L’uccisione del generale Qassem Soleimani, capo delle Forze Quds, le forze speciali delle Guardie della rivoluzione iraniana, ad opera di un drone americano ha provocato reazioni negli Stati Uniti, visto anche il pericolo che adesso stanno correndo diplomatici e, in generale, cittadini americani presenti nel Paese e ai quali è stata ordinata una rapida evacuazione.

Viste le rapide mobilitazioni delle forze sciite nel Paese, tra cui le milizie irachene pro-Iran, gli uomini vicini al leader Muqtada al-Sadr, le promesse di vendetta da parte delle Guardie della rivoluzione presenti nel Paese e le minacce che arrivano anche dagli Hezbollah libanesi, l’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad ha sollecitato i cittadini americani a “lasciare l’Iraq immediatamente”: “I cittadini americani partano per via aerea dove possibile, altrimenti raggiungano altri paesi via terra”. Fonti del ministero degli Esteri e della Difesa israeliani, nel frattempo, hanno annunciato l’innalzamento dello stato di allerta per le proprie delegazioni all’estero.

Ripercussioni dell’attacco si sono registrate anche internamente agli Stati Uniti. Il candidato Dem alla Casa Bianca, Joe Biden, si dice preoccupato per le conseguenze di questa mossa, dichiarando che Trump ha gettato “dinamite in una polveriera”. Anche un’altra candidata, Elizabeth Warren, afferma che “Soleimani era un assassino responsabile della morte di migliaia di persone, inclusi centinaia di americani. Ma la mossa avventata provoca un’escalation della situazione con l’Iran. La nostra priorità deve essere evitare un’altra costosa guerra“.

Polemiche interne al Congresso sono poi nate a causa del fatto che i parlamentari americani non sono stati avvertiti dell’attacco ordinato dal presidente Trump, come si legge in un comunicato del deputato democratico Eliot Engel. Il raid eseguito in Iraq “ha avuto luogo senza alcuna notifica o consultazione con il Congresso”, recita la nota. Soleimani era “la mente di una grande violenza” e ha “il sangue degli americani sulle sue mani”. Tuttavia, ha proseguito, “intraprendere un’azione di questa gravità senza coinvolgere il Congresso solleva seri problemi legali ed è un affronto ai poteri del Congresso nella sua veste di ramo paritetico del governo”.

Non mancano anche le reazioni internazionali. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha deciso di interrompere la visita in corso in Grecia e di rientrare nelle prossime ore in Israele, dove è stato elevato lo stato d’allerta anche per le rappresentanze diplomatiche fuori dal Paese. Netanyahu ha anche ordinato ai suoi ministri di non commentare in alcun modo l’uccisione del generale iraniano.

Dalla Francia, il ministro francese per l’Europa, Amelie de Montchalin, parla di un mondo “più pericoloso”, mentre la Russia, alleata dell’Iran nell’area, attraverso il proprio capo della diplomazia, Sergej Lavrov, fa sapere che considera “l’uccisione di Soleimani un passo avventuristico che accrescerà le tensioni in tutta la regione”: “Soleimani ha servito con devozione la causa per la protezione degli interessi nazionali iraniani. Esprimiamo le nostre sincere condoglianze al popolo iraniano”.

Pechino chiama tutte le parti, “soprattutto gli Stati Uniti” a dar prova di moderazione: “La Cina si è sempre opposta all’uso della forza nelle relazioni internazionali”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, parlando con i giornalisti. “Esortiamo le principali parti, specialmente gli Stati Uniti, a mantenere la calma e dar prova di moderazione per evitare nuove escalation della tensione”, ha aggiunto.

L'articolo Iraq, Dem attaccano Trump dopo l’uccisione di Soleimani: “Dinamite in una polveriera”. Francia: “Ora è un mondo più pericoloso” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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