A volte il bene è figlio del male. Grazie al naso rotto, di proprietà del collega Daniele Piervincenzi, lo Stato si è accorto:
a) che esiste Ostia
b) che anche a Ostia esiste la mafia
c) che la mafia del litorale è capeggiata dalla famiglia Spada (ieri arrestato anche il guardaspalle di Roberto, quello della testata).
Noi invece ci siamo accorti:
a) che la Rai benché abbia 1700 giornalisti in organico e due miliardi di introiti l’anno, realizza i suoi migliori programmi affidandoli a ditte esterne;
b) che Daniele Piervincenzi non è un giornalista Rai, come falsamente affermato, ma un precario retribuito da una società terza appaltatrice del programma;
c) che la Rai ingaggia sistematicamente, con la qualifica di programmisti-registi, altri centinaia di colleghi lucrando enormi guadagni ed evadendo in modo clamoroso il fisco;
d) che – infine – lo Stato dichiara di combattere la precarietà e il lavoro nero affidando alla sua più grande società pubblica il mandato di coltivare la precarietà e il lavoro nero.
L'articolo Ostia, le conseguenze di un naso rotto – L’istantanea di Antonello Caporale proviene da Il Fatto Quotidiano.
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