La sala dell’istituto Maria Adelaide è gremita da studenti. Ascoltano con attenzione la voce degli imprenditori e dei commercianti invitati dall’associazione Addiopizzo per raccontare la loro storia, dalle richieste di estorsione ricevute e respinte alle minacce subite a cui hanno opposto resistenza, fino al percorso che li ha portati grazie all’assistenza del team legale dell’associazione, a ribellarsi al potere dei mafiosi, a denunciare e a liberarsi dall’infame ricatto che fino a vent’anni fa era una storia comune all’80% di chi gestiva un’attività commerciale a Palermo.
Oggi i numeri sono per fortuna drasticamente scesi grazie anche al coraggio di commercianti e imprenditori come Francesco Arancio, hair stylist, o Roberto Cottone, titolare di un ristorante, che al pizzo hanno detto no. “Oggi nei negozi che in vetrina espongono l’adesivo con il simbolo di Addiopizzo i mafiosi non entrano proprio, rinunciano a priori a chiedere loro di pagare la tassa, perché sanno che non accetteranno e andranno a denunciare anziché sottomettersi” spiegano i volontari ai ragazzi. E questi negozi sono sempre più numerosi.
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