di Aurora Di Benedetto

Tutti in queste settimane ci chiediamo quali saranno i primi provvedimenti adottati dal nuovo governo in tema di istruzione.

La scuola è un campo minato per ogni esecutivo, infatti una parte considerevole del consenso del precedente governo è stata persa in conseguenza della legge sulla Buona Scuola. Ma è davvero necessaria una riforma così radicale affinché si possa avere un sistema di istruzione che dia garanzie di qualità? Non potrebbe bastare richiamare i docenti e tutti i lavoratori della scuola a quello che già oggi è un loro obbligo imprescindibile: realizzare l’idea di scuola delineata nelle Indicazioni nazionali, documento di ampio respiro pedagogico conosciuto forse solo dagli addetti ai lavori?

Esso scatta una fotografia della società attuale ed in relazione ad essa definisce le sfide che la scuola deve affrontare. Ad esempio le Indicazioni rilevano che viviamo in una società complessa, in continuo mutamento, i ragazzi fanno molteplici esperienze anche al di fuori della scuola. Stanti tali premesse, la scuola deve fornire all’alunno gli strumenti per dominare la complessità e non rimaner disorientato di fronte al cambiamento. La scuola deve accogliere le esperienze frammentarie e casuali compiute dagli alunni e dare ad esse un orizzonte di senso. Questo è solo l’inizio, ne consiglio la lettura e vi rimando al documento.

Per realizzare la scuola delle Indicazioni qualsiasi riforma o provvedimento legislativo può fare poco se gli insegnanti e tutti coloro che gravitano intorno alla scuola non fanno propria quella idea di scuola cercando ogni giorno di concretizzarla nelle aule con i ragazzi. Esiste una scuola nella periferia sud di Milano, quartiere Barona, che riesce ad essere un’eccellenza nonostante tutto, riesce a concretizzare quell’idea di scuola nonostante le difficoltà. Si tratta dell’Istituto comprensivo Ilaria Alpi.

Non è una scuola ricca. Come tutte le scuole ha subito i tagli che si sono susseguiti nel tempo: tagli di risorse, tagli di personale. E’ una scuola grande, tra le più grandi di Milano, quindi presenta numerose difficoltà di gestione. Gli edifici sono vetusti e quindi necessitano di continui e importanti interventi di ristrutturazione. E’ una scuola con un alto tasso di stranieri e di bambini diversamente abili. Avrebbe quindi tutte le caratteristiche per essere la tipica scuola di confine che stenta ad andare avanti  se non a sopravvivere ed invece no, è un’eccellenza riconosciuta.  Perché? Perché la differenza in una scuola la fa chi ci lavora, in primis la dirigenza.

L’Ilaria Alpi ha una dirigente scolastica di grande esperienza e competenza, una leader naturale che preferisce convincere invece che ordinare, una per cui la condivisione e la collaborazione sono parole d’ordine. Micaela Francisetti è una che domina col suo carattere il ruolo che ricopre, che per lei non significa potere, ma responsabilità. E’ una motivatrice, una che riconosce le qualità e i talenti dei suoi insegnanti, li riconosce e li impiega per realizzare il suo progetto di una scuola inclusiva, di una scuola che metta al centro la persona e  consideri le diversità come una ricchezza.

È una scuola che brulica di iniziative volte a migliorare sempre di più l’offerta formativa, coinvolgendo  le famiglie e approfittando delle opportunità offerte dal territorio.
Questo esempio ci fa comprendere che una scuola migliore, una scuola di alta qualità è possibile realizzarla, iniziamo a lavorare, non aspettiamo la riforma miracolosa perché nessuna riforma potrà cambiare ciò che noi non ci impegniamo a cambiare.

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L'articolo Scuola, per migliorarla non servono riforme. La differenza la fa chi ci lavora proviene da Il Fatto Quotidiano.



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