Nonostante il miliardo di euro previsto nel pacchetto Cultura del Decreto Rilancio, le misure adottate non sono ancora sufficienti per supportare tutta la filiera del mondo della musica. Lo dicono non solo i discografici – come ci ha raccontato nella nostra intervista Dario Giovannini, direttore generale Carosello Records e vice presidente di PMI Produttori Musicali Indipendenti Italia –, ma anche i tecnici e gli operatori dello spettacolo, che FqMagazine ha contattato per farci raccontare perché quello che si è fatto non è ancora sufficiente.
Si parla di oltre 400mila lavoratori e imprenditori che producono direttamente quasi 100 miliardi di euro l’anno e che generano ricchezza per oltre 250 miliardi, contribuendo al pil per circa il 16%, secondo uno studio fatto da Symbola nel 2018. Tutto parte da una amara considerazione: con l’attuale Decreto all’industria della cultura va poco più dell’1% dei fondi stanziati per affrontare l’emergenza.
L’unica soluzione per farsi sentire in maniera chiara e netta dal ministro Dario Franceschini è stata quella di riunirsi sotto un unico coordinamento: “La musica che gira”, composto da manager, produttori, artisti, musicisti, tecnici, consulenti, promoter, etichette discografiche, agenzie di booking, proprietari di live club e uffici stampa. Una piattaforma di confronto tra lavoratori, imprenditori e professionisti della musica e dello spettacolo. Un tentativo estremo per farsi ascoltare e non procedere in ordine sparso.
L'articolo I lavoratori della musica si uniscono per avere risposte: “Il Decreto Rilancio? Insufficiente, se riapriamo così falliamo. Al governo chiediamo liquidità o aiuti fiscali” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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