A capo dell’insurrezione contro il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio si uniscono Forza Italia e renziani. Si dice pronto a “una sommossa costituzionale” il deputato forzista Francesco Paolo Sisto, mentre le definisce “norme incostituzionali da Stato di polizia” il costituzionalista democratico Stefano Ceccanti. Tutti convinti che sulla prescrizione si sia già trovato “un equilibrio” e quindi che ora in pericolo ci sia la “ragionevole durata dei processi”. Ma se dai primi, autori della legge cosiddetta “ex Cirielli”, ce lo si aspetta, non dai secondi. Era il 2014 quando Matteo Renzi parlava di una “domanda di giustizia” dopo l’annullamento per prescrizione della condanna di Stephan Schmidheiny per il processo Eternit, e prometteva: “Cambieremo il sistema del processo e le regole del gioco della prescrizione”.

L’annuncio del ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, che inserirà un emendamento nel disegno di legge Anticorruzione per bloccare la prescrizione dopo il primo grado, ha scatenato invece le accuse degli stessi renziani. Di legge sulla prescrizione, il guardasigilli aveva parlato già ad agosto, spiegando che l’avrebbero ribattezzata “legge Viareggio“, come la tragedia che nel 2009 uccise 32 persone. E per la quale già in appello, il prossimo novembre, alcuni dirigenti ed ex dirigenti delle aziende legate a Ferrovie dello Stato vedranno prescritti molti reati. Tre anni fa, erano l’allora ministro Andrea Orlando, insieme a Ettore Rosato e David Ermini, a promettere ai familiari delle vittime un intervento sulla prescrizione. Si parlava proprio del blocco in caso di condanna dopo il primo grado o dopo l’appello. All’inizio la posizione del Pd era ancora più intransigente, simile a quella promossa ora da Bonafede, ma dopo rimandi e leggi intermedie, alla fine il tutto è finito annacquato nella riforma penale dello stesso Orlando. La legge approvata il 14 giugno 2017, ha sì allungato i tempo – sospendendo la prescrizione per 18 mesi dopo la condanna di primo grado e per altri 18 dopo la sentenza di secondo grado – ma le promesse di un blocco sono svanite nel nulla.

Ora i renziani si appellano alla Costituzione e alla “ragionevole durata dei processi”, esattamente come la senatrice forzista Anna Maria Bernini. “Capisco che è stata introdotta nel 1999, per cui forse il ministro Bonafede può non avere consultato una copia aggiornata. Qualcuno gliela fornisca e quindi soprassieda da una riforma improvvisa della prescrizione che in modo palesemente irragionevole va contro quel preciso vincolo”, dice infatti il deputato Pd Ceccanti. Quel non è possibile che le regole facciano saltare la domanda di giustizia” detto da Renzi? Dimenticato. Anche un altro fedelissimo, Cosimo Maria Ferri, con un passato in Magistratura Indipendente e un presente nella commissione Giustizia della Camera, oggi sbandiera l’inutilità di una norma del genere: “Ora la priorità deve essere quella di far funzionare la giustizia penale, di investire in risorse, in tecnologia , di assumere personale amministrativo e togato, e di far partire il processo penale telematico”, dice Ferri.

Il magistrato ricorda che “sul tema prescrizione i governi Renzi e Gentiloni sono già intervenuti”. “In questo modo – sostiene – si è trovato un equilibrio importante tra la ragionevole durata del processo, l’efficienza della risposta della giustizia penale, e le garanzie processuali delle parti”. “Grazie a queste riforme coordinate tra loro – continua Ferri – il reato di corruzione si prescrive oggi in più di 20 anni tenendo conto anche della sospensione dei termini dopo la sentenza di condanna di primo e di secondo grado”. La prescrizione, quindi, non è più considerata importante: “Concentriamoci per dare efficienza alla macchina della giustizia”, conclude Ferri. Mentre si dice persino “preoccupato e sconcertato” Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia.

Ancora più dei democratici, la pioggia di critiche arriva ovviamente da Forza Italia che si appella alla Lega per fermare Bonafede. “Ancora una volta il governo, su queste materie tristemente a trazione grillina, svolta pericolosamente verso una logica manettara e forcaiola”, attacca Mariastella Gelmini. “La Lega, almeno su questi temi, non si faccia sopraffare dal Movimento 5 stelle: dica qualcosa di centrodestra, dica qualcosa di garantista“, dice la capogruppo alla Camera. Toni catastrofici da Sisto: “Siamo di fronte alla fine delle garanzie processuali. Basta a questo modo di fare politica mortificando i diritti dei cittadini: autoritarismo e arroganza sono parenti stretti della tirannia“. Come anche da Enrico Costa. Per responsabile del Dipartimento Giustizia di Fi “la Lega fermi Bonafede sulla prescrizione o sarà complice dell’omicidio del processo penale“.

L’intervento più lungo è quello della Bernini, presidentessa dei senatori di Forza Italia, secondo cui “fermare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, viola uno dei principi fondanti della Costituzione sulla ragionevole durata del processo”. Poi l’attacco anche ai giudici: “Come se i tempi biblici della giustizia non dipendessero anche da una parte della magistratura, che invece con questo intervento ottiene un ulteriore potere incontrollato, senza dover rispondere di eventuali inefficienze. Significa consegnare la vita di un cittadino imputato alla mercé di una giustizia senza più limiti temporali per giudicarlo, a una sorta di girone infernale, a un tunnel da cui non sarà facile né semplice vedere la luce”, dice Bernini. Che poi promette: “Combatteremo con ogni strumento parlamentare e politico questa scelta inaccettabile e speriamo che gli amici della Lega respingano insieme con noi, senza alcun dubbio, il tentativo dei loro ‘contraenti’ di governo”.

L'articolo Prescrizione, Fi e renziani insorgono all’unisono contro il blocco: “Non serve, tutelare ragionevole durata dei processi” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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