sequenza d’azione e di eroismo che si ripeterà, sempre riveduta e corretta, continuamente nella trama con al centro le gesta plastiche del defunto poliziotto Jean Santi durante l’irruzione in un pericoloso covo dove si raffina droga.

Sequenza esilarante, coreografata tra il ricordo di uno scanzonato Belmondo e un immortale Arma letale, veniamo subito a sapere che il rapido succedersi di eventi mirabolanti sono il racconto che Yvonne, l’ex moglie di Santi, anch’essa poliziotta (la sempre bellissima Adele Haenel) fa alla figlioletta ogni notte prima di dormire come favola in ricordo di papà. Solo che Yvonne, proprio dopo l’inaugurazione nel porto di Marsiglia di una statua in bronzo del marito, che sa tanto di eroismo caricato di demenziale, scopre che l’amato non era l’intonso tutore dell’ordine che conosceva, anzi.

Santi era complice di una truffa assicurativa in una gioielleria ed aveva perfino fatto ingiustamente condannare ad otto anni di carcere l’innocente, e un po’ folle, Antoine. Sconsigliata dal collega innamorato di lei dall’infangare la memoria del marito, Yvonne deciderà allora di “riparare” il torto subito da Antoine provando a non farlo tornare in galera. Operazione complicata perché il ragazzo rimanendo in carcere senza motivo per anni ne è uscito violento, irruento e fuori di testa. Pallottole in libertà si guarda volentieri e si segue il sempre grazioso e grintoso musino della Haenel, qui in versione tragicomica, che già ci aveva colpito, e subito l’avevamo amata, dai tempi di Les combattants e ne La ragazza senza nome dei Dardenne. Piccola particina per la rediviva “Amelie”, Audrey Tautou.

L'articolo Pallottole in libertà, un bizzarro puzzle tra il comico e l’action poliziesco proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2JIC1Vi
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

La moglie di un famoso ex giocatore è stata sorpresa in auto mentre faceva sesso con un poliziotto. È successo in Scozia, come riferisce il quotidiano Edinburghlive: Gareth Blair, questo il nome dell’uomo che è il comandante della Divisione di Edimburgo, è finito sotto indagine assieme alla donna. L’accusa per i due è di atti osceni in luogo pubblico. Non è noto il nome del marito celebre della donna, si sa solo che ha giocato in diversi grandi club scozzesi.

Secondo quanto ricostruito, la coppia si sarebbe incontrata in una palestra e da qualche tempo avrebbe iniziato ad avere dei rapporti in segreto. E così è stato anche questa volta: i due hanno consumato prima in un parco pubblico, e poi si sono spostati in automobile dove sono stati poi scoperti. “Stiamo indagando sulle accuse di potenziale criminalità nei confronti di un ufficiale e sarebbe inopportuno commentare ulteriormente”, hanno fatto sapere dal comando, come riporta la stampa locale.

L'articolo La moglie di un famoso ex calciatore sorpresa in auto mentre faceva sesso con un poliziotto proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2EM4sOe
via IFTTT http://bit.ly/2Wwq3nO

Sono saliti intorno alle otto sulla Torre littoria, in pieno centro a Torino, dove hanno lavorato per mesi senza esser stati pagati. Arrivati all’ottavo piano hanno esposto due striscioni chiedendo i soldi arretrati. Così 13 operai edili della Eco Building hanno cercato di attirare l’attenzione su di loro e ci sono riusciti. Dopo ore a quell’altezza, passate a volte a bordo del cornicione, sono scesi alle 14.30 per andare verso la prefettura dopo avevano ottenuto un incontro con i rappresentanti della prefettura, della Reale Immobili (proprietaria dell’edificio), il curatore fallimentare di un’azienda del consorzio che ha subappaltato i lavori e i rappresentanti di Fillea Cgil e Filca Cisl. “La ditta deve incassare dal consorzio due fatture per un totale di circa 100mila euro – spiegano Daniel Lefter della Fillea Cgil e Gerlando Castelli della Filca Cisl -. Per questa ragione la ditta non può pagare i lavoratori”. La Reale Immobili spiega che il pagamento potrà avvenire dopo aver ottenuto dal consorzio i documenti necessari per valutare le lavorazioni eseguite e dopo i conteggi del curatore fallimentare. “Bisogna riuscire a scavallare questa situazione burocratica affinché i lavoratori siano pagati per ciò che hanno fatto”, prosegue Castelli.

L'articolo Torino, operai sul tetto del grattacielo per protesta: “Abbiamo lavorato, ma non siamo stati pagati” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2HJHOI6
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Cos’è il National Geographic? Guardiamo sulla loro pagina web: The National Geographic Society is a global nonprofit organization committed to exploring and protecting our planet. Gli scopi istitutivi della prestigiosa società americana dunque erano, il 27 gennaio 1888, quando fu fondata, l’esplorazione e la tutela dell’ambiente terrestre.

Da allora la società si è espansa molto, tant’è che non si contano i libri fotografici dedicati ad argomenti o persone che nulla hanno a che fare con gli obiettivi che si prefiggeva in origine, ad esempio un libro su Lady Diana, uno su Papa Francesco, un tot su Gesù e il Cristianesimo, un altro sulla seconda guerra mondiale, e via discorrendo. E, se posso aggiungere un commento personale, mi è sempre sembrato che i suoi documentari siano un po’ troppo edulcorati, spesso simili a quelle un po’ fastidiose trasmissioni tipo la nostrana Alle falde del Kilimangiaro. Dicevo che si è espansa molto, ma adesso rischia anche di fare danni. E questo proprio non va bene.

“Caselle Open Mall, iniziano quest’anno i lavori per l’immenso centro commerciale nei pressi dell’aeroporto”. Questo il titolo trionfale di un articolo di Mole24 (un sito dedicato a Torino e dintorni) che preannuncia l’ennesimo mega centro commerciale (open mall sta per “centro commerciale aperto”) alle porte di Torino. Trecentomila metri quadri di superficie complessiva, di cui 114mila costruiti, per 220 negozi. E questo senza contare la viabilità di accesso e quant’altro. Formula questa dell’open mall che sta prendendo piede ovunque: qui in Piemonte ha fatto da apripista l’outlet di Serravalle Scrivia. Specie di piccoli borghi al cui interno trovi un po’ di tutto dedicato a noi (“consumatori e non uomini”, come avrebbe detto il mai troppo rimpianto Pier Paolo Pasolini), di modo che le superfici di territorio occupate si moltiplicano rispetto a quelle che sarebbero se si realizzasse un centro commerciale chiuso. Dei non luoghi, per dirla alla Marc Augé, enormi e, ovviamente, tutti simili.

Ma cosa c’entra il National Geographic con questo ennesimo polo del terziario? Perché la società si prenderà per sé una parte del costruito. Il predetto sito infatti cita “la collaborazione inedita con National Geographic. La famosissima società sarà largamente presente, proponendo giochi, laboratori, percorsi itineranti e aneddoti inerenti le scoperte e le attività svolte in mezzo alla natura, tra animali e ambienti di ogni genere”. Insomma, tradotto: il National Geographic spiegherà cos’è la natura collaborando alla sua distruzione, visto che l’area su cui verrà realizzato il centro è agricola.

Non è il caso di ricordare ogni volta quanto terreno fertile si consumi ogni anno in Italia. L’ultimo rapporto Ispra ammoniva che sono circa due metri quadrati al secondo (in un’epoca di cosiddetta “crisi” edilizia). E il National Geographic ha appreso la notizia con viva preoccupazione: “Il cemento continua ad avanzare in Italia. In alcune aree del Paese, in cui l’economia si sta riprendendo, il ritmo è in aumento rispetto agli anni scorsi: solo tra il 2016 e il 2017 è stato di 52 chilometri quadrati e il ritmo è stato di due metri quadrati al secondo”.

Gradiremmo, caro National Geographic, un minimo di coerenza, come ha sottolineato una lettera inviata in questi giorni dal forum Salviamo il Paesaggio ai dirigenti della società. Tra l’altro, su questo ennesimo stravolgimento del paesaggio, del territorio, dell’ambiente, pende un ricorso al Tar Piemonte della Federazione nazionale Pro Natura, che dovrà essere discusso a breve, vista l’imminenza dei lavori. Il ricorso si basa essenzialmente sul fatto che, inspiegabilmente, dal punto di vista giuridico (e fattuale) l’enorme opera non è stata sottoposta alla procedura di Valutazione di impatto ambientale!

Lasciatemi concludere, molto banalmente, con un appello rivolto ai soggetti a vario titolo interessati a questa ennesima operazione di depredazione del territorio, dai sindaci, alla regione Piemonte, a quanti altri: non si vive di cemento e asfalto, così come ricordava il capo indiano Seattle: “Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi. Noi almeno sappiamo questo: la terra non appartiene all’uomo, bensì è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo”. In queste operazioni di terziario che sostituisce il primario questa frase appare particolarmente appropriata.

L'articolo National Geographic, sul consumo di suolo pretendiamo coerenza proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2EIgY1g
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J

Sono ancora da chiarire le cause della morte di Paolo Stefano Tenna avvenuta la notte scorsa a Roma. Il corpo del 47enne amministratore delegato della Film Investimenti Piemonte, consigliere d’amministrazione della Film Commission Torino Piemonte e di Cinecittà Holding è stato ritrovato alle 6.30 di oggi in piazza San Bernardo a pochi passi da piazza Repubblica, sotto la finestra della stanza dell’hotel Mascagni dove alloggiava. Tenna si trovava in questi giorni nella capitale per partecipare ad una seduta del cda di Cinecittà. I carabinieri stanno ricostruendo quanto accaduto, anche attraverso le telecamere di sorveglianza dell’albergo. L’ipotesi al momento al vaglio degli investigatori – come riportano le agenzie di stampa – è il suicidio, ma non si esclude che si possa essere trattato di cause accidentali.

Secondo Il Messaggero l’uomo “era solo in stanza, era rientrato in hotel alle 2 di notte visibilmente ubriaco e aveva chiesto superalcolici”. Tenna era un manager torinese molto conosciuto nell’ambito della produzione cinematografica italiana ed era stato capace di rendere la FCTP e poi soprattutto il suo braccio finanziario-operativo della FIP il miglior fondo pubblico per il cinema in Italia, risultando come investimenti produttivi, quindi la creazione di film e serie tv su suolo piemontese, secondo solo alla Banca Nazionale del Lavoro, con una media per film di 227mila euro.

Instancabile e propositivo, con un passato da giovanissimo nel campo del product placement, Tenna era sempre presente in prima persona ad incontri, anteprime, conferenze stampa in cui venivano promossi i risultati dei suoi gruppi di lavoro. Dal 2017 era diventato anche consigliere d’amministrazione della prestigiosa Cinecittà Holding (l’altra consigliera è Maria Tersa Carpio Bulgari e il presidente Roberto Cicutto). “Siamo senza parole, quello che è accaduto è un fulmine a ciel sereno – spiega al fattoquotidiano.it Davide Bracco, responsabile partnership istituzionali, attività legali, tesoreria, nonché ex direttore della Film Commission Torino Piemonte – Paolo era una persona straordinaria, allegra, solare, non capiamo come possa essere successo”.

“L’improvvisa scomparsa di Paolo Tenna ci lascia sgomenti. Un uomo dinamico, positivo, che ha fatto moltissimo per lo sviluppo del sistema cinema nella nostra città. Un apporto importante il suo, ribadito anche nell’ultimo consiglio di Film commission”. Così ha affermato l’assessora alla Cultura del Comune di Torino, Francesca Leon. “Paolo Tenna è stato tra i protagonisti del successo del sistema cinema piemontese, un uomo pieno di energia e allegria, con una capacità straordinaria di pensare e realizzare progetti”, ha spiegato l’assessora uscente della Regione Piemonte, Antonella Parigi.

L'articolo Paolo Tenna, l’ad della Torino Film Commission trovato morto a Roma: è precipitato dal 4 piano di un hotel, “era visibilmente ubriaco” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/30Xey88
via IFTTT http://bit.ly/2Wwq3nO

Meteo, le previsioni di venerdì 31 maggio

Giornata soleggiata su gran parte dell’Italia. Al Nord qualche nube solo sui rilievi alpini, al centro torna alla normalità la situazione in Emilia-Romagna dopo il maltempo dei giorni scorsi. Bel tempo anche al Sud. Le temperature sono in netto rialzo. LE PREVISIONI



from Sky News Tg24 - tg24 cronaca http://bit.ly/2KfFjz0
via IFTTT http://bit.ly/2Wwvxiq

Roma, autista di autobus tenta di investire un pedone. VIDEO

Nel filmato, postato su Facebook e attribuito a una ex dipendente, si vede il mezzo che va verso un uomo che indietreggia in mezzo alla carreggiata, finendo per colpirlo. Ignote le ragioni del folle gesto. L’azienda: “Sospenderemo l’autista una volta identificato”

Parole chiave: atac roma autobus digitall


from Sky News Tg24 - tg24 cronaca http://bit.ly/2Mxb5ub
via IFTTT http://bit.ly/2EIon0a

L’affaire Prati-Caltagirone, con la complicità del duo Perricciolo-Michelazzo, ha superato ormai da tempo i confini del gossip, coinvolgendo, seppur in modo diverso, direttori di giornali e politici. E’ il caso di Wanda Ferro, deputata di Fratelli d’Italia. Il 23 aprile 2016 Mark Caltagirone, sposo inesistente della primadonna del Bagaglino, sul suo profilo Facebook comunicava ai suoi amici di essersi sposato proprio con la parlamentare calabrese. Sui social erano apparse le immagini delle iniziali tatuate da entrambi, in altri scatti la parlamentare appariva con Pamela Perricciolo: “Tengo a precisare che non sono mai stata sposata con alcuno, come si può facilmente verificare, e che non ho mai conosciuto personalmente Marco Caltagirone, al quale mi legano esclusivamente alcuni scambi di battute scherzose su Facebook risalenti ad alcuni anni fa”, aveva scritto l’onorevole a Dagospia.

L’esponente del partito di Giorgia Meloni in queste settimane ha scelto di non commentare nuovamente il caso, ieri durante Non è la D’Urso è stata tirata in ballo da Eliana Michelazzo, ex manager della showgirl sarda: “Wanda Ferro ha detto che non ha fatto nulla e lei ha la fotografia con il finto Sebastian, l’ho vista dal cellulare della Perricciolo. Tre anni fa questo bambino ha fatto la fotografia all’aeroporto o da qualche parte. Wanda Ferro invece di negare dovrebbe dire la verità, è un’altra che mente”, ha attaccato l’ex corteggiatrice di Uomini e Donne.

Come rivelato da Dagospia i bambini in affido a Pamela Prati erano infatti inesistenti, un minore (vero) è però stato usato per due incontri pubblici, foto e note vocali. La vera mamma del finto Sebastian Caltagirone è intervenuta nel programma di Barbara D’Urso, scegliendo di non apparire per non rendere visibile suo figlio, ma annunciando: “Agiremo per vie legali, ora mi è crollato il mondo addosso“. Il minore pensava di recitare in una fiction, dove interpretava proprio il ruolo di Sebastian, italo-spagnolo, colpito da un tumore alla gola e affidato a un imprenditore.

La foto di cui parla la Michelazzo esiste e IlFattoQuotidiano.it la mostra, non rendendo visibile ovviamente il minore. Si vede proprio la parlamentare Wanda Ferro in compagnia del finto Sebastian Caltagirone alla stazione Termini di Roma. L’avvocato della famiglia del bambino aveva spiegato in diretta: “La prima volta il bambino è stata accompagnato dal papà, seguiva con la sua macchina l’auto in cui suo figlio era con la Perricciolo. Sono andati alla stazione Termini, sono entrati a girare una scena ma al padre non l’hanno fatto entrare. Il bambino mi ha detto: ‘Io dovevo accompagnare mamma al vagone, le dovevo chiedere di prendere le valigie e lei mi doveva dire ‘No amore mio sono pesanti le porto io’, dovevo essere triste perché mamma partiva’. Lui non mi ha detto che fosse Pamela Prati, qui si tratta di una attrice (?) riccia che il papà non ha mai visto. Alla fine l’attrice voleva salutare il papà del bambino ma la Perricciolo non lo ha permesso.”

Le parole del legale sembrano confermare la modalità e il luogo dell’incontro, oltre alla descrizione dell’onorevole di Fratelli d’Italia che ha appunto i capelli ricci. La Ferro sapeva che il bambino in questione non era Sebastian Caltagirone? E quando ha scoperto che un bambino è stato usato dalla Perricciolo? “Sono stata chiamata in causa in una storia che tutti hanno compreso essere un coacervo di falsità e menzogne”, spiega la parlamentare contattata dal FattoQuotidiano.it per poi aggiungere: “Ho sempre pensato che i magistrati avessero cose più serie e importanti di cui occuparsi, ma nel momento in cui sono emersi scenari gravi e inquietanti ho affidato la questione ai miei legali che hanno già da tempo presentato le denunce del caso. Essendo in corso indagini, anche su mia iniziativa, non ritengo opportuno rendere dichiarazioni pubbliche”.

L'articolo Caso Prati, la foto dell’onorevole Wanda Ferro (FdI) con il finto figlio dell’inesistente Mark Caltagirone. Lei: “Ho denunciato” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2HKmBOf
via IFTTT http://bit.ly/2W1DyaC

Giovanna Ciaffi, Matteo Deleidi e Enrico Sergio Levrero*

Nel corso degli ultimi 20 anni la direzione seguita a livello europeo è stata quella di una crescente rigidità nelle regole fiscali anche oltre quanto già previsto dal Trattato di Maastricht del 1992, fino ad arrivare, nel marzo del 2012, al Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell’Unione Economica e Monetaria, noto come Fiscal Compact e firmato da tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, esclusi il Regno Unito e la Repubblica Ceca.

Come è noto, il Fiscal Compact prevede il rispetto di due regole principali in materia di finanza pubblica: (i) Un sostanziale pareggio di bilancio, o più precisamente, il divieto per il deficit strutturale del settore pubblico di superare lo 0,5% del Pil nel corso di un ciclo economico; e (ii) che il rapporto debito pubblico/Pil scenda ogni anno di un ventesimo della distanza tra il suo livello effettivo e la soglia-obiettivo del 60% prevista nel Trattato di Maastricht.

Per quanto dal 2012 la Commissione Europea abbia concesso ai diversi Stati, tra cui l’Italia, deroghe alle regole imposte dal Fiscal Compact, ci si può chiedere – anche alla luce di alcune proposte di riforma che ne prospettano un inasprimento in vista di una possibile politica fiscale europea¹ – cosa accadrebbe se si imponesse ai singoli Stati anche solo il puntuale rispetto delle regole fiscali finora previste. In particolare, ci si può chiedere quali effetti diverse regole di politica fiscale potrebbero avere sull’andamento del rapporto debito pubblico/Pil. Come si vedrà, qualora si ammetta che il trend del reddito dipende dalle variazioni nelle componenti autonome della domanda aggregata, una politica fiscale restrittiva che segua le regole del Fiscal Compact non determinerà necessariamente una riduzione di quel rapporto. Inoltre, anche qualora tale riduzione fosse alla fine ottenuta, ciò avverrebbe a costo di consistenti perdite di ricchezza netta del settore privato e un sostanziale impoverimento della popolazione.

1. La crisi del 2007 e gli effetti del fiscal compact

A base del Fiscal Compact e delle posizioni della Commissione Europea vi è l’idea che i deficit fiscali si traducano in una riduzione degli investimenti privati e abbiano un effetto negativo sulle potenzialità di crescita del sistema economico. Diverso è il punto di vista keynesiano: in economie che normalmente funzionano al di sotto dei loro livelli di piena occupazione, la spesa pubblica avrà un effetto espansivo sul reddito sia direttamente che per effetto dell’aumento degli investimenti privati che l’incremento di spesa pubblica e quindi del reddito potrà determinare.

Nella filosofia a base delle prescrizioni della Commissione europea, l’effetto negativo di politiche fiscali espansive deriverebbe in primo luogo dalle ripercussioni che si ritiene esse avranno sul costo del servizio del debito pubblico. Quando tali politiche non siano finanziate con emissione di moneta – di cui è fatto esplicito divieto nei trattati istitutivi della Banca Centrale Europea – esse determinerebbero infatti un aumento dei tassi di interesse spiazzando così la spesa privata. I valori dei moltiplicatori fiscali risulterebbero pertanto bassi o persino negativi, e si manifesterebbe di conseguenza un aumento del rapporto debito pubblico/Pil e dunque ulteriori pressioni al rialzo sui tassi di interesse per il maggior rischio associato al debito sovrano. Anche solo una stabilizzazione di quel rapporto potrebbe allora ottenersi unicamente con avanzi primari tali da compensare la crescente spesa per interessi. Inoltre, solo politiche fiscali restrittive in grado di abbassare il rapporto debito pubblico/Pil e con ciò i tassi dell’interesse potrebbero effettivamente liberare risorse per la crescita e l’occupazione – ed avere così, almeno nel medio periodo, un carattere espansivo². Come previsto da autori di ispirazione keynesiana, l’applicazione di questa idea dell’austerità espansiva ha portato ad aumenti piuttosto che a riduzioni del rapporto debito-pubblico Pil nei paesi costretti ad adottare politiche di consolidamento fiscale, e ciò in particolare nel corso della crisi dei debiti sovrani del 2009-2010.

Continua su economiaepolitica.it

* Università degli studi Roma Tre

1. Per una sintesi delle diverse proposte di riforma dell’architettura istituzionale europea cfr. Pisani-Ferry, J. (2018).

2. Come sostenuto da Schaltegger and Weder (2012; 2014) utilizzando dati panel per 21 paesi OCSE dal 1970 al 2009, si dovrebbero effettuare ampi aggiustamenti fiscali basati su tagli alla spesa per determinare tassi di interesse a lungo termine notevolmente più bassi ed un significativo aumento degli investimenti privati.

L'articolo Fiscal Compact, quali sono gli effetti macroeconomici proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Il Fatto Quotidiano http://bit.ly/2YXnSah
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J