La Corte d’assise d’appello di Milano ha assolto i due carabinieri e i sei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, avvenuta poco più di dieci anni fa, a Varese. I giudici hanno in sostanza confermato il verdetto di primo grado. Le accuse erano di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. Il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo aveva chiesto di condannare a 13 anni i due militari e a 10 anni e mezzo i sei agenti.

Dieci anni che infangano il nome dello zio“, ha urlato in aula la nipote di Giuseppe Uva, Angela, subito dopo la lettura del dispositivo. Dopo il verdetto, nell’aula della Corte d’assise d’appello di Milano ci sono stati momenti di forte tensione.

Uva fu fermato nel giugno 2008 da due militari mentre stava spostando delle transenne dal centro di Varese. Fu poi portato in caserma e infine trasportato con trattamento sanitario obbligatorio all’ospedale di Circolo di Varese, dove morì la mattina successiva per arresto cardiaco. Secondo l’accusa la morte dell’operaio fu una conseguenza, insieme ad altre cause, tra cui una sua pregressa patologia cardiaca, delle “condotte illecite” degli imputati. Condotte scaturite dalla decisione dei due carabinieri di “dare una lezione” al 43enne, che si sarebbe vantato di una presunta relazione sentimentale con la moglie di uno dei due. Diversa la tesi dei difensori degli imputati, che hanno sostenuto che non vi fu quella sera “nessuna macelleria, nessuna azione di violenza” e che l’accusa “è stata gonfiata” per effetto “di un aspetto mediatico e televisivo che ha spettacolarizzato la vicenda”.

L'articolo Caso Uva, assolti in appello due carabinieri e sei poliziotti. Erano imputati per omicidio e sequestro di persona proviene da Il Fatto Quotidiano.



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