Sono passati appena due giorni dal via libera definitivo della Cina alla nuova legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e già se ne vedono le conseguenze. La polizia locale ha eseguito il primo arresto, si tratta di un uomo, secondo i media locali, che possedeva una bandiera della Hong Kong indipendente a Causeway Bay, dove è attesa a breve una manifestazione non autorizzata. Un gesto che, secondo le autorità, può configurare un reato tra quelli di sedizione, separatismo, ingerenza straniera o tradimento puniti dalla nuova legge. La polizia, nel frattempo, ha usato per la prima volta anche la nuova bandiera viola che vale come monito ai manifestanti che utilizzano drappi o striscioni illegali o che scandiscono cori e slogan che esprimono propositi di secessione o sovversione.

È proprio per mettere il bavaglio alle proteste che da mesi riempiono le strade del Porto Profumato, fermatesi solo per il lockdown dovuto alla pandemia di coronavirus, che Pechino ha esercitato pressione sul compiacente governo locale per arrivare all’approvazione della nuova legge. È notizia di martedì, dopo il varo cinese della legge, che i sospettati potranno essere trasferiti in Cina per un processo con il consenso del leader di Hong Kong, mentre la retroattività delle norme potrà scattare nella raccolta di prove contro coloro che infrangeranno la legge dal primo luglio. Le pene previste vanno da un minimo di tre anni di reclusione fino all’ergastolo, calcolatde in base all’entità dell’offesa. Inoltre, la Cina istituirà nei territori di Hong Kong un’agenzia sulla sicurezza nazionale.

Dure le reazioni internazionali. L’Unione europea, per bocca del presidente del Consiglio Ue Charles Michel, si dice preoccupata perché “questa legge rischia di minare seriamente l’alto livello di autonomia di Hong Kong e l’indipendenza del potere giudiziario. La Ue deplora questa decisione”.

Il segretario di stato americano, Mike Pompeo, ha invece minacciato “rappresaglie” degli Usa, dopo l’ipotesi di sanzioni alla Cina, definendo quello di ieri “un triste giorno” per Hong Kong. Parole in parte condivise anche dal premier britannico, Boris Johnson: “Naturalmente siamo profondamente allarmati”, ha detto riservandosi di “verificare” se il testo sia “in conflitto con la dichiarazione congiunta” firmata con Pechino al tempo della restituzione dell’ex colonia britannica. Johnson ha poi aggiunto di non voler cavalcare “alcuna sinofobia”, ma non ha escluso reazioni su questo specifico punto da annunciare “al momento opportuno”.

L'articolo Hong Kong, primo arresto dopo approvazione legge sulla sicurezza nazionale: in manette un uomo con bandiera indipendenza ex colonia proviene da Il Fatto Quotidiano.



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