La migrazione è sicuramente uno dei temi più complessi che caratterizza il nostro presente, è anche una delle questioni più trattate nei media che ci restituiscono immagini difficili da dimenticare. Disastri naturali, conflitti e necessità economica spingono milioni di persone al movimento imponendosi nell’agenda politica di diversi Paesi.

La migrazione ha una forte caratterizzazione femminile che non può essere trascurata; affrontare un fenomeno come questo senza un approccio di genere non solo lascia indietro milioni di donne e ragazze che già versano in una condizione di difficoltà ma impedisce anche l’opportunità di empowerment individuale e sociale che lo spostamento potrebbe portare con sé.

Dal 9 al 13 aprile si è svolta a New York la 51° sessione della Commissione per la popolazione e lo sviluppo, presso la sede delle Nazioni Unite. La Commissione ha il compito di esaminare i progressi compiuti dopo l’adozione del Programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (Icpd) del 1994, che ha stabilito l’importanza della salute sessuale e riproduttiva e dei diritti al benessere delle persone, delle comunità e Paesi.

Il tema della Commissione di quest’anno è stato Città sostenibili, mobilità umana e migrazione internazionale. Si stima infatti che un miliardo di persone nel mondo siano migranti: ovvero una ogni sette persone. La Commissione si è conclusa con un documento finale un po’ debole a causa della posizione degli Stati Uniti, la cui visione tende a ridurre la portata del valore della salute sessuale e riproduttiva. Un’importanza invece riconosciuta nella dichiarazione dalla delegazione tunisina che a nome di 35 Paesi ne riafferma la centralità.

Ma mentre i politici tentano di capire come questi movimenti di massa influenzino società, economie, sicurezza e sostenibilità, i bisogni specifici delle donne e delle ragazze si stanno perdendo nelle maglie della complessità della questione. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) ha individuato – in un articolo uscito nei giorni scorsi – cinque punti fondamentali che richiamano l’attenzione internazionale all’obiettivo numero cinque dell’Agenda 2030: la parità di genere e l’empowerment femminile come obiettivo specifico da raggiungere per l’intero pianeta ma anche come trasversale se si vuole avere davvero un mondo che si avvii, nei prossimi anni, verso uno sviluppo sostenibile.

I cinque punti fondamentali individuati da Unfpa forniscono un quadro della situazione:

1. quasi la metà dei migranti sono donne e ragazze. Queste ultime migrano sempre più da sole o come capofamiglia;
2. le donne migranti sono esposte a gravi rischi, tra cui lo sfruttamento sessuale, la tratta e la violenza;
3. le donne migranti affrontano una doppia discriminazione: come donne e come migranti;
4. le donne non smettono di rimanere incinte quando sono in movimento;
5. donne e ragazze migranti hanno maggiori probabilità di affrontare problemi di salute, sia in transito che nei Paesi di arrivo;

Servono impegni concreti in favore della parità di genere, della salute, dei diritti sessuali e riproduttivi di donne e ragazze in tutto il mondo, in un’ottica di cambiamento strutturale e non più solo come questione emergenziale.

Si tratta non solo di una vision ma del rispetto di patti e strumenti approvati largamente a livello internazionale come il Programma di azione del Cairo e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

L'articolo Migranti, quasi la metà sono donne. E le stiamo lasciando indietro proviene da Il Fatto Quotidiano.



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