Quando si chiede “cosa è per te l’ansia” si ricevono risposte diverse, in alcuni casi la descrizione di cosa si prova è più fisica, in altri casi si usano metafore per provare a condividere un malessere difficile. In tutti i casi però emerge la difficoltà: soffrire di ansia significa non riuscire ad avere una quotidianità, uscire di casa, affrontare gli altri. Si parla di ansia, depressione, e poi di disturbi alimentari, di attacchi di panico. In Europa un ragazzo su 5 tra i 15 e i 19 anni ha problemi legati alla salute e al benessere mentale, le ragazze in questa stessa situazione sono il 16%. Non è solo un problema italiano, ma nel nostro Paese sembra essere molto più radicato. I dati dell’Istituto superiore di sanità e dello studio multicentrico HBSC sui Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare, ci dicono che tra il 2018 e il 2022, post pandemia, la percentuale di ragazze attorno ai 15 anni che pensa di essere in salute, di non avere problemi è scesa di 15 punti percentuali. Per i coetanei maschi invece questa percezione è più alta, più costante. E anche quando si chiede ai ragazzi come giudicano la propria vita, se pensano sia positiva, le risposte ci dicono che c’è una differenza tra maschi e femmine e che nel 2022 la percezione è peggiorata rispetto al periodo pre Covid. L’Italia in tutti in valori presi in considerazione (nervosismo, difficoltà a dormire, difficoltà a scuola) ha sempre le percentuali più alte. 

Secondo l’ultimo report dell’Unicef pubblicato post pandemia, nove milioni di adolescenti, tra i 10 e i 19 anni, convivono con questi disturbi: nella metà dei casi si tratta di ansia e depressione. Messi tutti in fila, i risultati di questi studi ci dicono che non si può ignorare questa situazione. Che va raccolto il disagio provato dai ragazzi ma che va anche condiviso il percorso che si può fare per aiutarli.



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