“Allora, come è iniziata questa vicenda? Il vero nodo di tutta la discussione è che le imprese si aggiudicano gli appalti con dei ribassi troppo forti in funzione dei lavori da eseguire, quindi aggiudicandosi questi lavori con dei ribassi troppo forti, sono inclini ad andare a cercare un compromesso (…) io gli dicevo a lui come anche a tutti gli altri (imprenditori, ndr) voi dovete essere responsabili di quello che voi fate (…) poi l’insistenza ed io ho ceduto chiaramente”.

È un passaggio esplicativo di come è iniziato il sistema corruttivo scoperto dalla Guardia di Finanza all’Anas di Catania. Un caso di scuola per capire il livello di diffusione capillare della cultura delle mazzette in questo paese. A parlare è l’ingegnere Giuseppe Romano, interrogato dagli inquirenti, che ammette di essersi fatto corrompere e che viveva, in buona parte, dei soldi delle tangenti. Massimo ribasso, lavori fatti male o incompleti, mancata rimozione di barriere incidentate. Attraverso questi meccanismi imprenditori e dipendenti dell’Anas riuscivano a risparmiare sugli appalti stradali da eseguire, risparmi che diventavano mazzette da dividere tra dipendenti pubblici e impresa. È il sistema collaudato che ha ‘rubato’ soldi pubblici, eseguito male appalti stradali, scoperto dall’inchiesta Buche d’oro. L’indagine, condotta dalla Procura di Catania, dal procuratore Carmelo Zuccaro e dal pm Fabio Regolo, ha portato all’arresto di nove persone, 6 in carcere e 3 ai domiciliari, al controllo di appalti per 4 milioni di euro e all’individuazione di profitti criminali per 500 mila euro. Questa è la terza parte di una inchiesta iniziata a settembre che ha coinvolto funzionari e dipendenti del centro compartimentale Anas di Catania. In alcuni degli appalti truccati è coinvolta l’intera catena di comando dal dipendente fino al funzionario per profitti da mezzo milione di euro. Una ventina gli appalti sono finiti nell’inchiesta della Guardia di Finanza, indagine condotta dal tenente colonnello Francesco Ruis e dalla squadra del maggiore Sebastiano Di Giovanni. Inchiesta che ha portato già alla confessione di diversi funzionari Anas e imprenditori che hanno ammesso le mazzette.

Uno dei lavori oggetto di scambio corruttivo è relativo alla messa in sicurezza di un piano stradale eseguito con procedura d’urgenza per lo svolgimento del giro d’Italia. In questo caso vengono coinvolti i funzionari Anas Giuseppe Romano, responsabile unico del procedimento, Riccardo Contino, direttore dei lavori e Giuseppe Panzica, direttore operativo. Tutti e tre sono finiti agli arresti domiciliari, raggiunti da una nuova misura cautelare, erano già stati coinvolti nelle prime due retate. L’imprenditore ritenuto dagli inquirenti corruttore è Pietro Matteo Iacuzzo che è finito in carcere. L’ordinanza, firmata dal gip Anna Maria Cristaldi, ha disposto l’arresto anche di un altro dipendente Anas Giorgio Gugliotta anche lui coinvolto nel ‘sistema’.

L’accordo corruttivo prevedeva controlli ‘addomesticati’, lavori eseguiti nei tempi previsti, ma in realtà in difformità rispetto al capitolato, e assenza di contenziosi. Il risparmio che diventava mazzetta veniva ricavato con la mancata rimozione dell’asfalto così da ridurre i costi di smaltimento del materiale e distribuire i ricavi tra impresa e funzionari corrotti. Non solo. In un’altra occasione l’appalto per la manutenzione del verde veniva aggiudicato con un un ribasso di oltre il 50%. Il legale rappresentante della Sicilverde Santo Orazio Torrisi, arrestato nell’operazione di oggi, corrompeva gli infedeli funzionari Anas proponendo l’esecuzione di minori lavori di sfalcio di erbe nonché la mancata effettuazione di opere quali, ad esempio, la raccolta delle sterpaglie tagliate. Il risparmio così ottenuto si trasformava in una tangente complessiva di 10mila euro in contanti ripartita tra i tre dipendenti. Le intercettazioni agli atti dell’inchiesta raccontano il livello di diffusione del sistema corruttivo. In una intercettazione ambientale due dipendenti Anas corrotti parlano di quanto è complicato per gli inquirenti scoprire il giro di mazzette e trovare i soldi frutto degli accordi corruttivi. È il 4 settembre 2019 e i due si trovano negli uffici Anas.

Contino diceva: “Come te li devono trovare qui i carabinieri?” e Gaetano Trovato rispondeva: “Me la sucano qui a me” e Contino replicava: “Qui ce la sucano a tutti”. In un’altra intercettazione l’imprenditore Salvatore Truscelli, accusato di aver corrotto alcuni pubblici ufficiali Anas spiegava la difficoltà di ‘lavorare’ in Italia con il limite di prelievo dei contanti: “A Malta se uno va in banca e vuole prelevare 100mila contanti glieli danno, a loro non interessa. Mio figlio è venuto sabato da Malta che ha il conto lì e ha portato 8mila euro contanti e nessuno gli ha detto niente (…) solo in questo paese del cazzo (…) ci stanno mettendo con le spalle al muro”.

Twitter @nellotro

L'articolo Anas, 9 arresti a Catania: così imprenditori e dipendenti risparmiavano sugli appalti e incassavano mazzette proviene da Il Fatto Quotidiano.



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