di Gianluigi Perrone*
Se vi è capitato di viaggiare in Cina, per turismo o business, nelle principali città ma anche in centri secondari, vi avranno colpito questi landscape con edifici giganteschi, agglomerati di grattacieli enormi dalle architetture più disparate, palazzi che svettano nel cielo inimmaginabili nello skyline europeo. Cosa c’è dentro quei palazzi? Abitazioni? Centri commerciali? Uffici? No. In questi edifici non c’è niente.
Negli ultimi giorni si è alzata la tensione per via del crollo del gigante immobiliare Evergrande, che ha annunciato di non voler/poter pagare l’interesse di 100 milioni di dollari sulla prossima rata del debito societario totale che ammonterebbe a 300 miliardi di dollari, pari al 2% del bilancio cinese. Cerchiamo di spiegare cosa succede, perché sta succedendo ora e le possibili conseguenze in parole povere.
Fino ad oggi da expat e imprenditore residente regolarmente a Pechino ho potuto osservare tre fenomeni inusuali nel settore immobiliare. Il primo è che senza nessun preavviso e senza nessun motivo, un proprietario di appartamenti poteva decidere di aumentare fino anche a raddoppiare il prezzo dell’affitto della propria casa. Prendere o lasciare. Il secondo è osservare come conoscenti particolarmente abbienti o meno decidessero di comprare uno, due, tre appartamenti per poi rivenderli sei mesi dopo a prezzo maggiorato, e poi comprarne altri. Un modello di speculazione selvaggia che è praticamente la forma principale di investimento per la popolazione cinese. La terza, come detto in apertura di questo post, che venivano costruite letteralmente intere città (città da potenzialmente milioni di abitanti) per rimanere vuote. Perché?
Da diversi anni il governo cinese ha cominciato ad applicare un processo di “normalizzazione” nei rapporti fiscali con i cittadini. Detto in parole povere: per un lungo periodo la Cina è stata un terreno fertile dove gente senza alcuno scrupolo né intuizione economica si è arricchita grazie alla corruzione e l’evasione fiscale, e il primissimo canale era il real estate. Parliamo al passato perché con l’introduzione delle “tre linee rosse” il governo ha posto quei limiti che mettono società come la Evergrande con le spalle al muro, inclusi tutti i piccoli, medi e grandi risparmiatori che hanno investito nel loro business.
Chiaramente parte di questi investitori erano consapevoli di stare attuando un illecito ai danni della comunità, mentre altri, forse la maggior parte, sapevano semplicemente che il valore degli immobili cresceva, senza chiedersi se, come e perché questa crescita dovesse continuare all’infinito. L’ignoranza in materia economica non è una pecca esclusiva della popolazione cinese. Si sono trovati solo nella condizione della signora anziana che ha vinto una grossa somma al gratta e vinci senza avere idea di come gestire quei soldi. È importante anche sapere che questa abitudine di indebitarsi senza limiti non è assolutamente un’esclusiva cinese ma risiede in molte delle principali corporation internazionali.
Perché è successo adesso? Cosa ha a che fare con il Covid? Nulla. O meglio, ha a che fare nel momento in cui il governo cinese, per sanare l’economia, decide di fattivamente combattere la speculazione e l’evasione fiscale. Spesso uno Stato decide di chiudere un occhio su irregolarità per far crescere l’economia a discapito di un andazzo che va comunque a influire negativamente sulla comunità. Se quest’occhio si apre gli equilibri si sfaldano.
Quali potrebbero essere le conseguenze del crollo di Evergrande? Il governo cinese pare non voler intervenire finanziariamente per coprire il buco ma, se lo facesse, fondamentalmente vorrebbe dire che lo Stato si appropria della stragrande maggioranza del patrimonio immobiliare della Cina. Bisogna ricordare che la Cina ha in passato letteralmente regalato denaro ai propri cittadini per far partire il fenomeno del boom economico. Ovvero, gente senza alcuna educazione in economia si è trovata improvvisamente ricchissima in un contesto sociale vivacissimo e in continua crescita. Come pensassero di non dover mai ripagare il debito è un mistero.
È prevedibile che il governo cinese non farà ricadere il peso delle responsabilità della Evergrande sulle famiglie che hanno aperto un mutuo per far vivere la propria famiglia allargata di mamma, papà, due nonni, due nonne e bambino, magari due. A quanto pare il Partito ha intenzione di colpire, o almeno indebolire se non è lecito usare il termine “ammansire”, la classe alta borghese, gli imprenditori, che mal guardano alle politiche internazionali di chiusura, dopo che per un decennio è stata invitata ad aprirsi con il resto del mondo (il che include investimenti, acquisto di beni all’estero, fabbriche, accordi bilaterali, matrimoni misti e figli partoriti in America). Ci si chiede, in tale contesto, che fine farà il progetto della Via della Seta.
La domanda generale è quali saranno le conseguenze per il resto del mondo della Finanza. Lascio a esperti di economia rispondere nello specifico, ma almeno osservando come il nuovo piano economico europeo mostri ogni intenzione di tentare di fare a meno dell’Alleanza economica cinese, così come dichiaratamente anche da parte del Congresso americano, non dovrebbe esserci nulla di nuovo sotto il sole. Così come per l’India e per gli Emirati Arabi, tutto il mondo ha approfittato del fatto che l’atteggiamento della Cina riguardo a fisco, sicurezza, diritti dei lavoratori fosse di lassez faire, e quindi compagnie di tutto il mondo hanno lucrato con negozi, fabbriche e persino laboratori che sottostavano a regole che per i loro territori erano troppo lascive. Non si poteva sperare che durasse per sempre.
*CEO di Polyhedron VR Studio a Pechino
L'articolo Evergrande, perché è successo adesso e quali potrebbero essere le conseguenze del crollo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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