Una notte intera di trattative, conclusa senza un accordo. I leader dei 28 Paesi Ue sono ancora alla ricerca di un accordo sul nome del successore di Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione europea e per il rinnovo dei titolari delle altre principali poltrone delle istituzioni dell’Unione. La sessione plenaria del Consiglio – più volte interrotta nella notte per dare spazio a negoziati bilaterali – dovrebbe riprendere in mattinata. “Ci siamo quasi…”, scrive su Instagram il presidente Donald Tusk. Molto meno ottimista il premier Giuseppe Conte che ammette come Frans Timmermans, il candidato intorno al quale sembrava esserci un’intesa di massima, “non sembra avere un consenso unanime ed è difficile capire se ha la maggioranza qualificata”. Per questo, spiega Conte, “non è da escludere che saremo costretti ad aggiornarci”.

Nonostante il socialista olandese abbia l’appoggio di Angela Merkel, la sua nomina ha incontrato il no dei popolari – il Ppe si è riunito per ulteriori consultazioni – e la bocciatura dei Paesi di Visegrad. Per uscire dall’impasse, prende quota anche l’ipotesi di procedere alla scelta dei soli candidati alla presidenza di Commissione ed Eurocamera, rimandando a un successivo vertice – probabilmente tra un paio di settimane, forse il 15 luglio – le posizioni di Alto Rappresentante Ue e di presidente del Consiglio Europeo.

La candidatura di Timmermans, voluta dal presidente del Consiglio Tusk, resta al momento l’unica sul tavolo. Merkel ha dato il suo ok per preservare il criterio degli Spitzenkandidat, lasciando a Manfred Weber del Ppe la poltrona di presidente dell’Europarlamento. Ha ottenuto il sostegno di Francia, Olanda e Spagna che però da solo pare non bastare. L’Italia dal canto suo potrebbe preferire Timmermans a Weber: rimarrebbe una personalità fortemente legata alle attuali regole di bilancio, ma sicuramente con posizioni più morbide rispetto al popolare tedesco che di fatto proseguirebbe sulla linea della Commissione Juncker. Il governo spera di ottenere una poltrona importante con un ruolo “economico” nel prossimo esecutivo di Bruxelles, ma sullo sfondo resta aperta anche la trattativa per evitare la procedura d’infrazione, sulla quale filtra ottimismo. In questo momento il voto dell’Italia risulta essere decisivo: stare dalla parte del “vincitore “potrebbe portare dei vantaggi.

“Non dobbiamo legarci a un criterio, solo alla logica delle affiliazioni politiche”, quindi alla logica degli Spitzenkandidat, ribadisce questa mattina il premier Conte. “Dobbiamo tenere conto che stiamo scegliendo un presidente che deve guidare l’Europa per i prossimi cinque anni con una grande strategia e visione e quindi dobbiamo cercare flessibilità nella ricerca del candidato più giusto e che sicuramente raccolga il più ampio consenso“, sottolinea. Il premier conferma ancora una volta che a suo avviso “la logica del pacchetto è la logica migliore perché consente di mantenere un equilibrio generale nella designazione delle varie posizioni. Quindi è quella auspicabile”.

“Non c’è un patto di Osaka, è un malinteso perché è stato deciso il giorno prima. Non c’è un accordo di Osaka. E’ un fatto”. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte rispondendo a chi gli chiedeva se l’Italia fosse contraria al patto di Osaka. Secondo l’accordo negoziato al vertice del G20 ad Osaka, tra Francia, Germania, Olanda e Spagna, la presidenza della Commissione europea sarebbe attribuita ai socialisti, ai liberali andrebbe la presidenza del Consiglio mentre ai popolari spetterebbe la presidenza del Parlamento europeo.

L'articolo Ue, ancora non c’è un accordo sulle nomine: si tratta a oltranza. Conte: “Non escludo che dovremo aggiornarci” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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