A volte basta una sconfitta per salvare una stagione intera. Perché anche una disfatta può spargere i semi di un’Idea. E magari riempire le casse di una piccola società. D’altra parte non c’è favola che non si regga sul denaro. Sterco del demonio, concime dei sogni. È il caso (anche) della Panadería Pulido, il piccolo club legato a un forno-pasticceria di Vega de San Mateo, microscopico paese da meno di 8mila abitanti incastonato sulle montagne di Gran Canaria. Una squadra che per 28 anni ha vissuto alla periferia del grande calcio. Senza mai riuscire a sfiorare il centro. Un’esistenza trascorsa nell’ombra. Pochi acquisti. Pochi tifosi. Pochi titoli di giornale. Almeno fino a oggi.

Perché stasera la Panadería Pulido affronterà la Real Sociedad nel primo turno della Copa del Rey, l’incubatrice dei sogni del calcio spagnolo, il luogo dove ogni Davide ha il diritto di incontrare il proprio Golia. E di uscirne con le ossa rotte. Una partita dal risultato scontato ma dal significato complesso. Questione di visibilità. Ma anche di quattrini. In estate la Panadería Pulido è stata promossa Segunda RFEF, la quarta serie del calcio spagnolo. Un piccolo miracolo per un club che sette anni fa giocava nelle categorie regionali e che ha rischiato seriamente di estinguersi a causa della crisi legata al Coronavirus. “È stato un periodo molto difficile e la chiusura progetto calcistico è stato un pericolo concreto. Il nostro club si mantiene principalmente con gli incassi al botteghino, quando la gente paga 5 euro a testa per venirci a vedere. Senza quegli introiti siamo andati in sofferenza”, racconta a ilfattoquotidiano.it il presidente Armando Santana. Il suo telefono non la smette di suonare. Da settimane. Tutti vogliono chiedergli una battuta, tutti vogliono strappargli una dichiarazione. E lui non si nega a nessuno. Risponde con la sua voce gentile e con la sua parlantina fluida. Mitraglia una parola dopo l’altra. E ringrazia tutti per l’attenzione riservata alla sua squadra.

“Le misure che abbiamo dovuto adottare per giocare durante la pandemia sono state estremamente costose – aggiunge – a volte abbiamo potuto far entrare 600 persone. Altre volte il 40% della capienza dello stadio. Più spesso abbiamo giocato a porte chiuse. Capisce che andare avanti è stato qualcosa di eroico“. Per non sfasciare il giocattolo c’è stato bisogno di uno sforzo collettivo. Sponsor, consiglio comunale e Comunità delle Canarie sono intervenuti per sostenere il club. “Il nostro budget è di 450mila euro – continua il presidente – Siamo riusciti a coprirlo grazie all’aiuto di privati e istituzioni. Ma anche grazie all’impegno dei ragazzi che vengono a giocare da noi non per denaro, ma per puro amore del calcio. È anche per questo che siamo riusciti a diventare il club “canario” con la maggiore affluenza di pubblico”. La rosa della Panadería Pulido è composta da 25 elementi. Sono tutti spagnoli tranne Felipe Quintero, che è nato in Colombia. Nessuno di loro è un calciatore professionista. E per indossare la maglia del club si accontentano di un rimborso spese. Vuol dire doversi trovare una prima occupazione con cui sostentarsi.

L’allenatore, Juan Carlos Socorro, è un ingegnere. Almeno fino a quando non stacca dal lavoro e indossa scarpette e tuta sociale. Gli altri fanno i lavori più disparati. Camerieri, muratori, impiegati, agricoltori. A tempo pieno. Il calcio è un’attività residuale. Ma una passione totalizzante. “Per loro non è una situazione semplice – dice Santana – ma non si perdono d’animo. Noi siamo molto riconoscenti ai nostri calciatori, perché hanno voglia di giocare a futbol, di stare insieme. Magari possono saltare un allenamento, una partita, ma noi sappiamo che ci sono sempre, che possiamo contare su di loro. È un qualcosa di indescrivibile, perché vediamo il loro attaccamento anche se si accontentano di un contributo per la benzina e per le trasferte, più o meno 600 euro a testa. Ma è così che siamo diventati una famiglia”. In attesa di giocare contro la Real Sociedad, la Panadería Pulido ha aggiunto una nuova immagine al proprio album dei ricordi. Domenica scorsa ha espugnato lo stadio dell’Antequera in pieno recupero, conquistando così la prima vittoria della sua storia nella Segunda RFEF. Un successo buono per smuovere una classifica che resta disperata. Il club ha raccolto 7 punti in 12 partite. Ed è all’ultimo posto in graduatoria. La salvezza è lontana 8 lunghezze.

Una distanza impossibile da coprire anche per i più ottimisti. Anche perché il valore della rosa al completo si attesta sugli 800mila euro. Nessun club nella quarta serie spagnola è meno “prezioso”. Eppure la squadra di Vega de San Mateo non sembra curarsene troppo. Perché dopo aver iniziato a sognare in grande, smettere diventa complicato. La gara contro la Real Sociedad sarà una sfida casalinga solo nominalmente. Perché la squadra di Santana ha dovuto spostarsi al Gran Canaria, l’impianto che ospita le partite del Las Palmas. Lo stadio della Panadería Pulido, che da quelle parti viene chiamato semplicemente Campo de Futbol Vega de San Mateo, non ha i requisiti minimi richiesti per i match di livello superiore. Non una novità, visto che all’inizio il club giocava su un campo di terra battuta e senza riflettori, tanto che per illuminare il terreno i calciatori dovevano accendere i fari delle loro auto. Ora i prezzi dei biglietti per la gara contro la Real Sociedad sono triplicati. Quindici euro per il tagliando standard, dieci per i ragazzi fra i 7 e i 14 anni. È un modo per provare a coprire il budget stagionale. E magari mettersi al riparo dai problemi. L’anima della squadra è Juan Carlos Socorro, l’allenatore, un ex centrocampista venezuelano che è stato uno dei protagonisti del Las Palmas degli anni Novanta (191 presenze fra 1993 e il 2000).

“Volevo farmi un nome come allenatore e ho trovato la squadra più umile che si possa immaginare – ha detto qualche mese fa a El País – Il club non ha un sito web o social media. Nessuno chiede del direttore sportivo o della segreteria tecnica. Nemmeno sui salari. I giocatori ricevono uno stipendio fisso mensile di 80 euro e altri 40 euro per ogni partita vinta, 20 se pareggiano”. Con lui la Panadería Pulido ha stretto i legami con il Las Palmas. Tanto che il piccolo club è riuscito a tesserare alcuni ragazzi scartati dal settore giovanile dei gialloblu. Ma lo sviluppo del club è andato di pari passo con quell’antico forno di pietra di Vega de San Mateo. Nato nel 1923 come impresa familiare ora è un panificio con sette negozi e oltre cento dipendenti. “La partita contro la Real Sociedad è un sogno – dice al fatto.it Armando Santana prima di salutare – è un premio alla costanza del nostro club, alla nostra traiettoria, al carisma che abbiamo messo nel raggiungere i nostri obiettivi. Anzi, è quasi un regalo. Lei ci pensa cosa potrebbe succedere con un pizzico di fortuna?”. Sognare non costa niente. Anche se i bookmakers danno a 41 un successo della Panedería Pulido. Ma d’altra parte anche una sconfitta assomiglierebbe molto a un successo splendente.

L'articolo L’incredibile storia della Panadería Pulido: la squadra del forno-pasticceria delle Canarie sfida la Real Sociedad in Copa del Rey proviene da Il Fatto Quotidiano.



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