In Italia è stato d’emergenza per il coronavirus: due i casi accertati – una coppia cinese ricoverata in condizioni stabili – e altre 12 persone ricoverate in attesa di conoscere l’esito del test. Ieri il Consiglio dei ministri ha dichiarato per la prima volta l’emergenza per rischio sanitario. Nominato Commissario straordinario Angelo Borrelli, capo della protezione civile, che per i prossimi sei mesi gestirà l’emergenza, per cui sono stati stanziati 5 milioni di euro. Dopo l’Italia, anche gli Stati Uniti hanno dichiarato lo Stato di emergenza nazionale. Il 31 gennaio è stato il “venerdì nero” dell’epidemia: con i suoi 46 nuovi decessi e 2.102 nuovi casi confermati in 24 ore, è stata la giornata con il bollettino più grave dell’epidemia di coronavirus. I dati forniti dalla Commissione sanitaria nazionale cinese parlano di un totale di 259 morti e 11.791 contagiati. Tutti i decessi dell’ultima giornata sono avvenuti nella provincia di Hubei, la zona più colpita.
La coppia cinese ricoverata allo Spallanzani di Roma è in condizioni stabili. Invece è risultato negativo al test l’operaio di 41 anni ricoverato nello stesso Istituto. Trentadue le persone tenute sotto osservazione, l’ultimo caso sospetto registrato all’Aquila: un bambino cinese di circa 5 anni è stato ricoverato con la febbre alta in isolamento nel reparto malattie infettive dell’ospedale San Salvatore. Il padre è tornato da poco dalla Cina, perciò il caso ha fatto scattare le misure di prevenzione: per motivi precauzionali sono stati inviati prelievi allo Spallanzani per il test sul coronavirus. I risultati arriveranno domenica mattina.
“Ci sono sei casi in Germania, sei in Francia, due in Gran Bretagna, due in Italia, uno in Finlandia. Questi sono i numeri certificati dal Centro Europeo per la Sorveglianza. Rispetto a questa fotografia non c’è bisogno di nessun allarmismo” ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, “vanno sfatate tutte le fake news che riguardano ad esempio il cibo cinese, prive di ogni fondamento di carattere scientifico”. E rispondendo indirettamente alle critiche delle opposizioni, ribadisce: “Siamo il Paese che ha fatto di più in Europa”.
Per gli italiani che vogliono rientrare in patria – sono circa 500, non a Wuhan, che ne hanno fatto richiesta – e i cinesi che si trovano in Italia e vogliono tornare a casa, verrà istituita una Unità operativa speciale sotto il coordinamento dell’Unità di Crisi della Farnesina, con i ministeri della Salute, delle Infrastrutture e con l’Enac. Nel frattempo è stato organizzato il ritorno per gli italiani che sono a Wuhan e atterreranno lunedì mattina, prima di essere sottoposti a un rigido protocollo sanitario.
Sempre più isolata la Cina: le grandi catene chiudono i loro negozi o interrompono le produzioni negli stabilimenti. Dopo Starbucks, McDonald e Ikea anche Apple ha annunciato la chiusura di uffici e punti vendita fino al 9 febbraio per, spiegano dalla casa madre, “un eccesso di cautela e sulla base degli ultimi consigli dei principali esperti della sanità”. I Paesi confinanti chiudono le frontiere, quelli più lontani interrompono i collegamenti aerei. L’ultima in ordine di tempo è stata l’Australia, che ha varato misure per non consentire l’accesso agli stranieri non residenti in arrivo dalla Cina. A partire da oggi, ha annunciato il premier Scott Morrison, l’ingresso sarà consentito solo a “cittadini australiani, residenti nel Paese, persone a carico, tutori legali o coniugi”. La maggior parte delle compagnie aeree ha chiuso le tratte con la Cina, che si è organizzata con i propri charter per riportare a casa i cittadini rimasti bloccati all’estero. Un volo, 73 persone a bordo, è arrivato a Wuhan da Bangkok, un altro da Kota Kinabalu, una nota località turistica della Malesia.
Medici e virologi sono al lavoro per capire di più sulle modalità di contagio: in Germania è stato documentato il primo caso di trasmissione del coronavirus 2019-nCoV senza sintomi in Europa, come riporta un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine. La ricerca, condotta da un gruppo dell’Università di Monaco coordinato da Camilla Rothe, ricostruisce la storia di uomo d’affari tedesco di 33 anni che ha contratto il coronavirus da una collega di Shanghai incontrata tra il 20 e 21 gennaio in un convegno a Monaco. L’uomo è stato il primo a mostrare i sintomi, comparsi il 24 gennaio con mal di gola, brividi e dolori muscolari e seguiti il 25 da febbre alta e tosse. La durata del malessere è stata breve e il 27 gennaio era già tornato al lavoro. Nel frattempo la sua collega di Shanghai è tornata in Cina, dove ha accusato i primi sintomi il 26 gennaio e, fatti i controlli, è risultata positiva al coronavirus 2019-nCov. Immediatamente sono partiti i controlli nell’azienda di Monaco, dove sono risultati positivi al virus tre impiegati.
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