Nella campagna fuori Latrobe, Pennsylvania, c’è una vecchia casa dipinta a stelle e strisce. Nel giardino si staglia una sagoma in metallo di Donald Trump, alta oltre quattro metri. La gente, una mattina di metà ottobre, si snoda in una lunga coda. Aspettano che la “Trump House” apra. Alle 11 in punto arriva Leslie Rossi, che la possiede e gestisce insieme al marito. La “Trump House” mette a disposizione ogni tipo di gadget: cappellini, penne, spillette, cartelli. Tutti, rigorosamente, con l’immagine del presidente. “Quando l’ho presa, quattro anni fa, era solo una casa in rovina. Guarda cos’è ora”, dice Rossi, mentre accoglie i primi fan.

Alla “Trump House” ci si può anche registrare per il voto. Ma molti arrivano semplicemente per sentirsi rassicurati. “Fa piacere vedere una fila così lunga”, spiega Tom, 65enne ex-commerciante di birra, da sempre repubblicano. “I sondaggi dicono che il presidente è in svantaggio, ma non ci credo, la gente è con lui”. Poco lontano, anche lei in coda, c’è Sarah Landsdale, altra pensionata, che racconta di “essere venuta qui per i miei nipotini, vogliono mettere in giardino un cartello di Trump. Ne abbiamo già tre, ma non bastano mai”. Anche Sarah è convinta che Trump ce la farà: “Ha sconfitto le peggiori aspettative nel 2016. Lo farà anche ora”. Da New York arriva Linda, che di mestiere guida la metropolitana. “Il presidente è vittima di un complotto – dice -. Si sono inventati la cosa del Covid per impedirgli di organizzare gli eventi di raccolta fondi”.

Latrobe, nel sud-ovest rurale della Pennsylvania, è terra di Trump. Qui il presidente ha raccolto consensi record nel 2016, che gli hanno permesso di conquistare lo Stato per soli 44mila voti (su oltre 6 milioni di voti espressi). Trump è stato il primo repubblicano a vincere la Pennsylvania, dopo quasi trent’anni di dominio democratico. Ora le cose non sembrano andare così bene. I sondaggi lo mostrano in svantaggio su Biden: la media compilata dal RealClearPolitics dà il democratico avanti di 3,8 punti. In Pennsylvania quindi Trump si gioca il tutto per tutto. Ci è tornato più volte nelle ultime settimane. In un solo giorno, lunedì, ha tenuto tre dei comizi del suo “Make America Great Again”, davanti alle folle osannanti che ancora riesce a raccogliere. Il messaggio con cui ha cercato di tornare a vincere è stato soprattutto uno: più fracking. “Trump ama il fracking, Biden lo odia”, ha detto il presidente dal podio, dopo aver mostrato un breve video dell’ultimo dibattito, in cui Biden diceva di voler superare la dipendenza dal petrolio.

Il fracking, o fratturazione idraulica, è la tecnologia che sfrutta la pressione dei liquidi per provocare fratture negli strati rocciosi del terreno e favorire la fuoriuscita di petrolio e gas naturale. In Pennsylvania, fino a 50mila persone lavorano nel settore (considerato anche l’indotto), concentrate nella regione degli Appalachi. Biden non ha detto di voler abolire il fracking, come adesso sostiene Trump, ma piuttosto che intende bloccare i finanziamenti federali per l’industria petrolifera, bandire l’estrazione sulle terre di proprietà federale e passare nel giro di trent’anni a fonti di energia rinnovabile. Ma l’occasione, per la campagna di Trump, è troppo ghiotta e il presidente in un comizio ad Allentown ha ripetuto: “Biden vuole l’eolico. Quindi niente fracking, niente lavoro, niente energia per le famiglie della Pennsylvania. Niente. Niente. Niente”. Difficile dire quanto il messaggio farà breccia tra gli elettori. Un sondaggio CBS dello scorso agosto mostrava che una maggioranza esigua di residenti dello Stato si oppone al fracking. Ma la campagna repubblicana esulta. Starebbe ricevendo telefonate preoccupate e indignate dal sindacato che teme la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Nelle stesse ore in cui Trump raccontava il suo “amore” per il fracking, Biden faceva anche lui più volte visita in Pennsylvania. Non solo Biden, comunque. Proprio in Pennsylvania, a Philadelphia, è stato mandato Barack Obama per il suo primo comizio di questa stagione elettorale segnata dall’emergenza Covid: un drive-in rally, quello di Obama, un comizio in cui la gente è arrivata in auto nel parcheggio del Citizens Bank Park e dalle auto ha ascoltato le parole dell’ex presidente. La scelta di Philly per Obama ha un senso. La città è per il 40 per cento nera e alla partecipazione al voto dei neri sono affidate le speranze di vittoria. Qui nel 2016 Hillary Clinton perse appunto per soli 44mila voti, e 240mila afro-americani registrati non si presentarono alle urne. Lo sforzo di attivisti, associazioni no-profit, militanti democratici, autorità cittadine, è allora quello di convincere che votare non è un esercizio inutile. Per farlo, ci si inventa di tutto. Per esempio il reverendo Alyn Waller, pastore della più frequentata chiesa nera di Philadelphia, monta regolarmente sulla sua Harley-Davidson Tri Glide Ultra e guida i Black Bikers sotto la statua di Octavius Valentine Catto, un attivista nero ucciso a Philadelphia il giorno delle elezioni del 1871. Bandana nera e chiodo in pelle, il reverendo Waller spiega che “quest’anno non votiamo per i democratici o i repubblicani. Quest’anno votiamo per l’anima della nostra nazione”.

Philadelphia e Pittsburg sono le due aree in cui l’affluenza al voto è tradizionalmente più alta e dove i democratici stanno quindi lanciando il loro sforzo più disperato. L’obiettivo non sono soltanto le comunità afro-americane. Le donne dei sobborghi urbani sono l’altro gruppo conteso. A un rally nel sud-est dello Stato, a inizi ottobre, Trump si è rivolto proprio alle donne della Pennsylvania e le ha implorate. “Donne dei sobborghi, per piacere, mi volete almeno un po’ di bene? – ha detto -. In fin dei conti, ho salvato i vostri dannati sobborghi”. “Non mi ha fatto nemmeno un po’ di effetto – dice ora Laura Siegel, che vive a Devon, un quartiere di case in pietra e legno bianco nel mezzo di prati e rigogliosi giardini -. Trump vuole spaventarci. Non penso che questa volta ci riuscirà”. Laura spiega che per lei “Trump è ridicolo e ha fatto diventare l’America ridicola agli occhi del mondo”. Quanto è forte il credito del presidente tra le donne della Pennsylvania? “Ormai poco, molto poco – risponde Laura, che dice di avere due figlie non ancora in età di voto ma che detestano il modo in cui Trump si pone nei confronti delle donne. “E tutte le mie amiche e conoscenti non lo voteranno”, spiega, anche se ammette che “Trump può avere un suo fascino per certi americani. Comunica un’idea di forza arrogante e insofferente dei limiti”.

Il fatto è che nessuno può, con assoluta certezza, dire chi vincerà i venti voti elettorali della Pennsylvania, che quest’anno potrebbero essere davvero decisivi. Se i sondaggi danno Biden in vantaggio, ci sono segnali positivi anche per i repubblicani. Tra il 2016 e l’ottobre di quest’anno la registrazione al voto dei repubblicani ha registrato un più 235mila. E l’entusiasmo per il presidente è palpabile in molte zone dello Stato, nelle aree più rurali di Luzerne, Erie, Northampton, dove non c’è casa che non abbia in giardino un cartello pro-Trump e dove la domenica pomeriggio i Bikers for Trump si mescolano ad anziane signore che offrono aranciata e biscotti nelle “merende per Trump”. “Sarà una battaglia all’ultimo voto”, ammette Patrick O’Hara, un avvocato di Philadelphia. Lui nel 2016 aveva votato Trump, quest’anno passa ai democratici. Ma, spiega, “ho diversi amici, soprattutto i più anziani, che non ne vogliono sapere di mollare Trump. Dicono che ha fatto tanto per l’America, e che tornerà a fare bene dopo questo dannato Covid”.

L'articolo Elezioni Usa: viaggio in Pennsylvania tra i feudi di Trump. I dem puntano alle donne dei sobborghi. “Sarà una battaglia all’ultimo voto” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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