Il mercato delle lezioni private genera complessivamente in Italia un business di circa 950 milioni di euro di cui quasi il 90% in nero. A suonare il campanello d’allarme è il Codacons, il coordinamento delle associazioni per la tutela dell’ambiente e dei diritti dei consumatori. L’affaire “ripetizioni” torna d’attualità in questo periodo dal momento che in media uno studente su quattro deve affrontare il temuto esame di riparazione prima dell’inizio del nuovo anno scolastico alimentando nelle settimane di luglio e agosto il mercato delle ripetizioni private.
I costi sono estremamente diversificati sul territorio e cambiano se parliamo di scuola media, superiori oppure università. Milano è la città più cara: qui un’ora di lezione con un professore universitario di greco o latino arriva anche a costare 50 euro. A Roma il costo medio è di circa 25 euro, mentre Firenze e Bologna si fermano a 23 euro. Più economiche le città del Sud: qui le ripetizioni a studenti delle scuole medie o superiori costano a Cagliari 20 euro, a Palermo 19 euro, a Bari 18 euro, a Napoli 12 euro. Tra le discipline con le tariffe più alte in testa alla classifica c’è greco, con una media di 30 euro per ora di lezione; latino con 28 euro e matematica con 26 euro. Di contro, le materie meno costose sono inglese con 15 euro l’ora; italiano con 17 euro e filosofia con 18 euro.
Di fatto nel corso di un anno, per uno studente che ha difficoltà con una materia, una famiglia spende circa 650 euro in ripetizioni, ma la spesa sale e può raggiungere i 950 euro all’anno se la materia da recuperare è il greco. Chi ha il polso della situazione è Daniele Grassucci fondatore del portale Skuola.net che ha anche aperto una piattaforma dedicata all’incontro tra domanda e offerta sulle ripetizioni.
“C’è una stima di Fondazione Einaudi che ci dice che solo il 10% è emerso il resto è tutto nero. Il tema del nero delle ripetizioni è il tema del nero nel nostro Paese. Il fatto che sia un tipo di lavoro che viene erogato per lo più al di fuori di un esercizio fisico e commerciale tende a favorire questo tipo di rapporto. Le ripetizioni spesso sono ancora considerate come un “lavoretto”, una seconda occupazione che viene fatta dagli studenti o da chi non ha un reddito alto. Tra l’altro sotto i 5mila euro l’anno rientriamo nella no tax aerea. Noi vediamo che ci sono sempre più persone disposte a fare lezioni attraverso dei pagamenti digitali, tracciabili: è un primo passo verso l’emersione dal nero”. Grassucci pensa anche a delle soluzioni: “Va creata una legislazione che sia adatta a questo tipo di lavori: ci dev’essere un meccanismo che rende facile e accettabile la dichiarazione. Oggi già esiste per combattere il fenomeno delle ripetizioni in nero dei professori una tassa piatta al 15% sulle lezioni private tenute da docenti di ogni ordine e grado”.
Intanto una famiglia che vuole acquistare ripetizioni in modo legale deve cercare di andare su delle piattaforme che tracciano i pagamenti: “Il secondo passo – spiega il fondatore di Skuola.net – è chiedere l’emissione di una ricevuta o fattura. Se la ripetizione non è più occasionale, c’è la possibilità di inquadrare il tutor con un contratto come se fosse un collaboratore domestico”. Altro tema, quello delle detrazioni: “In Francia c’è una detraibilità fiscale per i soldi che si spendono per la formazione complementare mentre in Italia non c’è. Se si riconoscesse che questi soldi sono spesi per migliorare la prestazione dei figli o per colmare delle lacune e si introducessero dei criteri di detraibilità probabilmente si risolverebbe anche questo tipo di problema”.
L'articolo Ripetizioni private, in Italia il 90% è in nero. “Se fossero detraibili, più fatture e pagamenti tracciabili” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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