Una strada, una ragazza da sola, un uomo la fissa e mentre si avvicina inizia a importunarla. 

"Ciao bella, cosa ci fai tutta sola? Vuoi compagnia?".

E' grande e grosso, molto più di lei. Pericolo, oppressione. Una sensazione vissuta da milioni di donne, un episodio di catcalling, spesso derubricato a complimento, che invece provocano paura, disagio, senso di impotenza.

Con i visori a realtà immersiva del "Progetto Engine", la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha voluto fare un passo in più, nella consapevolezza collettiva di questi fenomeni, e ha messo la tecnologia al servizio della battaglia contro la violenza.

Un modo nuovo, interdiscilinare, di affrontare il fenomeno, e fare cultura.

Mettersi nella posizione della vittima

"La collaborazione con l'istituto di intelligenza meccanica ci è sembrato  un modo innovativo e molto efficace per affrontare il tema e soprattutto per formare i ragazzi, con un approccio sicuramente più efficace, rispetto a una lezione frontale."

spiega la Professoressa Anna Loretoni, Preside della Classe Accademica di Scienze Sociali, componente permanente del Senato Accademico della Scuola e anima di questo progetto. 

"Mettersi, attraverso l’uso della tecnologia, nella posizione della vittima, sentire e capire che cosa la vittima di stalking e Catcalling sperimenta sulla propria pelle, soprattutto per un ragazzo, per un uomo, che non ha mai sperimentato questa cosa, aiuta ad assumere consapevolezza rispetto al tema della violenza e discriminazione. Attraverso la realtà immersiva ci si mette nei panni della vittima, e questo per noi è un plus che ci permette di lavorare in profondità nella presa di coscienza rispetto a questo fenomeno, soprattutto nella parte maschile degli studenti, ma anche del personale della Scuola". 



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