Cittadinanza sì, cittadinanza no, cittadinanza sì. In pochi giorni il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha cambiato idea tre volte rispetto alla concessione della cittadinanza italiana a Ramy, il ragazzino che ha dato l’allarme ai carabinieri dal bus sequestrato a San Donato Milanese, evitando di fatto una strage. L’ultima giravolta è arrivata nel primo pomeriggio del 26 marzo: “Sì alla cittadinanza a Ramy perché è come se fosse mio figlio e ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese, ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare”. Parola del vicepremier leghista, che però solo poche ore prima, commentando un’operazione di polizia, aveva scritto su Twitter: “Altro che ius soli e cittadinanze in regalo, occorrono rispetto e controlli”. Un pensiero, quello di Salvini, coerente con quello espresso nella serata del 25 marzo, quando aveva sottolineato che “non ci sono gli elementi per concedere” la cittadinanza a Ramy a causa dei “numerosi precedenti penali” di un parente del ragazzino egiziano.
Nella fattispecie il leader leghista, facendo riferimento alla famiglia di Ramy, aveva sottolineato nella serata di ieri che “purtroppo ad ora non ci sono gli elementi per concedere la cittadinanza. Le cittadinanze non le posso regalare e per darle ho bisogno di fedine penali pulite – aveva spiegato – Non parlo dei ragazzini di 13 anni, ma se qualcuno la cittadinanza non l’ha chiesta e non l’ha ottenuta dopo 20 anni – aveva aggiunto, rivolgendosi ai giornalisti – fatevi una domanda e datevi una risposta sul perché”. A sentire le agenzie di stampa, i numerosi precedenti penali del parente di Ramy hanno fatto pensare a una soluzione alternativa, ovvero al Viminale che attribuisce la cittadinanza solo a Ramy e non al resto dei familiari, un percorso che di fatto non avrebbe precedenti (se non quello, che poi non si concretizzò, del bambino inglese Charlie Gard, affetto da una malattia incurabile) ma che difficilmente verrebbe ostacolata.
Il tredicenne di origini egiziane, tuttavia, ha messo in evidenza i cambi in corsa di Salvini, rinnovando comunque la sua richiesta: “Salvini all’inizio ha detto sì, poi no. Di Maio vuole darmela, quindi mi fido Di Maio. E vorrei che anche gli altri la ottenessero, ma non sono io a decidere”. Le parole del ragazzino, del resto, hanno fatto riferimento alle ore immediatamente successive al dirottamento del bus e al sequestro delle 53 persone ad opera dell’autista di origini senegalesi. Man mano che venivano resi noti i particolari di cronaca relativi alla vicenda, Salvini si spese subito per concedere la cittadinanza a Ramy. Ieri, poi, la brusca frenata. A distanza di meno di 24 ore, invece, il nuovo cambio di rotta. Che, salvo ennesimi colpi di scena, dovrebbe essere l’ultimo.
L'articolo Ramy, Salvini cambia di nuovo idea: “Sì alla cittadinanza, ha capito i valori di questo Paese” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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