Dov’è Santiago Maldonado? È questa la domanda che ormai da un mese agita l’Argentina intera. Santiago Maldonado è un artigiano di 28 anni, sparito lo scorso 1 agosto durante un’operazione di polizia, ed è diventato il primo desaparecido dell’era Macri. Una parola che nel paese sudamericano evoca un passato di terrore, con gli oltre 30.000 desaparecidos della dittatura militare. La vicenda, che sta diventando un vero grattacapo per il premier argentino, non solo ha sollevato le proteste di tutto il paese, dalle squadre di calcio alla televisione fino alle scuole, ma ha travalicato i confini nazionali, grazie al tam tam sui social media. Anche la Commissione interamericana per i diritti umani ha chiesto al Governo di risolvere il caso, e ad un mese esatto dalla sua scomparsa è prevista una nuova marcia a Buenos Aires per chiedere di vedere vivo Santiago.

Tutto è partito all’inizio di agosto, quando a Cushamen, nella provincia di Chubut, un gruppo di Mapuche (popolazione indigena che vive nella Patagonia argentina e cilena) manifestava per chiedere la liberazione di Facundo Jones Huala, leader incarcerato in quanto figura di spicco delle occupazioni delle terre appartenenti alla famiglia Benetton. Questa popolazione indigena da oltre un secolo lotta per riavere indietro le terre che gli sono state sottratte dai governi argentini e cileni. Durante l’intervento della Gendarmeria, sette uomini sono stati rincorsi e si sono sentiti colpi di arma da fuoco: tra gli inseguiti ci sarebbe Maldonado, che secondo testimoni oculari sarebbe stato visto caricare su di una camionetta bianca.

Gli agenti negano la circostanza e il Governo li difende. L’ipotesi che prende più piede è che sia rimasto ucciso da un colpo di pistola durante l’operazione e il suo cadavere sia stato nascosto. Ma nel corso di questo mese sono tante le ipotesi investigative e i dettagli fatti trapelare anche sulla stampa, che poi si sono rivelati falsi. Tanto che la famiglia del giovane ha creato una pagina web (http://ift.tt/2uYy4Fj) per far luce sugli elementi veri e falsi che si stanno accumulando su questa vicenda. In un video presentato gli amici avrebbero indicato Santiago, che però appare incappucciato. Circostanza questa che ha alimentato l’altra ipotesi investigativa che il giovane non ci sia mai stato in quella manifestazione, ma che sia rimasto ferito in un assalto fatto 10 giorni prima ad un mezzadro della zona. Altri invece sostengono che sia in Cile, per alcuni vivo, per altri morto. Di fatto ora le ricerche di Maldonado stanno avanzando anche sul territorio cileno, e il procuratore capo della provincia del Chubut ha fatto sapere che questa domenica verrà tolto il segreto istruttorio sulla vicenda.

Il governo stesso è stato chiamato a rispondere in Parlamento il 30 agosto, attraverso il capo di Gabinetto, Marcos Peña, che ha detto che non ci sono indizi per parlare di una “scomparsa fatta con la forza”, e che “tutte le ipotesi sono aperte”, contraddicendo implicitamente il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, che aveva negato decisamente il coinvolgimento della Gendarmeria. “Siamo i primi ad essere interessati che Santiago Maldonado riappaia in vita”, ha detto Peña, respingendo le accuse di chi vuole “paragonare questo governo alla dittatura militare” tra l’opposizione, la famiglia e la ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner, che ha attaccato il “governo dittatore”. Se durante il suo mandato si è avuta la ‘mano morbida’ sulle proteste sociali, Macri è andato alla presidenza promettendo una mano più dura sulle proteste. Per oggi, in occasione del primo mese dalla scomparsa del ragazzo, è stata convocata una marcia a Plaza de Mayo a Buenos Aires e ci saranno anche altre mobilitazioni in altre città del paese, per chiedere che Santiago riappaia in vita. Una richiesta che molti argentini speravano di non dover fare più.

L'articolo Argentina, dov’è Santiago Maldonado? Buenos Aires chiede verità sul primo desaparecido dell’era Macri proviene da Il Fatto Quotidiano.



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