Partiamo dal presupposto che anche a noi insegnanti piacerebbe sapere come sarà il prossimo esame di maturità. Così, giusto per regolarci. Perché sarà pure il futuro misterioso e oscuro, però un paio di opzioni potrebbero almeno prospettarcele, quanto meno per sapere cosa rispondere ai maturandi ansiosi.
Più che ansiosi, in verità, gli studenti sembrano piuttosto decisi. Dopo due anni di tesina, colloquio e stretta di mano (anzi no, toccatina di gomito), non sembrano scalpitare all’idea di tornare indietro al tema scritto. Ma neanche per idea. È la nuova polemica che impazza più furibonda di quella sui banchi. Da una parte insegnanti dipinti come reperti storici, polverosi nostalgici gentiliani che invocano il ritorno degli scritti, dall’altra i giovani tecnologici traumatizzati dalla dad che rivendicano il valore delle valutazioni in itinere. Che dicono essere il tema (sempre con il tema se la prendono, mai che alla seconda prova venga riservata tanta acrimonia) una cinica lotteria dei rigori, un vetusto esercizio di stile, un anacronistico sfoggio di ars retorica che non trova applicazione nella vita reale.
Per essere onesti, ce lo siamo chiesto tutti, ai nostri tempi, lottando con il foglio bianco. Quando mai ci capiterà di dover scrivere qualcosa? Di dover argomentare? Di dover scegliere con cura le parole, selezionare le informazioni, addirittura (estremo retaggio del tempo che fu) di fare una scaletta dei punti da trattare? Quando mai ci capiterà più di dover scrivere per portare avanti un’idea, per fare nascere una riflessione, forse anche per chiarire qualcosa a noi stessi, prima che agli altri?
Resto anch’io con il fiato sospeso, aspettando di sapere. Ma intanto sorrido. Perché per chiedere con forza e vis polemica l’abolizione del tema di maturità gli studenti hanno scritto una lettera. Hanno portato avanti un punto di vista, hanno argomentato. Per iscritto. Insomma hanno fatto un tema. E tu guarda com’è subdolo il tema di maturità, che pure per essere abolito finisce con il costringere gli studenti a scriverne uno.
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