novembre 2017

Assist a Renzi su Etruria. Il pm attacca Bankitalia

Show di Rossi in Commissione Banche: “Errore l’idea di una fusione con Vicenza”

Un altro classico di Berlusconi: va a processo per corruzione

A Siena c’è un pezzo del Ruby Ter. L’accusa: ha pagato un testimone del “Bunga Bunga”

Rieccoli – Castocrazia.

Centrini & affini: la carica di “gambe” e partitini fai-da-te

Il Rosatellum fa gola a troppi. Già ventuno sigle sono pronte per la battaglia del 2018: sono colonnelli e peones in cerca di un seggio da B. e Renzi

di
Manovra

Ecco come fare “politichetta” usando il bilancio dello Stato

Clientes, famigli e portavoti nell’anno elettorale. Un emendamento ai verdiniani, uno ai “pisapiani”, uno ad Alfano, uno alle coop…

Commenti

Si avvicina il voto, escono i vigliacchi

Da come si mettono le cose è abbastanza evidente che tra i protagonisti involontari della prossima campagna elettorale ci saranno i migranti, meglio se neri e musulmani. Ha introdotto il tema Berlusconi nell’amichevole conversazione con Fazio, e l’ingresso in scena a seguire dei fascisti di Como al grido di “Fermiamo l’invasione” probabilmente ha introdotto il […]

di

La vera salvezza. È il tempo per avere figli

Abbiamo centrato tutta la nostra vita sull’economico. E l’economico ci sta rubando la vita. Non c’era bisogno delle statistiche per capire che in Italia non si fanno più figli. Basta andare in giro per le strade, soprattutto di una grande città, per vedere più cani che bambini, basta guardare negli scaffali di un supermarket per […]

Nordisti

Basta andare “InGalera” per mangiare bene

Ho assistito a strane conversazioni, a Milano. “Non vedo l’ora di riuscire ad andare in galera”, diceva una giovane donna a un’amica, “tu sei riuscita ad andarci?”. “No”, rispondeva affranta la ragazza, “ho provato un paio di volte, ma non ci sono riuscita”. A quel punto si univa alla conversazione l’uomo che le accompagnava: “Ma […]

Politica

Da oggi fino al 3 dicembre

Maker Faire, a Roma torna la fiera degli artigiani digitali

L’eventoeuropeo Maker Faire Rome, sull’innovazione e l’impresa 4.0, torna alla fiera di Roma da oggi fino al 3 dicembre. Scienza, fantascienza, tecnologia, riciclo, riuso e cibo del futuro saranno a disposizione con sette padiglioni per oltre 100 mila metri quadrati di estensione. Con la sua quinta edizione, Maker Faire Rome si conferma la fiera dove […]

di
Ai giubbotti neri

Lettera ai naziskin, piccoli e smarriti come bimbi: non vi odio, mi fate pena

Le colpe dei padri – Siete figli nostri, dell’egoismo e dell’indifferenza

L’investitura

Nel giorno di Grasso D’Alema e Bersani stanno giù dal palco

Il battesimo – Domenica nasce la lista della sinistra antirenziana: la scena è tutta dell’ex magistrato, i “grandi vecchi” restano in platea

Cronaca

Napoli

“Regali ai colonnelli delle Fiamme Gialle”. Chiesta l’archiviazione

Il dietrofront della Procura di Napoli arriva tre anni dopo la decisione del Riesame che annullava un’articolata ordinanza di arresto sul presunto “sistema Matachione”, dal nome dell’imprenditore farmaceutico che secondo l’accusa si era comprato a suon di regali i finanzieri impegnati nelle verifiche fiscali nei suoi confronti. Da ieri è ufficiale la richiesta di archiviazione […]

Al campione della Finanza dieci giornate per “razzismo”

Lui giura che non è vero, l’arbitro però ha scritto nel referto di averlo sentito e un dirigente avversario conferma. La frase incriminata è “negro di merda”, rivolta a fine partita. Succedeva domenica scorsa dopo un incontro del campionato Promozione (dilettanti) del Lazio. Simone Starace, centrocampista classe ’90, si è preso dieci giornate di squalifica. […]

di

Mattietti (ex Ior) e le “scenette” per l’ispezione

Vaticano – Il dirigente allontanato fu intercettato nel 2012 in relazione ai controlli europei. Ora indaga la Santa Sede

Economia

Le acciaierie di Piombino

Il segretario dem:“Ero contrario a Rebrab” Ma twittava contento

Tre annifa, su twitter, lo aveva definito un “progetto ambizioso che rilancia crescita e lavoro”: Matteo Renzi esultava per la cessione delle acciaierie di Piombino all’imprenditore algerino Issad Rebrab. Adesso che il destino di 2mila operai è in bilico e il Mise sta per riprendersi l’impianto, ha cambiato versione: “Rebrab? Furono Rossi e Landini a […]

“Non sono le termopili”

Ilva, sindacati sotto la Regione. Lo scambio tra sindaco e Calenda

Oggi,i sindacati Fim, Uilm, Cisl e Uil, si riuniscono in presidio sotto la sede della Regione Puglia: chiederanno di essere ricevuti per intercedere sul tema della vertenza Ilva. In un tweet, infatti, ieri il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha tirato in ballo la battaglia delle Termopili: “Il loro problema è che non sanno chi […]

Le spinte di Via Nazionale e le amnesie del procuratore

“Abbiamo trovato un po’ singolare che venisse incentivata l’aggregazione tra Banca Etruria e Popolare di Vicenza”. Questa l’accusa del procuratore di Arezzo Roberto Rossi. La Banca d’Italia ha sempre negato di aver caldeggiato la scelta di Vicenza come banca salvatrice di Etruria in difficoltà. La lettera. Il 3 dicembre 2013 il governatore della Banca d’Italia […]

Italia

Il caso

Asia dopo Weinstein: ostie sataniche

Torino – Performance della Argento nella prima uscita dopo il caso-molestie

Lo sberleffo

Roma, lo Stadio sopra i vincoli

Nel match tra governo e Campidoglio per mettere il cappello sulla riuscita del progetto dell’As Roma di realizzare il suo stadio, ormai manca solo che scendano in campo anche i tifosi della Lazio. Clamoroso in riva al Tevere? Niente affatto. Con l’avvicinarsi della campagna elettorale il moderno “Colosseo del football” è finito al centro delle […]

Conversioni – X Factor

Da “zingara” a lagnosa starlette. Sarà la sindrome irriLevante?

Fa filosofia invece di cantare e basta

di

Mondo

Allarme dell’Unione africana: “Libia, nei lager fino a 700 mila profughi”

Summit con la Ue. Cifre più alte rispetto alle stime

Argentina

L’angelo della morte finisce all’ergastolo

Desaparecidos – Le 48 condanne ai responsabili di torture e uccisioni del regime militare

di
Califfo

Pc-bomba, la minaccia dell’Isis distrutta dai fantasmi israeliani

L’obiettivo erano i voli di linea, Trump rivelò la notizia ai russi

Cultura

IL FUMETTO

Plinio il vecchio, un quasi-scienziato che viene riscoperto da due autori manga

Gli editori italiani hanno sempre avuto molta prudenza nel lanciare fumetti ambientati in Italia e in epoche storiche ben definite. Siamo pieni di serie da edicola con sfondi americani o fantascientifici, pochissime si svolgono in zone domestiche (tra le poche eccezioni: Mercurio Loi della Bonelli). Una tradizione che rivela una scarsa stima dei lettori, considerati […]

Una saga fantastica per conoscere la storia

L’ultimo capitolo di “Percy Jackson” ci fa innamorare della mitologia greca

di

I supereroi in due milioni di mattoncini

Chi di noi non ha pensato almeno una volta nella vita di smettere di lavorare (chi è fortunato ad averlo, un lavoro) per dedicarsi al proprio hobby preferito? Nathan Sawaya non solo l’ha pensato, l’ha fatto davvero. Avvocato newyorchese classe 1973, tredici anni fa ha lasciato la toga e si è chiuso in uno studio […]

L'articolo In Edicola sul Fatto Quotidiano del 1 dicembre: proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Cevital si arrende ed è pronta a cedere l’acciaieria ex Lucchini. Dopo tre anni di promesse non mantenute, il gruppo algerino controllato da Issad Rebrab, scelto dal governo Renzi nel dicembre 2014 come vincitore della gara per il gruppo siderurgico di Piombino, si fa da parte perché cosciente di “non poter procedere senza il supporto del governo”.

Lo ha annunciato il ceo del gruppo, Said Benikene, in una nota nella quale afferma anche che la cifra chiesta per l’ex polo siderurgico di Piombino è stata “attestata” da una perizia. E comunque una cifra lontana dal doppio di quanto pagato da Cevital, come secondo la stampa locale aveva indicato il ministro Carlo Calenda. Nelle scorse settimane, infatti, diverse fonti avevano riferito che Jindal – perdente nella gara di tre anni fa – era pronta a subentrare ma riteneva troppo alto il prezzo stabilito da Aferpi, la società costituita da Cevital per l’acquisto di Piombino.

“Abbiamo indicato una cifra corrispondente a quanto attestato da una perizia effettuata da una primaria società lo scorso anno – spiega Benikene – quando il mercato dell’acciaio era in una fase di congiuntura ancora negativa e si tratta di una cifra ben al di sotto del doppio del capitale da noi investito, come fatto circolare in queste ore”. Nelle scorse settimane, Calenda aveva dato mandato di iniziare la fase di rescissione del contratto a causa delle inadempienze di Cevital, che a giugno aveva già ottenuto un addendum di tre mesi per trovar un partner utile a rilanciare le acciaierie. Ma i nomi proposti non sono stati considerati affidabili dal ministero.

A causa del batti-e-ribatti sulle responsabilità nella scelta di Cevital, nelle scorse ore il governatore della Toscana Enrico Rossi ha confermato che querelerà Matteo Renzi: “Le querele si fanno, non si annunciano”, ha detto. Incontrando alcuni lavoratori dell’ex Lucchini, il segretario del Pd aveva affermato che era stato Rossi, assieme a Maurizio Landini, a volere Rebrab alla guida dell’acciaieria, mentre lui avrebbe preferito i concorrenti di Jindal. Salvo poi smentire. “Io non ho scelto Rebrab che è stato scelto con una procedura di gara”, ha osservato il governatore. Nei giorni della vendita, Renzi aveva più volte esultato sui social per aver risollevato le sorti dei 2mila operai.

L'articolo Accaierie Piombino, Aferpi si arrende dopo 3 anni di inadempienze: “Pronti a vendere”. Ma c’è l’incognita del prezzo proviene da Il Fatto Quotidiano.



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“Ultima ora”, il progetto di Sky Academy per gli studenti

Dare ai giovani gli strumenti per approcciare la notizia con spirito critico e indipendente. È l’obiettivo dell’iniziativa nata dalla collaborazione con l’Osservatorio permanente Giovani-Editori. I ragazzi sperimenteranno il linguaggio del video e della carta stampata



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Ci sono soldi un po’ per tutto, ma mancano le coperture finanziarie per i malati a causa dell’amianto. Almeno in parte. Mentre infatti per le opposizioni il tratto caratteristico della legge di Bilancio resta quello delle “mance elettorali”, date le numerose piccole e piccolissime misure introdotte in commissione Bilancio e recepite in toto nel maxiemendamento, dal provvedimento è stata cancellata una correzione chiesta ad alcune norme a sostegno delle vittime da amianto. Prive di coperture, per il momento. Una delle due norme non è stata inserita, l’altra è stata accolta solo in parte.

A scomparire è l’emendamento per la riapertura dei termini utili a presentare le domande all’Inail per essere ammessi alle prestazioni che riconoscono una maggiorazione del periodo contributivo, ai fini pensionistici, per le persone impiegate nei processi produttivi legati alla polvere killer. È stata invece accolta solo in parte l’emendamento che avrebbe esteso anche al prossimo triennio la possibilità di accedere al Fondo nazionale vittime dell’amianto anche per le persone esposte in ambito famigliare o ambientale.

La norma era stata introdotta nel precedente triennio dalla legge di Stabilità 2014, in via sperimentale. Adesso ha ottenuto l’ok solo per il 2018, mentre la richiesta riguardava la copertura fino al 2020. Non c’è stato nulla da fare, nonostante le risorse esistano già (25 milioni) e il costo complessivo dal 2015 al 2017 sia stato di 5 milioni.

Tra i firmatari dei due emendamenti c’erano i senatori dem Camilla Fabbri e Daniele Borioli, rispettivamente presidente e componente della Commissione d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali: “Va operata una correzione rispetto alla cancellazione dell’emendamento con cui si riconosceva una maggiorazione del periodo contributivo, ai fini pensionistici, in favore dei lavoratori impiegati in processi produttivi legati all’amianto, in particolare negli stabilimenti dei comuni con un alto tasso di mortalità per patologie asbesto-correlate – è la richiesta dei due parlamentari – Allo stesso modo si deve operare per garantire il Fondo vittime ai malati di mesotelioma per esposizione familiare e ambientale per tutto il periodo 2018-2020″.

Rassicurazioni sono arrivate dal viceministro all’Economia Enrico Morando, che ha ribadito l’impegno a recuperare la misura provvedendo a una regolare copertura finanziaria. Ma Fabbri e Borioli promettono di vigilare perché si continui “ad avere piena attenzione ad una tematica delicata che rappresenta una ferita ancora aperta per il nostro Paese”. Critico Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto per il quale “i nostri sospetti sul carattere propagandistico sono confermati dall’emendamento saltato”.

L'articolo Amianto, mancano le coperture nella legge di Bilancio: saltano alcune norme a sostegno delle vittime proviene da Il Fatto Quotidiano.



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“Credo che si debba ripensare, dal punto di vista tecnico” il disegno di legge di bilancio. Perché, nonostante la riforma del 2016, anche quest’anno puntualmente sono arrivate le mance a pioggia con cui “ognuno ha portato acqua al suo mulino”. A dirlo non è un rappresentante dell’opposizione ma il relatore alla manovra, Magda Zanoni, Pd. Che, intervenendo in aula al Senato dove il governo ha chiesto e ottenuto la fiducia sul testo, ha ricordato come in teoria l’obiettivo del passaggio dalla legge di Stabilità alla legge di Bilancio fosse concentrare l’attenzione del Parlamento “sui principi generali della legge”. E evitare interventi su “aspetti minori”. Invece, nonostante la carenza di risorse legata alla necessità di destinare ben 15,7 miliardi alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, di micromisure e aiuti locali ne sono spuntati a iosa. Vedi il fondo da 1 milione l’anno per gli archivi storici di partiti politici e sindacati. O i 2 milioni di euro l’anno per i carnevali.

Soldi ai carnevali (con conflitto di interessi). E pure all’enoturismo – “Contribuiscono in modo rilevante al boom turistico dell’Italia”, è stata la spiegazione del senatore Pd Andrea Marcucci. La cui sorella Maria Lina, hanno fatto notare le senatrici M5S Michela Montevecchi, Elisa Bulgarelli e Barbara Lezzi, è presidente sia della Fondazione Carnevale di Viareggio sia di Carnevalia, l’associazione che raccoglie tutti i maggiori carnevali italiani. Ma spingere il turismo, indubbiamente, è importante. E quello enogastronomico, come si sa, sta prendendo sempre più piede. Così non poteva mancare il “riconoscimento dell’enoturismo“, che estende i vantaggi fiscali applicati a chi fa agriturismo anche alle visite alle cantine e alle degustazioni. Sconti fiscali spuntano anche per le piccole librerie che hanno difficoltà a reggere la concorrenza di Amazon & c. Ecco allora che per loro arriva il credito di imposta su Imu, Tasi, Tari e affitto: 20mila euro se non fanno parte di gruppi editoriali, 10mila euro se non sono affiliate. L’esborso per lo Stato? Quattro milioni per il prossimo anno, 5 nel 2019 e 2020. Sarà invece a costo zero, perché finanziata con fondi dell’organo stesso, la modifica che consente al redivivo Cnel di rimborsare le spese per i viaggi e i soggiorni del presidente e dei membri se “effettivamente sostenute e documentate”.

Mance elettorali da Merano a Palermo – A proposito di “portare acqua al proprio mulino”, l’attenzione ai bacini elettorali è trasversale e non conosce distinzioni territoriali. La Sicilia? Ci sono i 12,2 milioni spalmati su un triennio per stabilizzare i collaboratori scolastici (ex Lavoratori socialmente utili) di Palermo, che nel frattempo si vedono prorogare i contratti fino al prossimo agosto. I sindacati ovviamente esultano per la fine di un “calvario” di precariato durato 20 anni. La Campania? Pronto il commissario straordinario per la realizzazione delle opere necessarie alle Universiadi2019 che saranno ospitate da Napoli. La Puglia? Per i territori danneggiati dalla Xylella fastidiosa sono stanziati 2 milioni per il 2019 e altri 2 per il 2020 “da destinare al finanziamento di contratti di distretto”. Il Trentino Alto Adige? Il Comune di Merano incassa 1,1 milioni per il 2018, 1,16 per il 2019 e 1 all’anno dal 2020 per la “ristrutturazione e il rilancio” dell’Ippodromo. Il Veneto? Più poteri al commissario per i mondiali di sci di Cortina2021 Luigi Santandrea. E, per restare in tema di sport, arriva una deroga al Jobs Act per le società sportive: potranno assumere steward per “assicurare il regolare svolgimento delle competizioni sportive” ricorrendo a contratti intermittenti. Sono inoltre previste semplificazioni “di comunicazione alle prefetture dei dati identificativi del personale addetto a tali attività”.

Agli italiani all’estero altri 4 milioni – Tanto più ora che siamo a fine legislatura, le tradizionali regalie agli italiani all’estero vanno rinnovate. Lo stanziamento, stavolta, è di 4 milioni di euro. Soldi da usare per la promozione della lingua e cultura italiana all’estero, per il Consiglio generale italiani all’estero (“organismo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi che interessano le comunità all’estero”), per i Comites e l’adeguamento salariale del loro personale, per le agenzie di stampa e le Camere di Commercio italiane all’estero. A parte ci sono altri 500mila euro per l’Istituto italo-latino americano.

Pioggia di contributi alla cultura: dal centro del libro parlato all’Accademia delle scienze – Nel campo dei beni culturali sono tanti gli interventi meritori, ma l’impressione resta quella di attribuzioni a pioggia senza una cornice complessiva. Si spazia dai 500mila euro in due anni al Centro del libro parlato di Feltre ai 700mila euro per l’accademia Vivarium novum di Frascati ai 400 mila per l’Accademia Nazionale delle Scienze “detta dei XL”. L’Istituto Don Sturzo incassa 600mila euro in due anni per inventario, digitalizzazione e promozione di convegni. Al cimitero monumentale delle vittime del Vajont, dichiarato monumento nazionale dal presidente della Repubblica, vanno 50mila euro l’anno per gestione e manutenzione. Ad ampio raggio, infine, la proroga del personale assunto a tempo determinato dai musei. Gli enti avranno a disposizione due anni per assumere personale.

“Viste le difficoltà in questi due anni nell’applicazione” del nuovo ddl di Bilancio, è stato il commento sconsolato della Zanoni, si dovrebbe riflettere sulla necessità di “ridefinire le regole”. Ci dovrà pensare il prossimo Parlamento.

L'articolo Legge di Bilancio, ecco tutte le mance. La relatrice Pd ammette: “Ognuno ha portato acqua al suo mulino” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Problemi e malfunzionamenti per Whatsapp. Alle 20 di questa sera, alcuni utenti hanno cominciato a lamentarsi su Twitter segnalando i problemi nell’applicazione. Un “down” che non ha riguardato soltanto gli utenti italiani ma che è stato registrato in varie parti del mondo. Per il sistema di messaggistica più utilizzato al mondo si tratta dell’ennesimo malfunzionamento negli ultimi giorni. Facebook, proprietaria dell’applicazione, non ha commentato il disservizio.

Su Twitter, l’hashtag #whatsapp è subito entrando nei trending topics del social network. Gli utenti si sono scatenati tra gif ironiche e messaggi di disperazione per il temporaneo crollo dei server.

L'articolo Whatsapp, down dell’applicazione. Servizio ko per gli utenti di tutto il mondo proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Beppe Grillo invoca la clausola di riservatezza sulla pace ormai vicina con 15 dei 23 dissidenti del M5s di Napoli, il mistero si infittisce e l’accordo si raffredda. Così bisognerà aspettare il 5 dicembre, data in cui andrà a decisione la causa civile promossa dagli espulsi napoletani, per capire finalmente come andrà a finire una vicenda decisiva per le sorti del Movimento. Secondo i giudici napoletani, che hanno iniziato a pronunciarsi sul caso nell’estate del 2016, il M5s deve essere equiparato a un partito come tutti gli altri, con le regole e gli obblighi dei partiti tradizionali.

In una storia che aggroviglia politica e giurisprudenza, e che riguarda i militanti grillini cacciati dal M5s alla vigilia delle amministrative 2016 con l’accusa di aver manipolato il libero dibattito sulla scelta del candidato sindaco attraverso una pagina facebook chiusa, il colpo di scena è avvenuto martedì scorso. La sintesi: ai 15 espulsi vicini al reintegro e capeggiati da Luca Capriello, avvocato tra gli ‘allontanati’, per i quali era in cottura un accordo basato su una conciliazione (il solo reintegro e il pagamento delle spese legali, la rinuncia al risarcimento danni e una sorta di attestazione che non c’erano le condizioni per espellerli), l’avvocato di Grillo Andrea Ciannavei ha chiesto come ‘condizione sine qua non’ per firmare l’intesa: l’applicazione di una clausola di riservatezza. Con lo scopo di non rendere note pubblicamente le ragioni, a quel punto utilizzabili in altre vertenze simili.

La trattativa ha quindi subito uno stop. Perché secondo la ricostruzione dell’Adnkronos la clausola di riservatezza “svuota di senso l’accordo”. Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’avvocato Capriello non rilascia dichiarazioni “vista la delicatezza del momento” e rimanda a dopo il 5 dicembre e a una conferenza stampa ancora da fissare. La traduzione del cronista è semplice: la trattativa prosegue. Intanto anche per gli altri 8 espulsi difesi dall’avvocato Lorenzo Borré, che non hanno chiesto la conciliazione e puntano a ottenere un risarcimento danni, la decisione del giudice arriverà dopo l’udienza del 5 dicembre.

L'articolo M5s, Grillo invoca la clausola di riservatezza per accordarsi con gli espulsi che hanno fatto causa proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Sono stati denunciati per violenza privata dalla Questura di Como quattro componenti del gruppo di 13 skinheads che martedì sera a Como hanno interrotto una riunione del coordinamento “Como senza frontiere” per leggere un “proclama” di denuncia firmato dall’”Associazione culturale Veneto Fronte Skinheads”.  Si tratta persone già note alla Digos in quanto legati agli ambienti degli ultrà del Como.

Altri quattro giovani sono stati identificati grazie anche alla collaborazione delle Questure di Mantova e Brescia e saranno cioè denunciati per violenza privata. Quanto accaduto a Como potrebbe inoltre configurare l’aggravante prevista dal codice (art. 339 cp) qualora la violenza o la minaccia è commessa “da più persone riunite, con scritto anonimo, in modo simbolico o valendosi della forza intimidatrice derivante da associazioni segrete, esistenti o supposte“. Le persone presenti all’interno della struttura si sono sentite accerchiate. 

Gli investigatori, coordinati dalla pm Simona De Salvo e dal procuratore Nicola Piacente, stanno anche lavorando su come il gruppo di skinheads sia venuto a conoscenza della riunione di “Como senza frontiere” e come sia nata l’idea del blitz. Se necessario, potrebbero anche essere sentiti i volontari presenti alla riunione. Nel loro blitz durante una riunione della rete di gruppi impegnati a favore l’integrazione dei migranti, nata dopo l’emergenza dell’estate 2016 alla stazione di Como, i militanti di estrema destra, tutti con teste rasate e giubbotto nero, hanno letto un “proclama” contro “l’immigrazionismo”. Il documento si conclude con “basta invasione!” e con l’avverbio “ferocemente” messo prima della firma. “I nostri attivisti non hanno reagito alle provocazioni e hanno atteso la fine della squallida buffonata cui erano loro malgrado testimoni dimostrando forza d’animo e fermezza”, scrive Como Senza Frontiere. “Ci auguriamo una ferma condanna da parte delle istituzioni per questo attentato alla libertà collettiva, chiedendo che non sia lasciata agibilità politica a chi viola i principi della Costituzione”.

L'articolo Como, blitz skinhead: 13 identificati. Per quattro c’è denuncia. Si valuta aggravante proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Ucciso con tre coltellate al petto da qualcuno che conosceva. Il corpo senza vita di Domenico Palmisano, ingegnere di 70 anni di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, è stato trovato dai carabinieri nel suo casolare fuori dal centro. Una casa di campagna dove l’uomo, senza moglie e senza figli, viveva da solo in una situazione di degrado.

Sulla porta della casa, chiusa a chiave dall’esterno, nessun segno di effrazione. Circostanze che fanno pensare non a una rapina o a un omicidio legato ad ambienti criminali, ma piuttosto a un assassinio legato alla sfera personale della vittima. Chi ha commesso il delitto, infatti, doveva essere vicino a Palmisano, e ha avuto il tempo di stare con lui in casa prima di accoltellarlo e uscire, portando via l’arma e le chiavi di casa. Il corpo è stato ritrovato il 29 novembre, mentre il decesso risalirebbe al giorno prima.

A lanciare l’allarme erano stati alcuni conoscenti della vittima. Palmisano, infatti, era una persona nota nella cittadina pugliese, e in molti avevano notato la sua assenza. I militari sono entrati nella casa di Palmisano, sfondando la porta, e lì hanno trovato il cadavere dell’ingegnere, non ancora in stato di decomposizione. La villetta è stata perquisita e l’attenzione dei carabinieri è finita su alcune foto presenti all’interno della casa. Nelle immagini, Palmisano è assieme a una persona che non appartiene alla sfera famigliare della vittima. I carabinieri stanno anche cercando di ricostruire le frequentazioni dell’ingegnere, cercando di scoprire qualcosa in più sulla sua vita privata.

L'articolo Brindisi, ingegnere ucciso a coltellate in un casolare. “L’assassino è qualcuno che conosceva” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Fascisti travestiti da benefattori alimentano la propria propaganda e diffondono i propri disvalori nascondendosi dietro iniziative apparentemente benefiche”. Lucrezia Ricchiuti, senatrice di Mdp, attacca la giunta comunale di Monza per aver dato il proprio patroncino a un mercatino solidale organizzato dall’associazione Bran.co. “Come denunciato dall’Anpi – spiega la senatrice in una nota – La onlus è una diretta emanazione di Lealtà Azione, organizzazione di estrema destra. Ma questo al sindaco e alla sua giunta sembra non importare”.

La manifestazione è in programma il 2 dicembre in piazza Roma, il cuore della città. “Un luogo simbolico, spazio solitamente concesso esclusivamente ad associazioni di volontariato”, commenta Ricchiuti. Il Comune, amministrato dal centrodestra, non ha voluto commentare le dichiarazioni della senatrice. “È una vergogna – continua l’esponente di Mdp – È davvero inaccettabile che il Comune decida di attribuire il patrocinio e concedere la piazza centrale della città ad una organizzazione che si pone in aperto contrasto con i principi della Costituzione“. A chiedere un passo indietro era stata anche l’Anpi di Monza, che aveva definito una “realtà sociale non gradita” la onlus. La decisione seguirebbe di pochi giorni l’irruzione di un gruppo di skinhead nella riunione di Como senza frontiere: “Un altro episodio – commenta la senatrice ex Pd – che conferma come ormai la destra neofascista in Lombardia stia diventando sempre più protagonista“.

“Le nostre azioni costruiscono legami d’aiuto verso i compatrioti bisognosi e i cristiani perseguitati”, si è difesa l’associazione Bran.co. Poi ha attaccato l’Anpi: “Forse gli rode aver perso – se mai l’avessero avuto – quel ruolo di “attivi nel sociale” che non è prerogativa di nessuno se non di chi le mani se le sporca davvero come noi”.

Non è la prima volta che nella città di Monza il gruppo Lealtà Azione scatena qualche polemica. Nel luglio scorso, infatti, a far discutere era stata la nomina ad assessore allo sport di Andrea Arbizzoni, eletto in lista come indipendente per Fratelli d’Italia e vicino alla formazione di estrema destra. Per quella nomina, sempre la stessa Ricchiuti aveva presentato un’interrogazione parlamentare denunciando l’ingresso “in consiglio comunale di veri e propri fascisti”. Il gruppo Lealtà Azione è nato a Milano nel 2011. Diventato tra i più influenti negli ambienti dell’estrema destra lombarda, lo scorso maggio i suoi esponenti si erano resi protagonisti assieme a CasaPound della parata al cimitero Maggiore di Milano, una manifestazione per rendere omaggio ai caduti della Repubblica sociale italiana.

L'articolo Monza, Mdp denuncia: “Comune dà il patrocinio a mercatino solidale della onlus di estrema destra” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Forse è stato un mozzicone di sigaretta gettato in un cestino della carta a creare per alcuni minuti il panico all’interno dell’ospedale Fatebenefratelli, il nosocomio che sorge sull’Isola Tiberina, nel cuore di Roma. Si è trattato di un principio d’incendio, soprattutto si è formato tanto fumo che ha “immediatamente fatto attivare i circuiti antincendio, facendo scattare le misure di sicurezza” come ha spiegato la direzione dell’ospedale.

L’area interessata dall’incidente è quella che viene definita “tecnica” ovvero dove non ci sono né ricoverati, né pazienti che stanno eseguendo controlli o visite mediche. Si tratta di un locale al pianterreno, uno stanzino con annesso bagno, dove qualcuno – per eludere il divieto in vigore nell’intera struttura sanitaria – forse, questa è una delle ipotesi, si è fumato una sigaretta e poi con un gesto automatico ha buttato il mozzicone nel cestino della carta con la convinzione che fosse spento. Per pochi minuti si è sviluppata una densa nuvola di fumo. Per prima è intervenuta la squadra tecnica dell’ospedale e subito dopo sono arrivati i vigili del fuoco e i carabinieri. Le persone che si trovavano all’interno dell’area tecnica sono state le prime ad essere evacuate.

Dalla direzione dell’ospedale hanno spiegato che sempre per il fumo “sono stati evacuati a scopo precauzionale alcuni uffici limitrofi ma non i reparti”. E proprio per non respirare il fumo qualcuno ha utilizzato le sciarpe come fossero una mascherina di protezione. “Nessun paziente è stato evacuato e l’assistenza non è stata interrotta” ha tenuto a precisare la direzione sanitaria definendo l’episodio “circoscritto”.

L'articolo Roma, principio di incendio all’ospedale Fatebenefratelli: nessun paziente coinvolto proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Ruby ter, Berlusconi a giudizio per corruzione in atti giudiziari

Decisione del Gup del tribunale di Siena, che ha accolto la richiesta della Procura. L’inchiesta da Milano alla città toscana perché è qui che si sarebbe compiuto il reato: il presunto pagamento del pianista Mariani per indurlo a falsa testimonianza sul “caso olgettine”



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Botta e risposta serrato a Otto e Mezzo (La7) tra il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e Pierferdinando Casini, presidente della Commissione d’inchiesta sulla banche. Travaglio: “L’efficacia della Commissione? Sono come San Tommaso: tocchiamo con mano e poi vediamo che succede con la fine della legislatura e soprattutto con l’avvicinarsi della parola Banca Etruria, una delle parole che spaventano di più coloro che sono in questo momento al governo. Vedremo se verranno affrontati gli interessamenti e quindi i conflitti di interesse dell’allora ministra Boschi per il salvataggio proprio della banca Etruria, tra le tante banche decotte”. Casini replica: “Molti prevedevano che a Banca Etruria non ci arrivassimo mai e invece domani mattina alle 11.00 facciamo Etruria. Sull’audizione di Ghizzoni (ex ad di Unicredit, ndr) e Boschi? Deciderà l’ufficio di presidenza, non decido io. E questo vale per tutti, noi non abbiamo pregiudizi. Ma la nostra non è la sede per fare spot elettorali. Sono importanti le polemiche politiche, ma rimettiamole al posto giusto. L’importante è che il metodo venga rispettato, altrimenti diventa l’eufemismo del mio cognome“. “Le commissioni parlamentari non devono accertare i reati, il che compete alle procure” – spiega Travaglio – “Devono occuparsi proprio di quelle che lei ha chiamato ‘polemiche politiche’. Tra i temi che devono affrontare le commissioni vi sono i comportamenti deontologicamente scorretti e i conflitti d’interesse tra politica e banche. E non è propaganda elettorale, ma un fatto dirimente riuscire finalmente a sciogliere un nodo: sapere se il governo si occupava in modo equanime di tutte le banche che stavano affondando oppure se c’era un ministro che aveva degli interessi familiari in una banca e che non trattava tutte le banche allo stesso modo”. E aggiunge: “Devo ancora capire a che titolo la Boschi interveniva per interpellare non solo Ghizzoni, ma anche banchieri veneti, tutti presenti nella villa di famiglia alla presenza della stessa ministra e del padre. Noi del Fatto lo abbiamo scritto e attendiamo ancora smentite e risposte. Sarebbe grave per un ministro se si scoprisse che non è stato imparziale”. “Non c’è nessun pregiudizio” – ribadisce Casini – “Spero si possa accertare che al governo si siano occupati di tutte le banche e non solo di Banca Etruria”. Travaglio sottolinea: “La Boschi non era ministro dell’Economia e nemmeno delle Attività Produttive, ma delle Riforme Istituzionali e dei Rapporti col Parlamento. Quindi, a che titolo chiama e convoca banchieri?”. “Io non devo interloquire su questo discorso qui” – ribatte Casini – “questo è un problema che riguarda il dibattito tra lei e la Boschi

L'articolo Banca Etruria, Travaglio vs Casini: “A che titolo Boschi chiamava banchieri?”. “E’ un problema tra lei e l’ex ministra” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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La maggior parte delle quasi due milioni di vacche da latte italiane sono allevate a “pascolo zero”, ovvero in sistemi intensivi che le confinano in stalla per tutta la vita. Separate dal proprio vitello subito dopo il parto, vivono per pochissimi anni (rispetto alla loro aspettativa di vita) producendo quantità innaturali di latte. Queste condizioni di allevamento si applicano purtroppo in gran parte anche alle vacche che producono latte per i formaggi delle “grandi eccellenze” italiane, come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. Di certo, standard di benessere animale, nei loro disciplinari, non ci sono.

La mia associazione, CIWF Italia Onlus, ha voluto approfondire la questione. Per questo, insieme a IRPI (Investigative Reporting Project Italy), abbiamo condotto una investigazione in 9 stalle che forniscono il latte ai due formaggi.

I risultati li abbiamo pubblicati qualche giorno fa. Innanzitutto, nessuno degli allevamenti visitati allevava le vacche al pascolo. Una situazione che conferma quanto aveva già riportato nel suo ultimo libro, Dead Zone, il direttore internazionale di CIWF, Philip Lymbery, con una intervista ai due Consorzi.

Oltre mezzo milione di vacche fanno parte della filiera dei due grandi formaggi. Tanti animali e per questo un potenziale di tanta sofferenza, se tenute a pascolo zero.

Nella nostra investigazione, gli animali stavano come stanno le vacche stanno negli allevamenti intensivi: con corpi ossuti si trascinavano a fatica nei corridoi delle stalle e nelle cuccette. I pavimenti delle stalle, di cemento, erano ricoperti di feci e urina; alcune vacche presentavano ferite alle zampe.

La nostra campagna per portare le vacche del Parmigiano e del Grana Padano al pascolo, lanciata in 7 paesi europei, ha avuto una visibilità incredibile. In pochi giorni ha raggiunto 39 paesi, un pubblico di 200 milioni di persone, con decine di migliaia di cittadini che dicevano #notonmypasta e sottoscrivevano il nostro appello ai Consorzi: dare alle loro vacche almeno cento giorni di pascolo all’anno.

Dare cento giorni di pascolo a degli erbivori ruminanti: sì, questa è la idea tanto rivoluzionaria da suscitare la reazione dei due Consorzi. Leggiamo, nelle note stampa di Parmigiano e Grana Padano, che hanno grande attenzione per il benessere animale, che le stalle visitate sono eccezioni, che le leggi sono rispettate nella loro filiera. Il Parmigiano ha anche precisato che i loro allevamenti non sono intensivi e che «non c’è una correlazione diretta tra pascolo e “vita felice “ della bovina».

Mi fa (tristemente) sorridere che ancora una volta si parli di “casi isolati”. Evidentemente siamo davvero sfortunati, noi delle associazioni di protezione animale! Ci imbattiamo sempre negli allevamenti peggiori.

Quello che è certo è che gli argomenti addotti dai Consorzi per difendere lo status quo non reggono. Conformità alle leggi sul benessere delle vacche? Ma se non esistono. La vacca da latte è purtroppo uno dei grandi esclusi dalla legislazione specie-specifica europea. Per loro valgono solo le disposizioni generali (troppo generali) della Dir. 98/58/CE sulla protezione degli animali negli allevamenti. Una normativa che di fatto non viene implementata correttamente negli Stati membri, perché se lo fosse (pensiamo all’articolo 3) gli allevamenti intensivi non esisterebbero.

Parliamo di controlli? Sono anni che, materiale video alla mano, le associazioni denunciano che in Italia controlli sul benessere animale negli allevamenti non funzionano e per questo abbiamo chiesto a gran voce che vengano fatti più stringenti.

Entrambi i Consorzi si riferiscono poi alla imminente introduzione di un sistema di certificazione sul benessere delle vacche. Benissimo, se questo sistema includesse la fruizione del pascolo per gli animali. Peccato però che il sistema citato sia quello del CReNBA (Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale), che, invece, non è garanzia di rispetto del benessere animale. Il protocollo del CReNBA, infatti, si limita a mappare lo stato di una stalla. Ma tra fare ciò e parlare di benessere animale c’è molta differenza.

Dire poi che le filiere in cui le vacche non vengono mai condotte al pascolo non siano intensive è veramente azzardato. Non importa se in un allevamento di vacche ce ne siano 500 o 50. Se le metti chiuse in un capannone a produrre latte per tutta la vita di produzione intensiva si tratta. Forse una stalla al chiuso con pochi animali è meno “industriale” ma resta pur sempre intensiva.

Nella nota stampa del Parmigiano Reggiamo leggiamo poi che non vi è correlazione diretta tra pascolo e vita felice della bovina. Come si fa a sostenere questo? Il pascolo è imprescindibile per il benessere delle vacche. Solo con il pascolo questi animali possono esprimere i loro comportamenti naturali. Ed è anche fondamentale per la loro salute. Dire poi che le vacche in Italia non possono essere tenute al pascolo per il caldo estivo non regge: il clima italiano può essere mite anche nei mesi più freddi e quindi il numero di mesi al pascolo può essere maggiore che in altri paesi, aumentando così il benessere delle vacche.

E’ quindi deludente constatare che, come prima reazione, i due Consorzi abbiano voluto difendere l’indifendibile: lo status quo dell’allevamento intensivo. Ma noi non demordiamo e speriamo che le voci di decine di migliaia di cittadini di tutto il mondo, che stanno continuando ad arrivare, facciano loro cambiare idea e che quindi possa svilupparsi un dialogo sulle possibili soluzioni per introdurre il pascolo nelle loro filiere. Perché, come dice il nostro slogan italiano, non c’è eccellenza senza coscienza.

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L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato rinviato a giudizio a Siena con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Il gup del tribunale di Siena Roberta Malavasi ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura nell’ambito dell’inchiesta Ruby ter giunta a Siena da Milano per competenza territoriale. A Siena, infatti, si sarebbe compiuto il reato secondo cui Berlusconi avrebbe pagato Danilo Mariani, pianista delle feste di Arcore, per indurlo a falsa testimonianza sul caso olgettine.

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La deputata Giulia Di Vita, attualmente imputata al processo sulle firme false, è pronta a rientrare nel Movimento 5 Stelle. “Essendo terminata la sospensione cautelare dal M5S che mi era stata assegnata il primo giugno dal Collegio dei Probiviri, ho avviato le procedure per rientrare nel gruppo parlamentare”, dice la parlamentare imputata insieme ad altre 13 persone per le firme false raccolte alle amministrative del 2012 a Palermo. Di Vita, Riccardo Nuti e Claudia Mannino erano stati sospesi dal Movimento un anno fa de imperio dal comitato dei probiviri, dopo che essersi avvalsi della facoltà di non rispondere nel primo interrogatorio, rifiutando anche di lasciare agli inquirenti un campione della propria calligrafia. Poi nell’aprile del 2017 i tre si erano anche autosospesi dal gruppo parlamentare del M5s, passando al gruppo Misto.

Scaduta la sospensione cautelare, quindi, Di Vita sta provando a tornare nel M5s. “Mi pare coerente e dignitoso – dice – poter concludere il mio mandato nelle fila del gruppo con cui sono stata eletta e per cui da 5 anni lavoro per il bene del Paese continuo la mia attività seguendo i principi originari del M5s. Ho continuato la rendicontazione delle spese e la restituzione al fondo per il microcredito anche dal gruppo Misto. Non serve una etichetta per aderire a un progetto rivoluzionario di cambiamento della politica. Basta crederci“. In realtà, formalmente, la deputata sarebbe già tornata nei ranghi del M5s. La sospensione cautelare per le indagini in corso, in teoria, non è rinnovabile: essendo scaduta Di Vita è già tornata a essere un’esponente del M5s. Anche perché il codice di condotta firmato dai pentastellati prevede l’espulsione solo in caso di condanna in primo grado: nel suo caso il processo è in corso. Diverso il rientro nel gruppo parlamentare che dovrà comunque passare da una votazione interna.

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A Milano il grande affare immobiliare dei prossimi anni si chiama ex scali ferroviari, con un milione e 250mila metri quadri da riconvertire. Ma ora sull’accordo di programma firmato da Comune, Regione Lombardia e Ferrovie dello Stato, proprietarie delle aree, iniziano a piovere esposti e ricorsi, presentati in una conferenza stampa a Palazzo Marino. Tra questi un ricorso straordinario al presidente della Repubblica proposto dall’associazione ambientalista Italia Nostra: “Vogliamo fermare un processo di trasformazione della città che consideriamo pericoloso – dice il presidente Oreste Rutigliano -. Il Comune, che dovrebbe rappresentare i diritti dei cittadini, sta abdicando alla responsabilità di dirigere la riqualificazione delle aree, cedendo a Ferrovie dello Stato il timone dell’intera operazione. Con l’esito che questo operatore potrà trarre profitto dalla gigantesca speculazione immobiliare che metterà in pericolo la qualità della vita e il futuro della città”. Secondo Italia Nostra, “in modo del tutto irregolare ed arbitrario” l’accordo di programma siglato nell’estate del 2017 sotto la giunta di Giuseppe Sala “riprende in gran parte il vecchio accordo” bocciato dal consiglio comunale nel 2015, quando sindaco era Giuliano Pisapia. Contro l’accordo di programma sono stati presentati anche due ricorsi al Tar da parte di cittadini e cinque esposti stanno per essere presentati da cittadini da soggetti interessati a vario titolo all’Anac, al Garante della concorrenza, alla Commissione europea, alla Corte dei conti e alla Procura della Repubblica

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Avvicinare i giovani alla musica è senza dubbio una magia speciale. Se poi è condita dalla simpatia di Harry Potter, allora il gioco è fatto. L’avventura inizia sulle note dell’Orchestra Italiana del Cinema, che eseguirà le musiche di Harry Potter e la Camera dei segreti, il secondo concerto film tratto dalla saga ideata da J. K. Rowlings. Due sole tappe previste in Italia: la prima sarà all’Auditorium Conciliazione di Roma (1, 2 e 3 dicembre) sotto la direzione di Justin Freer. Poi l’orchestra, composta da ottanta elementi, si esibirà al Teatro Arcimboldi di Milano (27 e 28 dicembre) dove sarà diretta da Christian Schumann.

A fare da contorno alle note di John Williams saranno le immagini del film che verranno proiettate su un maxischermo da dodici metri. Le parole quindi lasceranno spazio alla musica e all’immaginazione in una formula già sperimentata con successo in tutto il mondo con il concerto Harry Potter e la pietra filosofale, ideato nel 2016 dalla CineConcerts in collaborazione con la Warner Bros.

Con la prima nazionale, per l’Orchestra italiana, reduce da una fortunata tournée cinese, inizia una nuova avventura di un programma che, entro fine 2018, prevede centinaia di spettacoli in oltre 35 Paesi del mondo. E’ la testimonianza concreta del funzionamento del progetto di un’orchestra consacrata solo alle musiche cinematografiche ideato da Marco Patrignani nella culla degli studi del Forum Music Village di Roma, nati negli anni Settanta dall’intuizione di Luis Bacalov, Ennio Morricone, Piero Piccioni e Armando Trovajoli. “Guadagnando una nomination ai Grammy per la partitura proprio con questo film, l’incredibile musica composta da John Williams è diventata un classico istantaneo, coniugando motivi belli e affascinanti alle suggestive immagini della pellicola e continuando ad accompagnare le avventure di Harry Potter nel suo magico viaggio”, spiega una nota dell’Orchestra Italiana del Cinema, il cui lavoro è sostenuto dal Mibact e, per i prossimi concerti italiani, ha il patrocinio dall’ambasciata britannica in Italia, del Consolato generale britannico e dal Department for International Trade.

“La serie di film di Harry Potter continua ad essere un fenomeno culturale che ha dato vita a milioni di fan in tutto il pianeta ed è con grande piacere che abbiamo pensato di offrire per la prima volta uno spettacolo unico che vede interpretare le musiche integrali dal vivo da una grande orchestra sinfonica, il tutto mentre il film viene proiettato contemporaneamente sul grande schermo: un evento indimenticabile e unico nel suo genere”, conclude Freer, presidente della CineConcerts, che promette nuove magie musicali per salvare Hogwarts.

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Lo scorso weekend (18-19 Novembre) abbiamo avuto modo di assitere alla Legion GTX Challenge, la competizione a cavallo tra esport e spettacolo promossa da NVIDIA e Levono, tenutasi presso gli studi ESL di Parigi, a cui hanno partecipato streamer e youtuber da 8 nazioni europee. Al termine dei due giorni la vittoria finale è andata al team tedesco, seguito da britannici e svedesi, mentre il team italiano composto dai Mates ha chiuso con un quinto posto finale.

Il team italiano non ha sicuramente brillato sui “campi da gioco”, complice anche un pizzico di sfortuna negli accoppiamenti, riuscendo nella prima giornata ad ottenere un solo punto grazie alla vittoria sulla Spagna nella sfida su Rocket League, con SurrealPower autore delle due reti nonostante indossasse una maschera di gomma da unicorno (frutto dell’handicap votato dal pubblico), mentre le restanti sfide li hanno visto strappare due round su sei ai britannici su Destiny 2, venire sconfitti dalla compagine scandinava su Overwatch e da quella tedesca su Rainbow Six: Siege.

Anche la seconda giornata non sembrava essere iniziata in modo migliore, sconfitti dal team russo su Project Cars 2 VR (grazie ad un taglio di pista non sanzionato), dai polacchi nella sfida 2vs2 a PES2018 e dai francesi nella sfida di PC Building. Il team italiano condivideva l’ultima posizione a pari merito con la compagine russa, ma su PlayerUNKNOWN’s Battlegrounds, titolo che a differenza degli altri vedeva tutte le nazioni coinvolte in contemporanea ed assegnava un quantitativo maggiore di punti, grazie a due buoni round (un 3° posto di SurrealPower e Vegas ed un 2° di St3pNy e Anima) i ragazzi italiani sono riusciti a guadagnare i punti necessari a scavalcare, oltre i russi, Francia e Polonia e conquistare il quinto posto.

In modo totalmente opposto, per quanto riguarda lo spettacolo, i 4 Mates non sono stati secondi a nessuno, diventando veri e propri padroni dello show trasformando gli handicap in strumenti di scena a supporto delle proprie gag e celebrazioni, come le improbabili acconciature delle parrucche che il pubblico ha scelto per loro per Overwatch, o la già citata testa d’unicorno su Rocket League, incarnando sicuramente meglio di chiunque altro lo spirito goliardico della Legion GTX Challenge, in contrapposizione all’eccesso di serietà dei team nordici.

L’idea alla base del torneo ci è apparsa abbastanza convincente: alternare le sfide su vari giochi e condire la competizione con quel pizzico di goliardia dato dai vari “handicap” votati dagli spettatori (parrucche, occhiali deformanti, maschere, etc..) ha reso più leggero e divertente lo streaming, rendendo la trasmissione appetibile anche per un pubblico che tradizionalmente non segue gli eSport. Alcuni aspetti, a nostro parere, potrebbero però essere migliorati in ottica futura, ad esempio ampliando la rosa dei generi coinvolti: a Parigi 4 sfide su 8 sono state giocate su sparatutto – Destiny2, Overwatch, RainbowSix e PUBG – finendo per premiare maggiormente team specializzati sul singolo genere, mentre erano totalmente assenti in qualunque forma ad esempio MOBA e Strategici.

Andrebbero anche riviste le modalità di selezione dei team: a Parigi era indubbio che fossero presenti due tipologie distinte di squadre. Da una parte team come quello tedesco e svedese costruiti per vincere, composte da top player e streamer a tempo pieno, dall’altra team come quello italiano costruiti per lo spettacolo, formati da intrattenitori con una passione per il gaming. Il risultato è stato un evidente squilibrio delle forze in campo una volta che si scontravano in gioco, a tutto discapito sia dell’intrattenimento che della competitività. Se la strada a cui punta NVIDIA con il format della “GTX Challenge” è il massimo della competitività, allora andrebbero invitati i migliori di ogni Paese. Se invece si punta maggiormente allo spettacolo e alla parte goliardica, la scelta ricade senza ombra di dubbio sulla seconda categoria.

Per Lenovo il torneo è stato un ottimo palcoscenico per mostrare il top della sua gamma Legion, nata da meno di un anno per rispondere alle esigenze dei gamers raccogliendo suggerimenti e opinioni mediante la rete di “Lenovo Champions“, vedendo schierati sul palco nella prima giornata i notebook Lenovo Legion Y920, dotati di tastiera meccanica, cpu intel i7 di settimana generazione e di scheda video NVIDIA GTX1070. Nella seconda, invece, il desktop Legion Y920 Tower, dotato di GPU NVIDIA GTX1080 e raffreddamento a liquido della CPU, associato al monitor 27″ curvo Y27g. Abbiamo approfittato della training room per un rapido “hands-on“: entrambi i PC ci sono sembrati sempre abbastanza fluidi in gioco, senza mostrare cali di framerate evidenti, anche su titoli notoriamente impegnativi come PUBG. Ottima la resa cromatica e i tempi di risposta del monitor, buono il feedback della tastiera meccanica del notebook ma ci crea qualche dubbio il suo layout che vede aggiunta una colonna di tasti macro a sinistra. Di riflesso, però, i tasti direzionali sono posti sotto un compatto tastierino numerico e vari tasti funzione (PgUp,PgDown, Home etc) relegati a seconda funzione su altri.

A Parigi abbiamo anche avuto modo di provare in prima persona il Lenovo Mirage AR, il visore per smartphone completo di sensoristica per la realtà aumentata, nel pacchetto dedicato a Star Wars che comprende l’impugnatura di una spada laser e relativi giochi, sfidando in un duello il temibile Darth Maul: l’esperienza ci è sembrata abbastanza coinvolgente ed immersiva, restando assenti sintomi di nausea. L’unico problema, a nostro parere è, per la delusione dei fan, il tardivo arrivo sul mercato italiano rispetto agli altri mercati europei, previsto nel primo quarto del 2018.

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Figlia tolta a genitori “anziani”, pg Cassazione: “Restituirgli bimba”

Secondo il procuratore generale va accolto il ricorso dei coniugi Deambrosis contro l’adottabilità della loro bambina. La piccola, che oggi ha 7 anni, gli fu portata via nel 2011 perché i giudici di Torino stabilirono che la coppia fosse di età troppo avanzata



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Principio d’incendio al Fatebenefratelli di Roma, pazienti evacuati

Il rogo sarebbe nato all'interno di un bagno al pianterreno. Un’ala della struttura è stata sgomberata a causa del fumo. Vigili del fuoco al lavoro



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Dopo l’ok definitivo incassato alla Camera lo scorso 15 novembre, la legge sul Whistleblowing è stata promulgata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La legge non mette in discussione il segreto delle indagini. In caso contrario, verrebbero compromessi l’integrità e il corretto esercizio dell’azione penale e di conseguenza i principi costituzionali che regolano l’attività degli organi giudiziari”, ha precisato il presidente in una lettera indirizzata al premier Gentiloni. La legge prevede la tutela dei dipendenti che segnalano attività illecite all’interno di un’azienda pubblica o privata. Chi decide di denunciare le irregolarità all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, non potrà essere sanzionato, demansionato, licenziato o trasferito. L’identità di chi segnala gli abusi non potrà comunque essere rivelata. Una normativa che è stata approvata in maniera trasversale e votata da Pd, Cinque stelle, Fratelli d’Italia e Lega Nord. Contrari solo Forza Italia e il gruppo direzione Italia di Fitto.

Nella lettera di Mattarella, il presidente spiega le ragioni della promulgazione: “Il provvedimento persegue lo scopo di tutelare l’attività di segnalazione di condotte illecite attraverso la garanzia dell’anonimato, la protezione nei confronti di misure discriminatorie o ritorsive incidenti nell’ambito del rapporto di lavoro, nonché mediante la previsione di una giusta causa per quanto concerne la rivelazione di notizie coperte da determinati obblighi di segreto”. Un testo che non mette in discussione l’articolo 329 del codice penale, quello che riguarda il segreto istruttorio: chi denuncia non può violare il segreto d’indagine. “Le disposizioni recate dal provvedimento – continua Mattarella – Non incidono ovviamente sull’autonomia e sull’indipendenza della magistratura, né quindi sulla posizione e sulle funzioni che sono dalla Costituzione attribuite al Consiglio superiore della magistratura per tutto quanto attiene la posizione giuridica degli appartenenti all’ordine giudiziario”.

Se in Paesi come Stati Uniti e Gran Bretagna una legge sui “suonatori di fischietti” esisteva già, in Italia l’approvazione del colma un buco legislativo che si trascinava avanti da anni. A denunciare quanto fosse importante l’introduzione di una legge di questo tipo è stato anche Andrea Franzoso, il funzionario di Ferrovie Nord Milano che denunciò gli abusi del presidente Norberto Achille. Tra le spese coi soldi pubblici fatte dal presidente c’era di tutto: film porno, multe da pagare, poker on-line, benzina per la macchina e abiti di lusso. Per la sua denuncia, Franzoso era trasferito finché non ha deciso di lasciare il lavoro e raccontare la sua storia in un libro, Il Disobbediente (edito da Paper First).

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La community italiana di Call of Duty è stata impegnata nella Charity Cup 2017, un torneo di beneficenza studiato da Ivan “Rampage in The Box” Grieco, principale commentatore italiano di  CoD, Alessandro Barison, presidente di iDomina Esports Alessandro Caradonna. Il torneo, organizzato in collaborazione di “TCU the Universe” e Melagodo, si inserisce nell’ambito dell’iniziativa “Insieme per il Gaslini” del Genoa. Le donazioni raccolte sono state devolute all’ospedale pediatrico “Giannina Gaslini” di Genova. Il torneo è stata l’occasione per provare su PlayStation 4 il recente Call of Duty: World War II.

All’appello degli organizzatori hanno risposto ben 64 squadre, inclusi i top team del panorama nazionale come gli EnD Focus 105, i dP Chained, gli Outplayed ed il Team Forge, che si sono sfidati in battaglia durante l’intera giornata in un torneo ad eliminazione diretta, giocata con scontri al meglio di 5 (Best of 5) sulle 3 modalità Postazione, Cerca & Distruggi e Cattura la Bandiera. L’intero evento è stato trasmesso in streaming sul canale Youtube di  Melagodo, dove i principali match sono stati commentati da Rampage In The Box, SperleCamph.

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La “vera responsabilità” del fallimento di Banca Etruria? Tutta di Banca d’Italia, non solo in termini di vigilanza ma “per un suo ruolo financo eccessivo” nella gestione della crisi dell’istituto. “Sciocchezze”, invece, le discussioni le colpe dell’ex vicepresidente Pierluigi Boschi. Come attestato del resto dal procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi, fino a dicembre 2015 consulente per gli affari giuridici del governo Renzi, che ha escluso che Boschi senior abbia partecipato alle riunioni durante le quali furono deliberati finanziamenti finiti poi in sofferenza e che costituiscono “il reato di bancarotta“. Nella commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario va in scena, come da programmi del Pd, la difesa del Giglio magico attraverso l’attribuzione di tutte le colpe del crac aretino al capro espiatorio individuato in ottobre da Matteo Renzi: Ignazio Visco e la sua via Nazionale. “Quello che sta uscendo ha dell’incredibile, dell’inenarrabile, emerge che Bankitalia non ha vigilato per nulla”, fanno filtrare dal Nazareno.

“Ci è sembrato un poco strano”, ha esordito Rossi rievocando i fatti del biennio 2013-2015, che dalla Banca d’Italia sia stata incentivata l’aggregazione di Banca Etruria con Popolare di Vicenza la quale però, “leggendo dalle fonti aperte le ispezioni” di Via Nazional,e “era in condizioni non dissimili”. E in effetti a fronte della mancata fusione, da lei stessa propiziata, via Nazionale censurò e sanzionò i vertici fino ad arrivare poi al commissariamento dell’istituto a febbraio 2015. Ed è vero anche che Visco, audito dalla Camera nel giugno 2016, disse il falso negando che il gran rifiuto a Gianni Zonin fosse tra le cause della richiesta di commissariamento inviata al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. “Dobbiamo ritenere che Banca Popolare di Vicenza”, finita in liquidazione lo scorso giugno, “era ritenuto un partner di elevato standing. Abbiamo trovato un po’ singolare che venisse incentivata questa aggregazione”, ha chiosato poi Rossi. “Nella relazione ispettiva, già quella del 2012 su Vicenza, sembra di leggere le relazioni su Etruria. Ci sono l’inadeguatezza degli organi, i crediti deteriorati e anche le azioni baciate che almeno noi (ad Arezzo) non ce l’avevamo. L’impressione è che questo sia stato determinante nel commissariamento”. Insomma: il Pd si è visto servire su un piatto d’argento l’occasione per festeggiare lo “sgretolamento del castello di sciocchezze” sul fallimento dell’Etruria. “La verità, prima o poi, viene a galla”, ha esultato Andrea Marcucci.

Anche perché Rossi, nelle parti non secretate dell’audizione (la cui diretta video è stata però interrotta tutte le volte che venivano toccati “aspetti riservati”), non ha detto una parola per esempio sugli incontri di Pier Luigi Boschi con Flavio Carboni. Cioè il faccendiere, a processo per la cosiddetta loggia P3, che a Il Fatto Quotidiano ha raccontato come Boschi gli chiese di individuare “persone adeguate” per ruoli di vertice all’interno della banca. Mentre ha tenuto ha sottolineare che “le persone si distinguono non per di chi sono figli o padri, per il loro orientamento sessuale o politico, ma per i comportamenti” e “noi sulla responsabilità per la bancarotta vediamo i comportamenti e questi discendono dalle delibere. I conflitti di interesse li abbiamo tutti evidenziati, per noi i crediti valgono se vanno poi in sofferenza altrimenti non costituiscono il reato bancarotta”.

E Boschi, entrato in cda nel 2011 come amministratore senza deleghe e diventato uno dei due vicepresidenti nel maggio 2014 assieme a Lorenzo Rosi, non risulta aver firmato le delibere incriminate. Ciò non toglie che la stessa Bankitalia l’abbia sanzionato nel 2014 per “violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione nel controllo del credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza” e Consob gli abbia inflitto una multa da 120mila euro per violazioni relative ai prospetti informativi delle obbligazioni vendute ai piccoli risparmiatori. Il liquidatore dell’Etruria Giuseppe Santoni chiede poi in sede civile a lui e agli altri ex amministratori il risarcimento di 465 milioni complessivi di danni, ritenendoli responsabili del disastro finanziario dell’istituto.

Quanto alla telefonata del 3 febbraio 2015 tra lo stesso Boschi e Vincenzo Consoli, durante la quale il padre dell’allora ministro spiegava al dg di Veneto Banca che il giorno dopo avrebbe “parlato col presidente” della possibilità di unire i due istituti, il procuratore di Arezzo si è limitato a dire che l’intercettazione “non risulta” agli atti della sua inchiesta sulla bancarotta. Forse “si tratta di accertamenti disposti dalla Procura di Vicenza di cui non ci ha reso partecipi”, ha sostenuto.

 

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Lo scrittore Corrado Augias, ospite di Tagadà (La7), stronca irrimediabilmente la Capitale: “Ormai è una città al momento perduta. Abbiamo avuto l’amministrazione di Alemanno, che è stata disastrosa e non vado oltre. Poi c’è stato Ignazio Marino, persona degnissima, rispettabilissima e piena di buone intenzioni, ma pasticciona. E ora abbiamo l’amministrazione Raggi patetica“. Poi aggiunge: “A queste cattive amministrazioni ha fatto specchio una popolazione sempre più largamente ridotta allo stato selvaggio. E quindi non si rispettano più le regole più elementari della convivenza”

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La bambina deve tornare dai suoi genitori biologici, anche se anziani. È questa la richiesta del procuratore generale della Cassazione Francesca Ceriani sul caso della bimba nata nel 2010 e tolta ai genitori perché considerati troppo anziani e inadatti per crescerla. La madre, Gabriella Carsano quando è nata la bambina aveva 57 anni, mentre il marito Luigi Deambrosis 69. Nelle motivazioni della richiesta, il Pg sostiene che il fatto che la bimba “sia stata adottata non può ottenere tutela perché si tratta di una situazione la cui genesi non è legale” e che la famiglia adottiva dovrà collaborare al ‘rientro’ della piccola nella casa dei veri genitori per attutire il trauma. La bambina infatti vive da sette anni con la famiglia adottiva.

La “situazione con genesi non legale” cui fa riferimento la Cassazione è la sentenza del 2012 del Tribunale dei minori di Torino che ha stabilito l‘adottabilità della bambina sulla base delle denunce di alcuni vicini di casa della coppia di anziani genitori rivelatesi poi infondate. Questi sostenevano che il padre avesse lasciato la bambina in auto a piangere per 40-45 minuti. Accuse a cui l’uomo ha sempre ribattuto, dicendo di averla lasciata per pochi minuti e sempre sotto controllo mentre scaldava il latte da darle. L’uomo è stato poi assolto in tutti e tre i gradi di giudizio, ma la lunga vicenda giudiziaria di questi anziani genitori per vedere riabilitato il proprio ruolo non si è ancora conclusa.

La bimba è nata nel 2010 all’estero con la fecondazione eterologa, che all’epoca in Italia era vietata (solo nel 2014 la Consulta ha stabilito l’incostituzionalità delle legge che la vietava). La coppia, che cercava di avere un figlio dal 1990, aveva anche tentato senza successo le vie dell’adozione nazionale e internazionale. Già in ospedale, quando la bimba era nata, erano “stati allertati i servizi sociali per la questione dell’età”. La Cassazione, però, prorio su questo casao aveva stabilito che “la legge non prevede limiti per chi intende generare un figlio’”. Da quella sentenza è passato oltre un anno e il caso dei genitori nonni è nuovamente approdato davanti ai supremi giudici per l’atto conclusivo.

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Giornalista aggredito ad Ostia, arrestata una seconda persona

Dopo Roberto Spada, per i fatti dello scorso 7 novembre, è stato fermato un cittadino uruguaiano di 38 anni. Anche a lui la Procura contesta l'aggravante mafiosa. Era presente durante la testata a Piervincenzi e avrebbe partecipato alle violenze



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Quello di Alfa Romeo in Formula 1 è certamente un gradito ritorno alle origini. Si potrebbe obiettare che la monoposto che correrà nel 2018 (con telaio Sauber e motore Ferrari) del Biscione avrà solo la livrea: un’osservazione giusta, che però non mina il significato commerciale dell’operazione – promuovere il marchio Alfa in tutto il mondo attraverso la massima serie motoristica – né preclude un futuro coinvolgimento tecnico più profondo del brand italiano.

La storia di Alfa Romeo si è intrecciata con quella della F1 per quasi 40 anni: le prime due edizioni del campionato del mondo furono vinte proprio dalla Scuderia italiana nel 1950 e 1951 grazie al “manico” di Nino Farina e Juan Manuel Fangio. Successi ottenuti con poche risorse e tecnologie prebelliche. Tuttavia nel 1952 l’IRI, l’ente pubblico proprietario di Alfa Romeo, ritirò la scuderia dalla competizione per la crescente concorrenza (specie di Ferrari) e per non destinare fondi alla onerosa progettazione di una nuova monoposto.

Dopo una pausa lunga quasi un decennio, Alfa Romeo si riaffacciò in Formula 1 da fornitore di motori, ruolo che ha rivestito fra alti e bassi dai primissimi anni ’60 fin quasi agli anni ’80: i propulsori del brand milanese sono finiti sotto il telaio di monoposto come De Tomaso, McLaren e Brabham. Sotto quest’ultima in particolare si celava un V12 boxer da oltre 500 Cv di potenza, ideato dall’ingegner Carlo Chiti.

Fu quest’ultimo a fare pressione affinché Alfa tornasse a correre da costruttore: nel ’77 il progetto per una nuova monoposto venne quindi affidato ad Autodelta, il reparto corse della marca italiana e l’auto scese in pista nel Gran Premio del Belgio del 1979 (nello stesso anno Alfa continuava a fornire i suoi motori alla Brabham). Il ritorno fra i cordoli però non fu affatto trionfale dato che Alfa non conquistò nemmeno un Gran Premio per anni, ritirandosi definitivamente come team nel 1985 e terminando la fornitura di motori nel 1988.

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