Chiede alla popolazione di non accettare il colpo di Stato, mentre tutti i poteri in Myanmar sono stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate. Il capo del governo birmano e premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi è stata arrestata dalle forze armate birmane, in un golpe ordito dall’esercito a seguito del quale la presidenza ad interim affidata al generale Myint Swe, che era uno dei due vicepresidenti in carica. A intervenire gli Stati Uniti, che hanno dichiarato che “agiranno contro i responsabili se queste misure non saranno revocate”, ha reso noto in un comunicato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. Intanto nel Paese sono state chiuse le banche e sospesi i servizi di prelievo automatici fino a nuovo ordine, e anche Internet è bloccato. “Le interruzioni delle telecomunicazioni – osserva la società Netblocks – sono iniziate circa alle 3 di lunedì mattina, ora locale e hanno avuto un impatto il tutto il Paese, compresa la capitale. Probabilmente, per questo motivo, sarà difficile seguire gli eventi che si stanno verificando in queste ore”.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken, da parte sua, ha invitato l’esercito birmano “a rilasciare tutti i funzionari governativi nonché i leader della società civile e a rispettare la volontà del popolo birmano espressa alle elezioni democratiche dell’8 novembre”. Più di una dozzina di ambasciate, tra cui quella degli Stati Uniti e la delegazione dell’Unione Europea, lo scorso venerdì avevano sollecitato la Birmania ad “aderire a standard democratici”, che assieme all’Onu, temevano il colpo di stato, mentre il capo dell’esercito – il generale Min Aung Hlaing – aveva dichiarato che la costituzione del Paese poteva essere “revocata” in determinate circostanze.
La presa del potere da parte dei militari è un epilogo che arriva dopo settimane logoranti e difficili, in cui l’esercito denunciava da diverse settimane frodi avvenute le elezioni legislative dello scorso novembre, vinte in modo schiacciante dalla Lega nazionale per la democrazia (LND), partito di Aung San Suu Kyi. Gli arresti sono avvenuti poche ore prima della riunione inaugurale del Parlamento recentemente insediato.
Con il pretesto della pandemia di coronavirus, le elezioni “non sono state né libere né eque”, ha dichiarato in conferenza stampa la scorsa settimana il portavoce dell’esercito, il maggiore generale Zaw Min Tun. I militari affermano di aver identificato milioni di casi di frode, tra cui migliaia di centenari o minori che risulterebbero tra i votanti.
Il partito di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, molto criticato a livello internazionale per la gestione della crisi musulmana Rohingya ma ancora adorato dalla maggioranza della popolazione, ha ottenuto una schiacciante vittoria a novembre. È la seconda vittoria nelle elezioni elezioni generali dal 2011, quando la giunta che ha governato il Paese per mezzo secolo è stata sciolta. L’esercito, tuttavia, mantiene un potere molto importante, avendo il controllo su tre ministeri chiave (Interno, Difesa e Confini).
L'articolo Colpo di Stato in Birmania: arrestata Aung San Suu Kyi. Tutti i poteri al capo dell’esercito. Usa: “Agiremo se misure non saranno revocate” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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