C’è un confine tra prima e dopo, una linea d’ombra a senso unico, una linea che nel disegno su carta chiameremmo “contorno”. Quella linea che “separa” è la stessa che confina con quello che ci circonda. A seconda di come la interpretiamo può essere un’occasione: all’insaputa di Donald Trump, stavolta, è “scavalcare”.
È quanto accade sul confine tra il Messico e la California, in un punto preciso fra i chilometri di muro che Trump sta costruendo, dove la lunghezza finale di ciò che divide si riduce all’improvviso, e con un gesto semplice, in un punto solo: non sarà il centro del mondo, ma di sicuro è un centro che unisce. Bambini americani da una parte e messicani dall’altra, altalena tra le sbarre del muro, punto d’equilibro, dove chi taglia per respingere non ha reciso ancora l’umanità.
Ronald Rael e Virginia San Fratello, coppia di architetti e docenti universitari, dieci anni fa abbozzavano l’idea, foglietti, scarabocchi volanti, il pensiero che al centro di un muro stesse il perno che fa dondolare tutto (non tutti “gli adulti son bambini andati a male” per citare il titolo di un libro). Sarebbe un errore circoscrivere quel punto, tra Messico e Stati Uniti, alla sola geografia del luogo, come lo sarebbe vedere il contorno di un disegno solo come “confine della forma“.
Perché se è vero che i muri stanno crescendo più di quanto non crollino i confini, è altrettanto vero che l’immortalità di essere bambini evidenzia crepe in ogni muro eretto, in ogni odio che separa e che vorrebbe i buoni dalla parte di chi odia più forte. Pensa che bello se i bambini nella Striscia di Gaza potessero dondolarsi con i bambini al di là del muro che Israele ha costruito, dopo che ha sottratto con la forza la terra ai palestinesi: vorrebbe dire che i cecchini israeliani, almeno una volta, non gli sparano per essersi avvicinati.
È comprensibile che chi odia non abbia tempo per giocare, ma solo per dichiarare guerra all’orizzonte ed è impensabile che si fermi a scorgere per un attimo quello che non ha saputo fare: impedire a questi bambini di essere fratelli, amici, compagni, di gioco e ribelli. Nessun bambino nasce odiando e finché c’è un adulto che lo fa giocare, prima che la diversità gli sia inculcata come “razza”, ci saranno altalene come corridoi umanitari e l’Italia, circondata da un muro di Mediterraneo, sopravvive ancora nella sua gente migliore, nonostante chi chiude i porti possa vantare confini solo nella sua intelligenza emotiva. Maria Montessori diceva “Evitare i conflitti è opera della politica: costruire la pace è opera dell’educazione”. I bambini possono salvare il mondo.
L'articolo Altalene nel muro Usa-Messico, nessuno nasce odiando. Serve giocare per salvare il mondo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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