Un recente video di Milena Gabanelli pubblicato dal Corriere.it cerca di affrontare con toni divulgativi alcune tematiche inerenti l’euro e le differenze di rendimento dei titoli di debito dei paesi europei. Purtroppo l’intervento contiene una serie di inesattezze e di approssimazioni molto gravi. In questo post commenterò le più rilevanti, riservandomi di spiegare in un pezzo successivo perché l’ipotesi di assicurazione comune sul debito, presentata come risolutiva dalla giornalista, desta non poche perplessità.
Il video esordisce dicendo che con la moneta unica 100€ di debito a Berlino dovrebbero valere come 100€ di debito a Roma, ma così non è perché la Bce quando presta soldi all’Italia chiede X mentre quando li presta alla Francia mendo di X e alla Germania li regala e “se qualcuno paga X e qualcuno zero” allora ci stiamo facendo concorrenza sleale tra noi.
Questa esposizione contiene almeno tre errori:
– Il primo è formale: 100€ di debito tedesco in termini nominali valgono esattamente quanto 100€ di debito italiano, si tratta appunto di 100€ quello che cambia è il rendimento associato a ciascun titolo e la differenza di rendimento è spiegata dal differente rischio associato ai due emittenti;
– Non è la Bce che effettua una discriminazione arbitraria: il rendimento di un titolo viene determinato da domanda e offerta di chi vuole detenerlo, domanda e offerta sono influenzati dalla rischiosità degli emittenti: la Germania paga di meno perché è percepita come meno rischiosa – la Bce può influenzare in una certa misura i diversi rendimenti, ma non ha il potere di determinarli in maniera arbitraria;
– Il passaggio sulla concorrenza sleale è particolarmente fuorviante: se si può dire che i diversi paesi competono sui mercati finanziari per ottenere fondi, le differenze di rendimento non sono dovute ad alcuna stortura o comportamento sleale, riflettono semplicemente la differente probabilità di default degli emittenti.
Wikipedia riporta una classifica degli Stati sovrani indicando per ciascuno il rating calcolato dalle principali agenzie. Second S&P la Germania ha rating AAA il valore più elevato della classifica, l’Italia ha BBB che è il penultimo valore della classe Investment Grade al di sotto della quale ci sono titoli spazzatura o Junk Bonds.
Pertanto quella che viene presentata come una stortura da risolvere è semplicemente una differenza nei profili di rischio: la mia banca on line in questo momento mi applica un tasso del 5,41% se prendo un prestito personale e dello 0,99% se chiedo un mutuo (1,85% a tasso fisso) non perché io faccia concorrenza sleale a me stesso, ma perché finanziamenti con profili di rischio diversi sono associati a rendimenti diversi anche nei confronti dello stesso debitori, figuriamoci tra nazioni diverse come Italia e Germania.
Ancora la Gabanelli dice che se una banca italiana ha 100€ di crediti problematici ne deve subito accantonare altrettanti così non ha soldi per le aziende italiane che così saranno svantaggiate rispetto a quelle francesi e tedesche.
Qui ci sono delle vere e proprie falsità:
– Non esiste alcuna regola che imponga accantonamenti al 100% per i crediti deteriorati, ci sono delle linee guida Bce e una proposta di variazione delle regole contabili a cura della commissione Europea (entrambe pubblicate lo scorso marzo) che parlano di accantonamenti graduali fino al 100% in 2 anni per i crediti non garantiti e in 7/8 anni per quelli assisti da garanzia reale;
– In ogni caso i principi contabili e le regole di vigilanza a cui sono soggette le banche italiane sono le medesime di quelle francesi e tedesche laddove la giornalista lascia intendere un trattamento differenziale.
Lasciando il seguito ad un post successivo per motivi di lunghezza, vorrei per il momento riepilogare che:
– La differenza nei tassi di interesse dipende dalla diversa rischiosità e non da storture o ingiustizie nei confronti del nostro paese;
– La cattiva informazione diffonde tra il pubblico convinzioni errate e fuorvianti e contribuisce nell’alimentare ingiustificato risentimento nei confronti delle autorità europee e una percezione distorta della realtà.
L'articolo Euro e debito pubblico, Milena Gabanelli ha detto gravi inesattezze proviene da Il Fatto Quotidiano.
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