L'aretino Walter De Benedetto, che era riuscito a portare il tema della cannabis terapeutica all'attenzione dell'opinione pubblica, è morto all'età di 50 anni nella notte scorsa per un arresto cardiaco. Con la sua battaglia era diventato un simbolo per coloro che necessitano della cannabis per curare determinate patologie. Nel 2019 era finito sotto processo per il ritrovamento, a casa sua, di una serra dove De Benedetto coltivava la cannabis. La dose consentita per legge non era sufficiente a lenire i dolori lancinanti che la malattia gli provocava. Accusato di coltivazione illecita di cannabis, era stato poi assolto dal tribunale di Arezzo nel 2021. De Benedetto si era più volte speso anche sul tema ell'eutanasia.

 

Assolto perché il fatto non sussite

Malato da anni di grave forma di artrite reumatoide, nell'aprile di un anno fa era stato assolto perché il fatto non sussiste dall'accusa di aver coltivato a casa marijuana: per il gup di Arezzo la produceva e utilizzava a scopo terapeutico per la sua malattia.

Il tema dell’eutanasia

De Benedetto si era più volte speso anche sul delicato tema dell'eutanasia. Marco Cappato, promotore della campagna Eutanasia legale, scrive sui suoi profili social: "La prima volta che sono stato a casa di Walter era perché voleva parlare del suo fine vita. Da allora, invece, ha scelto di battersi come un leone contro l'idiozia e la violenza di uno stato che l'ha portato alla sbarra perché si doveva curare con la cannabis. Ha vinto la sua battaglia processuale, non abbiamo fatto in tempo a vincere con lui in Parlamento o col referendum la battaglia politica per la legge. Andiamo avanti, anche in sua memoria. Grazie Walter".

 



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