Manca il gesso in ospedale, allora si procede a curare i pazienti con il cartone. Gambe e braccia fasciate con dei pezzi di scatoloni tenuti insieme dal nastro adesivo bianco. È questa la scena da “terzo mondo” che si è svolta nei giorni scorsi al pronto soccorso del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, presso gli Ospedali Riuniti. Ci sono almeno quattro casi accertati grazie ad alcuni scatti di denuncia, come ha confermato Gianluigi Scaffidi, segretario aziendale del sindacato Anaao-Assomed del capoluogo calabrese: nemmeno in un “ospedale del terzo mondo”. Immediata la polemica sul taglio dei fondi alla sanità. “Faremo emergere tutte le responsabilità“, la promessa del ministro della Salute Giulia Grillo.

La denuncia è comparsa nelle scorse ore sul sito “Corriere della Calabria“, a cui si è aggiunta la l’accusa da parte del  segretario aziendale del sindacato Anaao-Assomed di Reggio Calabria: cartone e scotch per curare gli arti dei pazienti dopo le ore 20, poiché non c’è nessuno a coprire i turni in ortopedia. Una situazione che si protrae da molto tempo. Il sito riporta la testimonianza di un medico di cui non viene rivelata l’identità: “Gli infermieri, a cui spetta il compito di immobilizzare le parti fratturate – riferisce il sanitario – a volte non sono in grado di svolgere quel compito, visto che nessuno ha mai pensato di far seguire loro un corso di aggiornamento. Il Pronto soccorso non procede con l’approvvigionamento del materiale perché la farmacia dell’ospedale impone precisi limiti di spesa, in ossequio alle direttive del direttore generale, Frank Benedetto, ed alla necessità di raggiungere il pareggio di bilancio”.

Nemmeno in un “ospedale del terzo mondo gestito dai medici di Emergency si vedono queste cose. Non capisco come il primario del Pronto soccorso possa consentire questi obbrobri e restare al suo posto”, la denuncia dei sindacati. Quando il reparto di specializzato dell’Ospedale di Raggio Calabria chiude nelle ore serali, “in caso di pazienti con fratture, il Pronto soccorso, non avendo tutori pneumatici o le guide pneumatiche quando deve immobilizzare un arto per sospetta frattura o per un accertamento, è costretto ad usare del cartone”, ha spiegato Gianluigi Scafiddi di Anaao-Assomed. Le foto parlano da sole: “Non è vero che si tratta di un solo caso avvenuto in assenza del primario”, come è stato ricostruito. “I casi accertati sono quattro, – secondo il sindacato – almeno quelli di cui abbiamo conferma fotografica. E non è giusto accusare i colleghi di negligenza, quando manca il primario. Non è giusto farli passare per incapaci. Mentre il direttore generale, come sempre, ha manifestato ‘sorpresa’, affermando di non sapere nulla”, conclude il segretario aziendale del sindacato Anaao-Assomed di Reggio Calabria.  “Le prime vittime di questa vicenda – ha aggiunto Scaffidi – sono i medici, che ci mettono la faccia in quello che fanno e l’eventuale danno professionale è carico loro. Il Reparto di Ortopedia dell’ospedale di Reggio Calabria ha grossi problemi”.

Alla denuncia si è unito anche il segretario Nazionale Anaao Assomed, Carlo Palermo che ha definito la situazione dell’ospedale da “campo in tempo di guerra”. “Il risparmio elevato a sistema, l’arte di arrangiarsi a pratica terapeutica”. Così commenta l’utilizzo da parte dell’Ospedale di Reggio Calabria di cartoni per trattare lesioni ossee al posto di più moderni dispositivi medici o del più tradizionale gesso. La Calabria, aggiunge il segretario Anaao, “è così diventata un non luogo della sanità pubblica, creato dalla ricerca spasmodica della sicurezza dei conti che ha preso il posto della sicurezza delle cure, dalla supremazia dei numeri che ha occupato lo spazio dei diritti, dall’incapacità delle politiche regionali di assicurare l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla costituzione”.

Il ministro della salute: “Faremo emergere le responsabilità” – “Quello che è accaduto al pronto soccorso del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, dove pazienti con fratture sarebbero stati curati con fasciature di fortuna e cartoni, è di una gravità estrema”, sono state le parole del ministro della salute. “Nessuno intende sottovalutare le oggettive difficoltà in cui gli operatori svolgono la loro attività, ma quanto accaduto, se confermato, è frutto di evidenti ed ingiustificabili carenze organizzative”, ha continuato in una nota Giulia Grillo, assicurando che “faremo emergere tutte le responsabilità”. La ministra ha inviato i carabinieri del Nas, “che ringrazio per il prezioso lavoro” e che “sono già stati sul posto”, mentre “i miei Uffici hanno formalmente preso contatti con il Commissario Scura e con il Direttore generale, a cui chiederemo di riferire, con urgenza e puntualmente, sui gravi fatti denunciati dalla stampa”. Come ministro della Salute, la conslusione, “assicuro tutto il mio impegno ad andare fino in fondo alla questione, sia per far emergere le relative responsabilità, sia per evitare che fatti come questo si ripetano in futuro”.

Un episodio non isolato: a gennaio 2017 il caso di Nola, dove i pazienti venivano curati a terra per la mancanza di barelle e posti letto. Solo a maggio 2018 le regioni denunciavano l’esigua spesa dello Stato italiano che spenderà il 6,4 per cento del pil per la sanità pubblica, una cifra inferiore al livello minimo indicato dall’Ocse per garantire la tutela della salute.

 

L'articolo Reggio Calabria, manca il gesso in ospedale: fratture medicate col cartone. Sindacati: “Neanche nel terzo mondo” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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