La signorina Alessia D’Alessandro vive a Berlino ma è di Agropoli, provincia di Salerno, e si candida con i Cinquestelle nel collegio uninominale del Cilento. Ha ventotto anni, un’ottima laurea e un master, conosce le lingue, lavora in un ufficio studi collegato alla Cdu, il partito di Angela Merkel. Al Movimento, sempre in debito di competenze alte, non è parso vero di lavorare con la fantasia e portarla di peso nell’ufficio della Merkel. Così Alessia è divenuta “staffista” della Cancelliera, cioè figurativamente membro dello staff . Quelli del Pd, ugualmente in debito di competenze alte per il fatto che il candidato designato nel collegio è Franco Alfieri, noto alle cronache per essere il re delle fritture di pesce (fritturista?) si sono rasserenati quando hanno saputo che la D’Alessandro più che un’economista è un’addetta al marketing, quindi non staffista ma forse addirittura stagista.

Nel prosieguo dell’esame della biografia della candidata c’è stato pure chi s’è chiesto – forse perché un competitor milanese del centrosinistra, Mattia Mor, è stato tronista: e se fosse solo una sciampista?

Della vicenda l’unico che ne esce bene è il suffisso: statista, stagista, sciampista, tronista, forse elettricista, ferrista, schiavista, razzista o anche dentista. Il resto della questione (è per caso comunista, socialista, centrista, fascista, populista, qualunquista?) è noia.

L'articolo Alessia, la candidata e la querelle sul suffisso: staffista, stagista, sciampista? proviene da Il Fatto Quotidiano.



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