“La latitanza trentennale di Messina Denaro è il paradigma di quello che è la mafia. Un intreccio trasversale di connivenze. E’ stato protetto da figure diverse della società, dai medici ai funzionari comunali, da chi ha agito per convenienza e da chi ha semplicemente girato la testa dall’altra parte”. Così il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia parlando agli studenti del liceo Gonzaga del libro 'La cattura. I misteri di Matteo Messina Denaro e la mafia che cambia' scritto insieme al giornalista Salvo Palazzolo. Rispondendo alle domande dei ragazzi, che aveva già incontrato due settimane dopo l’arresto del boss di Castelvetrano, spiega come la cattura di Matteo Messina Denaro è comunque da considerarsi una vittoria anche dopo 30 anni, perché dimostra che l'impunità non esiste e poi analizza le caratteristiche di un territorio, quello della provincia di Trapani dove Messina Denaro è nato, cresciuto e ha goduto di una fitta rete di protezione, in cui la mafia è ben diversa rispetto a quella palermitana; nella provincia di Trapani la mafia ha scelto di non vessare imprenditori e commercianti attraverso pizzo ed estorsioni ma ha proposto loro di fare affari insieme".

 

“Questo libro nasce dalla necessità di raccontare dall'interno tutti i fatti accaduti " sottolinea il procuratore De Lucia. "Vuole essere una narrazione precisa e puntuale che faccia chiarezza rispetto alle informazioni circolate, spesso in maniera superficiale, sui social.  Abbiamo voluto spiegare, in maniera laica e senza pregiudizi, chi era Messina Denaro partendo da quelle 13 sentenze di condanna all'ergastolo che ricordano a tutti noi che la mafia è qualcosa che uccide le persone e danneggia l’intera società".

 

“Il libro è un racconto con le storie di chi si sforza, ogni giorno, di avere una città più felice e più bella” dice il giornalista Salvo Palazzolo ricordando il ruolo cruciale del movimento studentesco negli anni '80,  asse portante dell'antimafia quando la parola mafia era una parola scomoda che nella società si cercava di non pronunciare. "Ancora oggi gli studenti ci ricordano che la cattura di Messina Denaro non rappresenta la fine della mafia ma occorre continuare a lottare".

 

 “Il destino della comunità in cui viviamo dipende moltissimo da quello che siamo e siete disposti a fare"  dice il presidente del Tribunale doi Palermo  Piergiorgio Morosini,  partecipando all'incontro . "Per sconfiggere la mafia non bastano le forze dell'ordine e la magistratura perchè queste intervengono quando il danno è stato già fatto. La mafia non è solo un problema di sicurezza fisica ma è un problema di sicurezza esistenziale; sappiamo bene come questa, purtroppo attecchisca spesso in contesti di povertà e di ignoranza. La lunga latitanza dei capimafia è collegata ai diversi vantaggi di cui questi hanno goduto per la forte fragilità sociale di certi territori. Negli anni la mafia è stata quella che dava il lavoro costruendo così il suo esercito di complici e fiancheggiatori”.

 

“Oggi siamo in una scuola – dice De Lucia - perchè crediamo nell'importanza di dedicare il nostro tempo ai più giovani. La scuola è importante perchè c'è una antimafia dei diritti che si costruisce con lo sviluppo economico e lo sviluppo culturale. Non c'è soltanto l'antimafia repressiva. Oggi dobbiamo fare i conti con la rapidità dei social, nuovi strumenti con cui si possono veicolare contenuti importanti. Ricordiamoci, però, che la cultura passa sempre dalla formazione dettata da conoscenza e approfondimento. Vanno bene internet e pc ma aggiungiamo anche le biblioteche”. 

 

 

 



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