Il 23 Settembre tornano in piazza i Fridays for Future, in tutto il mondo, per lo sciopero globale per il clima. In Italia, in oltre 70 città, lo fanno in un momento delicato per lo scenario politico interno, per sensibilizzare su quello che sta accadendo: una crisi climatica senza precedenti, come testimoniano gli eventi metereologici, ultimo in ordine di tempo l’alluvione nelle Marche, che sempre più spesso assumono contorni drammatici.
Cosa chiedono i Fridays For Future
Si sfila da Milano a Palermo passando per Napoli, dove prima ancora del cambiamento climatico si è sofferto e si soffre ancora per la Terra dei Fuochi, recentemente ricordata da Papa Francesco in un’intervista esclusiva a Il Mattino. “Fino a ora non abbiamo ottenuto azioni concrete, solo tante chiacchiere miste al cosiddetto greenwashing. Così non può bastare”, osserva Davide Dioguardi, referente di Napoli che viene proprio dall’esperienza dei comitati ambientalisti della Terra dei Fuochi. Quello dei Fridays for Future è un movimento corposo ed eterogeneo per composizione ed età: e se la spinta propulsiva è quella delle studentesse e degli studenti, ormai le realtà sociali che ne fanno parte sono tante. Lo slogan scelto per questo global strike è “People not profit”, proprio per sottolineare che “le persone, i territori, la salute, la salvaguardia dei diritti vengono prima dei profitti”, continua Dioguardi. In questa manifestazione, il movimento richiama la campagna “Ritorno al Futuro”, nata durante la pandemia, che gettava le basi delle proposte per combattere la crisi climatica, e “l’Agenda climatica – racconta Michela Spina, portavoce nazionale di Fridays for Future– che vuole simulare, in maniera ironica, un programma elettorale che si basa su energia pulita, lavoro, efficientamento degli edifici e comunità energetiche, acqua pubblica con lotta agli sprechi e manutenzione della rete idrica, trasporto pubblico".
La transizione ecologica e la crisi climatica
A spiegare come i Fridays For Future intendano la transizione ecologica, cioè quell’insieme di azioni che dovrebbe portare le economie avanzate da un sistema basato sulle fonti energetiche inquinanti a un modello virtuoso incentrato sulle fonti verdi e la riduzione dell'inquinamento, è Michela Spina: “Vogliamo che la transizione ecologica sia reale ed equa e vogliamo che la crisi climatica sia trattata come tale. Se sleghiamo il concetto della crisi climatica da quella sociale non arriveremo a nulla, noi chiediamo che siano i ricchi a pagare le misure di adattamento e mitigazione della crisi climatica che i vari Paesi devono mettere in atto. Per noi è possibile creare una transizione giusta con una tassazione equa, grazie al principio che chi ha inquinato fino a ora, deve pagare”.
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