di Marco A. Munno e Luigi Di Maso

Una peculiarità ingombrante del popolo italiano è quella di prendere consapevolezza della propria situazione (negativa) solo quando i problemi cominciano a manifestare i propri effetti collaterali.
Non poteva di certo essere esente quello che è quasi riduttivo definire solamente “sport nazionale”, ovvero il calcio.

Per tanto tempo si è parlato di problemi strutturali e di mentalità da ristrutturare: solo quando anche le prestazioni sul rettangolo di gioco non sono più riuscite a fingere da antidolorifico, si è resa necessaria una reazione.

Aver raggiunto uno dei risultati peggiori della storia della nazionale – con la mancata qualificazione al Campionato del Mondo del 2018 nell’infausto spareggio contro la Svezia – ha portato l’obbligatorio cambio al timone, almeno quello relativo alle questioni strettamente collegate al campo (come spesso capita); a Giampiero Ventura è subentrato mister Roberto Mancini, perso di vista dai radar più recenti della Serie A, ma tra i tecnici più vincenti tra quelli che si sono seduti sulla panchina azzurra negli ultimi anni.

Insomma, individuato il capitano giusto per il cambio di rotta, bisognava indirizzare diversi fattori e venti a nostro favore. Tre svolte in pratica, che hanno costellato il cammino verso Euro 2020.

1. Rinnovamento

Il nuovo che deve, anche per furore di popolo, rifiutare il vecchio. Il Rinnovamento per raggiungere il Rinascimento contemplava alcune scelte che Mancini ha subito integrato nel nuovo ciclo azzurro. Nel momento migliore della sua carriera, ad esempio, Fabio Quagliarella non viene mai seriamente preso in considerazione nel progetto di Mancini. E questo non a caso, e sicuramente non per demeriti dell’attaccante della Sampdoria.

Il primo segnale, il primo mattone per costruire la casa è stato questo. Non una scelta personale, ma una di visione collettiva: l’Italia riparte dai giovani più interessanti del panorama calcistico, anche se questo costerà dei rischi. Come far debuttare calciatori (Nicolò Zaniolo) che non avevano ancora debuttato col proprio club, ma anche profili pescati da categorie minori rispetto alla Serie A o dal “settore giovanile” della stessa nazionale.

Una visione, appunto, che ha portato benefici ai club e ad alcuni giovani. Una volontà del mister, quella di coinvolgere i giovani nel progetto, che ha portato al gol di Moise Kean contro la Finlandia, rendendo il giocatore ex Juventus il secondo più giovane marcatore della Nazionale italiana.

2. Gioco

Già in passato, vedi Inter e Zenit, Macini aveva fatto della qualità la sua bussola orientativa in mezzo al campo. Con l’idea di sopperire ad alcune mancanze con un gioco più orientato alla parte offensiva.

Non sono mancati infatti i goal nel cammino di qualificazione agli Europei (37 in 10 partite), nonostante una delle lacune azzurre all’arrivo del nuovo tecnico fosse proprio l’attacco e il problema della punta all’italiana. Per sopperire a ciò, due opzioni offensive caratterizzate sempre da tre giocatori in avanti.

Un tridente dinamico (quando in avanti hanno giocato i vari Luca Pellegrini, Federico Chiesa) o un altro prettamente più classico e di ruolo (con calciatori a proprio agio nel ruolo di attaccante esterno come Stephan El Sharaawy, Lorenzo Insigne o Federico Bernardeschi).

Anche la difesa ha goduto di una certa centralità strategica: unico dubbio, forse, quello di non aver mai avuto la possibilità di testare la retroguardia azzurra, capitanata ormai da Leonardo Bonucci, sotto pressione contro una big. Per quello ci diranno qualcosina i test di marzo contro Inghilterra e Germania.

Per concludere: una larga base di scelte che si rimpicciolirà prima di giugno, costruita attorno alla certezza del 4-3-3. Pochi enigmi tattici, ma parecchia flessibilità nella scelta degli interpreti.

3. Risultati

Foto Davide Anastasi/LaPresse 19-11-2019 Catania, Italia<br /> calcio Italia vs Armenia - Qualificazione Europeo under21 - Stadio Angeo Massimino di Catania.<br /> Nella foto: esultanza zanellato<br /> Photo Davide Anastasi/LaPresse 19-11-2019 Catania, Italy soccer Italia vs Armenia - European Under-21 Championship Qualification - Angelo Massimino stadium of Catania.<br /> In the pic: zanellato celebrates his goal

Piaccia o meno, in uno sport professionistico tutte le premesse fatte devono poi essere valutate dal raggiungimento dell’obiettivo, misurato con i risultati ottenuti. Qui l’Italia manciniana ha dato la miglior dimostrazione del proprio valore: il percorso nelle qualificazioni ha portato questa versione degli azzurri a stabilire svariati record storici.

Da sottolineare il primato assoluto di vittorie consecutive (10) in singolo girone eliminatorio per un Europeo, all’interno di una striscia diventata anch’essa da record di imbattibilità per 40 gare consecutive valide per i gironi eliminatori di un Campionato Europeo; inoltre, l’aver mandato per la prima volta nella storia azzurra 7 diversi giocatori in gol nella stessa partita.

Per quanto riguarda il mister, con 11 vittorie consecutive ha stabilito il primato assoluto per un singolo allenatore della nazionale superando Vittorio Pozzo, registrando inoltre con 13 il maggior numero di vittorie dopo le prime 19 gare (eguagliando Arrigo Sacchi).

Sul breve-medio termine insomma, la cura Mancini ha offerto risultati brillanti. Gli occhi sono puntati sulla sfida ben più probante rappresentata dalla competizione al via questo giugno, dove gli azzurri con una rinnovata consapevolezza del proprio valore vorranno riprendersi un posto nell’élite calcistica internazionale. A Euro 2020 ci giochiamo il nostro effettivo Rinascimento.

L'articolo Verso Euro 2020, le tre svolte di Roberto Mancini per raggiungere il Rinascimento proviene da Il Fatto Quotidiano.



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