È morto di freddo, da solo, su un marciapiede nel centro di Parigi: il fotografo svizzero Renè Robert, 85 anni, nella tarda serata di martedì 18 gennaio stava tornando a casa dopo aver cenato, si travava in Rue de Turbigo, vicino Place de la Republique, e – forse per un malore – si è accasciato al suolo. È stato soccorso solo nove ore dopo, all’alba di mercoledì 19, quando un senza tetto ha chiamato i soccorsi. Tardi, troppo tardi: Robert era morto nella notte di ipotermia. Nell’indifferenza generale. Con ogni probabilità, tutti coloro che passavano da quella via lo hanno scambiato per un clochard, steso a terra a dormire, e nessuno si è preoccupato di sincerarsi delle sue condizioni. La tragica storia di morte e indifferenza viene raccontata ora dal suo amico Michel Mompontet, giornalista del servizio pubblico televisivo francese. E accende le polemiche in tuta la Francia.
"Come siamo arrivati a tanto?"
"Come siamo arrivati a tanto?", si chiede Mompontet in un editoriale sul canale all news France Info. “Robert ha avuto un colpo di vertigini ed è caduto. Incapace di alzarsi, è rimasto immobilizzato sul posto al freddo per nove ore fino a quando un senzatetto ha chiamato i soccorsi. Nel corso di quelle nove ore nessun passante si è fermato a controllare perchè quest'uomo fosse sdraiato sul marciapiede. Non uno". Mompontet riconosce che lui stesso spesso non presta attenzione, come tanti di noi, alle persone che incrocia per strada: "Prima di dare lezioni o accusare qualcuno, ho bisogno di affrontare una piccola domanda che mi mette a disagio: sono sicuro al 100% che mi sarei fermato se mi fossi trovato di fronte a quella scena, un uomo a terra? Non ho mai voltato le spalle a un senzatetto sdraiato davanti a una porta?".
Il flamenco in bianco e nero
Nato a Friburgo il 4 marzo 1936, Renè Robert aveva iniziato la sua carriera nella fotografia nel campo della pubblicità e della moda, ma la fama l'aveva conquistata con gli scatti dedicati ai ballerini della danza di origine andaluse. Era noto come ‘il fotografo del flamenco’. Nei suoi scatti – in oltre 50 anni di carriera – Paco de Lucia, Fernanda de Utrera, Pastora Galván. I suoi ritratti, sempre rigorosamente in bianco e nero, realizzati dal 1967 al 2009 sono stati al centro di varie mostre in giro per l’Europa ed un’esposizione di 75 immagini si è tenuta a Roma per iniziativa dell’Istituto Cervantes. Lo stesso Mompontet, nel raccontare l’accaduto su twitter, ha concluso: “Se questa morte atroce può insegnarci qualcosa, è che quando vediamo un essere umano sul marciapiede, ci fermiamo un momento”.
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