Al netto del reato, resta l’amarezza. Per quello che doveva essere e non è stato. Per ciò che la scuola avrebbe dovuto rappresentare e, purtroppo, non ha rappresentato. Soprattutto in un posto difficile come difficile è lo Zen 2. Un quartiere dormitorio dove manca praticamente tutto. Dove è l’illegalità a far da padrona e dove lo Stato, di fatto, quasi non c’è.

C’è la scuola. O forse c’era. Doveva essere il baluardo della legalità. Porta il nome di Giovanni Falcone. Ma adesso, dopo quello che è successo, chi può ancora continuare a crederci?

Di certo, almeno in questo momento, non ci credono più i bambini delle Zen 2 che hanno visto in tv le immagini della maestra che porta via dall’istituto la Tv ed i tablet che erano stati acquistati per loro. Per il loro insegnamento, la loro formazione. Ed hanno visto portare via anche il cibo che doveva essere preparato per i ragazzi alla mensa scolastica. Un pugno allo stomaco per chi nella legalità ci ha creduto e continua a credere ancora. Un pugno allo stomaco per i ragazzini che avevano nella preside Daniela Lo Verde, arrestata dai carabinieri per peculato, un punto di riferimento.



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