Nel 1982, Antonello Venditti cantava: “Il presidente con gli occhiali un po’ appannati fuma la pipa”. Il testo si intitola “Sotto la pioggia” e nei lunghi momenti di pioggia, come l’attualità che stiamo vivendo, tutti gli istanti sembrano stanchi. Il dibattito delle ultime settimane sembra essere monotono e senza vitalità, avvitato su se stesso nella scelta del profilo che dovrà succedere al Presidente Sergio Mattarella. È opportuno sottolineare che le circostanze con cui si arriva all’appuntamento istituzionale più alto sono inedite: una pandemia ben governata rispetto al resto d’Europa, ma che non accenna a finire; una grave crisi economica nascosta dalla retorica del balzo fisiologico del Pil; un quadro partitico completamente saltato. Dunque, l’elezione del Presidente della Repubblica avverrà nel corso di una crisi di sistema per almeno due motivi.
Da un lato, la parabola del M5S, che deteneva il 34% dei seggi ed ora molto meno a causa delle sue dinamiche interne, e le scissioni negli altri partiti hanno disarticolato il Parlamento uscito dalle urne del 2018, non essendo più rappresentativo della maggioranza relativa del Paese. E, dall’altro, il taglio dei parlamentari produrrà una forte irresponsabilità nei grandi elettori: tanti né saranno rieletti né ricandidati, pertanto al momento della scelta faranno prevalere l’interesse personale per intascare qualche mensilità in più e non quello generale.
Le premesse non fanno ben sperare e qualcuno immagina che alla fine sarà eletto un Presidente che sia un notaio silente delle scelte dei partiti: il centrodestra farebbe pesare i propri voti per eleggere un Presidente compiacente nella formazione del prossimo governo, dimenticando l’art. 92 della Costituzione e l’esercizio discrezionale delle funzioni presidenziali nel corso delle consultazioni. Questo sì che sarebbe uno scenario da brividi, soprattutto se consideriamo le profonde riforme di cui necessita il nostro Paese, i soldi che andranno spesi, i giovani che rischiano di essere tagliati fuori dalla ripresa a causa del precariato. Ciò richiede un profilo politicamente forte, un Presidente onnipresente ed interventista, che instauri un legame tra l’istituzione più alta e il popolo, che parli e non stia zitto. Per dirla con le parole del Presidente Pertini nel corso della famosa intervista ad Enzo Biagi. Ecco, il momento è eccezionale e non possiamo accontentarci dei capricci di un condannato che ha fatto il suo tempo e che ambisce alla carica più alta.
Al fine di riprendere il dibattito aperto nelle scorse ore sul Presidente patriota, servirebbe Sandro Pertini. Un Presidente che, data la mia giovane età, non ho mai conosciuto. Ma del quale ho letto alcuni scritti e ho ascoltato le parole nei discorsi e nelle interviste e che considero, da sempre, nel mio pantheon. E da giovane irpino non posso non tenere in mente il suo discorso alla Nazione dopo il sisma. A distanza di 41 anni dalla catastrofe che produsse tremila morti e 280 sfollati, se si riuscì a salvare qualche vita, fu grazie al Presidente che arrivò immediatamente. E che nel suo discorso, denunciando i ritardi e richiamando alla solidarietà nazionale, fece mettere in moto la macchina organizzativa e chiese risorse, per garantire il diritto a restare. Ma i soldi si sono poi dispersi in mille rivoli, a causa del sistema che Pertini giustamente picconò e che ha ricostruito una terra più povera, invitando i giovani alla fuga e al precariato.
Servirebbe un Presidente che cerchi gli operai. Di fronte alla decisione della Caterpillar di Jesi di lasciare a casa 270 lavoratori, probabilmente Pertini andrebbe nuovamente davanti a quei cancelli: nel 1981 fece dirottare l’aereo presidenziale per incontrare gli operai della Sima (l’odierna Caterpillar).
Servirebbe un Presidente che dia la sveglia ai partiti. Se questi vogliono approfittare dell’elezione presidenziale per ritrovare una funzione nella democrazia post pandemica, dovranno individuare una figura nobile cui aggrapparsi, per ricostruire attorno ad essa. È fondamentale allo stesso tempo che il prestigio del nuovo Presidente porti alla luce le attuali difficoltà del sistema. E con il suo stile schietto restituisca speranza agli italiani, come Pertini.
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